Capitalismo e teoria sociale
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divisione del lavoro perché esso protegge i diritti degli individui nei confronti della proprietà privata o
di altri individui con diversa posizione sociale. Questo tipo di coesione è la solidarietà organica: la
solidarietà non deriva da accettazione di credenze e sentimenti comuni ma dall’interdipendenza
funzionale nella divisione del lavoro. La solidarietà organica presuppone non la somiglianza ma la
differenza tra gli individui nelle azioni e nelle credenze individualismo e perdita
→crescita
d’importanza della coscienza collettiva anche se credenze e sentimenti riconosciuti collettivamente
non scompaiono del tutto nelle società più complesse.
Durkheim qui critica H: Spencer: non è vero che ognuno persegue solo il suo interesse personale
perché la società si disgregherebbe subito è la cosa meno costante del mondo.
→l’interesse
Durkheim contro l’utilitarismo ritiene che la causa nell’aumento della divisione del lavoro sia
→questo
la maggior ricchezza materiale che si può ottenere dalla specializzazione e dallo scambio più
aumenta la produzione, tanto più aumenta la produzione tanto più sono soddisfatti i bisogni umani e
tanto più aumenta la felicità umana. Durkheim obietta questa posizione che peraltro è smentita
dall’esperienza incidenza del suicidio nella società contemporanea dimostra che la
→l’altra
differenziazione dei ruoli sociali non determina necessariamente un aumento del livello di felicità. La
divisione del lavoro si sviluppa invece con la graduale scomparsa della società segmentata, con
l’instaurazione di relazioni tra gruppi prima isolati che sono perciò stimolati allo scambio sia
economico che culturale numerosi sono gli individui a contatto per poter agire e reagire gli uni
→più
su gli altri, quanto più aumenta la divisione del lavoro. La frequenza di questo contatto è chiamata da
Durkheim densità morale o dinamica: il suo aumento dipende dall’aumento della densità fisica della
popolazione. Più una società è voluminosa e densa più aumenta la divisione del lavoro.
Individualismo e anomia
La specializzazione della divisione del lavoro determina quindi una diminuzione del grado di diffusione
della coscienza collettiva nella società. L’espansione della divisione del lavoro è concomitante con lo
sviluppo dell’individualismo che può svilupparsi solo a spese delle credenze e sentimenti comuni.
Nonostante questo la società contemporanea conserva un assetto morale: la coscienza collettiva si è
di certo consolidata nel culto dell’individualismo il cui sviluppo è stato possibile solo con la
laicizzazione di molti settori della vita sociale sentimenti e le credenze comuni dell’individuo si
→i
accentrano sul valore e sulla dignità dell’individuo non su quelli della collettività. Il culto
dell’individualismo è il corrispondente morale dell’espansione della divisione del lavoro ma è diverso
per il contenuto delle forme tradizionali di comunità morale: perché allora tutti i conflitti del mondo
moderno? Per Durkheim il sorgere del conflitto di classe tra capitale e lavoro ha accompagnato
l’espansione della divisione del lavoro derivata dall’industrializzazione: il conflitto però non deriva
dalla divisione del lavoro ma dal fatto che la divisione delle funzioni economiche ha sopravanzato lo
sviluppo di un sistema di regole morali ad esso adatto, in assenza di queste la formazione delle
relazioni contrattuali tende ad esser determinata dall’imposizione di una forza coercitiva →divisione
coercitiva del lavoro. I conflitti si possono eliminare solo se la divisione del lavoro procede
parallelamente alla distribuzione della capacità e dei talenti e se le posizioni più elevate non sono
monopolio di una sola classe. La situazione attuale per Durkheim è transitoria perchè la progressiva
scomparsa dell’ineguaglianza di possibilità è una tendenza storica che accompagna l’espansione della
divisione del lavoro.
La divisione del lavoro è uno stato anomico per cui non produce ovunque coesione.
