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LEZIONE SEI: CARAVAGGIO E LA PROSPETTIVA
Michele abbraccia la visione umanistica dell'arte, che prevede sia che essa sia catartica (bacco malato), sia latrice di
qualità destinate alle persone. Vita e arte, in Caravaggio, sono strettamente legate; Mancini ci riferisce la su
"stravaganza di costumi",: pare che avesse un fratello sacerdote a Milano, vicino al pensiero di San Carlo Borromeo, e
che quando questi si presentò a Roma, lui lo disconobbe, come a significare la sua rinascita spirituale in seno al
palazzo di Del Monte.
SCUDO DI MEDUSA(1597, Firenze, Uffizi): donato da Del Monte al Granduca di Toscana, Ferdinando de'Medici,
insieme al bacco, padre di buoni valori. L'accoppiata fra i due soggetti è da interpretare così: il Bacco è il cuore del
messaggio, protetto e difeso da Medusa. Era già stato realizzato più di uno scudo con Medusa, per esempio, in un
carme Orazio dice di aborrire l'espressione del Vulgus e di nascondersi dietro la Medusa. E' un'opera profetica, se così
si può dire, perché indica cosa accadrà a Michele quando non vivrà più presso Del Monte: vien spesso arrestato per
possesso d'armi, cosa che indica la sua crescita personale. Baglione dice che lavorava poco e bighellonava tanto, ma è
una fonte poco attendibile, visto la rivalità che lo legava al pittore. Riportano inoltre che pagava in ritardo l'affitto, e
che una volta tirò dietro a un cameriere maleducato un piatto di carciofi. Spesso aveva problemi anche con la polizia
privata, autonoma dal potere istituzionale. Questi usavano archibugi, manganelli e pistole (arma volgare perché non
unisce pensiero e movimento), armi solo violente. Questi manipoli erano dipendenti dai capirione, criminali e
sicofanti.
Baglione dice che Caravaggio rifiutava la prospettiva, chiamandola "fanciullaggine", e trovandola troppo artificiosa.
Lui non ha scelto di scindere fra disegno e natura, bensì di far "complectere" entrambi. Già scegliere il punto di vista
gli sembrava un atto di egoismo. Caravaggio cogli i modelli nell'attimo, usando solo il colore cme sostanza. Le figure
sono speso sovrapposte le une alle altre. Lo specchio, rivelatore gnoseologico per Epicuro, è un elemento
fondamentale nella sua pittura. Lo usa in "Zeus, Hades e Poseidon" , con un riflesso cristallino, e nella cestina di
frutta, dove non c'è apparentemente prospettiva. Il Professor Gnocchi ha però effettuato un esperimento dimostrando
che nel riflesso della frutta appare un punto di vista. Per Epicuro lo specchio "salvaguarda la causa stessa del vedere":
inoltre per Epicuro lo specchio rappresenta il perpetuo fluire degli atomi, ed il fluire è percepibile dalle immagini,
talmente identiche che Epicuro le chiama "cortecce" perché portano il soggetto nella sua interiorità. La pittura di
Caravaggio riporta allo stato inalterato il soggetto, tramite il riflesso, poiché secondo lui la prospettiva falsifica
l'immagine. Orazio, nell' "ars poetica" dice che l'umanità non deve prevalere sulla natura, che deve essere equilibrata
all'arte. Nel rapporto con il mondo, l'ordinamento parte dall'individuo, dal punto di vista, non alla cosa in sé, che ha
vita autonoma. Il contatto, secondo la sua percezione, è rappresentabile come qualcosa che entra nell'occhio,
toccandolo.
CANEFORO(1593-1594, Roma, Galleria Borghese): vediamo un giovane della pars instruens con una cestina di frutta
fra le braccia: fra le frutta sono presenti nespole e sorbe, che sono frutti autunnali che maturano col tempo e in
autunno, meglio se messe nella paglia, quindi protette.
LEZIONE SETTE: CARAVAGGIO E LO SPECCHIO d’Alesandria), il massimo male
Lo specchio per Caravaggio rappresenta tre momenti: il massimo bene (Santa Caterina
(Narciso) ed il passaggio dal male al bene (Marta e Maddalena). Per Orazio l’estetica nasce dalla percezione ed è il
risultato della conoscenza di sé:lo specchio, quindi, rappresenta la conoscenza di sé.
era chiamata “lo specchio di Gesù”, tiene fra le mani la
SANTA CATERINA(1597, Madrid, Museo Tornemizda):
spada insanguinata con cui l’hanno uccisa; dietro di lei c’è la ruota dentata, con cui avevano provato a torturarla. E’
oggetto di una luce immensa, il suo viso si distende ed apre l’occhio all’incontro. La luce è quella della Venere
naturale, che trasforma l’amore in casta unione. E’ molto fiera, tiene in mano spavaldamente gli strumenti di tortura, la
suo sguardo è pieno d’amore.
modella è Fillide Melandroni.Il
MARTA E MADDALENA(1598, Detroit, Institute of arts): il massimo bene è rappresentato dal gesto del due che fa
per se stessa, Marta,
Marta, indicando Gesù, seconda persona della trinità. Maddalena, specchiandosi, esprime l’amore
invece, si protende verso la sorella, in veste dismessa, poiché donava ai poveri tutto ciò che non le serviva, al contrario
della lussuosa veste della sorella. Maddalena è contratta in se stessa, Marta aperta. Il fiore d’arancio che ha in mano
simboleggia che lei è la sposa dell’esteriorità. L’amore universale, il diligere proximun, passa anche attraverso
l’amicizia e il conforto fra sorelle,. Marta ama la sorella, Maddalena ama sé stessa e l’esteriorità, è molto sensuale,
indica la luce, che è il presente esteriore, sullo specchio. La testa di Maddalena è eretta nella superbia, il voto però
mostra la ricerca in sé stessa.
