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CAMBIARE MODELLI DI BUSINESS

Riluttanza dell'impresa (particolare PMI);

Paura di insoddisfare i clienti;

Piattaforme per la soluzione dei problemi dei clienti.

COMPETIZIONE

Aumento prestazioni dell'Industry 4.0 e pressione costi.

DIPENDENZE FORNITORI DI TECNOLOGIE

Rischi ecologici:

CONSUMI:

Materie prime;

Risorse energetiche.

INQUINAMENTO

Rifiuti investimenti industriali (sostituzione macchinari, impianti...);

Dimensione lotto prodotti (prodotti non standardizzati).

Rischi sociali:

POSTI DI LAVORO:

Perdita dei posti di lavoro per le attività che possono essere automatizzate;

Spostamento di competenze.

STRUTTURA ORGANIZZATIVA E LEADERSHIP

Adattamento della struttura organizzativa all'Industry 4.0;

Nuove forme di collaborazione e comunicazione.

RESISTENZA INTERNA E CULTURA AZIENDALE

Accettazione al cambiamento ai vari livelli aziendali.

CARENZA DELLE COMPETENZE INTERNE E ESTERNE

Mancanza personale qualificato e

delle competenze; - Formazione sui temi I4.0. - PREOCCUPAZIONI SOCIALI: - Perdita o cambiamenti del posto del lavoro Alcuni numeri relativi ai fondi Covid19: Ordini di grandezza: il PIL dell'UE si aggira sui 16/17.000 miliardi di euro (zona euro 14.000 miliardi). Per il PIL mondiale siamo circa su 80.000 miliardi di dollari, i paesi OCSE ne rappresentano più della metà (40-45.000 miliardi) e l'USA 20.000 miliardi. Il bilancio UE è circa l'1% del PIL dell'UE. L'iva è armonizzata e le altre imposte indirette non lo sono. Il PIL italiano è di circa 1700 miliardi di euro e il bilancio pubblico italiano è circa di 800 miliardi di euro. Ursula von der Leyen: 1075 miliardi in 7 anni dati dal bilancio ordinario UE. FONTI STRAORDINARIE messe a disposizione dall'UE nella fase covid: - emissione di obbligazioni sicure, i tassi sono estremamente bassi rispetto all'emissione di un singolo stato, di circa 670 miliardi per
  1. 7 anni (Recovery and Resilience facility fund).
  2. La quota destinata all'Italia è di circa 190 miliardi, di cui 80 a fondo perduto.
  3. La cifra è divisa in due perché in un caso c'è solo l'indebitamento dell'UE (negli 80 non vi è indebitamento italiano).
  4. Quindi 190 mld su 670 mld è la quota dell'Italia, che è maggiore dell'ordinario (25%).
  5. In 7 anni la quota annuale dello sforzo ordinario è di 95 miliardi, quindi 27 mld per l'Italia (superiore al peso dell'Italia nel bilancio ordinario UE).

IMPIEGHI, a livello nazionale (micro revisione):

  • PNRR → 190 miliardi derivanti dall'UE;
  • Recovery Fund nazionale → 235 mld su 7 anni, costituito da 190 mld del Recovery and Resilience facility fund + 47 mld di React EU (serie di risorse prese dal bilancio ordinario dell'UE e che esulano dai 670 come risorse straordinarie a livello obbligazionario) + 30 mld derivanti da uno

scostamento di bilancio, tramite obbligazioninuove dell'Italia.A livello europeo (macro revisione):

Next generation EU → 670 mld + risorse che derivano dal bilancio ordinario = 750 mld.

Le strategie di internazionalizzazione (stesse slides del corso Economia delle imprese Internazionali):

  • Le ragioni dell'espansione estera
  • L'internazionalizzazione come processo evolutivo
  • L'espansione estera come modalità di sviluppo del vantaggio competitivo
  • L'articolazione delle strategie di entrata nei mercati esteri

Contestualizzazione delle rivoluzioni industriali:

Contestualizzazione della prima e seconda rivoluzione industriale:

Qua si parla di un problema legato alla tensione tra crescita demografica e risorse disponibili, quindi tradomanda e offerta, che si declina nel tempo. La popolazione, dopo secoli di situazioni di "non sicurezza",cresce e crea un primo periodo inflazionistico perché la tecnologia agricola è limitata.

C'è però una forterigidità dell'offerta e si sviluppano tensioni sui prezzi. Il tutto è suddivisibile in fasi: 1) Nel '300, in Europa, la popolazione decresce e decrescono i prezzi; 2) Nel '500 finisce la contesa franco-spagnola sull'Italia, abbiamo il rinascimento e un periodo di relativa pace e di relativa crescita della popolazione e dei prezzi; 3) Nel '600 ci sono guerre di religione, l'Europa sprofonda nell'anarchia e abbiamo la peste, caduta secolare dei prezzi; 4) Nel '700, dopo le varie guerre affrontate, c'è un momento di tranquillità in cui si inserisce la Rivoluzione industriale che vuole togliere la tensione tra risorse e popolazione, perché aumenta l'attività agricola che permette l'urbanizzazione della popolazione (diminuisce anche la mortalità infantile) e la nascita della fabbrica. Durante la seconda, terza e quarta fase, incontriamo

