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NUMERO DELLE AZIONI
In questo caso => 120.000 : 120.000 = 1 euro
Valore patrimoniale delle azioni (VP): è il valore che l’azione avrebbe nel caso in cui la
società si sciogliesse. È il più semplice tra i criteri di valutazione delle azioni perché non
dobbiamo stimare altre componenti.
PATRIMONIO NETTO
NUMERO DELLE AZIONI
In questo caso=> 240.000 : 120.000 = 2 euro
Torniamo al tema del rapporto di cambio. È molto importante valutare il rapporto di cambio
quando si emettono le obbligazioni convertibili. L’assemblea straordinaria:
- Delibera l’emissione delle obbligazioni
- Delibera l’aumento del capitale a servizio del prestito obbligazionario, quindi l’aumento del
capitale a disposizione degli obbligazionisti convertibili.
TABELLA 3
Attivo Passivo
Cassa Cap sociale
120.000 120.000
Riserve
120.000
240.000 Debito vs
obbligazioni
120.000
Tot Tot
360.000 360.000
Bianco e Grigio sono soci, ciascuno ha il 50% (entrambi hanno 60.000 azioni, il VN = 1 euro; VP = 2
euro). Se Rossi prende 120.000 obbligazioni e le converte in azioni, il numero totale delle azioni
sarà 240.000 (e il PN = 360.000)
o Di conseguenza, poiché cambia il valore del patrimonio netto, cambierà anche quello di VP
(360.000 : 240.000 = 1,5 euro)
Cosa succede? Grigio è triste perché il valore di VP è diminuito. Rossi è felice perché,
essendo aumentato il valore delle sue azioni, ha investito 120.000 euro e se ne ritrova 180.000.
MA tutto ciò non è possibile! Non posso permettere che i soci ci perdano economicamente dalla
conversione…e quindi?????
Quindi introduciamo finalmente il RAPPORTO DI CAMBIO. Esso è l’indicazione del numero di
azioni che competono all’obbligazionista, ovvero il numero di obbligazioni necessario per ottenere
un’azione. Se ad esempio il rapporto di cambio è 1:2, vuol dire che devi annullare due obbligazioni
per ottenere un’azione. Dunque, quante azioni otteniamo in questo caso? 60.000 [quello che resta
è riserva con cambio?????? Non ho capito ale]
Qui c’è una parte che aggiungiamo a mano, non so fare la tabella, comunque questo passaggio in
generale non mi è chiaro
Il rapporto di cambio viene stabilito dagli amministratori e viene proposto agli azionisti nel
momento in cui delibero l’emissione delle obbligazioni. Questo serve ad evitare che
l’obbligazionista in sede di conversione possa avvantaggiarsi delle riserve.
[Se all’esame ti chiede “quante azioni vengono assegnate all’obbligazionista?” non devi
assolutamente rispondere “il numero corrispondente delle obbligazioni” MA devi rispondere che
“i soci deliberano un aumento del capitale in misura corrispondente alle azioni da attribuire in
conversione, ovvero quelle stabilite sulla base del rapporto di cambio”
L’OBBLIGAZIONE WARRANT
Le obbligazioni warrant permettono agli obbligazionisti di acquistare, sottoscrivere le azioni al
prezzo determinato preventivamente nel manifesto di emissione (e non di convertirle).
L’obbligazionista ha una doppia funzione:
- Obbligazionista
- Azionista: mantiene il diritto di credito e di percepire i dividendi.
L’obbligazionista warrant somma al rapporto di finanziamento, un rapporto sociale, eseguendo un
nuovo conferimento. Nell’obbligazione convertibile il debito vs obbligazioni viene eliminato, qui
invece il debito resta, ma si ha un aumento del capitale e nuova cassa. Il vantaggio che si ottiene è
che il diritto di opzione sta ai soci.
Gli STOCKHOLDER sono i titolari di una quota di interesse (quindi coloro che vantano un
interesse nei confronti della società, in un senso più ampio inglobiamo in questa categoria
anche gli obbligazionisti e i lavoratori in alcuni contesti), ma soprattutto solo titolari di
STRUMENTI FINANZIARI PARTECIPATIVI.
Approfondiamo dunque l’argomento sugli strumenti finanziari (SF). A differenza della norma sulle
obbligazioni, quella sugli strumenti finanziari è più complicata: c’è una norma principe (art 2346
comma 6) alla quale si collegano altre norme (2351, 2411).
- Elemento soggettivo degli SF: pur essendo inseriti in un articolo dedicato alle azioni, gli SF
non attribuiscono a chi li possiede la qualità di socio/azionista (come accade per le
obbligazioni). Essi possono essere acquisiti da un socio (attraverso le azioni) o da terzi
- Elemento oggettivo degli SF: è possibile ottenere uno SF attraverso qualunque elemento
suscettibile di una valutazione patrimoniale. Chiunque può acquistare SF attraverso un
apporto di qualunque entità.
