Diritto costituzionale - il sistema proporzionale danese
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2. Sistema elettorale per le elezioni nazionali
Il Parlamento danese prevede una sola camera denominata “Folketing”; essa si
compone di 179 membri eletti direttamente a suffragio universale per una durata
massima di quattro anni.
Per l'elezione della camera viene utilizzato il sistema proporzionale di lista in base alla
legge del 10 agosto 1970 che disciplina il sistema elettorale in applicazione dell'art.31
della Costituzione.
Il regno è diviso in 3 circoscrizioni principali: la capitale, lo Jutland e le Isole, a loro
volta divise in 17 distretti circoscrizionali.
Su un totale di 175 seggi del Folketing, 40 di essi, detti di “compensazione” sono
attribuiti a livello delle 3 circoscrizioni principali, 135 sono attribuiti ai 17 distretti;
mentre le Isole Faer Øer e la Groenlandia eleggono due componenti ciascuna.
Queste ultime regioni hanno approvato leggi elettorali diversificate e più complesse,
coerentemente con il loro elevato grado di autonomia; perciò ci limiteremo, in tale
sede, a illustrare le norme vigenti per le elezioni dei soli 175 membri della Camera del
popolo.
Ogni 5 anni i 135 seggi costituenti sono distribuiti proporzionalmente alle costituenti
pluri-nominali sulla base della somma di 3 distinti numeri: la popolazione, il numero
degli iscritti al voto all'ultima elezione generale e l'area in chilometri quadrati
moltiplicata per 20 (come misura della densità di popolazione).
I 135 membri vengono eletti con sistema proporzionale su liste circoscrizionali
secondo una versione modificata del metodo Sainte Laguë; i 40 seggi compensativi,
vengono invece eletti tra le liste che abbiano ottenuto almeno un seggio nelle
circoscrizioni plurinominali, o che abbiano ottenuto la percentuale di voti più alta in
due circoscrizioni elettorali, ovvero abbiano raggiunto il 2% (soglia di sbarramento) su
base nazionale.
Una volta stabiliti quali partiti abbiano facoltà di concorrere ai 40 seggi, detti appunto
“di compensazione”, essi vengono attribuiti loro in proporzione ai voti ottenuti su tutto
il territorio nazionale, assicurando così un vantaggio ai partiti maggiori.
Ciò sembra contrastare con la struttura del vigente sistema elettorale, formalmente in
grado di assicurare alti gradi di proporzionalità. Il metodo di Sainte Laguë, infatti, è un
metodo di divisione, per cui, dopo che tutti i voti sono stati registrati, se ne calcolano i
quozienti per ogni particolare lista, secondo la formula
in cui V è il numero totale di voti che la lista ha ricevuto e s il numero di seggi
assegnati al partito fino a quel momento (inizialmente esso vale 0 per tutti i partiti).
La lista che abbia ottenuto il quoziente maggiore ottiene l'allocazione del prossimo
seggio ed il loro quoziente è ricalcolato tenendo conto del nuovo numero di seggi per
lista. Il processo viene ripetuto finché tutti i seggi non siano stati assegnati.
3. Sistema elettorale per le elezioni europee
La Danimarca ha ereditato un orgoglio nazionale ed uno spirito di indipendenza tali da
causare, nonostante l'adesione all'UE nel 1973, un forte euroscetticismo, tanto nel
governo quanto nella popolazione.
Sebbene, infatti, la partecipazione all'UE sia da anni tra le priorità della politica estera
del Paese (anche perché ben 2/3 del commercio estero danese sono costituiti da
scambi con gli altri Paesi Membri), l'approccio al processo di integrazione europea è
stato recentemente subordinato alle scelte espresse dai danesi nel corso di due
referendum sull'adozione del Trattato di Maastricht, tenutesi tra il 1992 ed il 1993,
che hanno decretato la scelta politica di 4 "opt out" (ovvero non partecipano alle
strutture comuni in un determinato campo.):
1) Unione economica e monetaria: il popolo danese ha rifiutato l'entrata del Paese
nella zona euro con un ultimo referendum nel 2000 nel quale il timore di perdere
indipendenza politica e sovranità nazionale si è dimostrato superiore a qualsiasi
argomentazione economica sui benefici derivanti dalla moneta unica.
2) Politica estera: opt-out della Danimarca originariamente aveva il significato di
permettere la non adesione all'Unione Europea Occidentale, che in quel periodo era la
"mano" dell'UE nel campo della difesa. Oggi significa che la Danimarca non partecipa
alla PESC, ovvero non prende parte alle decisioni e non contribuisce con truppe alle
missioni condotte dall'UE.
3) Giustizia e affari interni: il paese è escluso da alcune decisioni circa gli affari interni
dell'Unione; essa ha facoltà di vagliare singolarmente i vari ed eventuali “opt-out”.
4) Cittadinanza dell’Unione Europea: l’ “opt-out” della Danimarca significa che la
cittadinanza europea non sostituisce quella nazionale; ciò è divenuto privo di senso
quando tale dichiarazione è entrata nel Trattato di Amsterdam.
Gli “opt-out” danesi sono indicati negli Accordi di Edimburgo: il governo sta
pianificando di indire nuovi referendum allo scopo di eliminarli, specie quello inerente
la moneta unica.
PROCEDURA
Con l'allargamento dell'Unione Europea la Danimarca elegge 14 euro-parlamentari,
anziché 16 come in precedenza.
Gli elettori possono votare per l'intera lista ovvero indicare la loro preferenza per i
singoli candidati. Ogni elettore può votare una sola volta.
La trasformazione dei voti in seggi avviene con metodo d'Hondt. Quest'ultimo è un
sistema matematico adottato nei sistemi elettorali proporzionali; esso prevede che si
dividano i totali dei voti delle liste per 1,2,3,4,5... fino al numero di seggi da
assegnare nel collegio e i seggi vengono attribuiti in base ai risultati in ordine
decrescente, fino all'esaurimento dei seggi da assegnare. Si tende così a favorire i
partiti maggiori, evitando la frammentazione politica.
Le liste dei candidati vanno presentate entro 4 settimane dal giorno delle elezioni per
il Parlamento Europeo; una lista può essere presentata da ogni partito che abbia
ottenuto almeno un seggio nelle ultime elezioni per il parlamento nazionale o per
quello europeo.
Ogni altro partito politico può concorrere solo se supportato da un numero di elettori
non inferiore al 2% del numero totale dei voti validi espressi nelle precedenti elezioni
legislative.
Può essere eletto qualsiasi cittadino dell'Unione europea che abbia raggiunto il
18esimo anno di età, che abbia residenza permanente in Danimarca e sia in pieno
possesso di tale diritto politico.
Hanno diritto di voto tutti i cittadini dell'Unione Europea che abbiano compiuto 18 anni
d'età residenti stabilmente in Danimarca e in possesso della piena capacità elettorale
attiva rispetto alle elezioni danesi.
Il voto per corrispondenza è opzionale. Esso deve essere espresso almeno tre
settimane prima il giorno dei seggi, ma entro e non oltre due giorni feriali prima di
tale data.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiakka87 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto costituzionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Genova - Unige o del prof Costanzo Pasquale.
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