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PARTE PRIMA

Una didattica senza fretta (Erika D’Ambrosio)

L’organizzazione della didattica è fortemente influenzata dai modi della strutturazione temporale e della

disposizione spaziale all’interno della classi e della scuola. Il contesto accogliente è base sicura per il

bambino nel suo percorso di conoscenza.

La variabile tempo gioca un ruolo significativo nel processi di apprendimento: veicola un preciso progetto

educativo e una determinata visone dell’educazione. Il bambino trascorre molto tempo a scuola che è di

apprendimento, ma anche di crescita affettiva, sociale e morale.Vi sono poi diverse modalità di acquisizione,

diversi tempi di risposta, di apprendimento. A scuola il bambino può avvalersi dell’esperienza/appoggio dei

compagni e dell’insegnante in funzione di scaffolding in accordo con le sue fasi di sviluppo. Una didattica

senza fretta che non corregge l’errore necessariamente quando si presenza, ma attende il momento più adatto

in relazione agli obiettivi raggiunti dal bambino. Così si rispetta lo sviluppo personale. In quest’ottica la

conquista dell’alfabetizzazione passa in fasi di scrittura spontanea che permettono a ciascuno di cimentarsi

con scritture non convenzionali che accrescono il piacere dello scrivere senza appesantire l’apprendimento.

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Così ognuno può arrivare con i propri tempi, alla scrittura convenzionale. Qui il ruolo del docente è guida

verso una scrittura grammaticalmente migliorabile.

Questo implica una gestione flessibile del tempo, modificando in itinere le attività programmate al fine di

mantenere alta l’attenzione ponendo al centro della scuola il bambino. Fondamentale è osservare le

dinamiche che si instaurano in classe. Il ritmo delle attività deve essere adeguato/equilibrato per la classe,

introducendo con gradualità i lavori più impegnativi rispettando i tempi dei bambini. Devono esserci dei

momenti di transizione per consentire a tutti i bambini di arrivare. Lo stesso dovrebbe valere anche per il

passaggio tra tempo strutturato e tempo libero non lasciando che i tempi siano fissati dal suono di una

campanella, ma dal lavoro e dalle esigenze dei bambini.

Scuola attenta al bambino: dalle sua richiesta elaborata di arriva all’apprendimento. Il docente non deve

intervenire immediatamente per non bloccare la domanda che potrebbe nascere, quindi non deve nemmeno

imporre nelle discussioni, una strada prefigurata per arrivare a un apprendimento reale e significativo.

L’insegnante monitora l’attesa arrivando ad una scoperta graduale. E’ in questo tempo vissuto nella sua

ricchezza che si può costruire e pensare.

Nell’ambito della scrittura ciò può significare di partire dall’espressione del vissuto personale con la propria

scrittura per poi costruire con il tempo un sapere. Bisogna “sprecare tempo” nello sperimentare una scrittura

non alfabetica per giungere ciascuno con il suo tempo a quella convenzionale, senza forzarli.

Conquistata una risposta ad un problema, l’insegnante può riprenderla ed elaborarla in modi diversi

soprattutto per farla capire a chi era indeciso. Per essere interiorizzato: ribadire il concetto, a costo di lasciar

cadere le nuove proposte se tutti non hanno compreso per non bruciare le tappe. Le domande di chi non ha

compreso vanno rilanciate alla classe perchè il ruolo dell’adulto è fare il punto della situazione, stimolando,

rilanciando, riorganizzando le proposte. Ma è anche il concedere tempi di stare in silenzio a pensare, prima

di dar loro la soluzione (genera suspense e interesse). Capire l’importanza di lasciar pensare i compagni, così

il tempo diviene educativo perchè insegna ai bambini ad attendere che gli altri camminino con loro nella

conquista della conoscenza.

Inoltre i bambini hanno bisogno di abitudini (routines) per essere rassicurati all’interno di una gestione del

tempo scandita. Durante l’intervallo sono i bambini ad avere il copione; anche la mensa è momento

pregnante per il suo carattere rituale che consente anche un dialogo informale tra bambini e insegnanti. Altro

momento rituale è quello del gioco dove i gruppetti dei bambini molto probabilmente rimangono costanti.

Aspetti rituali vi sono anche all’interno delle stesse attività didattiche. Il loro tempo a scuola è anche carico

di implicazioni emotivo-affettive che si compone di piccoli gesti. L’insegnante deve saper programmare

attività interessanti e usare i tempi dosandoli in modo che ogni insegnamento diventi significativo. Ci si può

ritagliare anche un tempo per ripensare al percorso fatto insieme (implicazioni emotive e metacognitive).

In quest’ottica si scrive avendo ben chiaro lo scopo, usando diverse tipologie testai corrispondenti ai diversi

obiettivi. Educare a leggere non è accompagnare in un processo di acquisizione delle tecniche di lettura, ma

condurlo in un mondo di libri dove lasciare il tempo per sfogliare, scegliere, guardare.

!

Gli spazi della didattica (Serena Orilieri)

La relazione insegnante-allievo viene prima di tutto, deve essere vera con una mutua disponibilità ad

ascoltare l’altro. Un aspetto dello stare bene a scuola è riferito agli spazi della relazione perchè all’interno di

essi di costruisce la propria personalità. L’ambiente ha influenza su atteggiamenti, interessi, impegno e

rendimento. Gli spazi che i docenti predispongono (come anche i tempi e materiali) sono “pezzi di loro”

caratterizzate dal loro carisma che vengono messi a disposizione e, per questo, importanti. Lo spazio proprio,

poi, di ciascuno studente è importante facendo parte di un desiderio di creare un luogo per riempirlo con la

propria storia. L’aula è il luogo dove si vive gran parte dell’esperienza scolastica in una dimensione

relazionale, psicologica e fisica.

