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SINTOMATOLOGIA
Durante il normale decorso post-infartuale si osserva la comparsa di un soffio puntale e la diagnosi differenziale
I dati dell’ossimetria e dell’ecocardiografia
si pone con la perforazione del setto interventricolare. sono
sufficienti a dirimere il dubbio diagnostico, ma è necessario anche eseguire una coronarografia per l’eventuale
esecuzione di procedure di rivascolarizzazione miocardica.
Il quadro clinico è spesso caratterizzato da un esordio eclatante con quadro di edema polmonare acuto e shock
a cui segue la morte del paziente.
TRATTAMENTO
Il trattamento medico prevede l’uso di droghe vasodilatatorie ed è utile, dal punto di vista emodinamico,
l’impiego preoperatorio del contropulsatore aortico con la finalità di stabilizzare i pazienti emodinamicamente
instabili. Il trattamento chirurgico prevede la riparazione valvolare mitralica (in tutti i casi in cui è fattibile) o la
sostituzione con una protesi, associata, quando necessario, alla rivascolarizzazione miocardica.
INDICAZIONI CHIRURGICHE
Insufficienza mitralica acuta
Nell’immediato post-infarto alcuni pazienti sviluppano una IM lieve-moderata e presentano come sintomo
l’angina
principale post-infartuale: tali pazienti non sono candidati ad alcun gesto chirurgico sulla mitrale, ma
possono beneficiare di una precoce rivascolarizzazione, che generalmente determina la scomparsa
dell’insufficienza. Nei casi più gravi, di un m. papillare, in cui un’insufficienza acuta
di rottura o di infarto
l’intervento sulla mitrale deve essere
massiva determina scompenso cardiaco, eseguito in emergenza. 5
Insufficienza mitralica cronica è indicata solo nei casi d’insufficienza
La correzione chirurgica (associata alla rivascolarizzazione miocardica)
di grado almeno moderato, mentre nei casi di insufficienza lieve-moderata è controversa in quanto la
rivascolarizzazione della regione del m. papillare ischemico e l’eventuale correzione delle alterazioni associate
(aneurisma ventricolare) possono da sole produrre un notevole miglioramento della valvulopatia mitralica.
La riparazione valvolare è possibile in circa il 75 % dei casi. In presenza di una dilatazione dell’anulus
valvolare è indicata l’anuloplastica, associata alla riparazione valvolare, secondo la tecnica proposta da
ma nel caso di rottura o di infarto di un m. papillare, la sostituzione valvolare è l’opzione chirurgica
Carpentier,
più valida.
DIFETTO INTERVENTRICOLARE POST- INFARTUALE ( DIV )
E’ una complicanza molto grave dell’infarto che si verifica nell’1 - 3 % dei pazienti infartuati, si instaura di
solito in seconda - terza giornata post IMA e porta alla morte di circa 1/3 dei pazienti colpiti. La sede più
–
frequente (60 %) è antero-apicale (IMA anteriore), mentre nel 20 40 % dei casi la localizzazione è
posteriore (IMA inferiore). –
DIV POST IMA
STORIA NATURALE
La sopravvivenza a 24 ore è del 75 % dei soggetti colpiti, ma scende al 50 % ad 1 settimana ed al 20 % ad 1
mese.
Per la diagnosi l’esame la sede della perforazione e l’entità dello shunt,
ecocardiografico doppler documenta
mentre la coronarografia viene eseguita per valutare eventuali procedure di rivascolarizzazione miocardica.
TRATTAMENTO CHIRURGICO
Prevede l’uso di droghe vasodilatatorie e del contropulsatore aortico preoperatoriamente, e la riparazione
chirurgica mediante patch di materiale protesico.
La via di accesso nelle rotture anterosettali è la ventricolotomia sinistra attraverso l’area infartuata, mentre la
viene condotta lungo la
riparazione di una rottura posteriore presenta maggiori difficoltà tecniche (l’incisione
parete diaframmatica del ventricolo sinistro ad 1-2 cm dal decorso del ramo interventricolare posteriore). Per
6
l’ischemia cardiaca alcuni autori hanno proposto la riparazione del
ridurre al minimo difetto in CEC a cuore
battente senza clampaggio aortico.
si riteneva che il trattamento chirurgico ottimale prevedesse l’intervento dopo 2-3
Mentre in passato settimane
(in modo da avere tessuti più resistenti, con minor rischio di deiscenza dei punti di sutura e quindi shunt residui)
ed in emergenza solo se coesisteva shock cardiogeno, insufficienza respiratoria o renale, oggi si preferisce
sottoporre precocemente il paziente all’intervento chirurgico, utilizzando ampi patch suturati quanto più
distanti dall’area necrotica, evitando così il deterioramento clinico del paziente che spesso si
possibile riscontra
nell’atteggiamento attendistico. La mortalità operatoria si attesta intorno al 30% nei centri che vantano
maggiore esperienza.
RIPARAZIONE CON PATCH DI DIFETTO INTERVENTRICOLARE POST-IMA
ROTTURA DELLA PARETE LIBERA
E’ causa del 10% dei decessi dopo IMA , con insorgenza dopo l’IMA (soprattutto
da 1 a 3 settimane dopo 3 - 5
giorni). Essa è una soluzione di continuo della parete ventricolare che mette in comunicazione le cavità
cardiache con lo spazio pericardico e determina emopericardio e tamponamento cardiaco (cioè compressione
delle sezioni destre, a pareti più sottili e pressioni endocavitarie minori, con compromissione del riempimento
diastolico)
Nell’87% dei casi è interessato il ventricolo sinistro (parete anterolaterale), mentre nel 13 % dei casi il
ventricolo destro. 7