Condizione di uguaglianza solo come uguaglianza delle opportunità→uguaglianza sociale: tutti hanno
la possibilità di partecipare alla costruzione e alla conduzione della società stessa in modo attivo e
paritetico.
6. LA CONCEZIONE DEL METODO SOCIOLOGICO
Le teorie sviluppate in “La divisione del lavoro” sono la base della sociologia di Durkheim, le opere
successive sono rielaborazioni delle tematiche lì affrontate.
Il problema del suicidio
Nel 1887 scrive il suicidio, basato sullo studio del problema come affrontato da diversi autori alla fine
del ’77 ma Durkheim parte anche da alcune conclusioni sull’assetto morale delle forme di società
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presentate in “La divisione del lavoro”. La preoccupazione di Durkheim è scoprire la natura di questa
lacuna morale nelle società contemporanee con una precisa analisi del fenomeno applicando il suo
metodo sociologico (il suicidio solo a prima vista può sembrare un fenomeno individuale). Mentre gli
esperti di statistica avevano concluso che l’andamento dei tassi di suicidio, presentando una
distribuzione uniforme di anno in anno con fluttuazioni periodiche, dipende da fenomeni di carattere
geografico, biologico o sociale distribuiti in modo uniforme, Durkheim sostiene che i primi due
fenomeni non possono spiegare la distribuzione dei tassi di suicidio ma solo il terzo, quello sociale.
Nell’Europa occidentale si nota che esiste un netto rapporto tra tassi di suicido e confessione
religiosa: più bassi nei paesi cattolici più alti nei paesi protestanti ma, poiché entrambi i credi
proibiscono il suicidio con ugual severità, la spiegazione va cercata nella differenza
nell’organizzazione sociale delle due chiese. Differenza evidente protestante è incoraggiato al
→il
libero esame, egli è solo davanti a Dio, senza punti di riferimento, quindi la chiesa protestante è
meno integrata di quella cattolica dove invece si ha il clero la cui autorità in materia di dogmi religiosi
è vincolante. Per Durkheim è il rapporto che intercorre tra i tassi di suicidio e il grado di integrazione
nei vari settori della società che può spiegare l’andamento. Per esempio: integrazione nella struttura
familiare: i non sposati in genere presentano tassi di suicidio più alti degli sposati di età
corrispondente rapporto inverso tra tassi di suicido e grandezza dell’unità familiare, lo stesso vale
→
per tassi di suicido in tempo di guerra o crisi politica che determinano un coinvolgimento,
un’integrazione più salda della società rispetto ai tempi di pace.
→diminuiscono
Il suicidio varia in ragione inversa al grado di integrazione dei gruppi sociali di cui l’individuo fa parte.
caratteristico della società contemporanea di uno stato in
Si parla di suicidio egoistico →conseguenza
cui l’io individuale si afferma eccessivamente rispetto all’io sociale e a danno di questo. È quindi in
correlazione con lo sviluppo del culto dell’individuo (personalità). Altro tipo di suicidio è quello
lo stato anomico è privo di regolazione morale (nelle relazioni economiche) tassi di
anomico: →i
suicido sono più alti nell’industria e nel commercio che nell’agricoltura: nei primi due settori i tassi di
suicido son inversamente proporzionali al livello socio-economico, più alti tra i benestanti e liberi
professionisti, più bassi tra i disagiati ristrettezze economiche costituiscono una fonte di freni
→le
morali, le occupazioni più elevate invece sono svincolate da una costante regolazione morale.
