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RICERCA SOCIALE SULLA CRIMINALITA':3. Scuola di Chicago. Park, Burgess, McKenzie.criminologia ecologica, delinquenza e città
Ciò che contraddistingue la scuola di Chicago (gruppo di sociologi anni 20-30) è l'uso di una metodologia incentrata sull'osservazione sociale dei fatti e sull'importanza data alla vita quotidiana. L'obiettivo è quello di dare vita a una sociologia empirica che affonda le sue radici in una teoria ecologica, teoria che vede un rapporto di interdipendenza tra ambiente e attore sociale.
Non si studia più l'individuo (indivisibile) ma la persona (con sentimenti, atteggiamenti, ambizioni) nei suoi diversi ruoli in famiglia, vicinato e comunità. Gli ambienti sociali (società) svolgono un ruolo fondamentale, infatti è a questi che la scuola di Chicago riconduce la delinquenza, e non al singolo. La città è il luogo privilegiato da questi sociologi-criminologi, che tentano
da affrontare problemi come quello della mobilità, del controllo, conflitto e disgregazione sociale. Park (1864-1944), uno tra i principali esponenti della scuola di Chicago, nel saggio "L'organizzazione della comunità e la delinquenza minorile" affronta appunto questi temi, sostenendo l'ecologia sociale umana. Parla inizialmente, citando anche l'uomo politico di Aristotele, di una corruzione naturale dell'umanità, in quanto nasce e vive in una società che gli richiede di reprimere i suoi impulsi, società in cui l'uomo impara ad adattarsi nel corso della vita pur non riconciliandosi completamente. Parla di corruzione naturale proprio perché l'essere umano sembra, a suo parere, così inadatto al mondo in cui nasce. Pone l'accento non sull'individuo ma sulla persona, che in quanto tale reagisce
All'ambiente circostante influenzandolo e allo stesso tempo facendosi influenzare da questo. La parte più familiare dell'ambiente sociale dell'uomo è innanzitutto il suo corpo. Dopo la persona dell'individuo l'ambiente più intimo è quello della famiglia (una specie di persona collettiva più ampia) e poi il vicinato [cosiddette relazioni primarie] e la comunità. La delinquenza è per P dovuta a un mancato funzionamento delle organizzazioni della nostra comunità (P sottolinea come la delinquenza minorile necessiti di ulteriore approfondimento). La delinquenza non è un problema dell'individuo ma è un problema del gruppo: riformare il singolo significa trovare per lui un ambiente e gruppo in cui possa vivere, dare libera espressione ai suoi impulsi, sentimenti, desideri.
Studiando la delinquenza nella città di Chicago evidenzia come le bande di ragazzi si siano stabilite per la maggior parte negli
strati sociali più bassi. Queste bande hanno avuto un influenza maggiore su quei ragazzi rispetto a istituzioni come scuola, chiesa e famiglia. Per questo che secondo P i luoghi di svago, di gioco (fondamentali per la socializzazione e crescita del ragazzo) dovrebbero essere collegati il più possibile ad istituzioni orientate alla formazione dei ragazzi. [SCHEDA: THE CITY pubblicata nel 1925 da tre esponenti della scuola di chicago (park, burgess, mc kenzie). studio della città, della vita urbana. Attenzione allo studio del rapporto tra il mutamento della comunità sociale e il tasso di delinquenza minorile nell'espansione dei contesti urbani. Innovazione metodologica: capacità di coniugare metodo quantitativo e qualitativo della ricerca sociale] 4. Sutherland. Criminalità colletti bianchi e teoria dell'associazione differenziale Sutherland (1883-1950) è stato il primo a superare la teoria che spiega la criminalità come qualcosa dicollegato alla povertà o alle condizioni economiche in generale. Mette a confronto e analizza settori mai presi prima in considerazione per sviluppare una teoria generale della criminalità. Prima di arrivare ad una teoria, esamina tutta la letteratura a riguardo. Adotta una metodologia simile a quella della scuola di Chicago (da cui è fortemente influenzato), affrontando come loro temi quali il conflitto culturale, l'isolamento/coinvolgimento, la disorganizzazione sociale. Sutherland sostiene che il comportamento criminale è un processo basato sull'apprendimento, interazione e la comunicazione. Elabora una teoria generale del comportamento criminale (teoria dell'associazione differenziale), insistendo sul fatto che esso viene appreso all'interno di un ambiente sociale. Secondo Sutherland, ogni persona può essere educata ad adottare qualsiasi comportamento sia in grado di seguire. Il conflitto culturale diviene dunque lo strumento principale per spiegare la criminalità.criminalità. Se i valori che apprendiamo sono prevalentemente favorevoli ad atteggiamenti devianti, allora sarà molto probabile, che commetteremo atti devianti, e viceversa. Questo non significa che commetteremo ogni atto illegale, ma che avremo una propensione solo verso quegli atti sostenuti dalle definizioni apprese.
