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Il secondo incontro
Il secondo incontro avviene in un giorno di festa, dedicato al riposo, al piacere e al riprendersi dalle fatiche del lavoro, importanti nell'opera di Pavese. Siamo in un'atmosfera meridiana immediatamente dopo il mezzo-giorno, dopo il pranzo, gli altri di casa stanno riposando. "Fare il sonno" è un'espressione dialettale, presa e calata tale e quale nell'italiano.
Gisella in questa atmosfera perfetta per il rapporto amoroso raggiunge Berto e con lui si reca presso un fiumicello per amoreggiare. Siamo nella situazione topica del rapporto amoroso in una prospettiva marcatamente dannunziana: il caldo dell'estate, il mezzogiorno, l'acqua. Sembra la condizione ottimale perché Berto possa portare a buon fine i suoi progetti. L'ambiente naturale si carica di una connotazione erotica ancora più forte.
Lo scenario è rappresentato da un corso d'acqua tra due colline. Abbiamo l'idea del bagno con il
denudarsi, l'acqua fresca che può sciogliere l'ansia del desiderio del rapporto amoroso. Berto e Gisella si trovano fra le due colline che Berto aveva visto arrivato a Monticello con Talino che da luierano state associate alle mammelle. La natura esprime la massima connotazione sensuale e erotica. Il paesaggio è descritto attraverso i tratti tipici del locus amoenus, scenario perfetto per l'incontro d'amore. L'acqua fresca di cui si sente il mormorio, il sole alto e pieno, schermato dalla presenza dell'ombra delle piante che offre anche il luogo riparato e protetto, buio, ottimale per il rapporto amoroso, la conca (immagine tipicamente della sessualità, come la conchiglia, il luogo concavo, associato all'immagine del grembo femminile). Tutto sembra perfetto. Primo ancora che intervenga un elemento perturbatore siamo però costretti ad osservare come l'esperienza amorosa per Pavese abbia comunque, anche in questa.condizione idillica, dei caratteri fin da subito che aprono un certo margine di dubbio: Berto e Gisella iniziano il rapporto amoroso facendo la lotta: è una lotta piacevole segnata dal riso. Ma da qui si capisce che l'incontro sessuale è per Pavese uno scontro per la sottomissione dell'altro.
Berto e Gisella sono molto turbati dal punto di vista emotivo ed erotico. Il cuore di Gisella batte forte: è questo un elemento tipico dell'innamoramento. Anche il cuore di Berto batte forte. Ma i cuori dei due amanti non battono all'unisono, non è un'armonia raggiunta, rimane una cesura tra i due amanti: Gisella non può sentire il cuore di Berto battere.
Il vero e proprio rapporto amoroso però non ha luogo: dopo che i due si sono spogliati subentra un nuovo ed evidente elemento di disturbo. Gisella porta sul proprio corpo una ferita che colpisce subito Berto interrompendo la complicità tra i due. Berto scopre sul corpo di
Gisella nell'inguine ha una cicatrice e la interpreta come un qualcosa legato alla vita erotica di Gisella. Gisella reagisce alla vista di quella ferita con una reazione di vergogna immediata: fa un salto e si copre. Gisella si sente in colpa, si sente impura per quella ferita che deturpa il suo corpo. Non sapremo mai in che modo quella ferita sia stata inferita a Gisella. Gisella dice di esser caduta sul rastrello. Il rastrello allude ad una dimensione infernale e demoniaca, è uno strumento agricolo con i denti, proprio alla pari del forcone con cui Talino alla fine della vicenda uccide Gisella. Gisella cerca di difendersi da Berto. Gisella cerca di convincere Berto di ciò che dice, Berto insiste, la prende in giro, è convinto che quella ferita sia legata alla dimensione erotica. Manca la fiducia tra i due. Berto presta fede a quello che gli aveva insegnato Pierino: mai fidarsi delle.donne quando riconoscono il male. Gisella