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MICROTUBULI (+ introduzione motori proteici)
Il nome microtubuli, uno dei tre tipi di filamenti citoscheletrci, deriva dalla loro struttura: in
microscopia elettronica appaiono come dei piccoli tubi con un diametro di 25 nanometri e sono il
tipo di filamenti citoschelettrici più grandi: infatti i microfilamenti hanno diametro di 10nm, e i
filamenti intermedi hanno un diametro intermedio.
I microtubuli rappresentano l’impalcatura su cui si costruisce la struttura cellulare: si può dire che la
forma della cellula è data da come è impostata la struttura dei microtubuli.
Lo scheletro dei microtubuli è quindi fondamentale per il mantenimento della forma stessa della
cellula: fibroblasti e neuroni, hanno microtubuli organizzati in maniera differente!
Nonostante costituiscano un’impalcatura, i microtubuli non sono strutture rigide, ma dinamiche!
Servono infatti per la vita della cellula, e la cellula ha la caratteristica di modificare la propria forma
in base alle necessità funzionali.
Ad esempio, dal cono di accrescimento, durante lo sviluppo dei neuroni, l’assone deve spostarsi,
muoversi, cercando le cellule bersaglio, e questo richede una struttura dentro la cellula che deve
modificarsi costantemente; questa modificazione, che impatta sulla direzione in cui è rivolto
l’assone, deriva da un costante rimodellamento del citoscheletro, dei microtubuli, quindi essi vanno
incontro a polimerizzazione e dissociazione.
I microtubuli sono connessi con gli organelli e le strutture vescicolari all’interno del citoplasma, e si
connettono ad esse grazie ai motori proteici, fondamentali per la direzionalità del movimento delle
strutture membranose, delle vescicole, e della disposizione del Golgi.
Sono importanti anche per la MITOSI: essi formano strutture transitorie che catturano i cromosomi
dopo la rottura del nucleo, permettendo l’allineamento nella struttura mediale e la successiva
divisione nelle due cellule figlie. Queste strutture temporanee si chiamano Fusi Mitotici.
I microtubuli costituiscono l’assonema, che è il componente fondamentale di strutture cellulari che
si chiamano ciglia o flagelli, simili tra loro, capaci di assicurare la motilità della cellula (flagello) o il
movimento di molecole sulla superficie della cellula stessa (ciglia).
La struttura molecolare del microtubulo si basa su una subunità: il dimero formato da α-tubulina e
β-tubulina. Queste due proteine formano un dimero associate al GTP, in rosso nella figura.
Solo il GTP associato alla β-tubulina più andare incontro a idrolisi, quello associato a α-tubulina
non lo fa mai!! Ciascun microtubulo è costituito da 13 protofilamenti: per
essere resistenti i filamenti del citoscheletro non devono
semplicemente formare polimeri in fila indiana, ma devono
avere anche interazioni laterali tra le file: si forma una struttura
in cui le file si legano tra di loro. C’è quindi una disposizione di
subunità in fila indiana (le file sono i protofilamenti ) e 13
protofilamenti si dispongo attorno ad una cavità centrale del
microtubulo.
I protofilamenti non si attacano l’uno all’altro in perfetto
parallelismo ma sono sfasati uno rispetto all’altro tanto da poter
assumere un affetto un po’ elicoidale, e le estremità non sono
quindi piatte, ma leggermente appuntite!
Si parla di estremità differenti perchè i protofilamenti sono tutti
disposti nello stesso senso, ovvero terminano tutti con la β-
tubulina da una parte e l’ α-tubulina dall’altra.
L’estremità dell’intero microtubulo che ha la β-tubulina esposta
si chiama estremità +, mentre l’estremità che ha l’ α-tubulina
esposta si chiama estremità - .
Quindi i microtubuli sono polimeri che hanno una polarità.
È importante il concetto dei legami laterali come rinforzo e che
quindi l’aggiunta (polimerizzazione) o la perdita di subunità
(depolimerizzazione) avviene solo alle estremità.
La cosa interessante è la capacità di autoassemblarsi: se in soluzione mettiamo β-tubulina e l’ α-
tubulina legate a GTP, queste spontaneamente formano microtubuli e hanno la capacità di formare
filamenti che non vanno in contro ad allungamento costante, perchè l’allungamento non è uguale
alle due estremità: all’estremità + vi è maggiore velocità di associazione e di dissociazione;
ciononostante, in alcuni range di concentrazioni di tubulina, si è visto che l’estremità + si allunga
più velocemente, mentre l’estremità – può andare in contro a dissociazione.
Si autoassemblano spontaneamente se la concentrazione è sufficientemente elevata, e
l’associazione è favorità all’estremità +, mentre la dissociazione è favorità all’estremità - , o
comunque, all’estremità – non avviene polimerizzazione massiccia.
La polarità è importante perchè determina la disposizione di questi filamenti nella cellula: i
microtubuli, infatti, si dispongono a raggera attorno al centro di organizzazione dei microtubuli
che lega le estremità -, mentre le estremità + sono disposte verso l’esterno.
