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PROVOCARE È uno sviluppo del controllo, specializzato sull'oggetto
Basato sulla ricerca della conferma del "migliore" all'interno della relazione; le regole del gioco vengono continuamente sovvertite al fine di stabilire chi sia il più forte sostituendo le regole della relazione con il conflitto continuo e protratto che non porta mai a un prodotto. Il provocatore può anche assumere il ruolo di vittima guidando la relazione da una posizione apparentemente più bassa. L'unico vincolo della relazione diviene l'esercizio del potere. Si manifesta un forte esibizionismo (chi provoca ha paura di non essere visto), mosso dalla percezione di incompetenza di ruolo nella relazione. La provocazione offre un buon supporto emozionale apparente che potremmo far risalire a un sistema percettivo reattivo basato sulla tendenza a voler schiacciare l'altro. Sempre sul versante del controllo, l'ulteriore specializzazione accanto al provocare.
è rappresentata dall’obbligoOBBLIGARE
L’imposizione può essere sia verso se stessi che verso gli altri e protegge dal rischio di chiedersi cosa si desidera realmente e dall’impegnarsi in tale direzione. Viene messa in atto una dipendenza reciproca basata sullacolpevolizzazione, propria o altrui.
L’oblatività (Domanda) rappresenta una variante dell’obbligo in funzione dell’altro, nella quale l’individuo si obbliga per obbligare, l’unico scopo è la totale soddisfazione delle esigenze dell’altro, senza ricerca di alcuna ricompensa, il che, in questa ottica, obbliga l’altro ad una riconoscenza incondizionata.
Sebbene possa apparire una modalità passiva obbligarsi a fare qualcosa, è altresì strumentale per far sì che l’altro si sente in dovere e quindi in obbligo.
Passiamo ora a spiegare le specificazioni del versante della diffidenza, che abbiamo visto articolarsi nel lamento e
Nella preoccupazione, ci lamentiamo e sviluppiamo una diffidenza che coinvolge una terza persona esterna al fine di contribuire alla ricostruzione della relazione fantastica e ideale, ovvero di farsi consigliare su cosa possa essere più efficace affinché l'oggetto reale della pretesa inizi a corrispondere al ruolo ideale della simbolizzazione neoemotiva. Questo ci difende dal confronto diretto con l'oggetto del possesso e ci consente di poter evidenziare la "correttezza" della pretesa. Ci lamentiamo con qualcuno esprimendo tutta la nostra diffidenza rispetto a quella persona, cercando accoglienza e di essere abbracciati. Nel lamento, all'interno della simbolizzazione affettiva neoemozionale, il tema è socialmente condivisibile.
Nella preoccupazione, sviluppiamo una diffidenza basata sul giudizio di un terzo esterno. Tentiamo di incentivare la coesione sulla base di una coalizione fondata sul dubbio e sul sospetto, sollecitando risposte passive in grado
dilegittimare la nostra pretesa.Vengono messi in atto il controllo, la provocazione e la diffidenza.Preoccuparsi quale manifestazione neoemozionale porta l'individuo adiscostarsi dal proprio senso di impotenza davanti al nuovo (ha trovato un'altrastrada per affrontare il disagio interiore).Il terzo estraneo acquista potere solo ed esclusivamente a patto che legittimi lapreoccupazione stessa.La preoccupazione si differenzia dal lamento perché nel primo caso si cerca,oltre alla conferma di quello che pensiamo, anche un intervento da partedell'altro, coinvolgo l'amica nell'azione.Tutti gli agiti devono dimostrare di essere migliore rispetto all'altro e non distare bene.
4. Quale potrebbe essere, a suo avviso, il reale bisognosottostante?C'è bisogno di una rinegoziazione delle simbolizzazioni affettive, perché quello che andava bene per il figlio bambino, non va bene per il figlionuovo. Quindi bisogna rinegoziare le regole
Le domande che si potrebbero porre per aiutare la persona a prendere atto del problema sono: 1. Quali sono i cambiamenti che hai notato nella tua relazione con il tuo partner? 2. Come ti senti riguardo alla mancanza di scambio produttivo nella tua relazione? 3. Hai mai pensato a come potresti ricostruire il tuo ruolo di genitore in modo diverso? 4. Cosa significa per te sentirsi appagati in una relazione? 5. Hai mai considerato l'importanza di rinegoziare la tua relazione con il tuo partner? 6. Cosa pensi del concetto di simbolizzazione affettiva e scambio produttivo nella tua relazione? 7. Cosa ti impedisce di cercare l'assoluzione all'esterno invece di intraprendere il percorso di ricostruzione della simbolizzazione affettiva? 8. Come ti senti riguardo alla rottura delle regole precedenti nella tua relazione? 9. Cosa pensi del percorso di ricostruzione della simbolizzazione affettiva? Credi che possa aiutarti a risolvere il problema? 10. Quali sono i tuoi desideri e bisogni nella tua relazione attuale?(porre le domande evidenziandone lo scopo)
Domande critiche:
Chi è il cliente? (Qual è l'ambiente personale del cliente?)
Chi altri può essere coinvolto?
