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MACCHINA
Nella storia del cinema i movimenti di macchina nascono in maniera
spontanea. I primi si possono vedere all’interno della produzione dei fratelli
Lumiere, a fine ‘800(esperimento della gondola filmato da Alexandre
Promio).
Movimento: viaggiare per conto dello spettatore.
Luca Comerio: regista, fotografo e operatore dei primi anni ’10. Egli fu il primo
a realizzare delle riprese aeree dall’alto. La ripresa coincide con il virtuale
sguardo dello spettatore, con una sorta di soggettiva. Esempio: treno / nave
rompi ghiaccio.
PANORAMICA
Il primo movimento di macchina storicamente affermato è la Panoramica, in
cui la macchina da presa su supporto fisso ruota intorno al proprio
asse. Nel cinema muto la panoramica conferisce un elevato potere
informativo e capacità di riconfigurazione del visibile(se il quadro è
mobile cambia notevolmente il visibile).
Esempio: La caduta di Troia, G. Pastrone, 1911. Nell’incipit della storia,
ovvero durante l’arrivo di Paride a Sparta, è presente prima
un’inquadratura autarchica(che basta a se stessa) poi essa cambia
completamente grazie ad un movimento di macchina di pochi gradi di
spostamento(questa è un’idea di regia perché non si ragiona solo sulla
singola inquadratura, ma anche sul movimento / due spazi vengono
messi a contatto attraverso la continuità).
Nel cinema americano dei primi anni ’10 i movimenti vengono
utilizzati, non per costruire uno spazio ma, per seguire un’azione:
Esempio: The great train robbery di Edwin Porter. Sono presenti
movimenti rudimentali ed incerti, a dimostrazione di una certa difficoltà. I
movimenti di macchina infatti sono ancora legati fortemente
all’inquadratura, non c’è ancora dinamismo.
Nel cinema moderno cambia la funzione della panoramica, che serve
per lavorare sulla durata, non per seguire azioni o per costruire spazi. Si
vuole filmare l’autenticità del tempo e quindi la panoramica è adatta, perché
da’ continuità.
Esempio: Le mepris di Jean Luc Godard, 1965. Il regista vuole stimolare
nello spettatore una riflessione. Il film è la cronaca del disamore e per
restituire la distanza tra i due protagonisti, Godard crea una
panoramica(una messa in continuità). Non utilizza il
campo/contro-campo, perché questo elimina i tempi morti. Ma egli pone
una lampada come separazione fisica tra i due personaggi, ad
accentuare la continuità della panoramica.
Esempio: Due o tre cose che so di lei di Jean Luc Godard, 1967. Abbiamo
qui un caso estremo di panoramica circolare(360°), la quale crea un
effetto di disorientamento percettivo. Questa inquadratura, utilizzata nel
cinema moderno, è rara nel cinema classico e se veniva usata essa era
sempre giustificata sul piano narrativo(es: ubriaco). In questo film la
panoramica a 360° è usata per sancire un rapporto tra personaggio e la
sua città.
Tornando indietro nel tempo, cioè negli anni ’50 abbiamo altri esempi
di panoramica:
Esempio: Cronaca di un amore di Michelangelo Antonioni, 1950. C’è qui
un utilizzo di panoramica a 360° nascosta, lo spettatore non nota questo
movimento. Il regista crea ciò perché il cerchio è una figura continua da
cui non si può uscire e questo significato presenta un parallelismo con la
storia dei due personaggi, i quali continuano a ripercorrere gli stessi
errori durante la storia.
CARRELLATA
La carrellata è un movimento di dislocazione differentemente dalla
panoramica, che compie movimenti circolari. La macchina da presa, montata
su un binario, oppure su ruote, si sposta nello spazio a sx, a dx, avanti, indietro,
diagonalmente, circolarmente. Si usa il binario perché rende stabile la
macchina anche se c’è un movimento dislocato. La carrellata è un movimento
dinamico e più attivo rispetto alla panoramica.
Esempio: Cabiria di G. Pastrone, 1914. Fu il primo film ad utilizzare la
carrellata. Il regista pone sotto il cavalletto delle piccole ruote con dei
cuscinetti e vuole dimostrare che gli spazi ripresi sono spazi scenografici
reali, cioè tridimensionali(non fondali dipinti come si usava in quegli
anni). I movimenti seguono tracciati curvilinei e sinusoidali perché
aumentano l’effetto di profondità facendo emergere i rilievi.
Nel cinema moderno la carrellata viene usata per cogliere la durata
del tempo(caratteristica fondamentale del cinema moderno), per dare
autenticità. Si vuole cogliere il divenire nel suo farsi.
Esempio: A bout de suffle(fino all’ultimo respiro) di Jean Luc Godard,
1960. Si coglie qui una situazione quotidiana, semplice e
continua(passeggiata). La macchina segue i personaggi in modo discreto
senza pedinamento. Nella scena passano anche altre persone, che sono
comparse volute dal regista per creare un senso di naturalezza.
MOVIMENTI IN ESTENSIONE VERSO L’ALTO: DOLLY E
GRU
Dolly: la macchina da presa è collegata ad un braccio mobile snodabile.
Gru: c’è una maggiore possibilità di elevazione(40-50 m), ma una minore
libertà di movimento della macchina da presa.
Questi due strumenti vengono utilizzati per operare delle scelte nella scena,
cioè ritagliare dei dettagli o ampliare in maniera estensiva la scena.
Distinguiamo quindi:
Funzione selettiva.