MADDALENA PENITENTE(1595, Roma, galleria Doria Pamphilji): è sciolta da tutto ciò che contraeva in se stessa,
si è fatta vaso per Gesù. Sparge a terra tutto ciò che la caratterizzava come esteriore, perle, abiti, e si volge
all’interiorità. : rappresenta il massimo male, perché diventa “specchio di
NARCISO(1599, Roma, Galleria Nazionale di arte antica)
d’acqua”,diventa il simbolo di chi usa la bellezza solo per ottenere l’amor carnale.
superficie è la risposta al dipinto sull’amore celeste proposto da
AMORE GIUSTINIANI(1602, Berlino, Gemaldegalerie): è riportato come “bardassa” cioè prostituto, del
Baglione. Come modello usa un ragazzo che ritrae spesso, e che
pittore. Lo presenta come glabro, ingannatore, rotondo e dolce, ma con occhi maliziosi. In mano tiene gli strali come
se fossero un mazzo di fiori. La posizione non è chiara, il gesto che fa implica che lo spettatore gli vada incontro per
La corona e lo scettro a destra indica l’imposizione del potere sulla verità. Gli strumenti artistici
buttarlo sul letto.
presentano la musica e la pittura, L’AMORE CARNALE VIENE VISTO COME MORTE. E’, infatti, l’amore per sé
stesso così forte che blocca , seduce ed uccide le attività umane. Gli strumenti delle persone rappresentano le attività
umane più soggette all’amore di sé che all’amore per il prossimo.
LEZIONE OTTO: I SOGGETTI RELIGIOSI
A partire dal 1597 Caravaggio lascia il palazzo di Del Monte, va a vivere da solo, pur restando molto legato al
cardinale, che gli consente di portare la spada. Michele non si sentiva molto a suo agio col concetto di
religio/superstitio epicureo, bensì aveva una tendenza a considerare il divino come beatitudine. Credeva che la religio
facesse compiere atti empi (Sacrificio di Isacco), e che fosse propria di chi, come dice Laerzio “applica agli Dei le
opinioni del volgo”. Anche la morte è una paura messa nel cuore dalla religio (San Gerolamo, serie dei Battista). Nel
secondo periodo romano della pittura caravaggesca notiamo la continuità di alcuni elementi naturali, come la presenza
della frutta (cena in Emmaus), ma notiamo anche il procedere verso una pittura più breve e concentrata. La vera
religione, per Caravaggio, fa riferimento a una divinità beata e immortale, a noi impressa grazie alla natura. Si può
osservare il cambiamento nelle diverse versioni del “San Giovanni”, quella di Toledo, quella del Kansas e quella della
collezione Orsini, dove la gestualità è progressivamente semplificata.
SACRIFICIO DI ISACCO (1598, Firenze, galleria degli uffizi): Abramo è esempio di impia religio, poiché va contro
natura, insiste molto sullo stridere del volto di Isacco. Il paesaggio è dolce, epicureo, potrebbe essere lo sfondo delle
Bucoliche o delle georgiche di Virgilio. L’angelo che ferma Abramo ha tutti i caratteri della bellezza epicurea: lo
in “La
sguardo di Abramo esprime empietà. Il montone è reso in modo molto dettagliato, ma lo zoologo Massetti
pecora di Caravaggio”, decreta che è proprio questo l’animale rappresentato. Sia Isacco che battista sono legati alla
pecora, con la quale si mettono in relazione. Dipinge anche un quadro, che funge da “sequel” con Isacco a cavalcioni
della pecora (1602, Galleria Doria Pamphilji), spesso creduto un San Battista. In realtà è Isacco che sorride, aprendosi
verso Abramo, per l’esito felice della vicenda. Il senso del dipinto è che la beatitudine è rappresentata dal Dare.
CATTURA DI GESU’:le armi coprono ancora di più i corpi, che si chiudono in sé stessi, essendo i carnefici composti
di atomi aspri. La mano di Giuda sembra voler ferire Gesù, che si ritrae in se stesso. Nel De Rerum Natura viene detto
nel cuore, dove avviene il discernimento fra bene e male. Gesù
che ciò che i sensi percepiscono è raccolto dall’anima,
è l'unico fermo, atarassico, mentre Giovanni esplode in un grido. Caravaggio è diviso fra due estremi: il cercare Gesù
(uomo con la lanterna) e il fuggire (personaggio del “ Martirio di San Matteo). Attribuisce alla luce una radice di
provenienza malvagia. Caravaggio si rappresenta come facente parte del male, ma desideroso di accostarsi al bene.
Matteo, in 26,50, parla di “inicere”, conficcare, infatti un soldato sta conficcando la mano sotto al collo di Gesù. Giuda
compie un atto di amore fallace; sia Caravaggio che San Giovanni sono alle estremità, irradiati dalla luce. Il Professor
Gnocchi pensa che Caravaggio sia all’inizio del bene, San Giovanni alla fine. Gesù e Giovanni sarebbero così una
proximum tuum ut sese” è il comandamento rinnegato da Giuda, che esprime un
sorta di Giano Bifronte.”Diligere
falso amore per il prossimo, e si protende a baciare Gesù, in un bacio che maschera la verità che c’è dietro (guanto
metallico del soldato).
I SAN GIOVANNI(1604-1610): le espressioni sono cariche di sfiducia, sono sul limitare della luce, portano il segno
della croce dimessamente, come se non fosse loro sufficiente.