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La meperidina è quindi il prodotto di semplificazione della morfina, rispetto alla
quale possiede un'attività analgesica narcotica inferiore, ma ha altre
caratteristiche farmacocinetiche che la rendono utilizzabile come analgesico per
uso quasi esclusivamente ospedaliero. Siccome l'attività è inferiore alla morfina,
individuata la struttura sono stati introdotti dei cambiamenti chimici così da
aumentare la proprietà analgesica. Questo è stato possibile con l'aggiunta di varie
catene. Ad esempio aggiungendo una catena propiofenonica, legandola alla
struttura attraverso l'atomo di azoto dell'anello piperidinico. Il composto diventerà
circa duecento volte più potente come analgesico narcotico, e quindi anche più
potente della morfina (visto che l'attività della meperidina è un quinto della
morfina). L'interazione sarà coi recettori oppioidi. Il grosso limite è che non vede
ancora attività coi recettori dopaminergici, ma solo attività agonista del recettore
Mu oppioide. Aumenterà l'efficienza della molecola seguendo il principio
dell'omologia lineare, aumentando di un atomo di carbonio la catena. Il
propiobutirrofenone è legato sempre alla struttura basilare della meperidina. In
questo modo viene mantenuta l'attività analgesica narcotica, ma compare anche
attività neurolettica. Quindi ho ottenuto un cambiamento nella molecola a livello
biochimico, che sarà in grado di legarsi al recettore Mu oppioide ma anche a quelli
dopaminergico e serotoninergico. La ditta Hansen ha poi modificato la struttura
per abbassare l'attività analgesica narcotica: un farmaco che è sia un analgesico
narcotico che un neurolettico non è proprio utilizzabile, e dovrò intervenire per
dissociare l'attività farmacologica. Il cambiamento nella molecola, quindi, sarà
quello di introdurre in para un fluoro, e si è visto che questo aumentava l'attività
neurolettica. Ma questo non è sufficiente, se voglio che il farmaco non abbia più
azione morfinica: la funzione carboetossi che è presente nella meperidina deriva
dalla morfina, ed è fondamentale per avere attività oppiacea, e se lo sostituisco
posso cambiare le proprietà della molecola. Se al posto dell'ossigeno estereo
fosse presente un atomo di C, convertirei quel gruppo in una funzione chetonica.
In casi particolari può essere anche una carbossiammide, ad esempio. Però quello
che deve essere mantenuto è la porzione carbonilica, affinché si leghi al recettore
Mu oppioide. Mettendo invece l'ossidrile, alla molecola viene conferita un po' di
idrofilia, anche se ancora non è fondamentale al fine del legame col recettore
dopaminergico. Quindi l'importante è aggiungere in para alla funzione fenilica un
atomo di cloro, e ottengo l'ALOPERIDOLO, capostipite dei neurolettici
butirrofenonici. Lo si ritrova in commercio in farmacia col nome commerciale di
Serenase, ed è un farmaco alternativo ai farmaci di prima scelta.
Sintesi industriale aloperidolo, avviene per singole porzioni successive. A quei
tempi era necessario, infatti, costruirsi l'anello della piperidina. Si inizia dalla
reazione tra formaldeide e cloruro d'ammonio, una classica reazione
aldeide/chetone con ammoniaca. Il cloruro d'ammonio è un sale solido, ma può
essere utilizzato anche come forma latenziata dell'ammoniaca ossia come reattivo
che rilascia ammoniaca. Più comodo rispetto all'ammoniaca perché essendo
solido lo posso pesare in bilancia, il che torna utile nei conti con gli equivalenti.
L'ammoniaca invece a condizioni normali di temperatura e pressione è gassosa,
che verrebbe usato sino a eccesso della saturazione, senza contare il rischio
associato all'uso di bombolette spray. Da questa reazione ne ottengo il composto
di addizione, sul quale viene messa a reagire un'altra molecola di formaldeide
ottenendo una molecola con un azoto dal quale si dipartono due funzioni
metanoliche. Poi si ha la perdita della funzione OH e si forma un carbocatione
potenziale elettrofilo. Questo elettrofilo viene messo a reagire con un paracloro
alfametil stirene (stirene: vinilbenzene). Avviene la reazione di attacco elettrofilo
sul doppio legame: l'elettrofilo va a reagire con il C benzilico dello stirene e c'è la
formazione della catena amminoalcolica, e la carica positiva si sposta sul C
benzilico dell'ex stirene. A questo punto abbiamo perdita di acqua, e formazione
di un doppio legame imminico che reagisce a livello intramolecolare col carbonio
benzilico e il CH laterale. Abbiamo quindi anellazione e chiusura del ciclo. Quindi
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si sarà formata piperidina sostituita dal paracloro fenile in 4, posizione che
sostiene ancora la carica positiva. A questo punto con una base rimuovo un
idrogeno da questa posizione 4, così i due elettroni di legame, adiacenti, vanno a
ristabilire la elettroneutralità della molecola formando un doppio legame. A questo
punto avrò sintetizzato non una piperidina ma una diidropiperidina, sostituita in 4
con il paraclorofenile. Già questo composto potrebbe essere funzionale all'attività
farmacologica, infatti abbiamo detto che l'OH non è essenziale affinché la
molecola espleti l'azione. Se addizionassi solamente la catena, già otterrei la
molecola attiva. Sulla struttura aggiungo HBr, poi con la base non
necessariamente forte sposto l'atomo di bromo (che esce come bromuro), si
inserisce l'OH, e successivamente promuovo l'alchilazione con la catena
parafluoro butirro fenonica spiazzando l'atomo di cloro dell’alogenuro alchilico.
