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Cap.2 LA SCRITTURA PROFESSIONALE "FONTE" PER LA CONOSCENZA DELL'INSEGNAMENTO pag. 59
Solo di recente gli studiosi hanno iniziato a considerare la testimonianza una fonte attendibile per la ricerca scientifica. Costituire il sapere didattico mediante la testimonianza (orale o scritta) degli insegnanti può ritenersi pertanto un itinerario perfettamente in linea con i nuovi orientamenti dell'epistemologia contemporanea.
Cap 2 - Parag.1 - OLTRE IL DIRE PROFESSIONALE p.58
In generale, del sapere esperienziale, messo in atto durante le attività del quotidiano fare scuola, non si parla, in quanto la nostra cultura tende a svalutare proprio i saperi pratici poiché visti solo come semplice routine quotidiana. Eppure le routine didattiche sono le linee portanti delle imprese educative in tutte le società occidentali. Chiedere agli insegnanti di raccontare le esperienze scolastiche si configura proprio come un dispositivo euristico che facilita la
conoscenza dell'insegnamento, inoltre non bisogna dimenticare che quasi tutta l'attività didattica è incentrata proprio sulla parola. Ma bisogna anche dire che le istituzioni formative fanno poco per l'apprendimento di questa abilità linguistica, cioè di quel saper parlare volto a sostenere le proprie idee, ad argomentare le proprie opinioni, le proprie tesi di fronte ad altre persone. Come diceva Don Milani "per andare in Parlamento bisogna impadronirsi della lingua". E del resto non è difficile usare la parola per descrivere l'esperienza didattica poiché l'insegnante, sia per fare gruppo, sia per ripensare al proprio lavoro che per avere sostegno nell'attività professionale parla di tutto e volentieri di sé e del suo lavoro con i colleghi. In effetti, la difficoltà maggiore sta nel tradurre le esperienze in concetti, in idee, che si trasformano poi in conoscenze da trasferire in
altre situazioni didattiche. Tra le altre cose, parlare di sé, del sé professionale, rafforza l'identità individuale; la quale, a partire da Locke, (la questione dell'identità individuale o personale) è stata legata proprio alla questione della memoria.
Euristico nel linguaggio scient., detto di ipotesi che viene assunta primariamente come idea direttrice nella ricerca dei fatti, e del metodo stesso di ricerca così condotta: mezzo e., in senso lato, mezzo di ricerca.
La memoria, specie quella autobiografica, è ciò che fornisce agli individui il senso della propria collocazione nel tempo collegando passato, presente e futuro in una rete di vissuti, in effetti, essa permette di richiamare eventi e fatti che abbiamo personalmente vissuto.
Si tratta di memoria dichiarativa ed esplicita in quanto il nostro vissuto può essere descritto mediante il linguaggio verbale o scritto.
La memoria professionale diventa così
L'esercizio che mette in scena il suo autore e ne lascia intravedere l'identità professionale. Parlare a se stessi e di se stessi è, certo, un discorso che rischia omissioni, ma è anche rivolto a darsi ordine e senso e quindi a dare consistenza ad un nuovo io, più consapevole di sé e della sua storia. Tuttavia la parola è spesso carica di elementi legati alla dimensione emotiva e al contesto e per questo non riesce a rendere, in pieno, l'esperienza didattica, cosa che invece può riuscire attraverso la scrittura. Del resto la scuola è il luogo ufficiale della scrittura, eppure l'insegnante parla molto ma scrive poco e quando lo fa, o è alla lavagna, o impegnato in scritture burocratiche sui registri.
Cap 2 - Parag.2 - LA SCRITTURA DEL "TEMPO RUBATO" p.64
È quella scrittura di sé, non burocratica, che l'insegnante realizza in momenti particolari della sua esistenza... una sorta di
faccia a faccia con se stessi. In questo tempo rubato, lontano da controlli sociali e professionali, l'insegnante cerca soprattutto sfogo, riflessione, comprensione, per raccontarsi e raccontare le storie di cui si è reso interprete e protagonista. È un ripensare alla propria pratica professionale per recuperare azioni, emozioni, processi e significati che quotidianamente vive. Ma può anche essere soltanto il semplice fissare le immagini di una vita, quella professionale, mentre il tempo fugge. Scrivere come esercizio del "silenzio che dice" è un prendersi cura di sé, è disporsi a nuove avventure interiori. Scrivere, per darsi tempo nel decidere e per darsi pazienza. Ma è anche un vedere e rivedere come la professione educativa sia frequentemente minata da fattori estrinseci, come i risultati che riesce o non riesce a raggiungere, sia dalla propria esistenza personale. Ma vi è anche, in chi scrive, quasi una tensioneCostante a rinnovare le ragioni dell'interesse verso il proprio lavoro. Secondo Bruner, lo studio delle narrazioni autobiografiche è fondamentale per la ricerca psicopedagogia. In tali narrazioni viene messo in evidenza come l'aspetto più significativo di questi resoconti non riguarda i contenuti narrati quanto piuttosto l'informazione sul modo in cui la persona riesce a organizzarli. Naturalmente, ricapitolare e riorganizzare la propria vita in una narrazione scritta richiede che la creatività e l'originalità personali siano inquadrate nella cornice culturale a cui la persona appartiene. Il che significa permettere all'insegnante di risignificare, (ri-dare significato alla) la propria identità professionale. La risorsa autobiografica si manifesta soprattutto nella capacità del singolo di cogliere immagini che spingono al di là delle sue paure, e che costringono a fronteggiare l'indicibile delle