Bambini passano dall’Infanzia dove il gioco è basilare, alla Primaria dove questo è confinato in un angolino.

Il gioco è un corpo in azione nello spazio tra le cose, un movimento alla ricerca del piacere di fare,

conoscere, scoprire. Queste sono esperienze che vanno fatte evolvere, valorizzate, esplorare l’ambiente per

raccogliere cose utili e inutili, ma che suscita interesse.

Spazio alla lettura, al disegno, alla scrittura: scelta dei testi con attenzione alle richieste, interessi, di quello

che già sapevano dei libri. Idea di lettura come piacere profondo. Esperienze semplici per avere un

atteggiamento positivo nei confronti dei libri. Una prima opportunità del bambino di tirare fuori tutto ciò che

sa è il disegno. Per la scrittura dobbiamo permettergli di essere partecipante attivo nell’insegnare a se stesso

a scrivere: lasciamolo scrivere come si immagina che possano comporsi le parole, anche in un sistema non

alfabetico perchè possa scoprire con i suoi ragionamenti/teorie che il suo sistema non è quello convenzionale

3

per trovare valide ragioni per sostituirlo. La scrittura non è copia di un modello esterno: impedendogli di

scrivere e obbligarlo a copiare impediamo di scoprire da solo, gli impediamo di imparare (Ferreiro).

L’apprendimento della lettura-scrittura deve essere un’acquisizione concettuale: importante che sia lento e

non forzato; è bene che ognuno vi giunga con una sensazione di felicità e successo.

Idea di corrispondenza può essere occasione per trasmettere un’immagine di scrittura come strumento di

comunicazione, modo per comunicare con compagni, amici, insegnanti, classi, scuole. Questo è fortemente

motivante (vedi esempi lettere inviate). Bisogna poi cogliere le problematiche dei bambini per essere

rilanciate.

Gli spazi della scuola devono essere testimonianza dell’esistere dei protagonisti. Realizzando reti di scambio

di esperienze per essere divulgabili, trasmissibili, confrontabili. Non solo di prodotti definiti, ma anche

soluzioni individuali, anche insuccessi, dubbi…sono elementi preziosi da riconoscere. La documentazione

può avvenire:

per i singoli alunni e per la classe, per sfogliare la loro esperienza in un atteggiamento non giudicante, ma è

• anche momento per riguardarsi, ricordarsi di sé, fare progetti. Importante conservare le tracce dei vissuti e

delle conquiste (vedi quaderno delle cose belle: archivio personale delle cose significative)

per il team, per tentare di produrre una documentazione finalizzata ad interrogarsi insieme su quanto

• avveniva nel processo di insegnamento - apprendimento

Educazione come passaggio dall’informazione alla conoscenza (lavoro educativo). Però a volte è esclusa

l’attenzione agli aspetti dinamici dell’attività didattica e alla combinazione degli aspetti fisici, concreti.

Ancora oggi si ha una definizione di spazio delle discipline con una comunicazione gerarchica e trasmissiva,

così come la rigida frontalità dell’arredo, i bambini non si spostano senza permesso: didattica fondata sul

controllo dell’ordine, apprendimento meccanico di contenuti trascurando un’azione didattiche si compie

anche nell’articolazione creativa e significativa dello spazio. Tutti i tempi a scuola sono educativi perchè in

essi l’alunno cresce. Strutturare lo spazio riflette tutto questo.

!

La relazione didattica alla base dell’apprendimento: considerazioni e vita vissuta (Sara L’Assainato)

Relazione educativa: motore dell’apprendimento in grado di generare importanti cambiamenti rispetto la

percezione di fare scuola e gli attori che la vivono. La relazione è motore della didattica, attraverso una

relazione autentica si potrà delineare l’apprendimento. Apprendere significa modificarsi con una gestione

significativa dell’errore.

La chiarezza non è la piattezza di semplici nozioni, ma la consapevolezza di un percosso che si sta

costruendo. L’errore viene vissuto dalla maggior parte dei bambini come evento traumatico, da evitare

assolutamente. Se però vediamo la scuola in un’ottica socio-costruttivista l’errore è evento importante da cui

muovere per dare senso ad ogni apprendimento: l’insegnante può intervenire singolarmente sull’allievo

oppure rivolgerlo alla classe. L’ostacolo più complesso da superare è la paura nei confronti dell’errore: fare

in modo che lo vivano serenamente e che accettino di sbagliare come step necessario per andare avanti.

Il bambino va considerato fonte inesauribile di conoscenze che devono essere scoperte, incoraggiate e

stimolate per accrescere la motivazione ad apprendere: uso di una metodologia che pone il bambino così

inteso al centro del percorso di apprendimento. Insegnamento come guida per stimolare il bambino ad

apprendere in modo autonomo. Rinunciando ad un indottrinament

Dettagli
A.A. 2014-2015
14 pagine
8 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Diana Artemide di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica della lettura e della scrittura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Teruggi Lilia Andrea.