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Oppure i trapianti ossei. Qui vediamo un altro caso: questo incisivo laterale ha un
sondaggio importante di 6mm. Accediamo (a maggior ragione perché dobbiamo
posizionare un materiale da trapianto) con un lembo con conservazione della papilla.
Abbiamo un difetto misto questa volta: la componente a 3 pareti inizia qui sotto ed è
limitata a 1-1,5mm. Il difetto viene riempito con dell’osso anorganico?? (18.49), suturiamo,
e vedete dopo un anno il sondaggio è ridotto a meno di 3mm pur andando a sondare con
una certa energia. Questa era la situaz prima del trattamento, questa quella dopo. Questa
invece era la situazione radiografica prima del trattam: vedete, si vede abbastanza bene la
componente a una parete. Componente a 2 pareti, componente a 3 pareti è circa 1 mm
più giù. Questa è la situazione dopo un anno, quando vedete che sulla radice qui
abbiamo, con la forza della levigatura (19.50) ha creato una piccola tacca?? (non si sente
bene) che ci serve per individuare quale era il livello delle strutture prima del trattamento.
Queste terapie offrono una guarigione di questo genere: possono portare a una
neoformazione ossea, apparte le zone più apicali del difetto,dove, accanto a una
neoformazione ossea si assiste anche a una moderata formazione d’osso, di cemento
radicolare e di legamento alveolo-dentario collegati con il nuovo osso appena formato.
Apparte queste zone, la gran parte del difetto sembra chiudersi con formazione di un
lungo epitelio giunzionale. Perché nelle zone più apicali? Perché in quelle zone, dove il
difetto è più ricco di pareti e quindi dove stabilizza maggiormente il coagulo ematico,
questo coagulo stabilizzato ha la possibilità di maturare in maniera più favorevole verso
una vera rigenerazione. E quindi l’epitelio giunz lungo rappresenta il modello di guarigione
più usuale con una chirurgia tradizionale e quindi una riparazione .
Poi abbiamo la terapia resettiva che però è limitata ai difetti infraossei di piccole
dimensioni (non > di 3mm). Nei sopraossei no perché se già c’ho un difetto sopraosseo,
vado a togliere altro osso e mi ritrovo un dente in mano! Questa terapia è molto efficace
con dei limiti però: nelle zone estetiche trattamenti di questo genere, volti a rimodellare la
cresta e a offrire, come suggeriva nel 1949 paul ( 23.05) , e quindi ridisegnare un’anatomia
dei tessuti duri che sia compatibile con un rivestimento di tessuto molle che non lasci
tasche, non vada a creare problemi di natura estetica. Quindi la chirurgia resettiva che è
uno strumento efficace, come è stato dimostrato in questo studio di Lindhe e Niman del
1975 che rappresenta il (23,44) più qualificato in possesso della letteratura parod: 300
pazienti che presentavano una perdita di attacco grave (ricordate che la parodontite viene
classificata in moderata o grave a seconda che la perdita di supporto sia > o< a 1/3 della
lunghezza radicolare), questi erano tutti soggetti che avevano perso più del 50% (parod
grave) tutti trattati con chirurgia resettiva, tutti osservati dopo un minimo di 8 anni fino a un
massimo di 12 aa (quindi un periodo di osservazione definito come “lungo termine”).
Mostravano, in presenza di un valido mantenimento igienico, la conservazione perfetta
della condizione di salute parodontale. Un altro vantaggio della chirurgia resettiva è avere
una carta?? (25.20) tendente alla recidiva. Cioè, come visto da questi autori, i siti trattati
con chirurgia resettiva, rispetto a quelli trattati con altri tipi di chirurgia, sono i tipi che
richiedono la minor quantità di ritrattamento. Questo perché, se una tasca l’avete eliminata
in modo fisico, cioè avete proprio modificato la forma della cresta ossea fino a renderla
perfettamente compatibile con un rivestimento dei tessuti molli, se il paz mantiene una
buona igiene orale, si riparte da 0: da un parodonto sano, anche se con h ridotta, con una
piccola differenza: rispetto a quello che era successo anni prima, il paz sa di essere un
soggetto predisposto (prima non lo sapeva), sa che non deve fumare, sa che deve avere
un’ottima ig. orale, sa che deve farsi pulire la bocca ogni 3 mesi e allora molto difficilmente
il ritorno a una condizione di base comporterà anche il ritorno della malattia perché sono
cambiati tutti gli altri elementi circostanti. La chirurgia resettiva guarisce con formazione di
epitelio giunzionale corto perché tutto quel pezzo di radice su cui altrimenti verrebbe a
formarsi un epitelio giunz lungo è stato preso e portato fuori dai tex molli. O meglio: i tex
molli sono stati portati lontano dalla superficie radicolare patologica. Un ch. Resettiva può
portare a situazioni di questo genere: una consistente esposizione radicolare che quando
si realizza in zone estetiche può portare a situazioni imbarazzanti come questa. Di solito
l’estetica, sugli incisivi infer, non è un fattore limitante perché il labbro infer copre questa
zona. Però un’esposizione radicolare così importante di questi incisivi comporta una
grande sensibilità dentinale.
La ch resettiva però ha i suoi limiti: estetica, sensibilità termica, esposizione alla carie
radicolare (molto rara).
Quindi abbiamo a disposizione un grande armamentario per risolvere il difetto intraosseo.
