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Come i cinegiornali ci mostrano parte della realtà, così nel cinema di finzione la realtà non cambia

la sua funzione. Coesiste una molteplicità di parti semantiche: non si dà mai un film d’attualità

privo di finzione, e non si dà mai un film di finzione slegato dalla realtà, perché non cambia il

linguaggio.

+ i generi di spionaggio e di fantascienza americani esorcizzano le paure (verso il comunismo, …)

+ il genere apocalittico deriva dalla paura del terrorismo arabo degli anni ‘90

Il film di finzione può dare infatti vari elementi sulla vita quotidiana, sul contesto sociale.

Ricostruzioni storiche: immagini + sonoro, con utilizzo di varie fonti.

Le manipolazioni vengono dalla tecnica cinematografica: montaggio. Si propone una sintesi tra

realtà e rappresentazione.

Manipolazioni: a livello conscio, quando l’autore compie un montaggio predefinito, e/o a livello

inconscio.

La fonte manipolata resta comunque una fonte: la realtà è manipolata ma la fonte resta tale.

Interpretazione critica: il montaggio, il sonoro (molto ideologici), interpretazione dei fatti, tagli

delle inquadrature.

Pianosequenza: sequenza di immagini girate senza stacchi. È fondamentale per far capire lo

spettatore. È una dinamica didattica, utilizzata molto dal neorealismo.

Quello di Germania anno 0 (uno dei film della trilogia della guerra di Rossellini, insieme a Roma

città aperta e Paisà) è rimasto nella storia del cinema.

Il piano sequenza permetta di passare da un’inquadratura (nel neorealismo, solitamente drammatica

e tragica) panoramica ad una realtà più specifica e più viva

La vita ricomincia di Mattoli, con F. Giachetti e A. Valli, 1945

Immagine dell’Italia postbellica data dal ritorno a Roma di un soldato per cercare la moglie, che nel

frattempo si è macchiata di un terribile delitto, uccidendo l’amante che la ricattava. Breve cameo di

Eduardo De Filippo nei panni del vicino buono. Finale meno amaro: tentativo di far ricominciare la

vita dopo la tragedia della seconda guerra mondiale.

Pianosequenza più gioioso, ritratto meno drammatico rispetto a come sarà quello dei registi

neorealisti

Schindler’s list di Spielberg, 1993.

Ricostruzione storica, che, a differenza dei due esempi precedenti, avviene sessant’anni dopo. Film

di finzione che costruisce la realtà, attenzione ai particolari. Film in costume: maggior valore

didattico, ma maggior manipolazione della storia.

I primi due esempi, di Rossellini e di Mattoli, invece, sono testimoni oculari dei fatti, raccontano

realtà che all’epoca della produzione era visibile a tutti.

La marsigliese di Renoir, 1937.

Film legato al governo del fronte popolare francese. Film sulla rivoluzione francese: la storia

termina con la vittoriosa battaglia di Valmy, dove i francesi respingono i prussiani; fatto che si

collega alla Francia di Renoir, circondata dai fascismi. Si sottolinea una necessità di una forza

emotiva trainante per la Francia del ’37.

Film didattici di Rossellini degli anni ’60. Cinema per la televisione, cinema didattico sulle vite dei

grandi filosofi, santi, apostoli. Lo scopo di Rossellini è quello di educare un’Italia che sta

ricominciano, che si sta evolvendo. In tutto una decina di film: tipologia abbastanza predefinita. Il

più riuscito e l’unico portato nelle sale cinematografiche è stato La presa del potere da parte di

Luigi XIV.

L’anno del signore

Presenta una Roma molto buia, l’ambientazione è spesso notturna; racconta le vicende di un

calzolaio nel 1825, anno del Giubileo. Racconta delle pasquine, canzonatorie sui papi, sugli

ecclesiastici e sul governo.

Roberto Rossellini, 1906 – 1077, Roma.

Figlio di un gestore di un cinema: cresce a pane e cinema.

Sceneggiatore e regista di documentari del Luce.

Trilogia della guerra fascista: La nave bianca (1941), Il pilota ritorna (1942), L’uomo dalla croce

(1943). Film commissionati da Vittorio Mussolini, figlio del Duce. Nessuna enfasi o retorica, ritratti

di gente comunissima, messa sotto pressione; uso diverso della macchina da presa, con sguardo

indagatore. Lieve apologia, prevale l’aspetto documentaristico. Ricorso ad una certa verticalità

(cannoni, torrette); idea gerarchica del fascismo. Le scene più drammatiche non vengono

enfatizzate. Solamente il ritmo si fa più serrato. La realtà è esattamente quella che si vede sullo

schermo.

Trilogia della guerra antifascista: Roma città aperta (1945), Paisà (1946), Germania anno 0 (1948).

Testimonianza della vita in Europa verso la fine e appena dopo la fine della guerra. Nei film entrano

le persone comuni: vocazione didattica fin dai suoi primi lavori. Uso della macchina da presa nelle

folle.

Periodo della Bergman, a cui era unito sentimentalmente: Stromboli (1950), Europa 51 (1952),

Viaggio in Italia (1953). Il primo racconta la storia di una donna inglese che s’innamora di un

pescatore che la porta a Stromboli. Grande ricorso all’uso del piano sequenza per gli ambienti

isolani. Il secondo narra le vicende di una donna incapace di comunicare con i propri figli. Nel

terzo, il più bello, si sviluppa il tentativo di riconciliazione di una coppia anglosassone in un viaggio

in Italia. Il rapporto con la Bergman finisce a metà degli anni ’50.

Il generale Della Rovere, 1959, film sulla Resistenza, rappresenta un fallimento artistico. Vince il

leone d’oro a pari merito con La grande guerra di M. Monicelli.

