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Italiana.
Il territorio di uno Stato è composto da: more territoriale, spazio aereo statale,
terraferma, piattaforma continentale e territorio mobile.
La sovranità ha due aspetti: quello interno e quello esterno. Il primo consiste nel supremo
potere di comando in un determinato territorio, che è tanto intenso da non riconoscere
nessun altro potere al di sopra di sè. Il secondo aspetto consiste nell’indipendenza dello
Stato rispetto a qualsiasi altro Stato. I due aspetti sono strettamente intrecciati: lo Stato
non potrebbe vantare il monopolio della forza legittima e quindi il supremo potere di
comando su un dato territorio se non fosse indipendente da altri Stati. La sovranità è
originarietà, ovvero lo Stato è un’entità superiore; è indipendente, ovvero lo Stato è
indipendente ad altri stati, e suprema, ovvero è superiori a tutti gli altri ordinamenti.
Ma se lo Stato è un’organizzazione complessa, chi al suo interno esercita la sovranità?
Dopo l’affermazione dello Stato moderno, la storia politica europea ha posto la grande
questione di chi fosse il titolare ultimo della sovranità. Cioè si è posta la questione di chi
esercitasse il potere sovrano. Il campo è stato conteso principalmente fra diverse teorie:
la sovranità regia (Stato assoluto), sovranità della nazione(Ottocento), sovranità dello
stato-persona(ottocento-novecento), sovranità popolare(secondo novecento).
La formulazione più nota è quella della sovranità popolare che si deve a Rousseau, il quale
faceva coincidere la sovranità con la “volontà generale”, che a sua volta era identificata
con la colonna del popolo sovrano, ossia dell’insieme dei cittadini considerati come un
ente collettivo. Il principio della sovranità popolare sfociava in una visione iper-
democratica dell’organizzazione politica, per cui il popolo doveva esercitare direttamente
la sua sovranità, senza ricorrere alla delega di potere decisionale a suoi rappresentanti,
che è il presupposto di un sistema rappresentativo. Quindi la sovranità popolare è una
sovranità limitata all’interno e all’esterno.
Per forma di Stato si intende il rapporto, storicamente determinato, tra i governanti, tra
potere politico e comunità tra autorità e libertà. Invece con l’espressione forma di governo
si intendono i modi in cui il potere è distribuito tra gli organi principali di uno Stato-
apparato e l’insieme dei rapporti che intercorrono tra essi. Lo stato è un ordinamento a
fini generali, nel senso cioè che può assumere come proprio qualsiasi fine; in ogni epoca
pero esiste una finalità prevalente, che da luogo a un particolare assetto delle relazione
tra lo Stato e la società.
Lo Stato assoluto è la prima forma dello Stato moderno. Esso nacque in Europa tra il
quattrocento ed il cinquecento e si affermò nei due secoli successivi: si caratterizzava per
l’esistenza di un apparato autoritario separato e distinto dalla società e per l’affermazione
di un potere sovrano attribuito interamente al Re, o meglio alla Corona. Lo Stato assoluto
è quel modello di Stato in cui il potere sovrano è concentrato nelle mani della Corona, che
perciò era titolare sia della funzione legislativa di quella esecutiva, mentre il potere
giudiziario era esercitato da Corti e tribunali formati da giudici nominati dal Re. Lo Stato
assoluto ha fine con l’avvento della rivoluzione americana e della rivoluzione francese.
Lo stato liberale è una forma di stato che nasce tra la fine del settecento e la prima metà
dell’ottocento, a seguito della crisi dello stato assoluto, dello sviluppo del modo di
produzione capitalistico e dell’affermazione della borghesia. I caratteri strutturali che
definiscono la forma di stato liberale sono: la base sociale ristretta ad una sola classe; il
principio di libertà e di autonomia dei privati; il principio rappresentativo, e lo “Stato di
diritto”.
Stato di Polizia: questa forma di Stato non deve far pensare ad uno Stato pervasivo che
controlla ogni aspetto della vita sociale ma ad uno Stato che si prende cura della polis
(città - comunità). L'impianto è identico a quello assolutistico ma il Sovrano risulta essere
illuminato cioè pone in atto riforme volte al miglioramento della vita statale. Fanno parte
di questa categoria sovrani come Maria Antonietta d'Austria e suo figlio Giuseppe
Ferdinando d'Austria.Questa forma di Stato entra in crisi con la Rivoluzione Francese del
1789 che porta la fine della Monarchia Assoluta e l'inizio del Costituzionalismo.
Lo Stato di democrazia pluralista si afferma a seguito di un lungo processo di
trasformazione dello Stato liberale, che porta all’allargamento della sua base sociale. Lo
stato monoclasse si trasforma cosi in stato pluriclasse, e si fonda sul riconoscimento e
sulla garanzia della pluralità dei gruppi, degli interessi, delle idee, dei valori che possono
confrontarsi nella società ed esprimere la loro voce nei Parlamenti. Perciò sul piano storico
l’elemento determinante per l’approdo a questa forma di stato è da ravvisare nel processo
di allargamento dell’elettorato attivo, che è culminato nel suffragio universale. Tre
trasformazioni hanno determinato il modo di essere dello Stato di democrazia pluralista:
l’affermazione dei partiti di massa, che organizzano la partecipazione politica di milioni di
elettori; la configurazione degli organi elettivi come luogo di confronto e di scontro di
interessi eterogenei, il riconoscimento, insieme ai diritti di libertà già garantiti dallo Stato
liberale, di diritti sociali come strumenti di integrazione nello Stato dei gruppi sociali più
svantaggiati.
