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CANTO XIX: LA CORRUZIONE DEL PAPATO

La terza bolgia dell'ottavo cerchio è una parte molto importante perché per la prima volta Dante affronta il tema della corruzione del papato/chiesa che sarà ricorrente anche dopo l'Inferno (presente anche nel Purgatorio).

Il papato era vittima di un'enorme corruzione in quanto i membri del clero trascuravano i doveri spirituali e si preoccupavano della dimensione terrena, esercitando e incrementando il loro potere temporale. I Papi, secondo Dante, si comportavano come dei 'semplici principi' che cercavano di aumentare il prestigio della loro autorità, dei loro domini territoriali e si scontravano con i nemici.

Questo aspetto è visto da Dante come una forma di corruzione ma soprattutto di usurpazione (il primato del governo dovrebbe spettare all'imperatore e non al Papa) che è dannosa e sacrilega perché va contro il volere di Dio (secondo Dante è stato Dio a dare).

all'imperatore il compito di governare gli uomini). Il motivo di questa poca ammirazione nei confronti del papato è dovuta a una vicenda passata: nel corso della sua vita Dante ha incontrato 14 papi (= furono eletti 14 papi); ne nomina solo 9, di cui 1 viene citato nel Paradiso -> Giovanni XXI (grazie alla sua attività filosofica). Gli altri 8 papi verranno citati tra il Purgatorio e l'Inferno, soprattutto nel canto XIX. (Niccolò III, Bonifacio VIII e Clemente V) I SIMONIACI È la categoria di peccatori che riguarda la corruzione del papato. Questi peccatori prendono il nome da un personaggio degli atti degli apostoli. Nella Palestina giunsero gli apostoli Pietro e Giovanni che convertirono al cristianesimo gli abitanti di questa città e li battezzarono, compreso Simon Mago (mago di questa città), il quale vide Pietro e Giovanni che con la sola imposizione delle mani infondevano lo Spirito Santo in coloro che battezzavano. Simon Mago

Mago offrirà loro dei soldi per poter acquistare questo potere ma venne cacciato. Il Simoniaco, quindi, è colui che compra/vende cose sacre (materiali e spirituali). Dante indica simoniaco chiunque sfrutta l'autorità religiosa per fini temporali e politici (cupidigia, avidità e frode), che a quei tempi aveva raggiunto il vertice più alto: la Chiesa.

VIII CERCHIO E III BOLGIA

Il fondo di questa bolgia è piena di buche (molto affollata = tanti sono gli uomini di Chiesa che hanno questa colpa) perché le anime sono conficcate a testa in giù e si vedono solo i piedi, legambe che sono avvolte dalle fiamme le quali bruciano i piedi stessi (provocando movimenti convulsi perché tentano di spegnere il fuoco). Le fiamme stesse sono un richiamo dello Spirito Santo e un rovesciamento della Pentecoste, le quali invece di essere un dono di Dio, sono una punizione.

Sono anime che hanno rivolto la loro vita alla vita terrena, anteponendola a Dio.

quindi persempre il loro sguardo sarà rivolto verso il basso; 2. Dante può aver dato questa pena come a voler significare una violenta caduta dall'alto che ha fatto conficcare le anime nel terreno (come la caduta di Lucifero), una caduta metaforica che significa la non grazia da parte di Dio. 3. La morte di Simon Mago, raccontata nei Vangeli apocrifi (quelli non ufficiali per la Chiesa). Simon Mago arriva a Roma e si guadagna notorietà come mago, ottenendo l'interesse dell'Imperatore Nerone. Pietro sfida Simon a dar prova dei suoi poteri davanti ad un pubblico e a Nerone (al Foro Romano). Simon Mago decide di dimostrare che è in grado di volare e perciò fa costruire un'alta torre di legno. Sale, si getta giù e inizia a volare grazie all'aiuto di alcuni demoni che aveva invocato. San Pietro se ne accorge e con le preghiere caccia via i diavoli. Simon cade violentemente rompendosi le gambe everrà ucciso dalla folla. CANTO XIX vv.40-60 BONIFACIO VIII

Nei primi 40 versi Dante e Virgilio arrivano all'argine di questa bolgia e ad un certo punto l'attenzione viene attirata da una di queste anime. Le fiamme che bruciano i suoi piedi sembrano più intense e i suoi piedi si agitano ancora di più. Dante domanda a Virgilio i motivi e lui gli concede di andare a parlare con l'anima.

Allor venimmo in su l'argine quarto: qui ci volgemmo e discendemmo a mano stanca girammo e scendemmo verso sinistra fino allà giù nel fondo foracchiato e fondo della bolgia piena di buchi e stretto. Il buon maestro non mi fece scendere dal suo fianco fino a che non mi fece giungere al buco dove quel dannato piangeva e si lamentava con le gambe rotte (Dante lo descrive con ironia).

