Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
>>CICLO
>> EQUILIBRIO UTILIZZO NEGLI STRUMENTI
>> STILE COMUNICAZIONE
Quando cambio stile di comunicazione il consumatore può non riconoscersi più Pagina 20 di 38
2. OBIETTIVI
3. TARGETING
4. STRATEGIE
5. CONTENUTI
6. AZIONI E STRUMENTI
7. ANALISI RISULTATI
I PUNTI DI DEBOLEZZA
I punti di debolezza sono una carenza dell’impresa che può valere e coinvolge spesso il modo di
comunicare, in particolare sono attività che l’azienda non svolge in maniera efficace e che le
impediscono di costruire vantaggi competitivi:
• gap nella comunicazione di competenze chiave ben sviluppate o comprovate;
• immagine di marca o reputazione debole;
• deficit di comunicazione;
• errori di comunicazione (black list presente nell’immaginario
• collettivo);
• incapacità di timesurfing.
Punti di debolezza derivano da fattori interni.
PUNTI DI DEBOLEZZA
NELLA COMUNICAZIONE;
>>GAP/DEFICIT
DI PROFESSIONALITÀ E PROBLEMI DI PROCESSO;
>>MANCANZA
DI MARCA O REPUTAZIONE DEBOLE;
>>IMMAGINE BASSA;
>>NOTORIETÀ SCOORDINATA;
>>COMUNICAZIONE
LIST;
>>BLACK DI TIMESURFING; (fuori dal clima della comunicazione)
>>INCAPACITÀ
DI VITA /MATRICE BCG
>>CICLO
OPPORTUNITÀ
Le opportunità di mercato rappresentano un fattore determinante ai fini dell’elaborazione
strategica (espansioni in nuovi mercati geografici; integrazione verticale a monte o a valle;
vendita on-line). È un fattore esterno, ma che può rappresentare un opportunità
comunicativa.
ATTENZIONE
Non tutte le opportunità rappresentano un’occasione propizia per l’impresa. Bisogna tener conto
delle sue risorse finanziarie ed organizzative. Pagina 21 di 38
MINACCE
Fattori dell’ambiente esterno che potrebbero incidere negativamente sulla redditività e
competitività dell’impresa
(Possibile ingresso nuovi concorrenti; avvento di tecnologie più efficaci ed economiche; politiche
commerciali restrittive da parte dei governi esteri).
OPPORTUNITA’ E MINACCE ELEMENTI
>> SITUAZIONE ECONOMICA
>> CLIMA GENERALE (POLITICO, INTERNAZIONALE..)
>> AGENDA SETTING
>> TREND INNOVATIVI (nuovi stili di vita e di consumo, nuovo target…)
>> COMPETITOR
>> EVENTI INASPETTATI
LE FASI DI ATTUAZIONE
L’analisi SWOT si articola in alcune fasi principali:
1. Raccolta minuziosa delle informazioni sul settore di riferimento, interno ed esterno, nel quale si
vuole sviluppare il progetto;
2. Identificazione degli elementi da inserire nell’analisi SWOT
3. Classificazione dei fattori esogeni, classificandoli come opportunità e minacce, per ogni
componente in cui è articolato il progetto;
4. Individuazione dei fattori endogeni, classificandoli come punti di forza e di debolezza, per ogni
componente in cui è articolato il progetto;
5. Costruzione della matrice Pagina 22 di 38
A tavolino
• I punti di forza, debolezza, le opportunità e le minacce vengono individuati dal ricercatore
sulla base dei dati raccolti da “saperi esperti”, in modo neutrale ed oggettivo
In modo partecipato
• I punti di forza, debolezza, le opportunità e le minacce vengono messi a fuoco, mediante
l’uso di tecniche partecipate, attraverso l’analisi congiunta tra esperti e stakeholders,
ricerche e analisi.
PIANO DI COMUNICAZIONE.
DEFINIZIONE
Il piano di comunicazione rappresenta uno strumento strategico per porre in essere un agire
comunicativo consapevole, coerente coordinato e controllabile.
(chiede all’esame) Pagina 23 di 38
PIANO DI COMUNICAZIONE. LE 4 C
CONSAPEVOLE > fare analisi accurata
COERENTE > con la storia ed i valori dell’azienda
COORDINATO > tutti gli strumenti devono essere coordinati
CONTROLLABILE > un piano di comunicazione è costantemente misurabile
È uno strumento che consente di programmare, di gestire e di valutare le azioni di
comunicazione per il raggiungimento di specifici obiettivi strategici in un determinato
periodo di tempo
Programmare
Gestire
Obiettivi
Tempo
Il piano di comunicazione da la possibilità di dare ritmo alla comunicazione
LE 7 FASI
1. ANALISI
2. OBIETTIVI
3. TARGETTING
4. STRATEGIE
5. CONTENUTI E STRUMENTI
6. AZIONI E STRUMENTI (DIAGRAMMA DI GANTT) Pagina 24 di 38
7. ANALISI RISULTATI
PIANO DI COMUNICAZIONE. GLI STEP FONDAMENTALI
1.l’analisi dello scenario
2.la definizione degli obiettivi
3.l’individuazione dei target vedi slide
4.l’approccio strategico
5.lo sviluppo creativo
6.la scelta degli strumenti
7.la misurazione dei risultati >> analisi dati numerici
Si parte sempre con una PREMESSA > brief committente
>> ANALISI SWOT
OBIETTIVI/TARGET
ASSET/DRIVER
DIAGRAMMA DI GANNT
ANALISI RISULTATI
ALLEGATI/SCHEDE PROGETTO Pagina 25 di 38
Al cliente va fatta una sintesi dove spiegheremo perché è importante la comunicazione, il
target,ecc
PIANO DI COMUNICAZIONE. GLI OUTPUT
I materiale che si devono preparare per la costruzione di un Piano di Comunicazione sono:
>> un documento word che contiene per esteso tutte le diverse parti di un piano di
comunicazione
>> un power point sintetico che contiene le linee guida principali del Piano;
>> un documento in word e un power point con le singole schede azione
PIANO DI COMUNICAZIONE. GLI ATTORI DEL PIANO
Nella realizzazione del Piano, l’Ufficio Comunicazione ha un ruolo centrale.
