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Il rapporto tra diritto ecclesiastico e altre branche del diritto

C'è inoltre un collegamento col diritto processuale internazionale. Pensiamo alla facoltà di astenersi alla testimonianza da parte dei ministri di culto.

Esiste un rapporto anche col diritto processuale civile. Ad esempio, non solo il matrimonio come istituto di diritto sostanziale ha degli effetti civili, ma anche le sentenze dei tribunali della Chiesa in materia matrimoniale sulla validità del vincolo matrimoniale, possono avere un'efficacia civile.

Vi è un rapporto col diritto penale sostanziale, in termini di tutela penale del sentimento religioso. Il riferimento tipico è alla materia del diritto penale che tutela le confessioni religiose dalle offese nei loro confronti (è quella che si chiama "tutela penale dei culti").

Emerge anche un collegamento col diritto amministrativo. Pensiamo all'edilizia di culto, ai beni culturali di interesse religioso, e a tutta la complessa materia degli enti ecclesiastici (persone giuridiche).

Il diritto ecclesiastico è una disciplina giuridica che si occupa delle norme e dei principi che regolano l'organizzazione e il funzionamento delle istituzioni religiose. Questa disciplina è strettamente collegata ad altre branche del diritto, come il diritto costituzionale, il diritto amministrativo e il diritto tributario.

Un esempio di collegamento tra diritto ecclesiastico e diritto tributario è rappresentato dal trattamento fiscale degli enti religiosi e dal finanziamento delle confessioni religiose. Questo è un tema molto complesso e dibattuto, che richiede una regolamentazione specifica.

Inoltre, il diritto ecclesiastico ha un rapporto anche con il diritto del lavoro. Ad esempio, nelle organizzazioni di tendenza, come le scuole confessionali, il rapporto di lavoro presenta alcune peculiarità riconosciute dall'ordinamento.

Questi sono solo alcuni esempi delle diverse discipline giuridiche che possono essere collegate al diritto ecclesiastico. Inoltre, il diritto ecclesiastico è collegato anche a discipline non giuridiche, come le scienze storiche. Ad esempio, lo studio della storia dei rapporti tra Stato e confessioni religiose è fondamentale per comprendere l'evoluzione del diritto ecclesiastico nel corso dei secoli.

La disciplina che studia come nella storia questi rapporti siano stati regolati è il diritto ecclesiastico. Il collegamento è facilmente ravvisabile nel fatto che il diritto ecclesiastico, come lo ha definito Arturo Carlo Jemolo, è una disciplina eminentemente storica, risentendo di ogni mutamento in campo politico che potesse verificarsi nel rapporto proprio tra Stato e confessioni religiose (quindi tra Stato e Chiesa).

Breve storia della presenza del Diritto Ecclesiastico nelle università italiane:

Si tratta di una disciplina relativamente giovane. Nasce infatti sul finire dell'800. I suoi fondatori furono: Francesco Scaduto e Francesco Ruffini.

Il primo, siciliano, nato nel 1858 e morto nel 1942, fu un importante storico e giurista, oltre che docente nelle Università di Palermo, Napoli e Roma. E fu anche Senatore del Regno nel 1923.

Il secondo, nato ad Assolo Canavese nel 1863 e morto a Torino nel 1934, fu anch'esso storico e giurista, oltre che docente presso l'Università.