situazioniprofessionali concrete. È una scrittura che usa le parole, ma le riscopre, anche, e le rimette al servizio dell'io e fa dire loro il segreto della vita interiore, liberandola, potenziandola. Lo studio della scrittura professionale mira ad evidenziare la conoscenza che si impara dalla pratica e quindi, a dare valore al processo stesso della formazione e meno al prodotto, ovvero aquella forma di conoscenza che viene generata nei contesti pratici. Attraverso tali pagine, assume valore anche la vita emotiva, nell'agire professionale dell'insegnante. È prendere coscienza delle proprie emozioni, delle proprie frustrazioni nella gestione della classe scolastica. In questi ultimi decenni si è riconosciuto, alle emozioni, un ruolo importante per quanto riguarda le operazioni cognitive. In pratica, la parte del nostro cervello responsabile delle emozioni è in grado anche di inibire, ostacolare o favorire il corretto funzionamento della parte
deputata al pensiero razionale. Diventa allora importante imparare a gestire efficacemente le proprie emozioni in modo da potenziare le proprie capacità cognitive e razionali. Goleman ha definito l'intelligenza emotiva come la capacità di motivare se stessi, di persistere in un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e modulare i propri stati d'animo. Conoscere le proprie emozioni permette di governarle e guidarle nelle direzioni più vantaggiose. La memoria non fa affidamento solo sulle capacità mentali, ma si affida anche alle cose e agli oggetti per ricordare: oggetti che al loro interno racchiudono esperienze passate. Dunque, la memoria autobiografica non è formata solo dai ricordi lucidi, ma anche da tutti quei ricordi che risultano accessibili mediante una molteplicità di processi che emergono dalla sensibilità interpretativa della persona che ricorda e attraverso la trama.
delleassociazioni che usa fare:col sentire odori familiari, con il riguardare colori, col risentire suoni noti e soprattutto col rivederetradizionali oggetti di scuola.Scrivere,alla fine, non permette di guardare solo ciò che avviene intorno all’insegnante, maanche ciò che avviene dentro di lui.Scrivere è osare dire io;
è prendere il proprio posto nell’azione;
è riappropriarsi della propria soggettività.
è la creazione di un io tramite parole.
Oggi sono molte le donne che scrivono, ciascuna a modo suo, tutte a partire dalla stessa necessità econ lo stesso scopo: la creazione di un “io” grazie e in virtù della scrittura. E tutte scrivono con lostesso obbiettivo. In positivo: x far sì che la loro vita diventi un racconto o un romanzo; in negativo: x inventare personaggi che personifichino le loro più oscure tentazioni e le vivano al loroposto.
L’ultimo punto, forse il
più importante, è quello che la scrittura del tempo rubato è anche undispositivo utile per la formazione delle professioni educative, anzi,la scrittura del tempo rubato ha una forte ricaduta formativa in quanto innesca processi diautoanalisi, di introspezione, di riflessione e consente di ripercorrere la storia personale marcandonegli elementi significativi che l’hanno connotata.
La “formazione esperienziale” si inserisce in quel movimento degli anni ‘70/’80 in cui grazie allosviluppo dell’educazione permanente, il modello dominante della semplice trasmissione delleconoscenze viene superato.
Si tratta in effetti di un atto di autoformazione e come tale va valorizzato, esteso, fatto divenirenuovo paradigma della formazione contemporanea.
Una professionalità consapevole, critica, responsabile si acquisisce non sono attraversol’approfondimento o l’acquisizione di saperi disciplinari e metodologici, quanto piuttosto
attraverso un costante esercizio di procedure di revisione critica delle esperienze vissute. La pedagogia della scrittura professionale non burocratica e quindi, quella del tempo rubato, aiuta il professionista a prendere in carico il proprio sé, lo rende capace di pensarsi liberamente, favorisce il piacere di produrre conoscenze in prima persona a partire dalla propria esperienza professionale. In sintesi, la scrittura sollecita e abitua l'insegnante a: - coltivare la pensosità e la lentezza introspettiva (coltivare il pensiero); - ascoltare se stesso per essere capace poi di ascoltare l'altro (l'allievo, anche se poi il processo non è unidirezionale); - delineare attraverso gli eventi un senso in modo consapevole, critico e responsabile; - dare al processo formativo un traguardo personale. Da qui, brevemente, alcuni obiettivi: - scoprire, conoscere e potenziare i livelli di motivazione; - affinare la consapevolezza del ruolo delle emozioni.colleghi e dei clienti; migliorare la comunicazione interna ed esterna; facilitare la condivisione di informazioni e conoscenze; favorire la collaborazione e il lavoro di squadra; ottimizzare i processi di lavoro; aumentare l'efficienza e la produttività; favorire l'innovazione e lo sviluppo di nuove idee; migliorare la gestione del tempo e delle risorse; favorire la flessibilità e l'adattabilità all'evoluzione del mercato; migliorare la soddisfazione dei clienti e la qualità dei prodotti/servizi offerti; favorire lo sviluppo professionale e personale dei dipendenti; migliorare la reputazione e l'immagine dell'azienda; favorire la responsabilità sociale e l'impatto positivo sull'ambiente.