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Pag.42 - DOBBIAMO USCIRE DA NOI STESSI PER CAPIRE CHI SIAMO, per capire che

siamo falsi, pur rimanendo sempre noi stessi. “un abitante di qualche lontana contrada”, un punto di

vista esterno che deve lavorare su di noi per farci riconoscere. 30/10/2014

Secondo Rousseau noi ci troviamo nell' apparenza a causa di un processo di corruzione, tuttavia

questa apparenza non è radicale altrimenti avremmo perso del tutto i valori, dunque non deve

fondare una società con nuovi valori ma uscire da questa società corrotta per riappropriarsi dei

valori persi.

Non è andato tutto perso proprio perchè noi capiamo la distinzione tra virtù vere e apparenti.

Dunque dobbiamo attivare in noi la logica del DISCONOSCIMENTO/RICONOSCIMENTO e

Rousseau ci spinge a farlo con uno stile esortatorio. Attraverso la critica delle arti e delle scienze noi

capiamo come queste debbano essere rigenerate (apparenza/virtù autentiche). Le arti e le scienze

sono la causa e l' esito della corruzione. Inoltre egli critica le arti perchè vorrebbe avere successo

ma si sente troppo osservato. “per quanto costoro non sappian nulla, credon tutti di sapere qualcosa;

mentre io, se non so nulla, almeno di questo son certo.”

1. Lo sviluppo delle arti e delle scienze è all' origine della corruzione ( “stendono ghirlande di

fiori sulle catene di ferro...”).

2. Una società fondata sulle apparenze delle virtù produce un eccesso di arti.

Per Rousseau non c'è una data precisa in cui nasce la corruzione, la corruzione è parte integrante di

essa.

Pag.47 - Rousseau afferma che Socrate ha elogiato l' ignoranza, mentre per Socrate l' ignoranza è

un cuore di sapere; infatti nell' “Apologia di Socrate” egli condanna i politici (pensano di sapere e

non sanno) e i poeti (ispirati da Dio ma non sanno), mentre gli artigiani sanno, ma solo di cose

pratiche. Quando Socrate dice che sa di non sapere, non è un elogio all' ignoranza, ma è sempre un

nucleo del sapere, tant'è che solo chi sa di non sapere può essere davvero educato alla conoscenza.

“Felice ignoranza” = falsa scienza.

SECONDA PARTE

Pag.55 - “Ogni artista vuol essere applaudito” → elemento autobiografico, un Rousseau ancora

molto giovane.

Pag.57 - “..il coraggio si snerva, le virtù militari, svaniscono; e questa è ancora l' opera delle

scienze..”, “lo studio delle scienze è ben più adatto a rammollire ed effeminare i cuori, che a

rafforzarli e animarli. (es. dei Romani)”. Rousseau dunque vorrebbe capi militari come capi di

Stato. Le scienze nuocciono sia alle virtù militari che a quelle morali.

Pag.60 - L' origine della disuguaglianza degli uomini è data dalla nascita delle ARTI, nel 2°

discorso invece sarà la PROPRIETA' PRIVATA la causa di tutto.

Pag.64/65 - Fa prima una critica alla stampa. Poi afferma che dobbiamo stare tutti zitti e rimanere

nell' oscurità perchè solo i geni devono parlare. “a questo picciol numero appartiene di elevar

monumenti alla gloria dello spirito umano”. Obiezione a Rousseau: come nascono i geni in una

società corrotta e ignorante? Il genio può vivere solo in una società in cui la sua intelligenza viene

incentivata.

Pag.66 - “Che i re non sdegnino dunque di ammettere nei loro consigli le persone più capaci di ben

consigliarli; che rinuncino a quel vecchio pregiudizio,.., che l' arte di condurre i popoli sia più

difficile che quella di illuminarli; (…) che i sapienti di prim' ordine trovino nelle loro corti asili

onorevoli; che vi ottengano la sola ricompensa degna di loro, quella di contribuire col loro credito

alla felicità dei popoli, cui avranno insegnato la saggezza; allora soltanto si vedrà ciò che possono le

virtù, la scienza e l' autorità, animate da una nobile emulazione, e cooperanti armonicamente alla

felicità del genere umano. Ma finchè la potenza sarà solo da una parte, e la saggezza sola dall' altra,

i sapienti di rado penseranno grandi cose, i principi ne faranno ancor più raramente di belle, e i

popoli continueranno a essere vili, corrotti e infelici.” “A che cercare la nostra felicità nell' opinione

altrui, se possiamo trovarla in noi stessi?” → nucleo del “Contratto sociale”.

“ Non basta per apprendere le tue leggi, di rientrare in se stessi e ascoltare la voce della propria

coscienza nel silenzio delle passioni?” → nucleo FILOSOFIA MORALE di Rousseau.

La coscienza per Rousseau quindi è un luogo dentro l' Io che parla con la voce della morale (De

officiis, Cicerone). Quindi la felicità non dipende da un confronto o dalle opinioni altrui è in noi

stessi. Le passioni non scompaiono in Rousseau ma sono in silenzio. 4/11/2014

2° Discorso : “Sull' origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini”. (1754)

DEDICA ALLA REPUBBLICA DI GINEVRA

Pag.70 - E' ancora a Ginevra, quindi ama la sua cittadina e la esalta. E' una dedica ai 25 membri

che governavano Ginevra, repubblica calvinista. Descrive Ginevra e decide di difenderla

normativamente.

