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La Terapia

Adesso valutiamo le tre prospettive che delineano l'atteggiamento verso una comunicazione efficace ossia i diversi approcci nel considerare la comunicazione efficace:

  1. Prospettiva biologica: può migliorare l'attività del medico ma non ne fa parte integrante. Il medico deve soprattutto avere delle competenze tecniche.
  2. Prospettiva filosofico-culturale: importanza della medicina umanistica - Karl Jasper negli anni '50 auspica comunicazione più profonda tra medico e paziente.
  3. La prospettiva strategica e pragmatica degli autori del testo che stiamo analizzando, che si rifanno alla scuola di Palo Alto: la capacità di comunicare in maniera efficace influisce sull'efficacia dell'intervento.

Cosa significa formare la comunicazione e alla relazione col paziente in un'ottica strategica? Significa interessarsi di come incrementare l'efficacia dell'intervento medico e la sua efficienza. Quindi il focus è...

sia sul saper fare, sul saper intervenire in modo efficace e questi obiettivi si raggiungono attraverso una conoscenza tecnica quindi il sapere è quello che caratterizza l'approccio scientifico mentre il sapere fare è quello che caratterizza un approccio tecnico, l'unione delle due cose è ciò che permette di realizzare una medicina efficace. Un problema molto importante che abbiamo già incominciato ad incontrare è quello della compliance, compliance della in letteratura noi troviamo due diversi termini e adherence, il primo termine pone il paziente in una dimensione più passiva nei confronti del medico, un seguire il medico e le sue direttive con un atteggiamento di maggiore passività mentre il secondo termine (preferito oggi) invece pone il paziente su un piano collaborativo, in quanto ritiene il paziente il vero esperto della malattia. Questi due termini indicano la misura in cui il comportamento del paziente, in termini

La diassunzione di farmaci, il mantenimento della dieta o la variazione dello stile di vita coincide con le prescrizioni del medico. Un dato allarmante è che solo il 60%-70% dei pazienti segue ciò che dice il medico, ma questo non sarebbe così rilevante se non si considerasse tutta una serie di fattori come i costi sanitari. Infatti, la scarsa compliance comporta costi sanitari per le patologie croniche che spesso possono condurre alla morte. Inoltre, questa comporta un maggior numero di accessi al pronto soccorso, un uso confuso dei farmaci, tempi di guarigione più lunghi, frequenza maggiore di recidive, ecc.

L'OMS ha individuato 5 fattori alla base dell'aderenza al trattamento:

  1. Il tipo di disturbo: maggiore aderenza nei pazienti acuti piuttosto che cronici, infatti spesso si stanca di seguire le cure o perde la motivazione. La depressione riduce ulteriormente l'aderenza (tre volte meno osservanti).
  2. Il tipo di trattamento:

Meglio per le terapie brevi. Le prescrizioni farmacologiche più seguite rispetto a quelle comportamentali dal momento che è più facile prendere dei farmaci piuttosto che intervenire sul proprio comportamento. L'aderenza alle terapie a lungo termine è peggiore nei paesi in via di sviluppo (50% in meno), questo perché ci sono anche aspetti culturali legati all'istruzione. Dopo 6 mesi dall'inizio di terapie a lungo termine, l'aderenza scende. Secondo i parenti la scarsa aderenza nelle terapie a lungo termine è dovuta a regimi terapeutici complicati da seguire che hanno effetti collaterali inutili o costosi. Le terapie preventive sono ancora meno seguite: vi è un'aderenza tra il 5% e il 30% soprattutto quando le patologie sono asintomatiche, vedi ipertensione arteriosa o diabete, pazienti con problemi cardiovascolari e post-infartuati.

3. Le caratteristiche del paziente: profili di personalità del paziente

4. I fattori

socio-economici: si è visto che un elemento importante è il costo del farmaco5. La relazione medico-paziente

Un punto critico è che i medici hanno una scarsa consapevolezza del fatto che pochi pazienti mantengono o hanno una reale aderenza al trattamento. Sono state fatte delle indagini per cercare di capire come intervenire rispetto alla relazione medico-paziente e rispetto alla comunicazione. I pazienti quale stile preferiscono? Uno stile comunicativo affiliativo e consultivo basato su empatia, socievolezza, interesse, umorismo e non sulla direttività, qui ritorna l'aspetto della collaborazione medico-paziente. Mentre i medici vediamo che si muovono su una posizione diametralmente opposta, per loro è più facile avere uno stile comunicativo basato sul controllo, sul potere e sull'idea di un'autorità distaccata per trasmettere un'immagine di sé professionale. Questo atteggiamento dei medici porta al cosiddetto

“doctor shopping” cioè la ricerca del medico con il quale sia possibile trovare una relazione adeguata masoprattuto che confermi quelle che sono le nostre aspettative e le nostre credenze. Quelli che erano definiti un tempo pazienti ipocondriaci sono quelli che più di ognialtro mettono in atto il “doctor shopping” perché sono alla ricerca di conferme delleproprie ipotesi o previsioni.