Si evidenzia inoltre come la povertà non sia una causa rilevante della criminalità, concentrando lo studio sui delitti dei colletti bianchi con lo scopo di integrare le teorie sul comportamento criminale. Le statistiche, sottolinea S, non tengono conto dei reati legati agli affari affermando che il delitto sia più frequente tra le classi più povere, per questo non sono da ritenere valide.
S descrive dunque in modo generale la delinquenza dei colletti bianchi esplicitando la necessità di integrare le teorie convenzionali sulla delinquenza con quelle del colletto bianco, obiettivo che le teorie dell'associazione differenziale e
Della disorganizzazione permettono di portare a termine. [white collar crime= espressione coniata da sutherland per indicare i reati incampo economico, politico, professionale.]
5. Albert Cohen. Sottoculture e ragazzi delinquenti‘’ragazzi delinquenti. UnaCohen (1918-2014) pubblica nel 1955 l’operapenetrante analisi sociologica della cultura della gang’’. Cohen è il primo asottolineare che il ragazzo diventa delinquente non da solo, ma in gruppo: sitrovano insieme, grazie a sentimenti condivisi, attività combinate.Critica le teorie psicogenetiche e psicoanalitiche, sostenendo che la13delinquenza non è espressione di un determinato tipo di personalità, ma si puòimporre su qualsiasi personalità se le circostanze lo favoriscono (attraversol’associazione con modelli delinquenti), e definisce incomplete le teorie delladisorganizzazione sociale e del conflitto culturale.
Per comprendere la delinquenza giovanile
È necessaria una prospettiva che faccia interagire questi fattori senza farli escludere. Cohen parla proprio di una sottocultura delinquente (che molto spesso prende le proprie norme dalla cultura circostante capovolgendole) acquisita tramite l'interazione con chi già la condivide e incarna. Sottocultura che in quanto tale è mantenuta anche nelle generazioni future, nonostante con gli anni alcuni di questi membri possano diventare normali cittadini. La sottocultura delinquente è, secondo Cohen, gratuita (molto spesso non rubano necessità, ma per il gusto di trasgredire), maligna (soddisfazione nel battere il prossimo) e distruttiva. Altre caratteristiche della sottocultura delinquente sono: l'edonismo immediato (conseguimento del piacere come scopo della vita, ma le mete a lunga scadenza non destano interesse), autonomia di gruppo e intolleranza alle restrizioni. Relazioni all'interno del gruppo sono solidali, nei confronti di chi è esterno.
Sono ostili. Evidenzia come il comportamento delinquente sia soprattutto diffuso tra le classi basse.
6. Cloward e Ohlin. Subculture e bande delinquenti
Cloward (1926-2001) e Ohlin (1918-2008) nel volume "Teorie delle bande delinquenti in America" esaminano in particolar modo due problemi: perché si sviluppano 'norme' delinquenziali e quali sono le condizioni che spiegano il contenuto di queste norme. Per quanto riguarda le cause si sono ispirati all'anomia di Durkheim e Merton, per quanto riguarda il ruolo si sono ispirati alla teoria della subcultura e quella dell'associazione differenziale. Formulano la cosiddetta teoria delle opportunità differenziali che intende spiegare la disuguaglianza insita nelle possibilità di sviluppare un comportamento deviante: le opportunità di quelli che appartengono alle classi sociali ed economicamente svantaggiate sono limitate. Per C e O dunque la struttura sociale si configura come una
‘’struttura illegittima delle opportunità’’, perchéla posizione sociale definisce la possibilità di usare i mezzi sia legittimi cheillegittimi per arrivare al successo. Distinguono tre tipi di subculturadelinquenziale:
- criminale = basata su valori criminali, rivolta al conseguimento di guadagnimateriali con mezzi illegali (come estorsione, furto). Il prestigio è assegnato achi consegue potere attraverso vie illegittime x la società. Importanti le‘conoscenze adatte’
- conflittuale= basata sulla violenza, i suoi membri si prefiggono di conseguireuno status facendo uso della forza o della minaccia di usarla. Ruolo modello è ilmattatore, che lotta con le armi per conquistarsi il rispetto. Scopo immediato èreputazione di durezza e violenza distruttrice. Importante il coraggio e onore.
- astensionista= pone l’accento sulle droghe, membri alienati dai ruoliconvenzionali, ritirati in un mondo
ristretto di cui il valore ultimo è il piacere proibito, ricerca di esperienze estatiche. Può comprendere esperienze espressive effettuate da soli o in gruppo. quesiti a cui una teoria deve rispondere pag 180.
7. Becker. Outsiders, reazione sociale e devianza
Becker (1928-) prima di formulare una definizione di 'devianza' mette in luce i 14 limiti delle definizioni precedenti, costruendone una che riesce ad andare oltre la generica interpretazione della devianza (afferma che quella che più si avvicina alla sua definizione è 'mancanza di obbedienza alle norme'). Prende in considerazione da una parte le norme imposte, e dall'altra il giudizio di chi impone quelle norme, introducendo il processo di etichettamento da parte di alcuni nei confronti di altri.
Prende però in considerazione anche la reazione che, di volta in volta, il gruppo sociale ha nei confronti di chi ha trasgredito la norma. Reazione non sempre uguale, ma che diverge in
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