Modificazioni della struttura per ottenere un profilo misto di antagonista sia di
dopamina sia di serotonina così da ridurre gli effetti collaterali. In realtà, con una
struttura chimica simile, abbastanza vincolante dal punto di vista farmaceutico,
non posso fare grosse modificazioni. Ovviamente non posso intervenire sulla
catena butirrofenonica. Anche la piperidina deve essere mantenuta. La sola
variante della catena è sostituire la porzione paraclorobutirrofenonica con una
funzione bis parafluorofenilica (cioè al posto del chetone è inserita questa
porzione), la sola modificazione che mantenga l'attività della molecola.
Il TRIFLUPERIDOLO è praticamente un analogo simile all'aloperidolo; non più il
cloro ma un CF in meta.
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Con lo SPIPERONE c'è la struttura spiranica (un atomo di carbonio è al centro di
quattro legami diversi che formano due cicli) sulla posizione 4, con l'introduzione
di una struttura fenil imidazolidinonica.
Nel DROPERIDOLO c'è un benzo imidazolone legato sempre alla 4, e al posto
dell'OH cè un C=O.
Poi ci sono da considerare i composti, con queste stesse modificazioni, che
vengono dalla catena bis 4 fluoro fenil butilica, ottenendo il PENFLURIDOLO (che
però mantiene il cloro in para), il FLUSPIRILENE e la PIMOZIDE.
BENZAMMIDI
Altra classe di neurolettici.
Comprendono gli anestetici locali, ed anche questi neurolettici provengono dalla
struttura base del farmacoforo da cui derivano gli antistaminici, i neurolettici e i
muscarinici, ossia l'estere etilico del PABA.
La BENZOCAINA viene usata come anestetico locale nelle polveri aspersorie, per
anestetizzare una parte di cute. Il solo impego cutaneo si basa sulla sua scarsa
biodisponibilità. Viene da un processo di semplificazione molecolare eseguito sulla
cocaina, visto che la cocaina ha anche attività anestetica locale. Demolendo la
molecola di cocaina, col tempo si è arrivati a strutture che hanno mantenuto
questa attività anestetica locale. Proprio il caso della cocaina che deriva
strutturalmente dall'acido paramminobenzoico, chiaramente sostituito come
estere perché come acido avrebbe scarsa biodisponibilità.
Per migliorare il profilo anestetico dalla benzocaina è stata formulata la
PROCAINA, che oggi non viene però usata per via dei suoi svantaggi. Uno
svantaggio è quello di generare allergie e shock anafilattici. Un altro limite è che
l'estere viene immediatamente idrolizzato dalle esterasi , ottenendo il PABA e
dietilammino etanolo (entrambi non hanno attività anestetica locale).
L'importanza di un farmaco anestetico locale è la sua azione, che deve
necessariamente essere temporanea, impedendo la propagazione dello stimolo
nervoso dopo l'inoculo per un certo tempo permettendomi di eseguire
l'operazione chirurgica. L'effetto, però, deve essere temporaneo, e il limite della
procaina è che questo lasso temporale è veramente troppo ristretto, col rischio
che la parte anestetizzata torni sensibile prima che l'intervento sia finito. Magari
era necessario dover fare diverse iniezioni di procaina a distanza di minuti. Un
altro limite è che una volta iniettato non ha una particolare attività per restare nel
sito d'azione, ma se ne va rapidamente in circolo. Invece è fondamentale che il
farmaco resti in situ a consentire la paralisi della conduzione nervosa. Senza
contare che la procaina non può circolare liberamente nel torrente sanguigno.
Quindi normalmente la procaina veniva usata in associazione con un
vasocostrittore, il quale impedisce l'uscita della procaina dal sito di infezione. Ad
oggi invece gli anestetici locali sono formulati come molecole che già hanno
proprietà vasocostrittrice intrinseca.
Una delle idee quindi è quella di convertire l'estere dietilamminico secondo il
principio di isosteria. Se viene convertita questa funzione in una ammidica, le
esterasi non la riconoscono. Infatti la PROCAINAMIDE ha una emivita superiore
rispetto alla procaina. Il problema però è che pur non risultando substrato delle
esterasi, ha un'attività molto inferiore come anestetico locale, tanto da essere un
antiaritmico (accumulandosi sulla cellula miocardica e regolando eventuali
disfunzioni del ritmo cardiaco). Si tratto di un caso di isosteria che ha portato ad
una farmaco che poi è risultato avere un'attività completamente diversa.
Se modifico la procainamide nel gruppo benzenammidico, una idea poteva essere
di aggiungere gruppi ingombranti in orto per proteggere ulteriormente dall'idrolisi
di questa funzione ammidica. Dunque è stato inserito il gruppo metossi in
posizione 2 , e c'è un cloro in posizione 5. Si ottiene la METOCLOPRAMIDE. Questa
ha una minima attività anestetica locale come la procainamide, la cui attività
antiaritmica è stata abbattuta inserendo il metossile in 2 sulla struttura
benzenammidica. Per&