recupera la fiducia di Berto non nascondendosi più e facendogli vedere la ferita che sembra un'unghiata nella carne, simbolo di possesso violento che fa capire che Gisella non è più libera, è posseduta violentemente da qualcuno. Gisella dice di aver perso molto sangue: può essere il sangue della ferita, principalmente, ma rimanda anche al sangue della deflorazione. Gisella comunque recupera per il momento la fiducia di Berto. Comunque il rapporto sessuale non avviene perché Gisella prova un'altra vergogna. Si noti che i personaggi della campagna sono continuamente animati dalla vergogna. L'armonia è spezzata dalla vergogna. Il rapporto non è avvenuto ma Berto è comunque soddisfatto, è convinto che il suo obiettivo è solo rimandato, è convinto sia solo questione di tempo. Berto è convinto di aver raggirato qualcuno, di averlo messo nel
È un bagno come quello che fanno ai cavalli che quando escono sono più sporchidi prima del fango in cui si sono rotolati. Non c’è dunque nulla di salvifico. La seconda immagine dell’am-biente naturale porta quindi quella dello Stige, del fiume infernale. Esso, sia in Virgilio che in Dante, è un’im-mensa palude fangosa. L’immagine del traghettare rimanda all’immagine del Caronte dantesco e virgiliano.Quello che sembrava un paradiso diviene qui un luogo infernale. Berto non solo non si ritrova, non si fonderàcon la natura, ma persino si perde: «mi sento perduto»; egli è solo contento di non esser più in mezzo alleacque di quel fiume infernale.Anche questa volta dunque Gisella si rivela esser doppia, associata a situazione ed ambienti che si rivelanodoppi. È una creatura che porta vergogna per il segno infernale che porta su di sé.L’uccisione di Gisella – cap. IXArriviamo
ora al momento cruciale del romanzo: l'uccisione di Gisella da parte di Talino. Siamo qui nel capitolo IX. Qui la situazione è già di per sé importante e esemplare: siamo nel momento della trebbiatura del grano, uno dei momenti chiave della vita agricola di campagna. I tre momenti fondamentali della vita agricola per Pavese sono la battitura del grano, la vendemmia e la spannocchiatura del mais. Sono tre momenti legati al ciclo vitale, al raccolto, momenti nei quali la natura sembra dispiegare a pieno la propria potenza vitale. Questi sono anche i momenti di festa all'interno del mondo contadino. Nei romanzi pavesiani questi momenti non sono presentati solo in una dimensione vitale. La festa c'è. La trebbiatura è una festa a dispetto dell'uccisione di Gisella. Berto vorrebbe non dare il segnale che si dà per l'inizio dei lavori: due fortissimi fischi emanati con la trebbiatrice. Contro la sua volontà due diquelli che partecipano ai lavori lanciano comunque i fischi.Altro elemento di festa era il grande pranzo della trebbiatura: anche se Gisella è morta il pranzo c'è lo stesso e la vecchia anzi si scusa per il fatto che non è un pranzo degno della festa. A pranzo ci sarà solo tagliatelli e vino, grano e vino, pane e vino. Forte è la dimensione simbolica di tipo cristiano e classico (Demetra e Bacco).
In Pavese però tutto ciò non è mai una festa totale. La terra è sempre grave, non dà l'abbondanza di frutti che ci si aspetterebbe. Vinverra sottolinea nell'ultimo capitolo che è un'annata di miseria, un'annata scarsa. In Pavese la situazione è sempre di questo genere: c'è una festa ma è una festa minacciata, non è piena, la natura sembra produrre meno e non avere più la potenza vitale capace di assicurare la continuità della vita stessa.Pavese sempre il momento della festa è legato al sacrificio: c'è bisogno di sangue, di una vittima sacrificale perché la terra che non è più ricca di frutto possa tornare a dare raccolti abbondanti. Ecco allora il senso del sacrificio di Gisella. Berto non avrebbe dovuto m