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C.3 EDUCAZIONE COME COMUNICAZIONE (COME ASCOLTO)

La psicoanalisi favorisce la capacità di ascolto. Dolto traspone sul + vasto piano esistenziale l’esigenza dialogica:

l’esistenza umana è segnata da un paradosso che bisogna comprendere se si vuole favorire un’affermazione equilibrata

dell’essere umano: ogni individualità si costruisce positivamente solo attraverso scambi e relazioni; ogni sogg si

sostanzia nel reciproco riconoscimento con l’altro = centralità del dialogo (come donazione incrociata di esistenza e

senso).

Dalla pratica terapeutica alla dimensione sociale, esistenziale e religiosa del dialogo

In Dolto capacità di non distinguere tra lavoro di psicoanalista da realtà sociale e da una ricerca delle radici esistenziali

e religiose di desiderio, sofferenza e gioia che attraversano la vita umana, senza mai giungere al pessimismo sulle

possibilità positive dell’esistenza.

Guasti profondi dell’equilibrio psichico sono comunque rimediabili purchè se ne parli nel modo giusto e si sappia

ascoltare la fatica intima dell’altro. Il dialogo autentico tra gli individui e generazioni è l’elemento risolutore dei

conflitti e disagio interiore: solo attraverso la parola detta e ascoltata è possibile affrontare le intime frammentazioni

nostre e altrui.

La psicoanalisi è sapere sociale xchè l’insieme della nostra struttura psichica, disagi e equilibri sono da ricondurre a

cause individuabili nel contesto sociale + incontro di Dolto con la parola evangelica (considerare i forti contrasti di

quegli anni tra psicoanalisi e religione: la psicoanalisi interpreta tutto alla luce della propria teoria, in una visione

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agnostica del mondo). L’interpretazione religiosa di Dolto filtrata alla luce della psicoanalisi, orientata verso canoni

poco ortodossi rispetto a quelli tradizionali. Il max insegnamento evangelico è l’amore x prossimo e dio, è una libera

psicoanalista radicalmente cristiana ( il desiderio caratterizza gli uomini, a differenza degli animali, gli uomini sono

esseri desideranti e non istintuali. Crescere in dio = credere in un amore che si concretizza nell’incontro con il prossimo

x mezzo della parola. In tutto l’arco della vita Dolto ceca di coniugare senso del religioso con psicoanalisi: fede

religiosa come un’esperienza interiore su cui la psicoanalisi può gettar luce senza comunque consentire una tot

conoscenza.

Il dialogo con i bambini

Nel confronto con bambini e adolescenti è autenticamente educativo ogni rapporto che non sia intenzionale/direttivo e

centrato su una dissimmetria solo da differenza di età dei sogg, è necessaria la parola che è pronunciata in una

situazione di dialogo in cui l’adulto sappia ascoltare il + piccolo lasciando che esprima il suo desiderio inconscio (è una

domanda d’amore, volontà di compiere un progetto di vita personale). Ogni educatore prima di parlare deve essere

capace di ascoltare le richieste profonde che gli sono rivolte tenendo conto che l’altro sogg che dialoga ha come

scopo la realizzazione di sé e della propria autonomia. Per crescere in modo equilibrato occorre passare dalla

condizione di parlati (argomento del discorso degli adulti) a quella di parlanti (sogg di parola).

È difficile saper ascoltare: superare apriorismi interpretativi e non mettere in campo la superiorità giustificata tra

differenza di età ed esperienza; causa è l’ignoranza dell’adulto di ciò che il bimbo è realmente in termini di sensibilità,

possibilità, capacità e dignità.

Considerare la precoce capacità comunicativa già in fase uterina: comprende la parola interiore e pronunciata, sente

l’ambiente che lo circonda + capacità comunicativa dopo la nascita, x il bambino la parola è vitale xchè se manca la

simbolizzazione verbale di ciò che accade, ciò che non si trasforma in un concetto spesso si radica nell’inconscio come

elemento perturbatore. Tutte le cose che riguardano il bambino (positive e negative) devono essere dette con parole

adatte, la mancata esplicitazione di ciò che lo riguarda direttamente, è la radica di molte patologie.

Il dialogo con gli adolescenti

Anche nel rapporto con l’adolescenza l’adulto presume una superiorità, uno scarto asimmetrico + l’adulto invidia e ha

paura di quest’età xchè l’adolescente possiede una carica eversiva che lo spaventa, ma anche ammira

I genitori dovrebbero comprendere che il ruolo di educatore si realizza compiutamente solo a condizione di rapportarsi

dialogicamente con gli educandi + consapevolezza che la dipendenza del giovane verso l’adulto impone un grado di

rispetto superiore a quello che si dovrebbe manifestare in un rapporto alla pari. Spesso i comportamenti educativi sono

riconducibili a un liv di ereditarietà: occorre riflettere sui comportamenti sbagliati e proporre modelli di riferimento. I

rapporti con gli adolescenti sono così complicati xchè quando il giovane si rivolge all’adulto risveglia in lui ricordi del t

in cui aveva la sua stessa età.