Qual è il problema del cliente? Che cosa è accaduto? Quali sono i dettagli specifici della situazione?
Quando si è presentato il problema? Quando ha avuto inizio? Che cosa ha immediatamente preceduto l'insorgenza del problema?
Dove si è presentato il problema? In quali condizioni e situazioni?
Come ha reagito il cliente al problema? Come si sente il cliente?
Perché si è presentato il problema?
chi, quale, quando, dove, come, perché
La serie di domande offre anche al counselor un sistema di riferimento per aiutare il cliente ad elaborare o essere più preciso riguardo ad un problema in ogni momento nel corso della seduta.
La prima parola di certe domande aperte determina parzialmente la verbalizzazione del cliente:
Spesso, ma non sempre, usare radici di una
domanda-chiave si risolve in• risultati prevedibili. COSA Le domande spesso conducono ai fatti. “Cosa è accaduto?” “Cosa• ha intenzione di fare? COME Le domande spesso conducono ad una discussione riguardo a• sentimenti oppure a processi o sequenze. “Come si sente a proposito di questo?” “Come è accaduto? PERCHE’ Le domande spesso conducono ad una discussione di motivazioni.“Perché ha permesso che questo accadesse?” “Perché pensa che siaaccaduto?” Da usare con estrema attenzione per il pericolo di percezione digiudizio POTREBBE Le domande sono considerate quelle maggiormente aperte• ma contengono alcuni svantaggi delle domande chiuse perché che ilcliente è libero di rispondere: “No, non voglio parlare di questo”. Questedomande comunque tendono a riflettere un minor controllo ed unaminore padronanza rispetto alle altre. “Mi potrebbeDire di che cosa le piacerebbe parlare oggi?
Mi potrebbe dire di più a proposito della sua situazione?
Mi potrebbe fare un esempio preciso?
Le domande hanno certi potenziali problemi:
- Bombardamento/tortura. Troppe domande tenderanno a porre molti clienti sulla difensiva. Possono inoltre spostare troppo "il controllo" sul counselor
- Domande multiple. I counselor possono confondere i loro clienti insinuando molte domande in una volta sola. Questa è un'altra forma di bombardamento, (in alcuni casi può rivelarsi utile poiché il cliente può scegliere a quale domanda rispondere)
- Domande come asserzioni. Alcuni counselor possono usare le domande come un modo per fare accettare i loro punti di vista. "Non pensa che sarebbe utile se studiasse di più?" "Cosa ne pensa di provare degli esercizi di rilassamento invece di quello che sta facendo ora?"
La consapevolezza della
La natura di tali domande, può permettere di considerare percorsi alternativi e più diretti per raggiungere il cliente. Con l'esperienza, se il counselor si accorgerà che sta per fare un'asserzione, tenderà a non formularla come una domanda.
Domande e differenze culturali. Lo stile di porre una fila di domande (considerato tipico del Nord America) è spesso accolto meno favorevolmente in altri gruppi culturali. Se si lavora con un membro di un gruppo culturale per il quale le domande possono essere inadatte, si deve essere consapevoli del fatto che un uso eccessivo di domande può provocare la perdita di fiducia nel counselor.
Domande "Perché hai fatto questo?" Queste domande spesso pongono i clienti sulla difensiva e provocano sconforto. Questo stesso sconforto può essere causato da ogni domanda che evochi la sensazione di sentirsi attaccati.
Domande e controllo. La persona che pone le domande ha solitamente il controllo.
del colloquio. La persona determina: chi parla, a proposito di cosa, quando parlerà e in quali condizioni ciò si verificherà. A volte, le domande possono essere utili. Allo stesso tempo le domande possono essere usate in modo non etico e intrusivo per un vantaggio del counselor piuttosto che per quello del cliente. Le domande possono essere usate per aiutare i clienti a ricercare qualità positive: Funzione principale: Far parlare più apertamente il cliente, mentre le funzioni secondarie: - Estrapolare concetti specifici del mondo del cliente e arricchire la sua storia. - Fare una valutazione effettiva della preoccupazione e del problema del cliente. - Guidare (facilitare) il modo in cui il cliente parla in una direzione. Per esempio, quali domande portano spesso a parlare dei fatti, come le domande conducono ai sentimenti o al processo implicato e perché conducono alle ragioni di una determinata cosa. Domande per destrutturare i prerequisiti chehanno portato alla fantasia di possesso:
Decontestualizzazione è un prerequisito, "Giulio torna stanco" per aiutare Giulia a contestualizzare potremmo chiedere come mai Giulio torna stanco. "Che lavoro fa Giulio?" "Cosa sente/Cosa sente quando?" aiutano a scendere da un piano dell'agito al piano del sentito emotivo. Ma all'inizio le domande devono essere basiche, perché il cliente è sull'agito emotivo "Cosa prova per Giulio" (domanda basica ma fondamentale). Le domande devono essere sia informative che di intervento. La persona deve sentirsi compresa e sentire il passaggio della nostra empatia, ma la deve anche avvicinare verso il cambiamento. Devono condurre a scendere la persona da quel piano della realtà "fant