“ Se avessi dovuto scegliere il luogo della mia nascita, avrei scelto una società di grandezza limitata

in ragione della estensione delle facoltà umane, cioè della possibilità di essere ben governata; in cui,

essendo ciascuno sufficiente al proprio ufficio, nessuno fosse costretto a affidare ad altri le funzioni

delle quali sia incaricato: uno Stato dove conoscendosi tra loro tutti i privati, né le manovre subdole

del vizio, né la modestia delle virtù potessero sottrarsi agli sguardi e al giudizio del pubblico, e

dove questa dolce abitudine di vedersi e conoscersi facesse dell' amor di patria l' amore dei cittadini

piuttosto che della terra.” “ Avrei voluto nascere in un paese, dove il popolo e il sovrano non

potessero che avere un solo e medesimo interesse (…) la comune felicità. (…) avrei voluto nascere

sotto un governo democratico, saviamente temperato.” “ Avrei voluto vivere e morire libero, cioè

talmente sottomesso alle leggi, che né io né alcuno potesse scuoterne l' onorevole giogo, quel giogo

salutare e dolce, che le teste più fiere portano tanto più docilmente...” “Avrei dunque voluto che

nessuno nello Stato potesse dirsi al di sopra della legge, e che nessuno potesse imporsi dal di fuori,

che lo Stato fosse obbligato a riconoscere...” “ Non avrei voluto affatto abitare in uno stato di nuova

costituzione, per quante buone leggi potesse avere, per tema che, non convenendo il governo,

costituito forse diversamente da quel che occorresse in quel momento, ai nuovi cittadini, lo Stato

non fosse soggetto a sconquassi e distruzione fin dalla sua nascita. (…) I popoli, una volta abituati

ai padroni, non sono più in grado di farne senza. Se tentano di scuotere il giogo s' allontano tanto

più dalla libertà in quanto scambiando per essa una licenza sfrenata, che ne è l' opposto, sono dalle

loro rivoluzioni dati quasi sempre in balia di seduttori, che non fanno altro che aggravare le loro

catene (Machiavelli).”

1. Una società dove ci si conosce , nelle virtù e nelle apparenze. Uno Stato dalle piccole

dimensioni, una società di poche persone, raggiungibili tutte dallo SGUARDO, la familiarità

della città (Benjamin). Lo sguardo di Rousseau vede tutto, vede oltre la realtà e le

apparenze. L' AMOR DI PATRIA è il vedersi e conoscersi. Rousseau quindi vuole

riconoscere negli altri l' apparenza delle virtù e l' unico modo per farlo è RIENTRARE in se

stesso. La logica dello sguardo è come un' utopia, un esito finale nella società idealizzata da

Rousseau.

2. Il sovrano e il popolo devono avere un unico interesse : la comune felicità. (“Contratto

sociale”).

3. Libertà → concetto fondativo della costituzione civile. Contrasto lessicale tra il giogo e la

libertà, egli infatti afferma che la legge è un giogo, perchè ci costringe, ma dato che ci

costringe tutti allo stesso modo ci rende tutti liberi e uguali.

4. Lo Stato non deve essere minacciato o conquistato da un altro Stato. Gli stati tra di loro sono

nello stato di natura. Una volta costituito il proprio stato politico, in base ai diversi territori,

si formeranno altri stati politici; come sarà tra loro il rapporto? Come tra gli individui nello

stato di natura; perchè tra loro non c'è nessun contratto, quindi vivono in guerra tra loro,

perchè non c'è un arbitro supremo.

5. Per Grozio, gli scambi commerciali tra privati di diversi stati ci portano a giustificare il tema

dell' ospitalità. Nel momento in cui un privato ha il diritto di commerciare in una colonia o

in un altro stato nasce il concetto di ospitalità.

6. Uno stato appena nato è in pericolo di morte. La libertà è come il vino può dare alla testa a

chi non è abituato, e gli uomini abituati al padrone è difficile che possano viverne senza.

Rousseau artificializza la costruzione dello Stato ma ritiene che la libertà abbia bisogno di

virtù, anche di virtù di seconda natura, cioè virtù che accompagnate alla libertà, non sono

nate ieri ma sono storicizzate. Per Hobbes la storia non è fondamentale, mentre per

Rousseau e Hume occorre avere una tradizione.

7. Libertà = licenza sfrenata (diverso da Kant). La licenza sfrenata è scuotere il giogo e

sovvertire il sovrano → elemento anti-rivoluzionario. La libertà può essere pericolosa,

occorre esserne abituati, solo dopo una determinata tradizione se il sovrano commette degli

errori è possibile sovvertirlo. → rivoluzione francese. Sia Hume che Rousseau affermano

che è difficile ricostituire un regno dopo una sovversione. Per far funzionare le leggi (“far

diventare il giogo dolce”) occorre solo il tempo.

Nel 2° discorso, quindi, abbiamo com' è andata la storia, come si sono create delle società corrotte

(per ora tutte tranne Ginevra), mentre nel Contratto sociale abbiamo una storia alternativa, abbiamo

il come sarebbe potuta andare la storia affinchè non si corrompessero le società. C'è quindi una

sorta di paragone tra i due modelli che egli propone. La libertà nasce con le leggi e solo il tempo ci

fa comprendere che le le leggi e il sovrano ci forniscono libertà e uguaglianza.

11/11/2014

Pag. 72/73 → argomenta nel Contratto sociale queste domande e il ruolo dei magistrati.

Pag. 76 - “

Dettagli
A.A. 2015-2016
27 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nunziafabrizio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia morale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Donatelli Piergiorgio.