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COMUNICAZIONE DELLA DIAGNOSI:
Prospettiva del paziente:
La diagnosi è un atto che può avere profonde implicazioni emozionali essendo il
concetto di “malattia” strettamente correlato al “significato” che questa assume nel
mondo fantasmatico dell’individuo che ne è affetto .
Nella pratica medica di questo divario non sempre si tiene conto. La diagnosi per il
paziente è pur sempre ,in una certa misura, fantasmizzata.
Prospettiva del medico:
La diagnosi è un concetto essenzialmente tecnico dai risvolti pragmatici.
La verità della diagnosi definisce la malattia nell’ambito dell’organico.
Comunicare una diagnosi vuol dire sempre e comunque alterare un equilibrio
intrapsichico , provocare una differenza tra l’immagine di sé consolidata e quella
attuale contrassegnata dalla malattia.
Al di là delle intenzioni del clinico , la comunicazione della diagnosi sollecita nel
paziente reazioni emozionali che investono anche il background relazionale (sistemi
di relazione affettivi e sociali) e che possono prescindere dalla reale gravità della
patologia diagnosticata.
Per la comunicazione della diagnosi , come per qualsiasi altra azione il medico debba
compiere , ci sono delle regole comportamentali che lo stesso deve seguire; queste
sono raccolte nel “Codice di Deontologia Medica” rilasciato dalla FEDERAZIONE
.
NAZIONALE DEGLI ORDINI DEI MEDICI CHIRURGHI E DEGLI ODONTOIATRI
Codice Deontologico
IL CODICE DI DEONTOLOGIA MEDICA E’ UN CORPUS DI REGOLE DI
AUTODISCIPLINA PREDETERMINATE DALLA PROFESSIONE,
VINCOLANTI PER GLI ISCRITTI ALL’ORDINE CHE A QUELLE NORME
DEVONO QUINDI ADEGUARE LA LORO CONDOTTA PROFESSIONALE.
Art. 1 (2014)
- Definizione -
“Il Codice di Deontologia Medica contiene principi e regole che il medico-chirurgo
e l'odontoiatra, iscritti agli albi professionali dell'Ordine dei Medici Chirurghi e
degli Odontoiatri, di seguito indicati con il termine di medico, devono osservare
nell'esercizio della professione.
Il comportamento del medico anche al di fuori dell’esercizio della professione, deve
essere consono al decoro e alla dignita della stessa, in armonia con i principi di
̀
solidarieta, umanita e impegno civile che la ispirano.
̀ ̀
Il medico e tenuto a prestare la massima collaborazione e disponibilita nei rapporti
̀ ̀
con il proprio Ordine professionale.
Il medico e tenuto alla conoscenza delle norme del presente Codice e degli
̀
orientamenti espressi nelle allegate linee guida, la ignoranza dei quali, non lo esime
dalla responsabilita disciplinare.
̀
Il medico deve prestare giuramento professionale.”
E’necessario mettere in rilievo come il codice abbia avuto una notevole evoluzione
nelle sue varie versioni, soprattutto per quanto riguarda la comunicazione della
diagnosi.
Codice di Deontologia Medica , 15 Luglio 1989
Art.39-“Il medico ha il dovere di dare al paziente , tenendo conto del suo livello di
cultura e delle sue capacità di discernimento, la più serena informazione sulla
diagnosi, la prognosi, le prospettive terapeutiche e le loro conseguenze... Il medico
potrà valutare, segnatamente in rapporto con la reattività del paziente, l’opportunità
di non rivelare al malato o di attenuare una prognosi grave o infausta, nel qual caso
dovrà essere comunicata ai congiunti.”
Codice deontologico, 1995
Art.29 IV comma- “Il medico non può più omettere o rivelare a terzi informazioni
circa la salute del paziente che diventa il suo principale interlocutore, tuttavia le
informazioni riguardanti prognosi gravi o infause (..) devono essere fornite con
circospezione , usando terminologie non traumatizzanti, senza escludere mai
elementi di speranza”.
Considerando i due articoli precedentemente enunciati , c’è da considerare che nel
primo (codice del 1989) si dava minor importanza alla componente psicologica ;
infatti il medico non era tenuto a confrontarsi direttamente con il paziente e poteva,
quindi , comunicare la diagnosi , qualora fosse grave o infausta , ai congiunti al
paziente e non direttamente allo stesso .
Invece , nel secondo articolo (codice del 1995) , l’attenzione si focalizza sul malato ,
quindi paziente , che deve essere necessariamente informato sulla propria diagnosi
personalmente ; nonostante il medico debba tenere conto dei livelli di cultura del
paziente , non può deliberatamente decidere di omettere informazioni come avrebbe
potuto fare secondo il codice del 1989.
Questa attenzione sulla componente psicologica del paziente viene rafforzata nel
codice di deontologia medica del 1998 , come è chiarito dall’articolo 34 dello stesso :
“..il medico nell’informarlo dovrà tenere conto delle sue capacità di comprensione..”
“..le informazioni… devono essere fornite con prudenza usando terminologie non
traumatizzanti e senza escludere elementi di speranza.”
“…l’informazione a terzi è ammessa solo con il consenso esplicitamente espresso dal
paziente, (..)”.
CODICE DI DEONTOLOGIA MEDICA E
COMUNICAZIONE DELLA DIAGNOSI
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