Tentativo di riaffermare il valore della Resistenza. Scarso successo commerciale, come anche gli

altri film di questo periodo: India (1959), Vanina Vanini (1961), Viva L’Italia (1960), che racconta

le gesta di Garibaldi.

Questi fallimenti di carattere economico ed artistico lo portano a partire dagli anni ’60 nel mondo

Rai. Inizia a sentire una necessità di obbiettività, di oggettività, di fotografare il reale dal punto di

vista storico. Per questo pensa alla tv, la quale è convinto possa raggiungere un maggior numero di

spettatori. Lo scopo: veicolare alti contenuti. La finzione serve a questo obiettivo. Nessuna necessità

di cambiare la storia, piuttosto quella di fornire il maggior numero di informazioni ad un pubblico

vasto, in modo da creare una conoscenza media di base. Film divisi in puntate, in capitoli,

alternanza di documenti diretti e ricostruiti, narrazione piana, descrizione spesso affidata ad una

voce fuori campo, ricorso a domande fatte da personaggi marginali, grande verbosità.

1964 L’età del ferro

1966 La presa del potere da parte di Luigi XIV

1969 La lotta dell’uomo per la sopravvivenza

1970 Atti degli apostoli

1970 Socrate

1971 Blaise Pascal

1972 Agostino d’Ippona

1973 L’età di Cosimo de Medici

1974 Cartesius

Sono prodotti di massa, in quanto rappresentano una possibilità di divulgazione molto più ampia

rispetto ad un libro e rispondevano perciò alla necessità di fornire al pubblico il maggior numero di

informazioni per creare una conoscenza base comune.. È importante studiare anche i meccanismi di

significazione (interpretazione, fabulazione, propaganda), poiché permettono di stabilire il rapporto

tra la ricerca storica e la didattica della storia, qualsiasi sia il livello artistico.

Neorealismo.

Unica scuola malgrado l’eterogeneità degli autori. Attenzione alla dignità dell’uomo, richiamo alla

solidarietà. Rifiuto del cinema dei telefoni bianchi e dei film di pura evasione.

+ folla – vita collettiva

Durante il fascismo, folla come amalgama passivo, populismo fascista. Esempio: Scipione

l’africano.

Con il neorealismo la folla funge da coro come nelle tragedie greche, diventa dinamica attraverso

una propria dialettica. Es.: Roma città aperta e Il sole sorge ancora di Vergano (1946)

+ paesaggio

Nell’iconografia fascista si riscontra una certa verticalità.

Nel cinema neorealista la prospettiva diventa orizzontale, visioni che vanno all’infinito. Es.: Paisà.

+ aspetto antropologico

Neorealismo: aumento delle classi sociale e scambio di ruoli: i bambini si trovano a svolgere il

ruolo degli adulti, le donne quello degli uomini, i civili quello dei militari, i preti quello dei

combattenti.

Precursori del neorealismo: Blasetti, Camerini, presentano alcuni elementi di rottura, sebbene il loro

cinema rimanga ancora intimista e sentimentale.

Primo film neorealista: Ossessione di L. Visconti, 1943

Roma città aperta: fatto in condizione economiche limitate. Utilizzo di pellicole recuperate. Per

farlo Rossellini vende tutto, firma un assegno scoperto alla Magnani. Poteva girare le scene al

massimo due volte: “Buona la prima!”.

Rappresenta un contributo alla Resistenza e punto di cesura con il cinema precedente. Prototipo del

film neorealista: inversione dei ruoli, presenza sia della resistenza cattolica che di quella social –

comunista, presenza di gente comune, uso di non professionisti o sconosciuti (come sarà per L.

Maggiorani in Ladri di biciclette.

L’avventura neorealista termina con Senso, di L. Visconti nel 1954. Film di grande fascinazione

pittorica, ricorso al melodramma. Risente l’influenza del tradimento dei dirigenti della politica

italiana, legge – truffa.

Nel1948 Visconti gira La terra trema, ispirato a I Malavoglia, girato in dialetto siciliano senza

sottotitoli

Visconti (aristocratico, comunista, omosessuale) si evolve molto, Il gattopardo, senso della

sconfitta molto forte.

Altro regista importante è Vittorio De Sica. Da bello dei telefoni bianchi a regista neorealista: è

quello che resta più coerente con questo fenomeno. Film: Sciuscià, Ladri di biciclette, Miracolo a

Milano, Umberto D. Importante la collaborazione con Zavattini.

De Santis porta alle estreme conseguenze i tratti caratteristici del neorealismo. Caccia tragica, Riso

amaro, Non c’è pace tra gli ulivi.

I nemici del neorealismo sono stati i benpensanti quali la Dc (vedi lo screzio tra De Sica e

Andreotti) e i registi tagliati fuori.

Il neorealismo nasce come un fenomeno spontaneo, come un’esigenza: senza la guerra non ci

sarebbe mai stato. Cinema in strada. Commistione di generi: i migliori film sono quelli in cui

questa fusione avviene più armonicamente.

Negli anni ’50 si inizia ad imitarlo, manierismo, neorealismo industriale e rosa.

Dopo il neorealismo:

Realismo alla F. Rosi.

-

Rimane il forte rapporto con la realtà. Ricostruzioni a partire da un fatto di cronaca. Forte

atteggiamento politico. Esteticamente realistico, cerca di spiegare. Utilizzo di tecniche

postneorealistiche, come il flashback. Film: Salvatore Giuliano (1962), Mani sulla città (1963)

Realismo alla P. Ger

Dettagli
A.A. 2008-2009
9 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia.canella di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Applicazioni didattiche del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Gottardi Michele.