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I PROVVEDIMENTI IMPUGNABILI
Il ricorso gerarchico può essere proposto solo contro i provvedimenti non definitivi. Si definiscono non definitivi gli atti emanati da organi che hanno un superiore gerarchico. Al contrario si definiscono definitivi gli atti emanati da organi posti al vertice della scala gerarchica o comunque non aventi un superiore. In altri termini l'atto definitivo rappresenta l'ultima parola dell'amministrazione pubblica nella questione di cui si tratta. La giurisprudenza quindi considera inammissibile il ricorso gerarchico nei confronti di un atto definitivo, quindi l'atto è definitivo quando non vi è possibilità di esperire rimedi amministrativi ordinari contro di esso; non definitivo invece è quell'atto che non è impugnabile con il ricorso straordinario attraverso gli altri ricorsi amministrativi. Inoltre un atto definitivo per decorso dei termini per ricorrere, per natura (un atto emanato da un organo)
individuale che non ha superiori gerarchici) o per legge. Non essendo sempre semplice cogliere la distinzione tra atto definitivo e non definitivo, l'entrata in funzione dei Tar (1974) ha dato un contributo. Infatti con l'entrata in funzione dei Tar essendo il Consiglio di Stato un secondo grado, non veniva più richiesto alla definitività dell'atto amministrativo per ricorrere al giudice ordinario, con conseguente affermazione del principio della facoltatività del ricorso gerarchico che non deve più necessariamente precedere il ricorso giurisdizionale.
Ricorso gerarchico è ammesso in unica istanza: il ricorso ha proposto una sola volta ed il provvedimento eventualmente messo in seguito al primo ricorso è definitivo.
Si distinguono appunto due tipi di ricorso gerarchico: quello proprio e quello improprio.
Il ricorso gerarchico proprio è un rimedio di ordine generale e presuppone un rapporto di gerarchia in senso tecnico.
organo che ha emanato l'atto impugnato. Il ricorso gerarchico improprio, invece, è un rimedio eccezionale previsto in alcuni casi in cui non esiste un rapporto di gerarchia. Nei casi in cui un soggetto presenta opposizione sia con un ricorso gerarchico che con un ricorso giurisdizionale, secondo la giurisprudenza prevale sempre il ricorso giurisdizionale. Di conseguenza, se il ricorso gerarchico viene presentato per primo, diventa improcedibile, mentre se viene presentato dopo il ricorso giurisdizionale, diventa inammissibile. Questa interpretazione deriva dalla convinzione che non sia possibile avere contemporaneamente due rimedi equivalenti nei confronti dello stesso atto. La giurisprudenza ha affermato questo principio, oltre al principio della facoltatività, anche quello della prevalenza del ricorso al Tar rispetto alrimedio amministrativo in esame. IL PROCEDIMENTO Il ricorso deve essere diretto all'organo gerarchicamente sovraordinato a quello che ha emanato l'atto impugnato, il proposto entro 30 giorni dalla notificazione o comunicazione o pubblicazione o piena conoscenza dell'atto da impugnare. Tale rimedio giustizia alle può essere presentato:- Direttamente all'autorità competente
- Mediante notificazione a mezzo di ufficiale giudiziario
- Mediante raccomandata con ricevuta di ritorno
Salvo casi espressamente previsti dalla legge con la presentazione del ricorso non si determina lasospensione del provvedimento impugnato: tuttavia l’autorità procedente d’ufficio o su istanza delsoggetto interessato può sospendere il provvedimento per gravi motivi.
La richiesta di sospensione del provvedimento può essere contenuta nello stesso ricorso o puòessere presentata in seguito negli stessi modi previsti per la presentazione del ricorso.
È compito dell’amministrazione verificare i fatti segnalati dalle parti sulle quali oltretutto non gravaalcun onere della prova: si possono disporre accertamenti istruttori ritenuti utili ai fini delladecisione non solo quelli tecnici. Sono esclusi mezzi di prova suscettibili
incidere su diritticostituzionalmente garantiti (ispezione, perquisizioni domiciliari eccetera), nonché il giuramento ol'interrogatorio formale per gli effetti vincolanti sulla decisione ritenuti non compatibili con la struttura del procedimento amministrativo.
Per quanto riguarda invece il ricorso incidentale che può essere proposto dai contro interessati, questo può essere messo con le stesse modalità del ricorso principale e nel termine di 20 giorni previsto per la presentazione delle deduzioni e delle memorie, si riconosce inoltre in capo al ricorrente la possibilità di presentare motivi aggiunti di ricorso quando emergano nuovi inizi del provvedimento impugnato da atti documenti dei quali il ricorrente, soltanto dopo la presentazione del ricorso, riceve contezza.