di Torino. Senatore del Regno dal 1914, fu tra i primifirmatari del Manifesto degli Intellettuali antifascisti del 1925. Ma soprattutto fu, nel 1931, uno dei pochissimi professori universitari che rifiutarono il giuramento di fedeltà al regime fascista, e proprio per questo gesto, fu privato della cattedra universitaria. Ma come arriva il Diritto Ecclesiastico nelle università italiane? Viene insegnato in Italia a partire dalla fine dell'800, in sostituzione dell'insegnamento di Diritto Canonico, le cui cattedre furono abolite. Il clima di quegli anni era infatti quello di anticlericalismo, la fase più acuta del conflitto tra Stato e Chiesa Cattolica. Lo Stato improntava la sua azione ad una visione liberale e appunto anticlericale, attuando una politica di esproprio dei beni ecclesiastici attraverso le c.d "leggi eversive" del 1866-1867, e un rigido controllo dell'attività della Chiesa secondo l'ottica del giurisdizionalismo. E fuproprio in questo contesto storico che il Diritto Ecclesiastico venne introdotto nel sistema universitario italiano per insegnare agli studenti della facoltà di giurisprudenza, il diritto dello Stato concernente la Chiesa e i suoi beni. La vera e propria data di nascita si ascrive alla prolusione di Scaduto letta nell'Università di Palermo il 21 novembre 1884, in occasione dell'incarico a ricoprire il corso proprio di Diritto Ecclesiastico, dal titolo "Il concetto moderno del Diritto Ecclesiastico". In questa prolusione Scaduto teorizzò l'esistenza di un Diritto Ecclesiastico dello Stato, cioè un diritto dello Stato che regola il fenomeno religioso (definizione del Diritto Ecclesiastico), separandolo così dal Diritto Canonico, che è invece diritto interno della Chiesa cattolica. Questa sua posizione verrà successivamente portata agli estremi da uno dei suoi importanti allievi, Domenico Schiappoli. Quest'ultimo infatti,

In una sua prolusione tenuta all'Università di Napoli il 25 novembre 1895, teorizzò in maniera esplicita il concetto di Diritto Ecclesiastico civile vigente, inteso questa volta in maniera esclusiva come complesso delle norme emanate dallo Stato, cioè inteso esclusivamente come Diritto dello Stato. Secondo Schiappoli quindi le norme canoniche non fanno parte in un qualche modo del Diritto Ecclesiastico in quanto richiamate da quelle statali, ma restano come sostrato per interpretare e applicare adeguatamente le disposizioni emanate dallo Stato.

Per quanto riguarda invece l'altro fondatore del Diritto Ecclesiastico italiano, Ruffini affrontò lo studio della materia con un approccio diverso, eminentemente storico-culturale, dando comunque anch'egli uno spazio rilevante al Diritto della Chiesa (essendo la sua una soluzione di carattere storico-giuridico).

Dal sorgere della disciplina possiamo, in definitiva, identificare due grandi scuole o indirizzi: 1) storico-giuridico,

Iniziato da Ruffini e portato avanti dai suoi allievi Jemolo e Falco;

2) positivistico, che promana dall'insegnamento di Scaduto e seguito poi dagli allievi Schiappoli e Vincenzo DelGiudice. Questa impostazione del Diritto Ecclesiastico cambierà col tempo. Un punto cruciale di svolta della materia si ha infatti col 1929, quindi con la Conciliazione tra la Chiesa e lo Stato italiano, e con i Patti Lateranensi (accordi tra Stato e Chiesa). Saranno proprio questi patti a dare un'importanza nuova al Diritto Ecclesiastico, perché aggiungono ad esso un nuovo rilevante capitolo, quello che si chiama "diritto concordatario", e cioè il diritto che trae la sua origine dall'accordo tra lo Stato e la Chiesa, come diritto bilaterale. Il Diritto Ecclesiastico diventa soprattutto un diritto interordinamentale e interistituzionale, perché studia il rapporto tra le due istituzioni (Stato e Chiesa, Stato e altre confessioni religiose). Inoltre,