Ci sono cellule particolari che hanno disposizione diversa: ad esempio, le cellule epiteliali hanno
estremità + nella parte apicale e l’estremità – nella parte basale. Nei neuroni i microtubuli formano
fasci all’interno dell’assone con una disposizione precisa: il – è diretto verso il nucleo, verso il
soma, mentre i + sono dirette verso i terminali sinaptici.
Per la funzionalità dei microtubuli è importante il fenomeno della instabilità dinamica.
In vitro, dopo la fase di allungamento, i microtubuli diminuiscono spontaneamente la loro
lunghezza bruscamente; l’evento è chiamato CATASTROFE.
Dopo una rapida depolimerizzazione e accorciamento ricomincia l’allungamento: in vitro c’è
alternanza tra allungamento e catastrofi.
Succede anche in vivo.
I vari filamenti subiscono quest’alternanza in maniera asincrona:
nello stesso istante, alcuni si stanno allungando altri si stanno
accorciando; questo fenomeno dipende dall’idrolisi del GTP della
β-tubulina ed è osservabile all’estremità +.
Durante l’allungamento, si aggiungono continuamente β-tubuline
legate al GTP.
Man mano che si allunga, il GTP viene idrolizzato; in tal modo, solo
le subunità vicine all’estremità hanno le β-tubuline
legate al GTP, le altre, più lontane dall’estremità +,
hanno invece ormai tutti GDP.
Cambia la conformazione della β-tubulina e del dimero
stesso!
L’idrolisi del GTP porta ad un piegamento spontaneo
del protofilamento, ovvero, non si forma più una fila
indiana rettilinea, ma un po’ arcuata.
Questo non ha nessuna conseguenza sulla struttura
del microilamento finchè rimane il cappuccio di GTP
all’estremità +, perchè i legami laterali sono
sufficientemente forti da contrastare questa tendenza
dei protofilamenti a legarsi l’uno all’altro, sopratutto
perchè il cappuccio forma un tratto dritto, rettilineo,
che, in combinazione coi legami laterali, aiuta l’intero microfilamento a restare rettilineo.
A volte l’idrolisi però è più veloce della polimerizzazione, quindi accade che l’estremità + si trova a
perdere il cappuccio di GTP, perchè le nuove subunità che hanno β-tubulina con GTP sono troppo
poche per formare un vero e proprio cappuccio.
In questa situazione i legami laterali sono l’unica cosa che mantiene i protofilamenti uniti tra loro,
ma termodicamicamente, più passa il tempo più viene favorito il piegamento dei protofilamenti, che
quindi si piegano e si staccano rompendo i legami laterali.
I protofilamenti quindi si separano e vanno in contro a spezzettamento: questa è la catastrofe.
Essa avviene quanto l’idrolisi del GTP legato al β-tubulina è più veloce della velocità di
polimerizzazione.
All’interno della cellula, ci sono microtubuli che sono stati stabilizzati ( circa il 50%) e questi non
vanno incontro a catastrofe e all’instabilità dinamica che ne consegue. L’altro 50% invece subisce
costantemente questo fenomeno.
L’instabilità dinamica e la crescita asincrona dei microtubuli serve alla cellula per indagare il
proprio spazio interno: allungandosi e accorciandosi possono trovare vari tipi distrutture, a
seconda dello stato fisiologico della cellula, e questo serve a modificare la struttura della cellula in
maniera dipendente dalla situazione contingente, ad esempio i microtubili si stabilizzano se
entrano in contatto con una precisa parte della membrana cellulare, in concomitanza con un
segnale extracellulare, e questo porterà all’allungamento della cellula nella direzione dei filamenti
stabilizzati: non ci saranno più catastrofi in quella direzione e quindi la cellula si allunga seguendo i
filamenti stabilizzati.
Gli organelli interni seguiranno questo andamento. Questo può avvenire grazie alla regolazione
dell’evento di catastrofe e allungamento.
Ci sono infatti delle proteine che regolano questo processo. La statmina, ad esempio, sequestra le
subunità di tubulina, sottraendole all’allungamento, che quindi sarà più lento, e favorendo così
indirettamente la catastrofe, perchè la velocità di idrolisi del GTP supererà quella di
polimerizzazione.
Altre proteine, della famiglia dei MAP ( microtubule-associated protein ) si associano invece al
cappuccio di GTP all’estremità + impedendo l’idrolisi, mantenendo stabili i microfilamenti.
Altre come la CATASTROFINA , mediano il ripiegamento dei protofilamenti indipendentemente
dall’idrolisi del GTP, favorendo le catastrofi anche se non ci sarebbero le condizioni;
Infine, la catastrofe viene indotta se il filamento viene tagliato,
perchè al centro del microtubulo tutte le subunità sono GDP: il
taglio è dato dalla proteina KATANINA (dalle spade di Samurai
).
Le proteine che si associano ai microtubuli organizzano anche
la loro disposizione spaziale: le MAP sono una famiglia grande
che media il legame tra microtubuli adiacenti, portanto alla
formazione di fasci di microtubuli relativamente larghi; altre
proteine, TAU, essendo più corte, portano invece alla
formazione di fasci di microtubuli relativamente stretti.
Queste capacità dei microtubuli, ed in particolar modo la loro
instabilità dinamica, è usata dalla medicina per interferire con