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Capitolo quattro

Con il battesimo i cristiani già rinunciano agli spettacoli teatrali. Quando veniamo

immersi nell'acqua santa facciamo professione di fede in cristo, rinnegando ogni

potenza avversa. E la potenza satanica nell'idolatria. E se sarà dimostrato che gli

spettacoli trovano completezza nell'idolatria, sarà riconosciuto che la dichiarazione

che facciamo nel battesimo riguarda pure gli spettacoli.

Capitolo cinque

Qui parleremo dell'origine degli spettacoli, delle loro denominazioni e degli dei a cui

venivano dedicati. Per le origini si seguono gli scritti pagani, senza cercare altre fonti.

L'origine dei giochi comincia con i Lidi in Etruria. Dopo aver ceduto il diritto al trono

al fratello in Etruria, gli spettacoli hanno un carattere sacri. I romani presero gli

esperti di queste cerimonie e il nome “lidi” diventò “ludi”. Anche se Verrone la fa

risalire a “ludus”, ovvero scherzo, però riporta questi svaghi ai giorni festivi e ai riti

religiosi. I giochi erano detti liberalia, parola che richiama il culto di Libero, per la

forza e il valore del vino. Poi si ebbero i consualia, in onore di Nettuno chiamato

Conso. Poi gli equiria, dedicati a Marte. Dal dio Conso, divinità del consiglio, si

allude alla libertà data agli uomini di Romolo di procurarsi donne (ratto delle sabine).

Romolo li dedicò poi a Giove, i tarpei dal monte Tarpeo. Poi Numa Pompilio li

dedicò a Marte e alla dea Robigine. Anche gli altri re di Roma li dedicarono agli dei

tutto questo per provare il vizio degli spettacoli, perché discendono da un principio di

idolatria verso altri dei.

Capitolo sei

Tertulliano considera gli spettacoli sacrilegi, anche se dedicati a dei o ai morti. I

giochi nominati prima si celebravano ogni anno, gli altri in onore di nascite di re, in

giorni solenni o feste pubbliche. C'erano i giochi sacri e quelli funebri: i primi

dedicati alle divinità, i secondi ai morti. Sempre collegati al principio di idolatria.

Capitolo sette

Entrambe le origini sono idolatriche e quindi la loro manifestazioni esterna è uguale

perché la base di idolatria gli dà consistenza. I giochi circensi però sono più splendidi

e grandiosi. Si comincia con un corteo magnifico (pompa magna o processione) e

mostra immagini e simulacri come carri, sedili, corone etc... nelle province sfoggiano

meno sfarzo, ma offendono comunque la maestà di dio. Una sola immagine in

processione porta all'idolatria.

Capitolo otto

Tutto nel circo parla di idolatria. Parliamo dei luoghi dove avvengono gli spettacoli: il

circo è dedicato al sole, infatti in mezzo c'è un tempietto con l'immagine del sole. Si

crede che risalga a Circe il primo spettacolo, dedicato al sole perché padre della maga

Circe. Ecco la derivazione del nome e lei, essendo maga, ha sollevato potenze

demoniache! In ogni ornamento del circo si può ritrovare una credenza idolatra:

delfini consacrati a Nettuno, tre altari a tre divinità di Samotracia, un obelisco al sole.

Tertulliano induce il cristiano a riflettere che tanti spiriti diabolici non possono aver

nulla in comune con lui e con dio: un credente può comunque entrare nei templi

pagani senza essere contaminato. Solo se si attaccherà al nostro spirito qualcosa della

corruzione del mondo. I luoghi non ci contaminano di per sé, ma per ciò che vi viene

fatto. I luoghi vengono guastati da quello che ci viene compiuto e noi ne subiamo la

malefica influenza.

