Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
I GIUDIZI DI ACCUSA NEI CONFRONTI DEL PdR
Il PdR e solo lui può essere giudicato in relazione ai reati di alto tradimento e attentato alla Costituzione. Questi reati sono solo presidenziali, non può compierli nessun altro.
La cosa anomala è che questi reati non sono definiti preventivamente dalla legge e dalla Costituzione, la quale all'art. 91 prevede che il presidente giura davanti al parlamento in seduta comune, osservanza delle Costituzione e fedeltà verso la Repubblica: alto tradimento è il contrario di fedeltà alla repubblica e attentato alla costituzione è il contrario di osservanza della Costituzione.
Come si fa se l'art. 25 della Costituzione dice che ci deve essere una legge che definisca un fatto come reato, prima che il fatto sia stato commesso (irretroattività della legge penale)?
Chi valuta se ricorrono gli estremi di tali reati? Le Camere, in seduta comune, le quali svolgono il compito del pm perché.
deliberano la messa in stato di accusa davanti alla Corte, ma definiscono anche il reato dopo che lo stesso è stato commesso.- Deroga all'art. 25;
- Un pm che diventa autore della fattispecie legislativa di reato;
- La CC che decide a maggioranza assoluta dei membri eletti dalla camere (c.d.giudici non togati).
alla Costituzione attraverso una serie di comportamenti reiterati, per il fatto di aver rivolto delle accuse nei confronti di singoli magistrati, per il fatto che diede un messaggio per la riforma della costituzione, che per molti sarebbe stata cambiata in modo radicale.
Le camere, tuttavia, non avviarono la messa in stato di accusa. Tuttavia, una legge che disciplinasse tali fattispecie di reati, non sarebbe incostituzionale, ma sarebbe una legge che rischierebbe di essere inefficace davanti ad un caso nuovo che potrebbe verificarsi.
I GIUDIZI DI AMMISSIBILITÀ DEL REFERENDUM ABROGATIVO
La legge cost. 1/1953 assegna alla Corte una competenza in più rispetto a quelle di cui all'art. 134.
L'art. 75 della Cost. sostiene che non è ammesso referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto e di autorizzazione a ratificare i trattati internazionali.
La legge del 1953 consiste nel verificare se tale referendum rientri o no nelle materie che l'art.
75 sottrae al referendum. Perché su quelle materie non può svolgersi il referendum? Sono materie tipiche che condensano un rapporto particolare tra parlamento e governo, in cui il Parlamento approva un atto del governo, la cui iniziativa legislativa è vincolata (si badi che il Parlamento non può modificare le leggi di bilancio e quelle di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali; il disegno di legge tributaria, invece, può essere modificato, ma vengono escluse dalla possibilità del referendum perché sarebbero sicuramente escluse dal popolo, hanno a che vedere con il dovere di concorrere alle spese pubbliche ex art. 53).
Secondo la legge del 1953, la CC doveva solo vedere se la legge sottoposta a referendum rientrasse o meno nelle materie di cui all'art. 75 (c.d. riscontro di legalità).
Quando la CC cominciò a giudicare in concreto, si trovò di fronte ad una situazione molto diversa.
Il decreto con cui il
presidente abroga la legge, è un atto avente forza di legge, la cui questione di legittimità può essere successivamente sollevata davanti alla CC: il giudizio sull'ammissibilità del referendum non si tramuta mai in una analisi sul merito della disposizione.
Può accadere che la richiesta agli elettori avesse come effetto non solo un'abrogazione, ma una risposta positiva, ovvero una nuova disciplina della materia: la legge elettorale del senato (1993), ad esempio, prevedeva che per far sì che il seggio in un collegio uninominale fosse conseguito, era necessario che il candidato avesse ottenuto la maggioranza del 65% dei voti. La domanda era: volete voi l'abrogazione nella parte in cui prevede che sia richiesto il 65% dei voti? Eliminando le parole "del 65%" veniva fuori "la maggioranza".