LA CONCLUSIONE DEL PROCEDIMENTO
La conclusione del procedimento sia con la decisione che viene adottata dall'autorità adita e che deve essere adeguatamente
motivata e redatta per iscritto a pena di nullità. Si distinguono anche in questo caso decisione di rito e decisione di merito. Il ricorso può essere accolto o rigettato, può essere dichiarato irricevibile (se tardivo), inammissibile (se proposto da chi non abbia interesse o contro un atto definitivo) oppure improcedibile (qualora dall'interessato non si sia provveduto a sanare una irregolarità entro il termine fissato dall'autorità decidente). Vanno esaminate prima le censure di rito ed in seguito quelle di merito: la pronuncia deve riguardare tutti i motivi dedotti nel ricorso pena l'illegittimità della decisione stessa. Laddove l'amministrazione non si pronunci sul ricorso assumendo quindi un atteggiamento silente, decorsi 90 giorni dalla data di presentazione del ricorso stesso, senza che sia stata comunicata la decisione, si intende terminata la fase contenziosa amministrativa, con conseguente possibilità da parte.dell'interessato di proporre direttamente, contro il provvedimento impugnato, ricorso giurisdizionale o in alternativa ricorso straordinario al presidente della Repubblica. In altri termini si tratta di una forma di silenzio rigetto derivante dal decorso infruttuoso del termine di 90 giorni. Essendo nipote di silenzio significativo non si determina una decisione tacita fittizia ma si producono effetti meramente processuali che consentono al ricorrente in via gerarchica di proporre immediatamente contro il provvedimento originario ricorso giurisdizionale o straordinario. Il termine di 90 giorni non è perentorio vi può essere anche una decisione tardiva da parte della pubblica amministrazione, però è controverso se tale decisione nel caso di getti ricorso comporti un onere di impugnazione. IL RICORSO GERARCHICO IMPROPRIO Il ricorso gerarchico improprio, in quanto presuppone una specifica previsione normativa, si colloca nella categoria dei rimedi eccezionali.La caratteristica di questo rimedio sta nel fatto che è diretto ad un organo non gerarchicamente sovraordinato rispetto a quello che ha emanato l'atto impugnato, avverso il quale la legge consente comunque l'impugnazione dinanzi ad un altro organo.
Si tratta inoltre di un ricorso in purgatorio con procedura differente da caso a caso. In mancanza di una specifica disciplina si fa applicazione delle norme generali sul ricorso gerarchico: di conseguenza anche per questo tipo di ricorso si applicano il principio della facoltatività ed il principio del silenzio rigetto.
Da notare però che il principio della facoltatività è stato obiettato in quanto tale estensione non trova alcun espresso fondamento normativo.
IL RICORSO IN OPPOSIZIONE Pagina 59 di 89
Come il ricorso gerarchico improprio anche quello in opposizione costituisce un rimedio giustiziare di carattere non generale ma eccezionale in quanto esperibili solo nelle tassative ipotesi indicate dalla legge.
Ricorso
utilizzo. Tuttavia, è importante notare che il ricorso in opposizione è stato disciplinato dall'articolo sette del decreto presidenziale 1199 del 1971. Questo articolo prevedeva che, in assenza di una disciplina particolare, si dovesse fare riferimento alle norme generali sul ricorso amministrativo gerarchico. È necessario fare una distinzione tra i ricorsi previsti da leggi anteriori o posteriori al decreto presidenziale del 1971. Infatti, i ricorsi previsti da leggi anteriori rispettano quanto detto in precedenza sulla disciplina del ricorso in opposizione secondo il decreto presidenziale citato. Nel secondo caso, invece, per i ricorsi posteriori al 1971 non c'è unanimità di consensi. Di fatto, la giurisprudenza ritiene che le disposizioni del 1971 siano abrogate e che siano applicabili i principi e le regole previsti in specifici provvedimenti normativi. Il ricorso in opposizione è considerato atipico perché è rivolto alla stessa autorità che ha emanato l'atto. Per questo motivo, non costituisce un rimedio di frequente utilizzo.utilizzo in quanto l'autorità che ha emanato il provvedimento non è di regola la più idonea a giudicare il proprio precedente operato. Il ricorso può essere proposto sia per motivi di legittimità che di merito a tutela di interessi legittimi o semplici oltre che di diritti soggettivi. Il termine per la proposizione è quello generale di 30 giorni ma la legge può prevedere nei singoli casi termini diversi. È opportuno rilevare che si ritengono applicabili al ricorso in opposizione le regole del ricorso gerarchico ed in particolare la regola della facoltatività rispetto al ricorso giurisdizionale, il ricorso in opposizione può essere proposto contro provvedimenti non definitivi per la relativa decisione ha carattere definitivo, contro di essa conseguentemente può essere proposto ricorso giurisdizionale o in alternativa il ricorso straordinario. IL RICORSO STRAORDINARIO AL CAPO DELLO STATO INTRODUZIONE Le origini delguito, il ricorso straordinario al Capo dello Stato è stato introdotto anche nelle repubbliche, come strumento di tutela dei diritti dei cittadini. Tale ricorso può essere presentato quando si ritiene che un provvedimento amministrativo o una legge violi i principi costituzionali o i diritti fondamentali. Il Capo dello Stato, in qualità di garante della Costituzione, può valutare la legittimità del provvedimento e, se lo ritiene opportuno, può annullarlo o modificarlo.