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PARTICOLARISMO STORICO
Il particolarismo storico si sviluppa negli stati uniti con Franz Boas, altri particolaristi sono Kroeber
e Lowie, Benedict e Mead.
Boas, più di tutti, si opporrà al metodo comparativo degli evoluzionisti fondando un metodo di
studio delle culture incentrato sul rapporto diretto con l’oggetto di indagine, la conoscenza della
lingua e puntuali verifiche storiche sull’emergere e l’imporsi dei tratti culturali.
Secondo il particolarismo storico ogni cultura deve essere studiata e compresa in relazione allo
specifico ambiente in cui si sviluppa e ai problemi che deve affrontare (come per i funzionalisti non
c’è un'unica cultura ma ce ne sono diverse). Cogliere il punto di vista del nativo. Irriducibilità delle
culture a uno schema evolutivo e unitario (fenomeni culturali simili possono avere significati
diversi in diversi contesti culturali).
I particolaristi raccolgono gli elementi che spiegano il perché in quel momento determinato
elementi culturali sono così, basandosi sul loro processo di sviluppo (studiano la storia di quella
cultura).
Obbiettivo dei particolaristi è la conoscenza delle cause storiche che determinano la forma dei
tratti culturali propri di una certa popolazione. Funzionalisti e particolaristi sono accomunati dalla
lettura del termine cultura al plurale e al ritenere inutile ed inadeguato l’uso del metodo
comparativo (utilizzato dagli evoluzionisti) in quanto essi riconoscono la specificità culturale anche
attraverso il lavoro di campo per interagire e cogliere lo sguardo dell’altro (del nativo).
Per i funzionalisti è importante capire che tipo di funzione il tratto culturale ha in quel contesto e
in quel momento in quanto esso soddisfa la risposta ad ogni bisogno dell’uomo. I particolaristi si
soffermano sul perché in quel momento storico quel singolo tratto culturale è cosi quindi la loro è
una ricerca storica. 4
RELATIVISMO CULTURALE
Due allieve di Boas, Benedict e Mead (prime due donne antropologhe famose) sostengono la
teoria del relativismo culturale secondo il quale non esistono valori universali se non come ampie
categorie formali che rivestono contenuti molto diversi a seconda del contesto culturale in cui
vengono declinati (irriducibilità di una configurazione culturale ad un’altra). Es. il concetto e l’idea
di bellezza per un popolo può essere completamenti differente per un altro.
INTERPRETATIVISMO
Cliford Geertz (1926-1006)
Idea di cultura come testo. La cultura è un testo e il metodo per conoscerla consiste in un lavoro di
de-stratificazione dei significati.
RAZZA-ETNIA
L’etnocentrismo ragionava in termini di gerarchizzazione delle comunità umane. È in questo
contesto che nascono i razzismi (fine 1800- inizio 1900)
La razza è un termine che si diffonde intorno alla metà del 1800 in cui Europa e Stati Uniti
sviluppano teorie razziste. Una delle più celebri è quella del francese Gobineau, 1856, sviluppata
nel saggio sull’ineguaglianza delle razze umane (punti cardine di questa teoria sono:
naturalizzazione di ogni tipo di differenza tra culture, affermazione di una gerarchia fra le razze
con al vertice la razza bianca, l’orrore per la mescolanza tra le razze).
Un secolo prima (1758) Linneo propose una tipologia di sub-specie umane basata sul colore della
pelle ma in cui si confondevano i tratti fisici, mentali, sociali e culturali (pensata come una scala
che conduceva dalle scimmie fino all’uomo europeo).
Etnia dal greco ethnos, popolo, stirpe, moltitudine, nazione. Raggruppamento umano i cui
componenti hanno caratteristiche comuni di lingua, abitudini, tipologia fisica avente una certa
continuità e stabilità, sebbene non necessariamente chiuso in confini rigidi. Diaspora= gruppo
etnico che vive al confine dei sui territori di origine riproponendo una serie di stili di vita propri del
territorio d’origine.
Nel 1800 e nei primi del 1900 il termine etnia veniva mescolato ai concetti di razza, popolo o
nazione (venivano usati come sinonimi). Nel 1896 il termine Etnia viene disgiunto dal termine
“razza”, essendo utilizzato per definire qualità culturali, psicologiche e sociali di un popolo (non
morfologicheà le caratteristiche morfologiche distinguono il termine razza dal termine etnia; le
qualità morfologiche distinguono le razze). A partire dal 1896 l’etnia poteva includere individui di
razze diverse (persone di razze diverse possono sentirsi di una stessa etnia), riuniti per ragioni
storiche, ma non andava confusa con la nazione che richiedeva una solidarietà maggiore.
Weber distingue tre entità:
• Razza, fondata sulla comunità di origine
• Etnia, fondata sulla credenza soggettiva in origini comuni
• Nazione, si differenzia dall’etnia per una più intensa passione politica
L’identità etnica è un sentimento provato da gruppi umani che nutrono una credenza soggettiva in
una comunità di origine (intesa come storia di una comunità), per Weber i gruppi etnici sarebbero:
“gruppi umani che nutrono una credenza soggettiva in una comunità di origine, fondata su
somiglianza di abitudini esteriori, costumi o di entrambi o sui ricordi della colonizzazione e della
migrazione, in modo che questa credenza diventa importante per la propagazione dello spirito di 5
comunità; non importa che una comunità di sangue esista o no oggettivamente” (1921). Questa
credenza diventa importante per la propagazione dello spirito di comunità.