Tale quesito, abrogando una certa disposizione, ne introduce una nuova.
Questo fece partire il processo di riforma elettorale che
cambiò la legge elettorale del Senato e della Camera ed il sistema elettorale divenne, da proporzionale, amaggioritario: questo dipese tutto dalla scelta della corte di ritenere che il quesitopotesse contenere anche un risvolto positivo. La corte chiede anche la matrice razionalmente unitaria del quesito: non ci si può rivolgere ai cittadini con una domanda formalmente unica, ma sostanzialmente doppia ("vuoi tu l'abolizione della caccia e della pesca?") rispetto della libertà di scelta del voto, inammissibilità del referendum. Per quanto concerne l'inammissibilità della sottoposizione a referendum, questa riguarda: 1. Le leggi costituzionali e delle fonti atipiche, questo si deve al fatto che solo leggi ed atti aventi forza di legge possono essere sottoposte a referendum; 2. Le leggi a contenuto costituzionalmente vincolato, ovvero quelle senza le quali non potrebbe funzionare un istituto previsto dalla Costituzione (questo perIl principio di continuità;
3. Le leggi strettamente connesse a quelle che l'art. 75 sottrae a referendum, come le leggi finanziarie (strettamente collegate alla legge di bilancio). Il referendum abrogativo è uno strumento di lotta politica.
Lezione del 15/03/2021 LA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA (Capitolo 3 introd. + giustizia amministrativa 3 parte)
Introduzione
Nel 1861 non c'era un giudice per tutte le situazioni soggettive riguardanti il rapporto fra PA e cittadino. C'era un ufficio "del contenzioso amministrativo" davanti al quale si discutevano le controversie che il cittadino aveva con la PA (ciò nel Regno di Sardegna). Si volle abolire il contenzioso amministrativo in quanto non dava sufficienti garanzie ai diritti dei cittadini: per quanto riguarda i diritti civili e politici, le situazioni tra cittadini e PA vennero affidate al giudice ordinario, il quale (tale regola è ancora in vigore) se si trovava di fronte ad un atto che violasse
I diritti civili e politici, disapplicava l'atto amministrativo per riconoscere il diritto. Tutte le altre situazioni vennero affidate all'amministrazione: si perde gran parte delle garanzie. Questo fino a quando nel 1880 a Bergamo, Spaventa denuncia le ingiustizie che si erano create con l'abolizione del contenzioso amministrativo e propone un qualcosa che sarà fatto dalla legge nel 1889: propone il potere di giudicare sulle situazioni che riguardano i cittadini e la PA (diversi da diritti civili e politici) al Consiglio di Stato. Questo organo già esisteva, ma dava solamente pareri di legittimità sugli atti del governo (c.d. organo consultivo). Nasce la sezione del Consiglio di Stato in sede giurisdizionale: conosce le controversie tra Pa e cittadini, diverse da diritti civili e politici. La legge del 1889 assegnava la competenza a decidere sui ricorsi per incompetenza, per eccesso di potere... pag. 74. Questo era un organo nominato dal governo, non
Era un organo sicuramente giurisdizionale e, nel corso della sua giurisprudenza dal 1889 alla Costituzione, si afferma come giudice che è in grado di farsi valere nei confronti dell'amministrazione esercitando il potere di annullamento dell'atto amministrativo (a differenza del giudice ordinario, il quale disapplica).
Nasce la figura dell'interesse legittimo: il cittadino poteva fare ricorso non solo se avesse avuto un qualunque danno dalla PA, ma anche se quel danno veniva adottato sulla base di un provvedimento illegittimo; il cittadino deve impugnare un provvedimento amministrativo che ritiene illegittimo.
Parte III del libro.
L'art. 24 sostiene che tutti possono agire in giudizio per la tutela di interessi legittimi; l'art. 113 introduce il principio di universalità del diritto: non vi è posizione giuridica tutelata di diritto sostanziale, senza un giudice che possa farla valere (questo vale per i diritti soggettivi = giudice ordinario e per