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DI POTENZIALE fra gli elettrodi; cioè dalla capacità delle celle di far fluire nel
circuito esterno gli elettroni. Si definisce LAVORO ELETTRICO w l’energia
max
spesa per trasportare una quantità di elettroni, esso è negativo perché tale energia è
pari a quella prodotta nella pila; tra lavoro elettrico e energia libera vi è una relazione:
- w - ΔG questo perché il processo è spontaneo. In sintesi diciamo che quanto
max =
maggiore e negativo è il valore di ΔG tanto più positiva sarà la f.e.m. della cella. La
f.e.m.,che è sempre positiva, è la differenza di potenziale massima quando un circuito
non eroga corrente. Se vogliamo conoscere la f.e.m. globale non è difficile in quanto
essa è la somma dei due potenziali elettrodici; se invece vogliamo conoscere uno di
questi potenziali diventa più complicato perché non c’è una maniera diretta per
misurarlo ma sperimentalmente si assegna all’altro elettrodo un potenziale uguale a
zero. Tale elettrodo è l’elettrodo a IDROGENO IN CONDIZONI STANDARD e
consiste in un elettrodo di platino platinato su cui gorgoglia idrogeno
gassoso,immerso in una soluzione di ioni idronio a pressione di 1 atm. A seconda che
si sta calcolando un elettrodo dove avviene la riduzione o l’ossidazione, il potenziale
ricavato prende il nome di POTENZIALE STANDARD DI
RIDUZIONE/OSSIDAZIONE. Tali potenziali sono stati raccolti in una scala che ha
il potenziale della coppia IONE IDRONIO/IDROGENO MOLECOLARE come
spartiacque poiché pari a zero; in generale diciamo che un sistema con potenziale di
riduzione <0 si ossidano a spese dell’idronio riducendolo a idrogeno molecolare
viceversa quelli che hanno p.d.r. >0 tendono a ridursi a spese dell’idrogeno
molecolare ossidandolo a ione idronio. In generale comunque è bene tener presente
due accorgimenti per non sbagliare le valutazioni in una cella: il sistema con
potenziale di riduzione minore si ossida a spese di uno con potenziale maggiore che a
questo punto si riduce. Quindi in una cella in processo globale è dovuto alla reazione
di un sistema con p.d.r. minore che si ossida e uno con p.d.r. maggiore che si riduce.
Quindi matematicamente la f.e.m. globale si calcola come la somma del p.d.r. al
catodo e il p.d.o. all’anodo. Per calcolarci l’energia totale della cella è stata proposta
0
l’EQUAZIONE DI NERST che recita: E = E +(RT/z )* ([ossidata]/[ridotta])elevati
ai loro coeff. Stechiometrici. ( scrivere la dimostrazione) .
Sappiamo che esistono due tipologie di PILE: quelle chimiche in cui appaiono
elettrodo diversi e quelle a concentrazione in cui appaiono elettrodi uguali ma con
concentrazione di ioni in soluzione diverse. Come già detto una delle misurazioni più
attendibili per il pH è il piaccametro,un potenziometro che misura il valore di pH
partendo dalla misurazione della differenza di potenziale fra gli elettrodi di una cella.
Si basa sul principio di immergere in una soluzione a concentrazione ignota ad
esempio di ioni idronio un elettrodo compatibile quale quello a idrogeno più un
elettrodo a potenziale costante. In tal caso dovremo calcolare il potenziale dell’altro
elettrodo,la f.e.m. e quindi da qui il pH.
Sappiamo che quasi tutti i metalli sono soggetti a corrosione che è un processo di
ossidazione dei metalli stessi, non tutti i metalli si ossidano ma solo quelli con
potenziale di riduzione basso o molto basso, più è positivo il p.d.r più un metallo è
nobile e quindi non si ossida. Il metallo più corrodibile è il ferro, abbiamo due diversi
tipi di corrosione: GALVANICA o PER AERAZIONE DIFFERENZIALE. Qella
galvanica consiste dell’interazione fra due metalli con p.d.r diversi; ovviamente si
ossiderà quello con p.d.r minore lasciando l’altro al suo processo di riduzione. Per
quanto riguarda il secondo tipo tale corrosione prevede una diversa concentrazione
dell’ossigeno O . Si creerà una pila a concentrazione in cui ci sarà ad esempio
2
l’ossidazione del ferro all’anodo e la riduzione dell’ossigeno al catodo; il ferro in
soluzione sarà attirato al catodo e si formerà idrossido di ferro (III). (scrivere tutte le
reazioni)
Infine diciamo che esistono alcuni metodi per proteggere i metalli dalla corrosione
uno fra tutti è la PROTEZIONE CATODICA: essa consiste nel rendere l’elettrodo di
ferro non anodo ma catodo in modo da favorire la riduzione e non la sua ossidazione.
Questo avviene grazie al collegamento della barra di ferro con una barra di un
metallo ancora meno nobile del ferro che si chiama ANODO SACRIFICALE in tal
caso si crea una cella galvanica e non è più il ferro a subire ossidazione ma il metallo
con p.d.r. ancora minore.
Abbiamo detto in precedenza che i processi elettrolitici funzionano solo per soluzioni
fuse,tuttavia non è completamente vero in quando i processi elettrolitici avvengono
anche in soluzione acquosa. Se consideriamo una cella di rame e argento(scrivere
cella)
E applichiamo a essa una differenza di potenziale pari alla forza elettromotrice e
misuriamo con un amperometro l’energia vediamo che non c’è nessun passaggio
della stessa;se la d.d.p. viene diminuita il passaggio avviene dall’anodo al catodo, se
aumentata dal catodo all’anodo. In generale vi è una differenza sostanziale fra cella