? A cosa servono gli strumenti finanziari? Essi attribuiscono:
Diritti amministrativi
Diritti patrimoniali: un diritto patrimoniale è la remunerazione dell’investimento (con una
parte dell’utile), che non è solo remunerazione ma è anche parametrazione
? Se apporto denaro, esso verrà restituito? (non c’è sul libro)
Gli strumenti finanziari hanno una duplice natura (la società decide al momento dell’emissione
quale sarà la natura di un determinato strumento finanziario):
1) Capitale di debito: vige l’obbligo di restituzione da parte della società a favore del titolare
(come avviene per le obbligazioni)
2) Capitale di rischio: la società non ha obblighi di restituzione nei confronti del titolare (è un
meccanismo simile a quello per le azioni)
o Diciamo che lo strumento finanziario ha causa variabile, in quanto può essere emesso a
fronte del capitale di debito o del capitale di rischio.
[se ti chiede: dove abbiamo già parlato di causa variabile? Devi parlare della cessione delle azioni]
Art 2351: questa norma l’avevamo vista quando abbiamo studiato i diritti amministrativi
dell’azionista. I titolari di strumenti finanziarti hanno diritto di voto solo in casi particolari e per la
nomina di:
Membri del collegio sindacale
Membri del consiglio di sorveglianza
Amministratore indipendente
Che sono organi di controllo dei sistemi di amministrazione e non di gestione!!!
Art 2411: la disciplina delle obbligazioni si applica a determinate condizioni agli strumenti
finanziari che subordinano il rimborso del capitale. Il proprium dell’apporto del capitale di debito è
il diritto al rimborso.
RECESSO Art 2437
Trasferendo le azioni si attua un contratto di scambio o una permuta (VICENDA TRASLATIVA
donazione, vendita, permuta…un soggetto subentra all’originario socio). Ogni socio possedente
azioni ha però il diritto di recesso.
RECESSO = dichiarazione unilaterale recettizia con la quale il socio manifesta la propria volontà di
sciogliere il rapporto sociale. Il recesso, a differenza del trasferimento, non è una vicenda
traslativa.
Unilaterale = non occorre che la società accetti; si tratta dell’esercizio di un diritto potestativo del
socio, per cui non si presuppone la cooperazione di un altro socio (come ad esempio il diritto di
proprietà). L’altro soggetto è in una posizione di soggezione, in quanto subisce passivamente
l’esercizio del diritto.
Recettizia = l’atto produce un effetto nel momento in cui la società giunge a conoscenza.
Il recesso impone alla società di attuare la procedura senza fare alcuna opposizione.
Distinguiamo 3 diversi tipi di recesso, in relazione alle cause che portano al recesso:
1. Causa di recesso legale inderogabile: previste dal legislatore; queste cause sono talmente
importanti da non poter essere soppresse neanche dallo statuto (es: il trasferimento della
sede all’estero)
2. Causa di recesso legale derogabile: queste cause sono introdotte dal legislatore, tuttavia
possono essere soppresse dallo statuto (es: i limiti connessi alla circolazione delle azioni)
Se lo statuto mantiene una causa di recesso legale derogabile, anche alla modifica della
clausola il diritto di recessione non viene soppresso. Questa clausola compete ai soci che
votano a favore della trasformazione. [es. in una società c’è la clausola secondo cui il socio
può recedere solo al compimento di 35 anni. Se la maggioranza vuole modificarla, il diritto
di recessione rimane (?). I soci che votano a favore della trasformazione della clausola
possono recedere solo se non hanno partecipato all’approvazione della delibera.]
3. Causa di recesso statutaria: non sono previste dal legislatore ma dallo statuto.
Il recesso può essere anche solo di alcune azioni; infatti il socio può uscire dalla società anche solo
per metà delle azioni => è come se fossero le azioni a recedere.
Perché esiste il recesso? Per tutelare le minoranze azionarie (in quanto la maggioranza non
avrebbe interesse, visto che ha votato per il mutamento). La riforma del 2003 ha accentuato
questo aspetto.
Il recesso implica la liquidazione della quota: esprimere in denaro il valore delle quote, e far
ricevere al socio questo denaro), per cui bisogna stabilire una quota di liquidazione. Art 2437
bis/ter: il valore si determina con il concorso di tre criteri valutabili:
(1) Criterio patrimoniale: netto patrimoniale/il numero delle azioni
(2) Criterio reddituale: il valore dell’azione è in relazione alle prospettive di reddito
(3) Criterio di mercato: il valore di scambio dell’azione
E nelle società di persone? Abbiamo l’art 2289, il quale afferma che la liquidazione delle quote in
caso di morte, recesso ed esclusione del socio avviene sulla base della situazione patrimoniale
della società.
Nelle società di capitali invece, la liquidazione delle azioni per le quali (quindi non tutte le azioni) si
esercita il recesso, è determinato dagli amministratori, tenendo conto della:
- Consistenza patrimoniale
- Prospettive reddituali
- Valore di mercato (vedi sopra)
La liquidazione nelle società di persone e quella nelle società di capitali utilizzano il criterio
patrimoniale, tuttavia sono diverse in quanto
- Nella società di persone vengono considerate anche le operazioni in corso, e gli utili che si
generano da queste operazioni; gli utili del patrimonio sono connessi alle operazioni in
corso nel momento in cui si è sciolto il rapporto sociale.
- nella società di capitale c’è un limite del criterio patrimoniale: nel patrimonio trovo solo gli
utili conseguiti e non trovo gli utili che si generano dalle operazioni in corso o non ancora
conseguite. Attraverso il valore di mercato è consentito l’avviamento.
Poniamo che la società assume una delibera che può determinare una causa di recesso. Gli
amministratori convocano l’assemblea, e sanno che se mettono ai voti la delibera qualcun