Quando noi parliamo di scarsa aderenza, riteniamo che questa sia sempre volontaria o anche involontaria? È stata definita non aderenza involontaria quando il medicoutilizza un lessico specialistico (parla in “medicalese”) difficilmente comprensibile equindi il paziente non riesce a seguire, dedica scarso tempo e attenzione alla visita ealla comunicazione quindi l’attenzione del paziente si abbassa, il paziente si distae,non viene motivato nel racconto e non è quindi motivato a seguire le indicazioni delmedico. La non aderenza

volontaria invece ha origine quando il paziente percepisce una scarsa attenzione da parte del medico e quindi ciò lo porta a sentirsi a disagio e ciò si aggiunge una cattiva comunicazione e un cattivo atteggiamento del paziente nei confronti del medico e tutto ciò attiva delle resistenze da parte del paziente. Il paziente può avere anche timore degli effetti collaterali dei farmaci, timore che non esprime e non manifesta così una volta tornato a casa non seguirà le prescrizioni mediche ricevute. Ci possono essere delle resistenze di tipo ideologico come: i farmaci fanno male, i farmaci creano dipendenza, in questo caso va fatto un lavoro in psicoterapia che porti all'accettazione del farmaco da parte del paziente. Un altro aspetto che può portare a una scarsa aderenza è la reazione emotiva a fronte di una diagnosi ricevuta oppure ancora il timore di sentirsi stigmatizzati a causa della patologia sofferta (per esempio pazientiaffetti da HIV). Infine l'incapacità o l'impossibilità a seguire le indicazioni del medico. Sostanzialmente che cosa possiamo dire? Che il paziente nel momento in cui riceve una prescrizione e delle indicazioni da parte del medico tenderà a fare una valutazione dei costi e dei benefici nel seguire le indicazioni del medico e se il medico non è stato capace di far comprendere al paziente il peso dei benefici, sarà molto probabile che il paziente sarà scarsamente aderente. CAPITOLO 3: La potenza del rituale terapeutica, l'effetto placebo L'effetto placebo è un elemento estremamente importante nella professione medica perché ha un'efficacia sul paziente, in parole povere se il paziente non si sente meglio dopo la visita, il medico ha sbagliato specializzazione. L'effetto placebo non è semplicemente riconducibile a una pastiglia che può contenere una sostanza inerte ma l'effetto placebo.

è dato anche da altre situazioni come la presenza del medico. Il placebo è una sostanza inerte o un altro tipo di trattamento che si ritiene non abbia specifici effetti curativi su un determinato disturbo o malattia, ma la cui somministrazione può portare a concreti miglioramenti nella situazione clinica del paziente (ansia, agitazione, vertigini, asma, disturbi del sonno). L’uso del placebo in medicina nel 45%-86% dei casi, si tratta spesso di farmaci attivi che non hanno rapporto specifici con la malattia (complessivi vitaminici, paracetamolo o antibiotici in assenza di malattie virali). Le neuroscienze hanno evidenziato alcune delle componenti neuro-fisiologiche.

È stato nel 1787 che per la prima volta venne utilizzato il termine “placebo” per indicare un medicante usato più per piacere del malato che per fini terapeutici. Dobbiamo aspettare però gli anni ’30 e ’50 per l’inizio delle sperimentazioni in doppio cieco.

per testare farmaci. La prima dimostrazione dell'effetto placebo si ha nel 1950 grazie a Wolf, il quale studiò gli effetti dell'ipecac, farmaco che induce nausea e vomito. Hanno somministrato questo farmaco a un campione di pazienti che lamentavano nausea dicendo loro però che erano un farmaco anti-nausea e incredibile dopo 10-20 minuti, il sintomo passava ma non solamente a livello soggettivo ma anche rispetto a quelle che potevano essere le contrazioni gastriche che Wolf aveva controllato grazie all'inserimento di un palloncino all'interno dello stomaco. Nel 1955 Beecher ha pubblicato un altro articolo che si basava su delle ricerche condotte sull'effetto del placebo somministrato al posto della morfina, tutto ebbe inizio quando un'infermiera in un reparto di soldati feriti durante la Seconda Guerra Mondiale, non avendo più morfina per ridurre i dolori, aveva somministrato ai pazienti una soluzione salina, rassicurandoli che questa.avrebbe inciso significativamente sulla riduzione del dolore ed effettivamente dopo poco tempo i soldati cominciarono a lamentarsi meno. Un'altra ricerca assolutamente incredibile riguarda l'effetto placebo in ambito chirurgico, siamo sempre negli anni '50, in questo caso parliamo di pazienti con angina pectoris (dolore al petto). Questa patologia è causata da un temporaneo scarso afflusso di sangue al cuore che determina mancanza di ossigeno al tessuto cardiaco. Una procedura che si faceva all'epoca per cercare di migliorare l'affluenza di sangue al cuore, era legare l'arteria mammaria. Sono stati presi due campioni di pazienti, ad un gruppo è stata effettivamente legata l'arteria mammaria mentre all'altro gruppo fu fatta una semplice incisione cutanea. Perché hanno fatto questo esperimento? Perché hanno visto che l'intervento aveva successo nel 85% dei casi però l'irrorazione sanguigna al cuorerimaneva pressoché mutata. Tutti i pazienti erano convinti di aver ricevuto l'intervento, al contrario.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
36 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher frida.05 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Comunicazione in ambito sanitario e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Ripamonti Adriana.