Un’ulteriore complicazione sono le paure degli adulti (invecchiare, morire, perdere ciò che si possiede): campo di

timori che si estende a coloro che circondano l’adulto. L’adulto è un essere di paura che si rifugia nella logica e

razionalizzazione soffocando l’intelligenza creativa che i giovani ancora sanno esercitare. Chi si occupa di adolescenti,

intervenendo maldestramente sotto la spinta di paure, può complicare ulteriormente il travaglio adolescenziale: è

necessario disporsi all’atteggiamento dialogico, centrato sul bisogno di accoglienza, ascolto, comprensione proprio

dell’adolescente, riconoscendogli il diritto di opinione e parola su tutto.

Per saper ascoltare autenticamente sono necessari: comprensione degli altri, capacità di autocritica, ascolto accogliente

e rispettoso, sostanziato dalla conoscenza dei problemi propri dell’età. L’ascolto necessita di un fondo sentimentale

adeguato:il giovane deve sentirsi amato x quello che è, con le inadeguatezza che incontra nel misurarsi con sé, con gli

altri e il mondo. I genitori devono continuare ad amare il figlio e non + il bambino che sta sfuggendo da loro.

Comunicazione come coinvolgimento di tutti gli interessati

L’educazione è un processo comunicativo che coinvolge tutti gli attori della scena comunicativa; ancora oggi l’adulto

continua a sentirsi investito di una saggezza esistenziale ed esperienza di vita con cui giustifica una sorta di presa di

distanza da bambini e adolescenti.

Tra gli esseri umani si instaurano correnti comunicative inconsce che influenzano l’insieme delle condizioni di vita: le

generazioni adulte devono prendere atto della presenza di questi fenomeni, non è facile (scarsa diffusione di cultura

pedagogica, rifiuto della psicoanalisi da parte di molti intellettuali, carattere inconscio di questa comunicazione). Non è

possibile mascherare a lungo con le parole ciò che sentiamo veramente: se il linguaggio dell’inconscio non si esprime a

parole, allora il corpo comunica a rivelarlo (rischio di disagio psichico e malattia somatizzata).

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Dire e ascoltare come processo condiviso

Il fine di ogni processo educativo è il raggiungimento di un traguardo di autonomia con la conquistata

realizzazione di aspirazioni e potenzialità personali, ciò si realizza solo se i sogg di educazione sono rispettati nelle

loro identità e come persone con pari dignità (dire e ascoltare sono gli elementi chiave di un’educazione come

comprensione/condivisione).

Al dialogo fattivo in campo educativo è necessario il costante ricorso alla verifica di sé e critica delle condizioni di

comodo che spesso occultano la difesa dei propri interessi. Occorre privilegiare la dimensione dell’ascolto, basata su

consapevolezza e conoscenza profonda dei meccanismi psichici inconsci e consci che regolano la nostra vita interiore e

sociale.

C.4 EDUCAZIONE COME CO-EDUCAZIONE

Tra i soggetti il “soggetto”

Il sogg in educazione è + sogg di chi entra in rapporto con lui, è necessario il rispetto x quello che è: il vero adattamento

alla vita sociale e realizzazione di un io equilibrato sono possibili solo se ognuno è libero di perseguirli secondo le

proprie inclinazioni esistenziali. Il bambino ha bisogno di una relazione di rispetto verso la sua persona e di essere

considerato un sogg nella comunicazione del desiderio.

Il ruolo dei genitori

Considerare la relazione educativa come la risultante di uno scambio biunivoco tra genitori e figli. Sono i giovani il

centro e il fine dell’educazione: il ruolo dei genitori dovrebbe essere giocato nella consapevolezza che la responsabilità

cui non possono sottrarsi deve comprendere la percezione del significato di essere sogg tra sogg.

Un bambino nascendo trasforma 2 adulti in genitori, è lui che crea i propri genitori e ne definisce il ruolo. Nei

confronti degli adolescenti, i genitori devono accettare di essere allontanati restando contemporaneamente presenti e a

disposizione (sapersi de-genitorializzarsi). Attraverso un sincero rapporto comunicativo in molte situazioni difficili, è

possibile offrire ai sogg in educazione qualche uscita di sicurezza.

Dolto riconosce la complessità del ruolo educativo delle famiglie all’int di una società che non manifesta le dovute

attenzioni ai bisogni dell’infanzia (non si danno che spazi occasionali x la formazione dei genitori) + presa in atto della

trasformazione dei nuclei familiari. I genitori avvertono il venir meno del loro prestigio e autorità, interpretata come

autoritarismo, si è in presenza di una vera deflagrazione delle strutture tradizionali. In passato l’appartenenza ad un

nucleo familiare induceva sensazioni di sicurezza, ora non +, xchè spesso la famiglia è sradicata dal contesto + vasto in

cui vive (la causa è la costrizione all’anonimato che caratterizza gli spazi urbani e fenomeni migratori = instabilità e

mobilità).

Altro nemico che determina in modo negativo i rapporti familiari sono i media elettronici (uso del pc e internet): abilità

facili da apprendere, xciò bisognerebbe diffondere nelle scuole gli insegnamenti informatici, ma con la consapevolezza

che si tratta di insegnamenti strumentali non così decisivi come altri che la tradizione aveva consolidato. Provocano

l’isolamento delle persone che impoverisce gli scambi colloquiali in famiglia, la realtà con cui si viene a contatto è

virtuale e rarefatta. Per Dolto TV e radio impongono fantasmi perturbanti, mettono la famiglia in un ruolo parassitario,

senza conversazione. La famiglia si è trasformata, è in continuo movimento, ma i bisogni fondame

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Publisher
A.A. 2000-2001
9 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ankh79 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Azzolini Orfeo.