Oggi tra razza ed etnia si privilegia il termine di Etnia perché si basa su concetti genetici ed
evoluzionistici che non comportano sempre una gerarchizzazione (non connota una gerarchia dei
vari gruppi umani).
Le etnie sono universalmente diffuse, sono cangianti in movimento.
Due concetti chiave nell’attualità e nell’antropologia:
1. Inculturazione, quel processo attraverso il quale l’individuo acquisisce elementi culturali.
Questo processo riguarda l’individuo a partire dalla sua nascita (anche se alcuni studi
dimostrano che questo processo comincia dal concepimento). Appena nasciamo ci
scontriamo subito con diversi elementi culturali (acquisizione di modi di fare e abitudini
culturalmente connotate). Il processo di inculturazione dura per tutta la vita, inizialmente è
stato passivo poi crescendo si aderisce a tratti culturali che sono propri della comunità di
origine.
2. Acculturazione, questo processo è presente in tutti gli uomini contemporanei, fa
riferimento a quel percorso attraverso il quale un individuo fa propri elementi cultuali
diversi da quelli della propria cultura di origine. (l’elemento di acculturazione non deve per
forza essere esterno al paese di origine, ma è interno ad esso, al mondo dell’individuo. Es.
un italiano nato da una coppia mista di genitori). L’acculturazione è legata anche alle
comunità in diaspora. Il termine acculturazione indica anche quel processo che deriva
dall’incontro di due comunità (una dimensione culturalmente connotata alla quale
partecipano un gruppo di persone) che può avere come esito o la nascita di qualcosa di
nuovo o generalmente può portare a dei doveri di acculturazione (acculturazione
subita/forzata). Solitamente il termine di acculturazione è usato quando questa riguarda
un’adesione volontaria di un individuo a certi elementi culturali.
REALTÀ E LA SUA RAPPRESENTAZIONE: LA CARTA GEOGRAFICA
I concetti studiati fino ad ora non sono solo teorici, bensì applicativi.
Utilizzare una carta geografica piuttosto che un’altra è una scelta, ogni rappresentazione pone in
essere una selezione di cosa riportare dalla realtà e come farlo. Tale scelta può essere più o meno
consapevole ed è senza dubbio collegata al contesto storico e sociale all’interno del quale viene
operata, oltre ad essere largamente veicolata dall’identità culturale di chi sceglie.
Tradurre, dal latino traducere: trasportare, trasferire.
Interpretare, dal latino interpretari derivato da “interprete”: colui che spiega le voci di una lingua
con le voci di un’altra. Il compito dell’interprete non è soltanto quello di sostituire i significanti di
una lingua con quelli di un’altra, ma è quello di “spiegare” ossia trasmettere i significati del
linguaggio.
Allo stesso tempo l’etnografo che osserva un contesto può tradurre quanto viene rappresentato e
interpretare il complesso di informazioni supplementari e latenti che tale rappresentazione
coinvolge.
La terra pur essendo una sfera viene rappresentata su una superficie piana. Carta di Mercatore
1541, mette a punto un nuovo mappamondo che riporta le curve della bussola; Mercatore capisce
che nelle rotte di navigazione è un errore pensare, seguendo la bussola, di percorrere una linea
retta, bensì una bussola.
Nell’epoca delle dominazioni coloniali la carta di Mercatore viene accettata diventando ufficiale. 6
1561: dal mappamondo viene sviluppata una nuova mappa, detta “usum navigantium”, in grado di
indicare le rotte ideali.
Nelle carte geografiche il nord del mondo (America settentrionale, Groenlandia, Europa ed ex
Unione Sovietica) è rappresentato molto più grande (49.030.000 km2) rispetto al sud (America
centro-meridionale, Medio ed Estremo Oriente ed Oceania che misurano 100.260.000 km2). In
realtà la superficie del sud del mondo è più del doppio di quella del nord. La carta di Mercatore
viene utilizzata fino alla caduta del Muro di Berlino, ingrandire il nord del mondo significava
aumentare il potere e la minaccia prima dell’Europa e del Nord America, successivamente la
minaccia comunista dell’URSS rispetto al sud.
Sempre nella carta di Mercatore il Sud America (17.843.898 km2) è rappresentato notevolmente
più piccolo rispetto all’Europa (10.149.253 km2), anche in questo caso la carta è stata manipolata
per definire la forza colonialista dell’Europa.
Stessa cosa risulta tra Ex URSS (22.400.000 km2) e il continente africano (30.258.010 km2), dove il
continente africano risulta, dalla carta, nettamente più piccolo.
Lo steso discorso riguarda America del Nord (19.000.000 km2) che viene rappresentata più grande
rispetto al continente africano (30.258.010 km2); la rappresentazione dell’Africa più piccola era
fatta anche per far credere che si poteva contenere il problema dell’AIDS.
“Da cinquemila anni esistono le carte geografiche, e da tremila anni queste carte hanno
contribuito a formare l’immagine che l’uomo ha del mondo. Scienziati, storici, papi, ricercatori,
navigatori hanno disegnato delle carte, ma solo da 400 anni esiste il mestiere di cartografo.