C’è anche la 3° componente terap per esso: rigenerativa. Al paziente interessa masticarci
con i denti,senza sapere se ha 1 epitelio giunz lungo, corto ecc. A noi odontoiatri sarebbe
molto gradito poter non solo chiudere il difetto osseo (la tasca), ma farlo con tessuti che
ripristinino in modo più completo possibile la struttura anatomica e istologica che era
presente prima che la malattia creasse casini. Quindi il nostro gold standard terapeutico è
rappresentato da 1 terapia che porti contemporaneamente alla formaz di osso, cemento e
legamento dove c’erano un tempo. Abbiamo visto che questi risultati li possiamo ottenere
in maniera predicibile attrav la terapia rigenerativa. Essa si divide in 2 grosse branche: la
rigeneraz guidata dei tessuti e la rigeneraz indotta di tessuti (ITR).
Qual’ è il limite principale della rigenerazione guidata? Che è una tecnica operatoria
sensibile: lo spread tra guadagno clinico di attacco ottenibile con una terapia tradizionale
open flap e una terap rigenerativa si va assottigliando. Abbiamo visto come più mani
lavorano su un obiettivo e peggiore è il risultato perché interviene il fattore “variabile
individuale” . Quindi la GTR ha come limite princip quello di essere una metodica
macchinosa, che richiede manualità, esperienza e una curva di apprendimento (finchè
nessuno inizia a praticarla non si evolve).
Rigenerazione indotta dei tex: basata sull’uso di derivati della matrice dello smalto.
Questi sono i punti che analizzeremo: parti biologiche e razionali che hanno portato
all’utilizzo dei deriv della matrice dello smalto (33.36). Poi vedremo qual è la composizione
chimico-biologica di andogain e se è un materiale che ci garantisce sicurezza dal punto di
vista clinico. Inoltre vedremo quelli che sono stati gli studi in vitro dei derivati della matrice
dello smalto sulle cellule viventi. Vedremo gli studi sugli animali e infine i risultati che ci
possiamo aspettare sull’uomo. Soprattutto, volendo generalizzare i risultati, quali sono i
risultati delle metanalisi degli studi clinici sull’uomo nella letteratura. Voi sapete che le
metanalisi degli RCT sono studi clinici randomizzati che rappresentano il vertice
dell’evidenza scientifica in medicina. Cioè la prova più alta che una terapia funzioni o
meno. Quali sono le basi biologiche dell’utilizzo dei derivati della matrice dello smalto? La
1) rigeneraz dei tex origina da quali cell? La rigen guidata deriva da cell diverse
rispetto alla indotta. La rigenerazione è un unico processo, che sia ottenuto con
membrane o con altre diavolerie, deriva sempre dalla stessa cellula che è la cell
staminale presente nel legam alveolo-dentario. Quindi le cell di natura
mesenchimale con scarsissimo grado di differenzaz che sono presenti nei residui
della struttura parod. Quindi non le cell epiteliali che danno epitelio giunz lungo, non
le cell del connettivo gengivale che danno fibre parallele alla radice, non le cell
ossee che danno anchilosi e riassorbimento. L’altra strada per stimolare queste cell
e far si che esse siano favorite rispetto a quelle “indesiderate” che abbiamo nei tex
circostanti è la rigenerazione indotta. Qualcuno ha avuto l’intuizione di andare a
copiare quello che avviene durante il processo di odontogenesi (e precisamente
durante la formazione della radice) seguendo una strada diversa da quella che
voleva essere in origine la rigeneraz guidata: quest’ultima si basava sulla
formazione di un ostacolo alle cell indesiderate, che indirettamente favoriva le cell
desiderate (cell staminale parod). Qui il meccanismo è completamente diverso: non
mettiamo lo sgambetto a chi ci sta antipatico ma diamo una spinta a chi ci serve.
Nasce in questo modo la rigenerazione dei tessuti indotta. Oggi queste sostanze
sono chiamate pusher?? (38.19) perché aiutano. Questi messaggeri biologici sono
chiamati fattori di crescita. La rigenerazone tissutale indotta basata sui derivati della
matrice dello smalto è una terap rigenerativa basata su fattori di crescita. Molti non
considerano questi derivati dello smalto come un fattore di crescita puro. I fattori di
crescita sono ormoni ad azione locale, di natura proteica e non sono facilmente
disponibili. In Italia e in Europa non lo sono. Negli USA uno (PDGF) lo è perché
introdotto con la tecnica del DNA ricombinante: porzioni di DNA che codificano per
la proteina interessata vengono trasferite in altre cell (batteri) e quindi sono prodotte
in quantità industriale. E’ un procedimento costoso quindi queste sostanze sono
d’elitè! Molto più diffuso invece è l’andogain(derivato della matrice dello smalto).
L’arrivo di questo prodotto è stato molto sostenuto commercialmente e la prima ad
avere il brevetto fu una società scandinava che si chiamava (40.50). Si basò molto
sulla letteratura scientifica, o meglio sull’appoggio che questa sostanza poteva
avere da una seria sperimentazione scientifica. L’accademia europea della
parodontologia ha dedicato un intero numero del journal clinical parodontology per
pubblicare tutti i primi studi sull’argomento.
Vediamo un breve filmato: difetto intraosseo, un accesso al difetto sempre molto
conservativo, un’adeguata pulizia del difetto. Questa è la componente infraossea di
circa 10mm. Viene applicato l’EDTA che è un composto chimico in grado di chelare
i