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COMUNICAZIONE NUMERICA E ANALOGICA
Il quarto assioma attribuisce agli esseri umani la capacità di comunicare sia analogicamente sia digitalmente (vedi Comunicazione analogico-digitale). Quando gli esseri umani comunicano per immagini, ad esempio disegnando, la comunicazione è analogica; quando comunicano usando le parole, la comunicazione segue il modulo digitale. Questo perché le parole sono segni arbitrari che permettono una manipolazione secondo le regole della sintassi logica che li organizza.INTERAZIONE COMPLEMENTARE E SIMMETRICA
Infine, per il quinto assioma, tutti gli scambi comunicativi si fondano o sull'uguaglianza o sulla differenza, dando vita così a processi comunicativi che possono essere simmetrici o complementari. Sono complementari gli scambi comunicativi in cui i comunicanti non sono sullo stesso piano: è il caso della comunicazione tra un dirigente e un dipendente. Al contrario, sono simmetrici gli scambi in cui gli interlocutori.si considerano sullo stesso piano: è questo il caso di comunicazioni tra parigrado. a) È impossibile non comunicare. a) È impossibile non comunicare. b) Ogni messaggio può essere considerato per due aspetti: il contenuto informativo ("numerico") e quello relazionale con il destinatario del messaggio. b) Ogni messaggio può essere considerato per due aspetti: il contenuto informativo ("numerico") e quello relazionale con il destinatario del messaggio. c) Non esiste una precisa punteggiatura della sequenza degli eventi comunicativi: la comunicazione è circolare, e noi vi siamo "gettati dentro" in una contemporaneità di funzione "emittente" e "ricevente", e ne siamo responsabili al pari di altri. c) Non esiste una precisa punteggiatura della sequenza degli eventi comunicativi: la comunicazione è circolare, e noi vi siamo "gettati dentro" in una contemporaneità di funzione "emittente" e "ricevente", e ne siamo responsabili al pari di altri. d) La comunicazione è sempre "numerica" e "analogica": il linguaggio numerico ha una sintassi logica molto complessa e di estrema efficacia (ad esempio la lingua, la tecnica pittorica ecc.) manca di una semantica adeguata a esprimere il tipo di relazione, mentre il linguaggio analogico (in generale, "linguaggio del corpo") ha la semantica ma non ha alcuna sintassi adeguata per definire. d) La comunicazione è sempre "numerica" e "analogica": il linguaggio numerico ha una sintassi logica molto complessa e di estrema efficacia (ad esempio la lingua, la tecnica pittorica ecc.) manca di una semantica adeguata a esprimere il tipo di relazione, mentre il linguaggio analogico (in generale, "linguaggio del corpo") ha la semantica ma non ha alcuna sintassi adeguata per definire.In un modo che non sia ambiguo, la natura delle relazioni.
Ogni messaggio può essere complementare o simmetrico. L'ideale per la comunicazione che visia equilibrio fra gli interagenti, nel senso che ora prevalga uno e ora l'altro. Detto in altri termini: ogni messaggio è portatore, pur senza volerlo, di un sentimento che tende a imporre un certo punto di vista (posizione Up) o di un sentimento che tende a far capire all'altro che il suo parere viene accolto (posizione Down).
Se dunque si prende in considerazione il fenomeno anzi accennato, della decadenza dell'arte amerce da vendere e da comprare, valorizzata nella sua parte concreta di res o symbol, e svalutata e umiliata nella sua valenza simbolica, se dunque si riconsidera tale fenomeno alla luce di questi cinque "assiomi", possiamo agevolmente comprendere che il processo che ha condotto a questo stato di cose non è piovuto dal cielo e non è soltanto il risultato di una cosiddetta
"perdita di valori" o il prodotto della prassi di una "industria culturale", che è per certi aspetti innegabile. Il processo di mercificazione del simbolico, insomma, non è soltanto il risultato del cambiamento di un'etica, che ormai vede nel danaro l'unico metro di ciò che vale, non solo per gli oggetti ma anche per i valori dello spirito (convincimento sul quale, a mio avviso, ci sarebbe sin troppo da discutere – e che io considero, così come solitamente formulato anche nella letteratura sociologica, più un abbaglio o una valutazione distorta, che una realtà). Il 1° ASSIOMA, applicato al linguaggio artistico, non sembra avere bisogno di argomentazioni particolari. Però potrebbe essere utile rovesciarlo: "qualsiasi tentativo di non comunicare è un atto di comunicazione". Questa "comunicazione", come si è visto, contiene in sé quattro elementi fondamentali: chi comunica,il destinatario, un codice espressivo, un canale. Senza questi quattro elementi (ma anche altri, come vedremo di seguito) non c'è comunicazione. Non è sillogismo eristico, a questo punto, dedurre che l'arte deve sempre avere questi quattro elementi, appunto perché è comunicazione, ed è comunicazione appunto perché ha sempre questi quattro elementi.
