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(HCHO)
A questi fa aggiunto il contaminate CO , co responsabile dell’effetto serra
2
Lo studio del fenomeno dell’inquinamento atmosferico viene affrontato partendo dalla
conoscenza dei fenomeni che determinano l’attività delle sorgenti. Vengono poi identificate
le modalità prevalenti di trasporto dell’inquinante. Successivamente viene effettuata una
stima delle alterazioni spazio temporale della qualità dell’aria creando delle mappe di
indicatori. Dopo la definizione dei bersagli esposti a tale inquinante e della loro vulnerabilità,
si fa una valutazione delle conseguenze attese sui bersagli.
Particolato
➢ Il particolato è un qualsiasi solido do liquido disperso in atmosfera avente dimensioni
comprese tra 0,2 nm (molecole) e 0,5 mm (sabbia fine).Ai fini dell’inquinamento le proprietà
da tenere in conto del particolato sono le dimensioni, la distribuzione dimensionale, la forma,
la sua composizione e la sua fase, le capacità di assorbimento e le sue proprietà ottiche.
Avendo forma irregolare si fa riferimento ad un diametro convenzionale D, che può essere
per esempio il diametro della sfera avente stesso volume o superficie.
La distribuzione dimensionale del particolato si esprime in termini di numero o massa di
particelle di una classe dimensionale. Quella di origine industriale segue un andamento log-
normale, ossia quello per il quale ln(D) segue una distribuzione normale o Gaussiana. Ogni
distribuzione ha associata la sua cumulata, ed ha anch’essa un valore significativo per
l’analisi delle sostanze rilasciate.
Una prima classificazione dei particolati è basata sulla sua fase fisica e dimensioni: si
possono avere aerosol (D<2micron), esalazioni (D<1 micron), polveri (dust, 0,25<D<500
micron), fumi, nebbie, smog e sabbie (D>500 micron)
Una seconda classificazione del particolato è fatta in base al comportamento nel sistema
respiratorio ed è quella su cui vengono basate le norme:
● Particolato grossolano (>10 micron), non riesce a penetrare il tratto respiratorio superiore
● PM10 – Particelle di dimensioni comprese tra 2,5 e 10 micron che hanno la capacità di
entrare nel tratto respiratorio superiore (naso e laringe)
● PM2,5 – particolato fine D<2,5 micron, chiamata polvere toracica perché in grado di
penetrare profondamente nei polmoni
● PM0,1 – particolato ultrafine con dimensioni <0,1 micron, particelle in grado di penetrare fino
agli alveoli. Componenti Fonti Permanenza Distribuzione
PM10 Polvere,spore, Agricoltura, Da ore a giorni 10-100 km dalla
terreno,metalli suolo, aerosol fonte
marino
PM2,5 Carbonio Combustioni Da giorni a 1000 km dalla
elementare, primarie settimane fonte
idrocarburi
PM0,1 Combustioni Fotochimica Da minuti a ore 100 mt dalla
primarie secondaria, fonte
idrocarburi, emissioni
metalli, C autovicolari
Effetti:
Sull’uomo: Il particolato è intrinsecamente tossico perché in grado di adsorbire e absorbire
➢ sostanze nocive e di trasportare allergeni e agenti infettivi. I tessuti umani sostanzialmente
colpiti sono i polmoni, che sono quelli a più diretto contatto col flusso sanguigno. La maggior
parte del particolato ritenuto dal corpo (75%) è quello con dimensione minore di 10 micron. I
PM 2,5 sono quelli più presenti dopo la combustione e quelli con tempo di sedimentazione
più elevato (da notare che una volta depositati a terra non hanno finito di impattare
l’ambiente). A Roma la produzione arriva a 700 tonnellate annue, più della metà prodotte dai
veicoli.
sui materiali, sia direttamente (danno estetico) sia indirettamente (danno dovuto all’effetto
➢ corrosivo degli agenti pulenti, che aumenta più è alta l’umidità)
sulla vegetazione: è dovuto solo a polveri specifiche. esse mescolandosi con nebbie e
➢ piogge si depositano sulle foglie delle piante e oltre ad ostacolare la fotosintesi rendono
contaminato il cibo per gli animali erbivori.
globali: comprendono l’alterazione della propagazione e dell’assorbimento delle radiazioni
➢ solari quindi visibilità (oscuramento globale) e processi di condensazione del vapore acqueo.
Questo perché le particelle di particolato, soprattutto quelle sotto forma di aerosol, sono
fortemente igroscopiche e favoriscono il formarsi delle nubi atmosferiche.
Si riconoscono due diverse tipologie del fenomeno dello smog:
1. L’inversione termica da radiazione, o smog di londra,è una condizione che si verifica in
zone con alta escursione termica tra notte e giorno, basse temperature, umidità relativa alta
e presenza di pulviscolo e anidride solforosa (SO2)
2. Inversione termica da stasi, o smog di los angeles, si verifica in zone marine col alture alle
spalle caratterizzate da brezze e forti irraggiamenti, quindi inversione termica in alta quota,
forte irradiazione solare, temperature elevate e umidità relativa bassa.