• Esempio: Notorious di Alfred Hitchcock, 1946. Il movimento di macchina
avviene verso la chiave, simbolo costante del film.
Funzione estensiva.
• Esempio: Via col vento di Victor Fleming, 1939. La gru allarga la scena
per inquadrare tutta la piazza, che nel film è un ospedale da campo.
All’inizio dell’inquadratura c’è solo Scarlett, alla fine vi è invece la
bandiera sudista e la musica accentua così la valenza ideologica del film.
Bisogna ricordare infatti che nel cinema classico hollywoodiano si vuole
produrre consenso e c’è spesso un messaggio ideologico, comunicato in
maniera coinvolgente e piacevole.
MOVIMENTI CON MACCHINA DA PRESA APPLICATA AL CORPO
DELL’OPERATORE
Macchina a mano: effetto di drammatizzazione soggettiva per
1) decentramento dell’immagine. Ci sono sottogeneri cinematografici
fondati solo sulla macchina a mano(Horror: REC, ESP).
Esempio: Il conformista di Bernardo Bertolucci, 1970. Siamo nel momento
cruciale del film: l’omicidio del professore e della moglie. La seconda
parte della scena filma la fuga della donna, con una macchina a mano,
creando un’alternanza di inquadrature soggettive e oggettive.
Steadicam: introdotta a metà degli anni ’70 da Garrett Brown. Si basa su
2) degli ammortizzatori idraulici, con essa l’operatore può muoversi creando
sempre immagini ferme e stabili(non è però semplice da utilizzare e
richiede grande forza fisica).
Esempio: Halloween di John Carpenter, 1978. Fu uno dei primi film ad
utilizzare la stearica.
Con essa si genera un particolare effetto perché lo sguardo della stearica
restituisce una dimensione gelida e fredda.
Esempio: Shining di Stanley Kubrick, 1980. Le riprese del piccolo Danny,
che procede nei corridoi dell’Hotel sono realizzate in steadicam, per dare
l’idea che il bambino sia seguito da un terzo occhio, da un’entità.
N.B. La steadicam è usata frequentemente negli action movies.
La louma: distanza tra operatore e macchina. Essa fu inventata da Jean
3) Marie-Lavalou e Alain Masserou, il suo vantaggio è che funzione per
Remote Motion Control.
Esempio: The million dollar hotel di Wim Wenders, 2000. Scena del
suicidio.
I movimenti di macchina si combinano, nel cinema postmoderno, fino a renderli
articolati e complicati. Uno dei virtuosi registi che ama fare ciò è Brian De
Palma:
Esempio: Femme Fatale di Brian De Palma, 2002. Il regista usa
panoramica verticale/orizzontale/dolly, usando anche rallenty.
Altra combinazione è quella del carrello con lo zoom a direzione inversa.
Viene creato un movimento di macchina a doppia direttrice, che crea un effetto
di disorientamento percettivo.
Esempio: Vertigo di Alfred Hitchcock, 1958. Utilizzato qui per indicare il
senso di vertigine.
Esempio: Lo squalo di Steven Spielberg, 1975.
MONTAGGIO
Il cinema preleva segmenti dallo spazio-temporale continuo del reale. Le
riprese creano una discontinuità, mentre il montaggio cerca di ricostruire una
continuità. Reale(set) rappresenta la continuità, le riprese(inquadrature)
sono la discontinuità ed il montaggio è la ricomposizione artificiale della
continuità.
Le principali fasi del montaggio sono:
Selezione delle inquadrature(chiaramente si riprendono più scene
1) e sono presenti delle logiche di mercato nell’industria cinematografica,
ad esempio legate alla durata)
Determinazione della durata delle inquadrature(le scene
2) possono essere tagliate)
Assemblaggio delle inquadrature(o messa in sequenza)
3) Ricomposizione della continuità(rifinitura finale per dare
4) continuità, quindi il montatore deve creare dei raccordi, dei punti di
“sutura”).
Esempio: Effetto notte di Francois Truffaut, 1973(racconta la vita di una
troupe)
Esempio: L’otello di Orson Welles, 1952. Abbiamo qui una dimostrazione
di quanto il montaggio sia arbitrario, dato che si possono creare spazi e
ricostruirli attraverso il montaggio.
Fondamento della retorica del montaggio: la logica d’implicazione(post
hoc ergo propter hoc = dopo di questo quindi a causa di questo). A
dimostrazione di questo processo è stato condotto un esperimento dal teorico e
regista russo Lev Kulesov, nel 1918. Egli fece visionare ai propri studenti un
montaggio consistente in primo piano, scena, primo piano, scena. Il primo
piano era sempre lo stesso, mentre la scena cambiava. Gli studenti, conclusa la
visione, elogiarono l’attore per la grande capacità espressiva, ma in realtà
l’espressione era sempre la stessa. Ciò dimostrò questo processo mentale di
inferenza.
LE ORIGINI DEL MONTAGGIO: dal monopuntuale al pluripuntuale.
Dall’aggregazione di “quadri-scene” che esauriscono un’azione(come, ad
esempio, nei film di Georges Melies) al progressivo sezionamento della scena e
dell’azione(come, ad esempio, nei film della scuola di Brighton). Questo apre la
strada al montaggio analitico hollywoodiano.
Passaggio esterno-interno.
• Esempio: The kiss in the tunnel di G.A. Smith, 1898. Il regista divide la
scena in 3 inquadrature diverse e inizia a sperimentare l’alternanza
esterno-interno. Stupisce il fatto che l’inquadratura dell’interno è
illuminata(concetto che sta alla base d