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Questa, una volta liberata all’esterno, si lega

granuli, quindi, contengono una proteina basica.

alla membrana plasmatica delle cellule nelle vicinanze, lacerandola. Inoltre, i granulociti

acidofili aumentano negli allergici, perché hanno la funzione importante di fagocitare i

complessi di allergene e anticorpo che sono la causa della malattia allergica.

I granulociti basofili si riconoscono perché hanno nel loro citoplasma dei granuli che si

colorano come la cromatina del nucleo. Essendo granuli basofili, vuol dire che contengono

sostanze acide, come l’eparina e l’istamina. Queste due sostanze sono contenute anche nei

granuli dei mastociti.

Gli agranulociti

Un agranulocita ha un diametro di circa 7µm.

I linfociti, la stragrande maggioranza, ha un diametro di circa 8µm, con poco citoplasma e un

grosso nucleo sferico ad eterocromatina. Una buona parte dei linfociti, molto meno

abbondante, è costituita da cellule molto più grandi, detti LGL (Large Granular Linfocite).

Questi corrispondono ad una sottopopolazione di linfociti, detti cellule NK (Natural Killer).

Gli altri linfociti, apparentemente sono identici, ma in realtà appartengono a due categorie:

1. Linfociti B (B sta per Bone Mallow, ossia midollo osseo). Questi maturano

completamente nel midollo osseo.

2. Linfociti T (T sta per Timo). Questi nascono nel midollo osseo e, poi, migrano nel

timo, dove maturano e proliferano.

I linfociti B sono responsabili della risposta immunitaria di tipo umorale, mentre i linfociti T

sono responsabili della risposta cellulo-mediata.

La risposta immunitaria ha come obiettivo quello di riconoscere e eliminare tutto ciò che

penetri nel nostro organismo e che sia dissimile da esso (not self). Quando un qualsiasi agente

pericoloso entra nell’organismo,

potenzialmente esistono cellule organizzate che prendono

questi antigeni not self e li portano nelle zone dove si concentrano i linfociti, ossia negli

organi linfoidi secondari: qui i linfociti non aspettano altro che riconoscere gli antigeni per

Fra tutti i linfociti T e B, prima o poi, l’antigene trova

dare il via alla risposta immunitaria.

quello che presenta il suo recettore specifico. Per quanto riguarda i linfociti B, il recettore è

un’immunoglobulina, mentre nei linfociti T è una coppia di proteine di membrana, dette

TCR (T-cell receptor).

Consideriamo, quindi, il caso in cui una cellula abbia legato un antigene e lo abbia portato ad

un organo linfoide. Dopo un lasso di tempo avviene l’incontro fra questa cellula portatrice

dell’antigene e quello specifico linfocita B che, fra tutti, possiede il recettore per

quell’antigene not self. La cellula con l’antigene, quindi, lo inserisce nel recettore (anticorpo)

sul linfocita B: solo questo, quindi, si attiva e comincia a proliferare velocemente, formando

una progenie di cellule identiche (cloni), che presentano tutte lo stesso recettore per

l’antigene not self. Adesso, una metà di cellule restano linfociti B quiescenti (cellule della

memoria immunologica), che entrano in circolo e si distribuiscono agli organi linfoidi

secondari di tutto l’organismo: in questo modo, non esiste più un solo linfocita capace di

riconoscere l’antigene not L’altra metà del clone,

self, ma ce ne sono migliaia. invece, evolve

in cellule effettrici, le plasmacellule.

Quando entra l’antigene not self, non solo si incastra nell’immunoglobulina del linfocita B,

ma si incastra anche nel TCR del linfocita T. Anche queste si divide in cloni, metà dei quali

saranno cellule della memoria e metà saranno cellule effettrici. Tuttavia, i linfociti T non

sono tutti uguali fra loro, ma ne esistono 2 sottopopolazioni.

1. CD4+ o Linfociti Helper, che presentono sulla membrana il recettore CD4;

2. CD8+ o Linfociti Citotossici, che presentano sulla membrana il recettore CD8.

Le prime si specializzano nel secernere delle molecole segnale, dette interleuchine, che

Tra queste ce n’è una, l’interleuchina

coordinano e potenziano la risposta immunitaria. 2, che

L’interleuchina e l’interleuchina

stimola la proliferazione dei linfociti (fattore di crescita). 4

Un’altra ancora stimola l’ematopoiesi, quindi tutta la

5 stimola la produzione dei linfociti B.

produzione di linfociti. Un’ultima molecola, l’interferone gamma, normalmente utilizzato

contro l’HIV, che è in grado di interagire con le cellule dell’organismo, inducendole a

bloccare la replicazione virale.

I linfociti citotossici, invece, una volta attivati, entrano in circolo e, appena raggiunta la zona

del tessuto dove sono presenti le cellule not self, le riconoscono, ci si attaccano e gli riversano

l’antigene not

addosso degli enzimi capaci di bucare la membrana plasmatica, le perforine:

L’immunità dei linfociti B è detta

self muore. umorale, mentre quella dei linfociti T è

chiamata cellulo-mediata.

Esiste poi una terza e ultima popolazione dei linfociti, ossia le NK. Queste sono capaci

autonomamente di riconoscere gli antigeni not self, ma lo fanno in modo opposto a quello dei

linfociti tradizionali: le NK presentano, infatti, dei recettori per il self e, per tutta la loro vita

(molto lunga; si ritiene che vivano quanto l’organismo stesso), vanno a giro nei tessuti,

toccando tutte le cellule; se sentono il self si staccano, mentre se non sentono il self, uccidono

la cellula tramite le perforine.