Capitolo nove

Anche nei giochi equestri c'è idolatria. I cavalli erano usati in modo naturale e non

avevano colpe. Ma quando i cavalli furono usati nei giochi, divennero da dono di dio

a bene al servizio del demonio. Fu Mercurio ad assegnare i cavalli a Castore e

Polluce; fino agli spettacoli equestri. Ma anche Nettuno (Ippio) a cui si dedicarono

corse equestre. Le quadrighe si riportavano al sole e le bighe alla luna. E il coraggio

di attaccare quattro cavalli al cocchio ad Erittonio, figlio di Minerva e Vulcano.

Il carattere idolatra è anche nei colori di chi guidava le quadrighe: da subito bianco e

rosso, i colori di inverno ed estate, ma dopo li identificarono con gli Zeffiri e Marte.

Idolatra è anche quella che comprende elementi naturali che vengono falsati.

Capitolo dieci

I giochi scenici sono idolatria, come anche l'ossequio ai morti. Le rappresentazioni

sceniche hanno le stesse origini ai giochi e a quelli equestri. Tutto quello che è

elemento esteriore si ritrova anche nella preparazione della scena.

Il teatro è la sede di Venere. I censori cercavano di distruggere per allontanare la

gente dalla corruzione. Pompeo il Grande fece costruire un teatro e per evitare la

critica lo modificò facendolo passare per un tempio dedicato a Venere. Nella parte

inferiore ci fece delle gradinate per gli spettacoli. Così camuffò un'opera sacrilega

sotto il nome di tempio e riuscì ad eludere ogni regola. Fu dedicato a Venere e a

Libero (da qui liberali). Nelle manifestazioni sceniche entrambi sono ben espressi:

nei movimenti del corpo della danza ricordiamo bene la scompostezza e la lussuria di

entrambi. Quanto al canto e alla musica, si richiamano Apollo, Minerva, le Muse e

Mercurio. I demoni hanno favorito l'invenzione degli spettacoli per allontanare gli

uomini da dio.

Capitolo undici

Anche i giochi agonali (ginnasti) sono idolatrici, anche se consacrati agli dei. Le gare

atletiche sono collegate ai giochi precedenti. Anche le gare sono o sacri o si

riferiscono ai morti, si dedicano quindi o alle divinità o ai trapassati. Quindi sono

olimpici (dedicati a Giove, a Roma si chiamano Capitolini) o Nemei; consacrati ad

Ercole. Gli istmici sono dedicati a Nettuno. Il resto delle gare sono per i morti. Il

luogo dove combattono gli atleti è come il circo e il teatro: in certi elementi di lotta,

come l'uso della tromba di guerra, siamo come al circo. Si svolgono certe feste e gare

in onore di una potenza idolatra. Le arti ginniche sono tramandate da càstori, ercoli e

mercuri.

Capitolo dodici

Vedremo l'origine dei gladiatori e di come abbiano principi idolatri. Prima era una

specie di offerta, infatti le parole officium e munus si possono accostare. Con questi

spettacoli gli antichi facevano una cerimonia ai morti, poi dopo li resero meno

crudeli. Prima si credeva che le anime dei morti fossero soddisfatte del sangue

umano, quindi si acquistavano schiavi o prigionieri per sacrificarli. Dopo, questa

crudeltà venne nascosta dal piacere: così i sacrificati venivano addestrati a combattere

per ammazzarsi tra loro. Stabiliti i funerali, li facevano combattere attorno alle tombe.

Le armi non divertivano più, così si ricorse ai leoni per sbranare i sacrifici umani.

Questa offerta ai morti era una manifestazione idolatra. I demoni risiedono negli idoli

dei defunti. Il luogo di queste rappresentazioni è l'anfiteatro.

Capitolo tredici

Ogni idolatria va sfuggita, tutto quello che si riferisce agli idoli va rinnegato. L'idolo

non è reale, ma quello che gli viene rivolto è rivolto al demonio. Che siano defunti o

divinità, noi dobbiamo discostarci, perché non possiamo accostarci al banchetto

divino e prendere parte alla mensa di potenze demoniache. Non dobbiamo

corrompere il corpo, perché certi caratteri si fondono con la nostra anima e a dio

interessa la purità dell'anima piuttosto che dei nostri corpi.