Il 2° AS S IOM A ci dice che la comunicazione consta di altri due elementi sempre presenti: il contenuto (o "messaggio", o "concetto" o che dir si voglia) e la relazione. Se vi è comunicazione c'è dunque un contenuto: è impossibile comunicare nulla, perché il nostro cervello (che è il centro di elaborazione degli stimoli sensoriali), non riesce a figurarsi il nulla, neppure il nulla metafisico (o almeno, così è finora), anche se del nulla metafisico l'uomo ha un terrore atavico. L'arte dunque è sempre messaggio,
pensiero. È un pensiero diverso da quello filosofico, ma in quanto pensiero può essere espresso con una sintassi, ossia con delle regole, che possono essere inventate dall'artista stesso, oppure già conosciute a tutti, e si riferisce a un senso espresso da una semantica. Ciò significa che, comprendendo queste sintassi e semantica, questo particolare "gioco linguistico" inventato dall'artista, si entra nell'orizzonte di pensiero che egli intende comunicare. Allo stesso modo, ad esempio, i grandi psichiatri riescono a entrare nell'orizzonte di pensiero degli schizofrenici e a comprendere il loro linguaggio che a prima vista potrebbe apparire illogico e senza senso, pur se apparentemente costruito secondo le regole della comune sintassi e semantica. Il secondo assioma ci dice ancora che la comunicazione artistica esprime anche una relazione, ossia il modo con il quale mi sento collegato (com-unicante) con il ricevente. Questo modo può essere benevolo,
conflittuale, confidenziale, rispettoso, irriguardoso ecc. Fatto sta che non è possibile che non ci sia un modo di esprimersi ricollegabile alla relazione: se il modo sarà accademico o se, all'estremo, uno usa il computer per scrivere una poesia randomizzando le parole, apparirà sempre un modo di stabilire una relazione, che in questo caso sarà di assoluta inavvicinabilità, freddezza ecc. Messaggio che ha un contenuto (non voglio comunicare) e anche una relazione (non mi interessi). Per "punteggiatura della sequenza di eventi", il concetto del 3° AS S IOM A, la scuola di Palo Alto intende riferirsi all'impossibilità di stabilire chi sia il primo, all'interno di un processo di comunicazione, a iniziare il processo stesso. Il processo è spiegato come circolare, per distinguere dal processo stimolo/risposta, così come è inteso dalla psicologia comportamentista. Secondo la visione comportamentista infatti,A un certo stimolo segue, da parte del ricevente, una certa risposta, mentre per la Scuola di Palo Alto, in realtà non si può parlare di "emittente" e di "ricevente" come di persone distinte; ogni persona coinvolta nel processo di comunicazione, è sempre, nello stesso tempo, sia emittente che ricevente. In un certo senso, il ricevente stesso influenza, in qualche modo, lo stimolo e il comportamento che l'emittente produrrà nella comunicazione. Qui è importante introdurre un concetto essenziale, che è quello di feedback cibernetico. Se io scrivo un pezzo di musica e alla prima esecuzione il pubblico si alza e se ne va, ottengo un feedback, ossia un'informazione di ritorno. Il feedback diviene cibernetico (dal greco kybernos, il timoniere), se io interpreto questo messaggio e ripenso al mio modo di scrivere musica, in modo da raggiungere l'effetto che volevo ottenere con il mio messaggio. Oppure posso analizzare la
situazione e concludere che il pubblico non ha capito nulla, e deciderò di continuare a scrivere musica nello stesso stile; ma anche in quel caso, in qualche modo, il mio comportamento viene "governato" dal feedback, se non altro perché alla prossima occasione cercherò qualche stratagemma per fare in modo che il mio modo di scrivere musica sia meglio compreso dall'uditorio. Ma non è stato il pubblico a "iniziare" un processo di comunicazione, e neppure il compositore con la sua musica: c'era già, prima che si tenesse il concerto, o addirittura già prima di scrivere la musica, una storia personale e culturale del compositore che lo ha indotto a scrivere in quel modo; c'era nella sua mente un pubblico per il quale scriveva, c'era un clima culturale che intende la musica in un certo modo, c'era un sistema di attese verso la musica del compositore, anche se il compositore si esibiva per la prima volta. Tuttequeste variabili entrano nella comunicazione, nel suo processo, di modo che noi siamo, per parafrasare (ma non più di tanto) Heidegger, come "gettati" nella comunicazione, e dentro di essa siamo allo stesso tempo soggetti e oggetti. Ne consegue, come corollario, che noi siamo responsabili del processo, così come lo sono gli altri individui coinvolti. In ultima analisi, se al pubblico non piace la mia musica, è anche responsabilità mia e non solo "colpa" del pubblico. E, per inciso, non solo per una caduta di valori, per una cattiva educazione musicale nelle scuole, per l'attrazione verso forme di sottocultura che propongono livelli più scandalosi e più vicini ad altri comportamenti (l'irrazionale ludico, la regressione, l'edonismo ecc.).
Il 4° AS S IOM A asserisce che ogni contenuto della comunicazione viene contemporaneamente espresso attraverso due (almeno) modalità: la prima "numerica",
che si riferisce a una sintassi (ad esempio, nella lingua, la sintassi corretta della lingua stessa), e a una modalità "analogica" o "paraverbale", che viene espressa principalmente dal linguaggio del corpo. Se questi due aspetti non sono armonizzati fra loro la comunicazione è ambigua, paradossale, contraddittoria. Il caso di una, ad esempio, che dice di essere molto contento di vederti ma nello stesso tempo continua a fare i fatti suoi e non ti guarda in volto. Nelle espressioni artistiche è facile notare questa congruenza o incongruenza in alcune discipline, ad esempio nel teatro o nella lirica, ed è meno facile ricostruirli in forme dove il corpo umano è assente (un quadro, una poesia scritta). Di conseguenza gli elementi paraverbali devono essere cercati nell'opera stessa, analizzandone la struttura profonda, alla luce del linguaggio espressivo usato dall'artista, della sua semantica, della sua sintassi. L'opera, in questo caso,