Le piastrine

Le piastrine sono dei frammenti del citoplasma di una cellula, che non abbandona mai il

midollo osseo dove risiede: per questo, sono prive di nucleo e molto piccole. All’interno di

c’è una zona più colorabile (cronomero)

ogni piastrina e una parte meno colorabile

(ialomero). Questo accade perché, nel cronomero, si accatastano dei granuli, assenti invece

nello ialomero. In condizioni normali, sono presenti da 200mila a 400mila piastrine per µl di

sangue. Le piastrine, di solito, viaggiano nel corrente circolatorio; se avviene una lesione

dell’endotelio vascolare, le piastrine che passano percepiscono l’anomalia: le piastrine,

infatti, vengono di solito tenute buone da fattori inibitori prodotti dall’endotelio; se

l’endotelio manca, questi fattori vengono meno e le piastrine cominciano già ad essere

all’attivazione. Inoltre, se l’endotelio

predisposte si rompe, al posto di questo resta del tessuto

connettivo, nel quale è presente il collagene: le piastrine possiedono dei recettori per il

collagene. Tutto questo fa sì che le piastrine si attivino, liberino i propri granuli e vadano a

coprire lo strato dell’endotelio mancante. Nel giro di pochi secondi, poi, sopra le prima

piastrine se ne stratificano delle altre, e così via, creando un trombo bianco o piastrinico.

Oltre a questo, però, nel momento in cui le piastrine liberano i granuli, si liberano anche i loro

contenuti, costituiti principalmente da fibrinogeno e da serotonina (vasocostrittore). La

serotonina contrae il vaso e la portata del sangue diminuisce notevolmente. Inoltre, quando le

piastrine si attivano, sono in grado di attivare un enzima del plasma, chiamato trombina, che

come substrato il fibrinogeno: l’enzima, quindi, trasforma il fibrinogeno

ha in fibrina, la

quale forma una rete di grossi filamenti (trombo rosso), che intrappola tutte le cellule del

sangue, disponendosi sopra il trombo bianco.

L’ematopoiesi

Avviene nel midollo osseo emopoietico, che occupa le trabecole dell’osso spugnoso.

Tutte le cellule del sangue derivano da una cellula staminale, chiamata cellula staminale

midollare totipotente: questa ha poco citoplasma e tanto nucleo, con cromatina lassa.

La cellula staminale origina delle cellule figlie, alcune delle quali restano totipotenti, mentre

altre si differenziano, divenendo cellule staminali multipotenti. A loro volta, queste si

dividono in staminali unipotenti. Ad un certo punto, la progenie della staminale unipotente

smette di proliferare e comincia a differenziarsi, per cui ogni cellula diviene una cellula

adulta e passa al torrente circolatorio.

Se dobbiamo seguire i percorsi differenziativi delle cellule staminali midollari, vediamo che

subito sotto la staminale totipotente ci sono due staminali multipotenti: una è chiamata

linfoide, che è la progenitrice della staminale unipotente dei linfociti B e della staminale

l’altra è chiamata

unipotente dei linfociti T; mieloide, da cui origina la staminale unipotente

dei globuli rossi, dei monociti e dei granulociti.

Il tessuto muscolare

E’ il tessuto specializzato nella funziona motoria. Da un punto di vista istologico, si

distinguono 2 varietà: caratterizzato da un’organizzazione spaziale molto

1. Il tessuto muscolare striato,

rigorosa dell’actina e della miosina. Questo esiste nella varietà dei muscoli volontari

(striato scheletrico) e nella varietà dei muscolo involontari del cuore (striato cardiaco

o miocardio). in cui l’actina e la miosina non sono

2. Il tessuto muscolare liscio, organizzate in modo

E’ il tessuto muscolare involontario che forma

rigoroso. la muscolatura dei visceri.

Il tessuto muscolare striato scheletrico

Gli elementi che lo costituiscono sono elementi giganti, le fibre muscolari striate

scheletriche. Sono così grandi da essere plurinucleati: sono lunghi cilindri con numerosi

disposti uno di seguito all’altro.

nuclei, Le più grosse hanno un calibro di 200-300µm e una

lunghezza di 2cm. Le fibre muscolari striate scheletriche sono dei sincizi, ossia si formano

L’enorme citoplasma di questa fibra, che prende il nome

per fusione di cellule mononucleate.

di sarcoplasma, deve essere in grado di ospitare le proteine contrattili per tutta la sua

infatti, all’interno del

lunghezza: sarcoplasma, si può notare la presenza di una striatura

trasversale, con una banda più colorabile (banda A) e una meno colorabile (banda I). Questo

si deve al fatto che tutto il sarcoplasma è occupato da un grande fascio di miofibrille, ossia

delle strutture subcellulari, nelle quali si organizzano a bande i filamenti contrattili di actina e

miosina. La

striatura, con le

bande A (quelle più

scure nella figura a

lato) e le bande I

(quelle più chiare), è

presente a livello di

ogni miofibrilla e si

ripete in tutta la

fibra muscolare

scheletrica: in altre

parole, la banda A e

la banda I di ogni

miofibrilla coincide

perfettamente con quella di tutte le altre. Nelle bande A si concentrano i filamenti di miosina,

mentre nelle bande I quelle di actina. A metà della banda I ci sono, poi, delle linee trasversali,

chiamate linee Z: sono dei punti di ancoraggio, in cui i filamenti di actina di un lato si ancora

a quelli dell’altro lato. Fra due l

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