Lo Stato totalitario: Due sono le forme di autoritarismo più importanti del XX secolo.
La Germania Nazista di Hitler: concentrazione del potere in mano al capo, scioglimento dei
partiti politici, leggi razziali. L'Italia Fascista di Mussolini: leggi fascistissime, regime del
capo, blocco delle pratiche di voto, fine del multipartitismo, leggi razziali del 1938.
Ma la fine dello Stato Liberale segna anche la nascita della Democrazia non appena furono
sconfitti i Totalitarismi.
Lo Stato democratico: La Sovranità Popolare investe tutte le istituzioni. Ritorna il
Pluripartitismo. Il fondamento dello Stato sono i diritti. Viene sancito il principio di non
discriminazione.
Queste e molte altre sono le caratteristiche della Democrazia, una chiara reazione allo
Stato Totalitario mentre lo Stato di Diritto lo è allo Stato Liberale.
Le prime forme di Democrazia sono gli Stati Uniti e la Repubblica di Weimar.
Lo Stato deve intervenire a rimuovere gli ostacoli sociali. Vengono garantiti dei Diritti
Sociali Fondamentali. Ma questa forma di Stato entra presto in crisi poiché assicurare i
diritti a tutti ha un costo. Il processo si aggrava ancora di più con la Globalizzazione con le
imprese private a giocare sull'economia dello Stato.
Da qui una nuova limitazione dei diritti sociali. Nasce così lo Stato Sociale Competitivo
dove non è più solo lo Stato a garantire i diritti sociali ma anche i privati, con i loro fondi,
concorrono al servizio del benessere della collettività soprattutto meno indigente.
Nella nozione di rappresentanza politica confluiscono due significati, che si collegano a
contesti storici diversi. Da una parte, “rappresentanza” significava “agire per conto di” e
perciò esprime un rapporto tra rappresentante e rappresentato, per cui il secondo, sulla
base di un atto di volontà chiamato mandato, da al primo il potere di agire nel suo
interesse, con l’osservanza dei siiti e delle istruzioni stabilite col mandato. Dall’altra parte,
rappresentanza significa che qualcuno fa vivere in un determinato ambito qualche cosa
che effettivamente non c’è, cosi come gli attori “mettono in scena” un determinato
personaggio. Per indicare questa situazione, la dottrina tedesca preferisce perciò usare il
vocabolo rappresentazione. Il mandato, invece, sul piano politico il mandato ha origine nel
Medioevo con una rappresentanza di interessi tra tre soggetti: corporazioni,
rappresentanti e Re. In questo caso il mandato era vincolante.
Nello Stato liberale la rappresentanza politica, invece, non è più fondata dai ceti medi. Nel
senso che il rappresentante non è vece del popolo ma della nazione. Egli opera negli
interessi della nazione. Erano eletti dai soli cittadini attivi cioè coloro che vivevano la vita
politica e principalmente le classi agiate e nel loro compito di rappresentanza non
rappresentavano gli interessi delle circoscrizioni dove erano stati eletti ma dell'intera
nazione.
Nelle democrazie pluraliste, invece, il potere politico si basa sul consenso dei governati
(del popolo) che investono i governanti della responsabilità politica (i titolari del potere
rispondono del modo in cui lo esercitano agli elettori, che in caso di giudizio negativo gli
tolgono il potere alle elezioni successive). Ma è evidente che i numerosi interessi che si
riflettevano nei molteplici gruppi parlamentari rendevano problematica la governabilità:
problema risolto combinando le due accezioni del termine rappresentanza (rapporto tra
eletto ed elettore e autonomia dell'eletto); si sono creati così:
lo Stato dei partiti, in cui i partiti sociali di integrazione assicurano il collegamento stabile
con l'elettorato, e il mandato imperativo partitico (vincolo delle istruzioni ricevute dagli
elettori, alla luce dell'ideologia del partito), oggi in crisi perché non più ideologicamente
collegati al popolo;
il rafforzamento del Governo e l'investitura diretta del suo capo, in modo che il Parlamento
è sede della rappresentanza come rapporto, mentre il Governo trascende dagli interessi
particolari per comporli nell'interesse nazionale e diventa politicamente responsabile di
fronte all'intero corpo elettorale; gli assetti neocorporativi, nei quali si riscopre la
rappresentanza degli interessi (ciascun rappresentante agisce nell'interesse del soggetto
rappresentato, mandato imperativo), che si affiancano invero ai partiti politici e sono
autonome e spontanee nella società;
la rappresentanza territoriale, seconda Camera a base territoriale; la sottrazione della
decisone al circuito rappresentativo, la cura di determinati interessi viene affidata a
autorità amministrative indipendenti.
La Costituzione fonda la rappresentanza su tre pilastri:
Articolo 48: possono votare tutti i maggiorenni senza discriminazione tra uomo e donna.
Articolo 49: i partiti politici sono i punti d