Monossido di carbonio
➢ È il prodotto della combustione incompleta dei combustibili organici, è esso stesso un buon
combustibile rilasciando grandi quantità di calore quando reagisce (per questo negli impianti
industriali si tende a minimizzarne le emissioni), ma è stato abbandonato per l’uso
domestico a causa della sua tossicità. In Italia la maggior parte del monossido emesso è
prodotto dal settore dei trasporti (10 volte di più degli altri settori) e a seguirlo quello
industriale (impianti siderurgici e raffinerie). La percentuale di CO emessa dai motori a
combustione interna degli autoveicoli va dal 3,5% al 10%, a seconda del regime di moto del
motore (il traffico lento è una fonte importante). I motori Diesel ne emettono di meno perché
utilizzano più aria, ma in compenso rilasciano più particolato.
Le emissioni naturali di CO avvengono per effetti vulcanici, incendi, oceani e ossidazione di
idrocarburi.
Effetti:
Sull’uomo: Il monossido di carbonio è un killer silenzioso, essendo incolore e inodore e
➢ avendo un affinità 220 volte maggiore a quella dell’ossigeno rispetto all’emoglobina
contenuta nel sangue umano. All’aumentare della concentrazione di CO nell’aria diminuisce
il tempo di sopravvivenza.
Sui materiali: nessun effetto
➢ sulla vegetazione: effetti di lieve entità
➢ Data la sua permanenza nell’atmosfera (3-4) mesi, viene utilizzato come tracciante
dell’andamento temporale degli inquinanti a livello del suolo. Viene rimosso dall’atmosfera
mediante processi di ossidazione o reazioni fotochimiche. In ambiente urbano per gli alti
gradienti di temperatura (anche a livello di metri e secondi) è difficile stabilire dei modelli di
diffusione.
Ossidi di Zolfo SO
➢ x
Son presenti nell’atmosfera sotto forma di anidride solforosa SO (prodotta antropicamente),
2
acido solfidrico (prodotto naturalmente) e solfati derivanti dall’SO . Il biossido SO è
2 2
l’inquinante atmosferico per eccellenza, essendo il più diffuso, uno dei più aggressivi e
pericolosi e quello emesso in quantità più elevate durante la combustione (il 90% di S nel
combustibile viene trasformato in SO , il resto in SO e solfati). Deriva principalmente
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dall’ossidazione dello zolfo durante la combustione delle sostanze che lo contengono come
impurezza. Le emissioni di SO sono le principali responsabili delle piogge acide, perché
2
reagendo con l’ossigeno presente nell’aria (reazione lenta rispetto a quella dell’SO ) dà
2
origine all’anidride solforica che, legandosi con l’acqua produce acido solforico (problema
della catena di successive ossidazioni dello zolfo). Questa reazione è favorita da
atmosfera secca ed alta insolazione. nella combustione viene considerato inquinante di
riferimento l‘SO poiché la concentrazione del triossido di zolfo è compresa tra l’1 e il 5%
2
rispetto a quella del biossido. Per limitare le emissioni di questo inquinante vengono utilizzati
impianti di desolforazione del combustibile a monte della caldaia (quello solido ne contiene
di più di quello liquido, il basso tenore zolfo comporta un aumento significativo del prezzo),
ottimizzazione del processo di combustione e rimozione degli SO prima del camino tramite
x
rimotori. Va notato che lo zolfo è uno degli elementi che forniscono mediante combustione le
più alte quantità di energia.
Effetti:
Sull’uomo: patologie all’apparato respiratorio, alta reattività con le mucose dovuta all’elevata
➢ solubilità in acqua, irritazioni e morte (alte concentrazioni). Il suo odore pungente fa sì che
sia possibile accorgersi della sua presenza, a differenza della CO
Sui materiali: danni alle vernici (aumento dei tempi di posa in opera), metalli (facilita la
➢ corrosione), materiali da costruzione e fibre
Sulla vegetazione: L’esposizione ad alte concentrazioni provoca necrosi della foglia, mentre
➢ a basse concentrazioni ingiallimento. Più colpite le piante a foglia larga.
Ossidi di azoto NO
● x
Vengono prodotti durante la combustione a partire dall’azoto nell’aria nelle forme di ossido di
azoto NO, protossido di azoto N O, anidride nitroso-nitrica, N O . La produzione accentuata
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è dovuta al fatto che non è possibile realizzare combustioni stechiometriche ed è necessario
utlizzare comburente in eccesso. Il più nocivo a livello atmosferico è il biossido di azoto, che
viene prodotto dalla combustione in misura ridotta e nell’atmosfera successivamente al
rilascio, in 2-5 giorni. Il processo è fortemente influenzato dalla radiazione solare e dalla
presenza di specie chimiche. In presenza di umidità l’NO si trasforma in acido nitrico, co-
2
responsabile delle piogge acide.
Gli NO si formano a temperature superiori a 1200 °C e sono quindi sempre presenti nei
x
processi di combustione. Le quantità prodotte dipendono dalle temperature di fiamma e
dalla frazione di aria in eccesso. Il 90% degli NO emessi è costituito dall’NO
x
Si posso suddividere in 3 categorie:
1. Thermal NO → derivano dall’ossidazione dell’azoto presente nell’aria comburente.
x
Rappresentano la frazione principale nel caso di combustibili gassosi e liquidi
2. Prompt NO → prodotti velocemente tramite reazione con l’azoto dell’aria e i radicali
x
idrocarburici presenti nel fronte di fiamma
3. Fuel NO → formati dall’azoto intrinsecamente presente nel combustibile. Assumono
x
rilevanza nel caso dei combustibili solidi.
Effetti:
Sull’uomo: ossidano il ferro contenuto nell’emoglobina e lo rendono inutiliza