La costruzione di un Piano di Comunicazione avviene, però, attraverso la condivisione di
informazioni.
Quindi:
>>SE LAVORIAMO IN AGENZIA:
1. l’ufficio comunicazione dovrà fare da raccoglitore e intermediario e fornire le informazioni
necessarie;
2.
3.
>>SE LAVORIAMO ALL’INTERNO DI UN’AZIENDA O DI UN ENTE PUBBLICO
1. l’ufficio comunicazione è la cabina di regia del Piano. Raccoglie, ordina e utilizza tutte le
informazioni raccolte dalle altre strutture.
un piano di comunicazione viene costruito generalmente in agenzia
Obiettivi
Devono avere determinate caratteristiche > realizzabili > acronimo SMART
Specific
Measurable > devo dare dei parametri
Achievable > obiettivi realizzabili in base alle possibilità del mio cliente
Realistic
Time-related > temporalizzabili facilmente
Target
Dai dati sul mercato di riferimento e dalla SWOT che abbiamo dobbiamo estrapolare il target. Il
targetting non è un semplice calcolo statistico, ma la sua efficacia parte dall’interpretazione dei
numeri a disposizione:
>>differenziabilità: il target scelto dev’essere ben distinguibile dagli altri;
>>misurabilità: dev’essere possibile calcolarlo numericamente;
>>significatività: deve essere ampio da giustificare l’investimento; Pagina 26 di 38
accessibilità:
>> il target scelto deve essere raggiungibile dalla comunicazione;
esausistività:
>> dev’essere possibile racchiudere il target scelto in un segmento
ASSET E DRIVER > aspetto più importante ed inerente la strategia
Naturalmente una volta definiti gli obiettivi e i target si passa alla pianificazione.
ASSET DRIVER:
Individuazione degli e dei
>> ASSET: rappresentano gli obiettivi generali
>> DRIVER: le azioni per realizzare gli obiettivi
Questo schema consente di costruire una Piano in sintonia con:
>> Identità
>> Immagine
Fase 4. ESEMPIO DI ASSET E DRIVER
ASSET
Aumentare fedeltà dei clienti
Potenziare conoscenza pti di forza del prodotto
Migliorare immagine del brand
DRIVER
Costruire programma di CRM
Conoscere cliente nel dettaglio
Aumentare il dialogo con il cliente
Incentivare l’acquisto
Comunicare i benefici più rilevanti
Utilizzare un testimonial
Spiegare in pillole le specifiche del prodotto
Rafforzare il posizionamento
Promuovere azioni di RSI Pagina 27 di 38
SCELTA DEI CONTENUTI / STRUMENTI DEL PIANO
In questa fase scelgo attraverso quali strumenti/format comunicare:
>> Comunicato
>> Conferenza Stampa
>> Advertising
>> Social
>> Sito Internet
>> Newsletter
>> Istant Book
>> Promozioni
>> Eventi
>> Spot
>> Flyer
È la fase più “tecnica” e operativa della costruzione del Piano.
In questa fase si scelgono i contenuti da mettere nel Piano di Comunicazione:
Contenuti funzionali;
Contenuti identitari / valoriali;
Contenuti emotivi;
Contenuti sociali; Pagina 28 di 38
DIAGRAMMA DI GANTT
Il diagramma di Gantt è una matrice creata intorno al 1917 da Henry Laurence Gantt con lo scopo
di individuare i principi fondamentali per gestire efficacemente le attività cardine di un progetto.
Il diagramma di Gantt quando si costruisce un Piano di Comunicazione è la
piattaforma guida delle azioni comunicative in grado di mettere insieme le 3
variabili principali: TEMPO
1.Azioni/contenuti; 2.Canale;
3.Tempo.
AZIONE 1
AZIONE 2
AZIONE 3 LEGENDA
COMUNICATO STAMPA SOCIAL
EVENTO ALTRI STRUMENTI COMM. MIX
SPOT Pagina 29 di 38
Periodo (es.mesi)
Attività 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
A
B
C
D
E
F
G
. . . .
MISURAZIONE DEI RISULTATI
interviste individuali: consentono un’ approfondita conoscenza delle posizioni del soggetto
rispetto alle strategie comunicative;
- interviste di gruppo;
- questionari;
- sondaggi;
- focus group;
- tecniche Delphi;
- brainstorming
Gli aspetti da non sottovalutare
Risorse economiche
a. (budget) e comunicazione
Risorse umane
b. (formazione) e comunicazione
Attività continuative
c. a supporto della comunicazione: il piano non deve essere una tantum.
Pagina 30 di 38
La Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI)
Fare ed essere un brand significa avere un ruolo sociale.
La RSI influenza tantissimo la nostra comunicazione e la nostra azienda
Partiamo dalla domanda
Il profilo del consumatore
Oggi per il consumatore non contano più solo i prodotti, le performance funzionali di ciò che
acquistano, l’immagine, la storia del brand ma anche i valori e le ricadute sociali di un’azienda su
territorio, comunità e soprattutto persone.
Responsabilità sociale nasce negli anni ’80
Etimologia di RSI significa Respo