l'attenzione all'ambito concordatario si manifesta anche sull'istituto del matrimonio. Matrimonio ed enti ecclesiastici diventano così l'oggetto principale di studio del diritto ecclesiastico. E fondamentali in questo periodo sono i manuali di Vincenzo del Giudice e di Arturo Carlo Jemolo, grazie ai quali il diritto ecclesiastico si afferma come materia a livello scientifico ed didattico. L'altro grande momento di svolta si ha poi con la Costituzione Repubblicana del 1948. A partire da questo momento infatti si accentua progressivamente l'attenzione sulla dimensione della libertà religiosa (i cui riferimenti già all'interno della Costituzione stessa sono ampi). Così il diritto ecclesiastico diventa sempre più quello che viene definito uno studio della "legislatio libertatis", che tende a tutelare la libertà religiosa del singolo individuo e delle confessioni religiose. Saranno in particolare alcuni allievi di Jemolo,come si sta evolvendo? Oggi il diritto ecclesiastico si trova di fronte a nuove sfide e prospettive. Con l'avvento della globalizzazione e l'aumento della diversità religiosa, il diritto ecclesiastico si sta adattando per affrontare questioni come la libertà di religione, la protezione dei diritti delle minoranze religiose e la gestione delle relazioni tra lo Stato e le diverse confessioni religiose. Inoltre, il diritto ecclesiastico sta affrontando anche le sfide poste dalla tecnologia e dalla digitalizzazione. Ad esempio, si sta discutendo su come regolare la presenza delle religioni online e l'uso dei social media da parte delle organizzazioni religiose. Infine, il diritto ecclesiastico si sta occupando sempre più della questione dell'ecumenismo e del dialogo interreligioso. La promozione della pace e della comprensione tra le diverse religioni è diventata una priorità per molte società e il diritto ecclesiastico sta cercando di fornire un quadro giuridico per facilitare questo processo. In conclusione, il diritto ecclesiastico sta affrontando nuove sfide e si sta evolvendo per rispondere alle esigenze della società contemporanea. La disciplina continua a essere di grande importanza nel sistema giuridico italiano e in Europa, garantendo la tutela dei diritti religiosi e promuovendo la convivenza pacifica tra le diverse confessioni.quale sarà il suo futuro? Troviamo sicuramente una prospettiva comparata: il diritto ecclesiastico mette a confronto diversi ordinamenti nel loro approcciarsi al fenomeno religioso. Vi è poi una prospettiva europea, grazie alla sempre maggiore importanza acquisita dall'Europa, che ha un impatto anche sulla materia di diritto ecclesiastico. E c'è senz'altro la prospettiva intereligiosa e interculturale, che negli anni ha cambiato il volto al diritto ecclesiastico. Le società multiculturali contemporanee hanno portato infatti lo stesso rapporto tra Stato e comunità religiose a vivere una nuova stagione di maggior dialogo e minore irrigidimento. Si è poi posto il problema della denominazione. Molti autorevoli studiosi hanno proposto il superamento della denominazione "diritto ecclesiastico" per sostituirla con altre. Si è parlato ad esempio di "diritto dei culti", per ricomprendere qualsiasi culto alla luce.ecclesiastico deve essere interdisciplinare, coinvolgendo anche altre discipline come la storia, la sociologia e la filosofia.

Dei principi costituzionali vigenti. Si è proposto anche "diritto e religione", riecheggiando la denominazione anglosassone "law and religion". Altri studiosi invece preferiscono mantenere la denominazione tradizionale. Infine è sorto l'interrogativo su quale metodologia usare nello studio del diritto ecclesiastico. A tal proposito occorre richiamare Luciano Musselli, che in un suo scritto proponeva 3 tesi sull'insegnamento del diritto ecclesiastico, che caratterizzavano la sua impostazione nello studio della disciplina stessa.

  • Prima tesi: l'insegnamento e lo studio del diritto ecclesiastico deve comprendere, come parte fondamentale e irrinunciabile, la trattazione del diritto statale in materia religiosa;
  • Seconda tesi: l'insegnamento e lo studio del diritto ecclesiastico italiano deve dedicare particolare attenzione al contesto giuridico e culturale europeo.
  • Terza tesi: l'insegnamento e lo studio del diritto ecclesiastico deve essere interdisciplinare, coinvolgendo anche altre discipline come la storia, la sociologia e la filosofia.

ecclesiastico può occuparsi di tutte le tematiche che abbiano connessione pregnante con il fenomeno religioso. Quindi, dalla prima tes

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
8 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/11 Diritto canonico e diritto ecclesiastico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sabry-86 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto ecclesiastico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Madonna Michele.