Capitolo quattordici

Alcuni giustificano gli spettacoli affermando che le sacre scritture non vietano gli

spettacoli, che sono però fonte di piacere.

Capitolo quindici

Il nostro spirito rimane turbato davanti alle vergogne dello spettacolo. Ma ci sono

altre gioie contrarie alla natura di dio, che ci ordina di seguire lo spirito santo con

bontà e l'amore, non vanno bene ira, risentimento e rancore. Non si può quindi

assistere agli spettacoli, dove al nostro spirito ha scosse e fremiti di passione.

Il divertimento porta alla passione, quindi ad errori. Chi si mette fra gente diversa da

lui, viene a condannare se stesso e approvare i loro stili di vita. Non dobbiamo solo

non fare le cose come loro, ma proprio evitarli.

Capitolo sedici

I cristiani devono stare lontani dal circo, luogo di rabbia e follia. Qui il popolo corre

agli spettacoli in preda a frenesia, passione ed eccitazione. C'è pazzia collettiva nel

vedere un fazzoletto cadere per dare il via. Tertulliano vede anche nel fazzoletto

l'emblema del demonio! Qui nascono risse e litigi, tutto quello che va contro la pace e

l'amore. Si sentono imprecazioni e ci si odia senza motivo. Essi non appartengono più

a se stessi. Dio vuole che amiamo anche i nemici.

Capitolo diciassette

Di nuovo con i teatri, luoghi impuri e disonesti. Anche qui dobbiamo tenerci alla

larga da scompostezza e abbandono. È un insieme di immoralità: mimo di gesti

ridicola, donne che recitano perdendo ogni dignità e pudore. Donne corrotte, sotto gli

occhi di tutti. Dio condanna ogni manifestazione e parola non buona.

Capitolo diciotto

Anche tragedie e commedie hanno qualcosa di illecito ed empio. Se disprezziamo la

letteratura profana, dobbiamo proibire anche le rappresentazioni che ripetono la

letteratura e mettono in scena elementi di ridicolo, forza e violenza.

Le tragedie che rappresentano azioni atroci o violente passioni non sono meno

tollerabili delle azioni stesse. Non si possono nemmeno accettare a parole. Non si

possono approvare occupazioni sciocche, manifestazioni di forza o abbellimenti del

corpo. Anche la palestra è diabolica, ci sono i movimenti dei serpenti (troppo sinuosi

e peccaminosi).

Capitolo diciannove

Ora tocca all'anfiteatro, luogo di crudeltà. Se abbiamo carattere di crudeltà ed empietà

andiamoci, e divertiamoci con il sangue umano se quelli che vengono puniti sono

colpevoli. Ma un uomo per bene non può provare piacere dal supplizio di un altro, ma

provare rammarico e dolore per chi si è reso colpevole da meritare una simile pena.

Nessuno può garantire che siano colpevoli. Meglio non sapere quindi quando i

malvagi vengono puniti. Alcuni gladiatori sono innocenti ma condannati per il

piacere del pubblico. E come possono espiare, se si rendono assassini?

Capitolo venti

Cercheranno di difendere gli spettacoli e bisogna opporsi. Alcuni affermano che nelle

sacre scritture non si proibisce ai cristiani di andarci. Uno affermava che dio dal cielo

vede tutto ma niente lo contamina. Dio vede i nostri errori, vede i nostri inganni e per

questo non si va agli spettacoli, per non farci vedere. Ma fuori da questi luoghi

(teatro, circo etc...) non ci abbandoneremo a follie e crimini perché dio vede ovunque

e noi saremmo sempre in errore.

Capitolo ventuno

Gli idolatri, che non conoscono dio, che

Dettagli
A.A. 2017-2018
9 pagine
4 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/05 Discipline dello spettacolo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elisa.bruno.50 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti dello spettacolo tecnologico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Lenzi Massimo.