Io dissi "Chiunque verrà ucciso dalla folla."

tu sia che sei a testa in giù, ohzanca. anima malvagia, che sembri un palo conficcatonel terreno, se puoi parla.’’«O qual che se’ che ’l di sù tien di sotto, Io stavo lì di fianco a quest’anima. come il frateanima trista come pal commessa», che confessa il perfido assassino, il quale, dopocomincia’ io a dir, «se puoi, fa che è stato messo nella buca lo chiama permotto». ritardate l’esecuzione (1)E quello gridò: ‘’Sei già proprio qui Bonifacio?Io stava come ’l frate che confessa Ciò che è stabilito mi ha mentito per molti anni.lo perfido assessin, che, poi ch’è fitto, (2)richiama lui, per che la morte ‘’Quindi tu Bonifacio sei già sazio di quellecessa. ricchezze per le quali hai avuto scrupolo disposare con l’inganno la bella donna (= Chiesa)Ed el gridò: «Se’ tu già costì ritto,

per poi farne scempio?’’se’ tu già costì ritto, Bonifazio? Udite queste parole io divenni come quelli cheDi parecchi anni mi mentì lo restano quasi confusi e incapaci di risponderescritto. perché non capiscono cosa è stato a loro risposto(Dante non capisce e non sa cosa rispondere.Se’ tu sì tosto di quell’aver sazioper lo qual non temesti tòrre a ’ngannola bella donna, e poi di farnestrazio?».Tal mi fec’io, quai son color che stanno,per non intender ciò ch’è lor risposto,quasi scornati, e risponder non sanno.

(1) Dante fa riferimento a una punizione comune di quei tempi, soprattutto nei confronti degliassassini. Per il sicario a pagamento, la punizione è quella della propagginazione, ovvero,venivano messi a testa in giù in una buca che veniva riempita di terra o di acqua.Papa = Assassino; Dante = ConfessoreDante è quindi un cristiano migliore di un

Papa(2) Le anime infernali possono vedere gli eventi futuri e quest'anima sa che dovrà arrivare l'anima di Papa Bonifacio VIII; è stupito di veder arrivare la sua anima così presto. Dante crea quindi un equivoco, facendo pensare che Niccolò III scambi Dante per Bonifacio. A quei tempi Bonifacio VIII era in carica come Papa. Dante vuole far capire la sua corruzione tramite questo equivoco e tramite la capacità delle anime di prevedere il futuro. Si parlerà di Bonifacio nel XXVII canto. Benedetto Caetani (Bonifacio VIII) era appartenente ad una famiglia nobile, considerato l'ultimo grande Papa ad aver sostenuto il principio della teocrazia papale (supremazia dell'autorità spirituale su quella temporale, terrena) per cui tutti, compreso l'imperatore, devono sottostare al potere del Papa.

GIUGNO 1301 Bonifacio VIII chiede a Firenze di appoggiarlo militarmente in una delle sue guerre. Dante si oppose perché non voleva

che il Papa ottenesse una grossa influenza sulla politica fiorentina;

AUTUNNO 1301 Colpo di stato dei guelfi neri, quindi, esilio dei guelfi bianchi (compreso Dante). Bonifacio VIII aveva inviato come pacere Carlo De Valois, il quale aveva aiutato i guelfi neri a vincere su quelli bianchi.

Bonifacio VIII per Dante è: Frode perché Celestino V abdicò a causa di sotterfugi compiuti da Bonifacio; Simonia perché si servì della sua carica papale per favorire la sua cupidigia.

CANTO XIX vv. 61-78 NICCOLÒ III

Virgilio disse: "Digli subito che non sei ciò che lui"

Allor Virgilio disse: "Dilli tosto: crede" e io risposi come mi fu ordinato.

"Non son colui, non son colui che credi";

Per questa mia risposta lo spirito storsee io rispuosi come a me fu imposto. completamente i piedi (= disappunto), sospirando e con voce di pianto mi chiese: "Dunque cosa vuoi sapere di me? Se ti importa"

Che lo spirito tutti storse i piedi; così tanto da sapere chi sono a tal punto da averpoi, sospirando e con voce di pianto, disceso la parete di roccia, bene, sappi che io sono mi disse: "Dunque che a me richiedi? stato Papa e davvero sono stato figlio dell'orsa, sono stato così tanto avido per avvantaggiare gli orsacchiotti che tra i vivi ho messo in tasca le ricchezze e qui nell'inferno ho messo in borsa me stesso (borsa = bolgia)."

Sappi ch'io fui vestito del gran Sotto la mia testa sono trascinati giù coloro che manto; mi hanno preceduto nel peccato della simonia, tutti schiacciati nella fessura della roccia.

E veramente fui figliuol de l'orsa, Là finirò anche io quando verrà colui che i cupido sì per avanzar li orsatti, credevo tu fossi quando feci la mia prima che sù l'avere e qui me misi in

domanda.borsa.Di sotto al capo mio son li altri trattiche precedetter me simoneggiando,per le fessure de la pietrapiatti.Là giù cascherò io altresì quandoverrà colui ch'i' credea che tu fossiallor ch'i' feci 'l sùbito dimando.(1) Con Orsa e orsacchiotti, Dante vuole far capire ai lettori del suo tempo di chi si trattasse,ovvero, colui che apparteneva alla famiglia degli orsini (Giovanni Gaetano Orsini).L'orsa viene anche utilizzata per indicare le colpe del dannato, infatti, era un bestia medievaleche rappresentava l'ingordigia e l'avidità. L'ora, inoltre, è molto attaccata ai suoi piccoli(orsacchiotti) e ciò voleva rappresentare la simonia di Niccolò III che sfruttò la sua caricaper favorire la sua famiglia.CANTO XIX vv. 79-87 CLEMENTE VÈ un personaggio che an

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A.A. 2019-2020
41 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elyballerina di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Navone Matteo.