L'espansione monetaria, ma la prima la circolazione della moneta era ugualmente limitata. Vi era un grande afflusso di oro dalle Americhe nel '500 e nel '700 soprattutto Francia, Inghilterra e USA emettevano carta moneta. È in questo momento che vediamo la nascita dell'impresa moderna. Vi è però il persistente problema delle fonti energetiche, delle risorse naturali non stock (es. forza idrica) e delle risorse stock (esauribili) che richiamano un concetto di sostenibilità. Durante la prima Rivoluzione industriale l'imprenditore era legato alla figura del mercante che si evolveva in un personaggio fulcro capace di acquistare fattori produttivi, di avere persone che usano manodopera a basso costo (schiavitù). I primi imprenditori tessili avevano i filatori a domicilio e poi cercavano i mercati. Si stabiliscono dei confini, all'interno vi è un sistema gerarchico e all'esterno continua il lavoro degli

operatori.Con l'ultima Rivoluzione ci sono invece delle tecnologie che possono portare a prevedere certe attività, che permettono all'imprenditore di assomigliare di più all'imprenditore puro.Vi erano però una serie di problematiche all'epoca:

  1. Conflitto tra capitale e lavoro:
    Altro problema centrale dell'epoca è il conflitto tra capitale e lavoro, l'attività agricola era in mano alla rendita. Con la rivoluzione si dà per scontato che ci fosse un processo di accumulazione di capitale, di reinvestimento per aumentare le dimensioni dell'impresa e realizzare quello che potremmo chiamare oggi "economie di scala". Le imprese si muovono per la crescita tra la I e la II Rivoluzione, trascurano però l'aspetto salariale. Con la crisi del '29 ci si scontra con il problema della sovrapproduzione, la capacità di acquisto dei lavoratori era tenuta bassa dalla politica salariale; quindi,
La crisi passa attraverso questo periodo della rivoluzione industriale va vista come una crisi di sovrapproduzione. Si crea un nuovo equilibrio tra domanda e offerta, si cerca di sostenere la domanda, che si incrocia con un periodo di guerra e divisione del mondo in due blocchi fino al 1990. Dal 1930 al 1990 ci fu un mainstream che cambiò la visione ultraliberista di bassi salari e accumulazione del capitale ad una politica di sostegno/intervento pubblico. Il sistema lasciato a se stesso non è in grado di crescere adeguatamente, il mondo occidentale approvava però questa visione. Le politiche fiscali (a sostegno della domanda) davano ai lavoratori una grossa forza perché non c'era la mobilità dei fattori; quindi, la chiusura permetteva il controllo dei singoli blocchi. 2) Il problema della rendita: Con la svolta neoliberista degli anni '80 si credeva che il lavoro nei paesi OCSE godesse (data la chiusura in blocchi e le politiche fiscali) di una

Rendita e portasse il capitale ad essere investito in troppi settori anche dove non vi era un adeguato rendimento del capitale stesso. La rendita viene studiata da Ricardo: l'Inghilterra era diventata autosufficiente dal punto di vista alimentare, questo diede una rendita ai proprietari terrieri, si producevano beni alimentari quando gli economisti dicevano che l'Inghilterra con la rivoluzione ha le capacità di impiegare il capitale in settori più remunerativi. Una parte della società ne godeva come rendita quindi il dibattito fu che l'apertura e la chiusura in cui l'Inghilterra si trovava, dava una rendita di posizione del latifondo e permetteva lo sviluppo di altri settori.

La Teoria della crescita indaga sul perché un paese cresce ed ha tassi di crescita elevati (o meno)? La crescita dipende dal capitale, si arriva ad un punto in cui l'investimento di capitale non ha più effetto sul PIL. Man mano che aumentiamo

l'intensità di capitale, il tasso di profitto decresce (Marks). La tecnologia e il progresso tecnico fanno alzare la curva e la portano in su continuamente (grafico) il punto in cui il tasso di profitto diventa nullo viene allontanato dal progresso tecnico, sempre mantenendo l'idea che il rendimento del capitale sia decrescente. A bassi livelli di ascissa, quando la dotazione di capitale è più bassa, si può crescere più velocemente che non a livelli dove la dotazione di capitale pro-capite è più elevata; questo spiega perché i tassi di crescita sono più alti in Cina che non in nell'UE, laddove la dotazione di capitale dei cittadini è maggiore in termini assoluti. La teoria della crescita esogena incominciò ad essere messa in discussione in concomitanza con la rivoluzione neoliberista. Catching up (primo corollario: convergenza a livello internazionale) → il raggiungimento della convergenza.economicadei paesi emergenti sui paesi sviluppati. La crescita endogena allontana questa prospettiva perché i paesi sviluppati possono volare con la propria crescita, vi è più la preoccupazione che non sia scontata una convergenza. La crescita endogena spiega perché paesi come la Svizzera, Olanda possono essere competitivi anche se hanno una dotazione di capitale pro-capite elevata. Con la crescita endogena immaginiamo una tabella e consideriamo una serie di aspetti a cui vengono dati dei punteggi che sono i più svariati, che non hanno a che fare la competitività come costo di produzione. L'unità di misura è la medesima, può essere dal numero più alto al numero più basso. L'inflazione è una cosa che più è alta peggio è; perciò, ci sono degli indicatori che vanno al contrario. C'è il problema della standardizzazione, il dato nudo e crudo senza.

l'unità di misura ci dice poco. Le classifiche vengono fatte su

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
64 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sara.felletti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Creazione di valore nell'industry 4.0 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Bollani Luigi.