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Il linguaggio è un sistema di comunicazione.
L’italiano, il francese e lo spagnolo sono delle lingue romanzate che differenziano la parola
lingua e la parola linguaggio.
Ci sono diversi tipi di linguaggio: linguaggio non verbale e il linguaggio naturale. I linguaggi non
verbali sono il linguaggio sensoriale come i segnali stradali, il linguaggio dei sensi, il clacson, i
fischietti e gli altri linguaggi come l’informatica, ad esempio con la codifica o le emoticons.
Il linguaggio naturale è invece la lingua che utilizziamo per parlare.
Ferdinand De Saussure era uno studioso genevrino che si dedicò alla linguistica. Egli non scrisse
alcun libro, ma una grandiosa opera giunta a noi è il “Corso di linguistica generale”, una raccolta di
appunti trascritti dagli studenti che parteciparono alle sue lezioni.
Secondo Saussure la lingua è un sistema di segni, che esprimono idee, costituito da elementi
esterni ed interni. Egli diede una definizione a langue, parole e langage.
La langue è astratto e sociale, un insieme di significanti. E’ costituita dal codice di strutture e
regole che ciascun individuo assimila dalla comunità di cui fa parte, senza poterle inventare o
modificare.
La parole è concreto e individuale, ossia la maniera in cui ciascun parlante dice un parola.
Il segno linguistico unisce un concetto ad una immagine linguistica. Su questo presupposto
Saussure distingue tra significato e significante. Il segno linguistico (immagine mentale) è
costituito da: significato, ossia l’immagine concettuale, ciò che il segno esprime, ad esempio
“mela”; dal significante ossia l’immagine acustica, ciò che significa, la sequenza fonica che
identifica quell’oggetto, il mezzo utilizzato per esprimere il significato, ad esempio “m-e-l-a”. Il
significato e il significante non sono separabili, sono come due facce dello stesso foglio, quindi
hanno un rapporto diretto.
Le parole possono essere relativamente motivate, trasparenti e opache. Quelle relativamente
motivate sono i composti (come “portapenne”), i derivati (come latte e latticini) o le metafore (come
“sei una volpe”); quelle trasparenti sono ad esempio le onomatopee, il cui rapporto tra significante
e significato è motivato, chiaro e non arbitrario; quelle opache solo quelle parole nelle quali il
rapporto tra significante e significato è immotivato.
LINEARITA’ DEL SIGNIFICANTE : tutti gli elementi si dispongono in fila, formano una sequenza
lineare di suoni (delle sillabe) come ad esempio “c-a-n-e”.
DISCRETEZZA: è possibile segmentare una frase in elementi più piccoli che lo costituiscono, ad
esempio: “Lucia mangia la mela” contiene quattro elementi. Questa frase può essere segmentata
in monemi, unità minime più piccole, ad esempio “Lucia / - / mangi/a” (la “a” indica 3° persona
singolare). La frase può essere scomposta in: LUCIA /-/ MANGI/A /-/ LA /-/ MEL/A .
Potete notare che ci troviamo dinnanzi i lessemi, ovvero monemi che ci danno informazioni
lessicali come il monema “mel” che ci indica il significato che tiene del frutto della mela. Inoltre
abbiamo i morfemi che ci danno informazioni morfologiche, grammaticali, ci informano sulla
funzione della parola all’interno di una frase. Ad esempio sono le desinenze delle parole che ci
danno informazioni sul genere femminile, maschile, singolare, plurale.
ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO: ovvero segmentare i segni linguistici in monemi che
possono essere lessemi e morfemi. I monemi possono essere scomposti in monemi più piccoli. Il
significante di un segno linguistico è scomponibile in unità (morfemi) che sono ancora portatrici di
significato e che vengono riutilizzate per formare altri segni. Ad esempio: “il cane mangia la carne
dalla ciotola” = “IL/ CAN/-E MANGI/-A /LA/ CARN/-E DALLA CIOTOL/-A . Quindi ripetiamo: “can-
e” , la –e indica singolare, maschile; “mangi-a” , -mangi è un espediente grafico che ci indica che la