Anche nei periodi di depressione economica i tassi di suicido presentano un forte aumento ma questo
vale anche per periodi di forte prosperità fluttuazioni del ciclo economico hanno un effetto
→le
distruttivo sui modi tradizionali di vita perché le abituali aspettative sono messe in crisi. L’anomia per
tanto come l’egoismo è una delle fonti da cui si alimenta la massa dei suicidi. Il suicidio anomico è
patologico, per cui non è una caratteristica inevitabile delle società contemporanee. Suicidio egoistico
e suicidio anomico sono connessi: inevitabile che l’individuo egoista tenda a porsi fuori dalla
regolazione morale, essendo distaccato dalla società questa non ha influenza per controllarlo. certe
Nelle società tradizionali si ha una terza forma di suicidio quello altruistico obbligatorio →in
situazioni l’individuo ha il dovere di uccidersi. Altruistico facoltativo quando fa parte della
conservazione di codici d’onore e prestigio. Entrambi presuppongono l’esistenza di una forte
coscienza collettiva che domina le azioni dell’individuo.
Esteriorità e Costrizione
Esteriorità non è un criterio empirico.
Durkheim sostiene che il fenomeno del suicidio vada esaminato attraverso ricerche empiriche e il
metodo deve essere il risultato della pratica. La psicologia non può invece spiegare il fenomeno ma si
può limitare a studiare i motivi e le condizioni che spingono determinati individui a suicidarsi. È
nell’opera “Le regole del metodo sociologico” (1895) che Durkheim rende espliciti i criteri
metodologici della sociologia che ha come oggetto lo studio dell’uomo nella società. Durkheim cerca
dapprima di definire il concetto di fatto sociale (superiore storicamente e spiritualmente all’individuo)
all’individuo in due sensi:
fatti sociali sono esterni
→i 1) ogni uomo nasce in una società che già sussiste e che condiziona la sua personalità
2) ogni individuo è solo un singolo elemento all’interno della totalità delle relazioni sociali che
sono create da molteplici interrelazioni tra gli individui. 15
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Nessuna teoria o analisi che parta dall’individuo può comprendere le specifiche proprietà dei
fenomeni sociali. I fatti sociali per Durkheim risiedono nella società che li produce e non nelle sue
componenti. Per determinare allora la natura dei fatti sociali, Durkheim usa il criterio della costrizione
morale (criterio empirico): ci sono modelli di comportamento che non sono creati dall’individuo ma
costituiscono parte di un sistema di doveri morali in cui è inserito insieme agli altri uomini (esempio
della paternità aspetto, biologico -con la procreazione- e morale -leggi che impongono certi
→duplice
comportamenti-). Il rispetto di tali doveri per Durkheim si fonda raramente sul timore delle sanzioni
applicate per le trasgressioni, nella maggior parte dei casi infatti gli individui riconoscono la
legittimità dell’obbligo e non sono consapevoli del suo carattere coercitivo. L’obbligo morale però ha
anche un altro aspetto all’ideale che sta alla base di esso.
→l’adesione
Funzione di un fatto sociale sociale ed è sufficiente esaminare i fatti sociali per poter
→solo
comprendere la società e regolarla.
La logica della generalizzazione esplicativa
La tesi più famosa delle Regole i fatti sociali come cose, principio dell’oggettività, come
→considerare
elementi che pertanto si contrappongono e si impongono all’individuo anche se questo intende
mutarli. È un postulato di carattere metodologico più che ontologico a cui vennero rivolte molte
obiezioni.
Durkheim giudica i fatti sociali simili al mondo della realtà naturale solo in quanto essi, come gli
oggetti naturali, hanno proprietà che non sono conoscibili tramite un’intuizione immediata e non sono
modificabili dalla volontà umana individuale. Per applicare questo principio dell’oggettività è
necessario un distacco da parte di chi indaga sulla realtà sociale, si deve assumere cioè un
atteggiamento di neutralità emotiva. All’inizio della ricerca si deve definire in termini concettuali
l’oggetto della ricerca con riferimento ai caratteri esterni che possono essere subito percepiti, solo
per prendere contatto con le cose. La ricerca inizia, cioè, dai fenomeni osservabili, due sono i modi
con cui si può affrontare la spiegazione dei fenomeni sociali:
1- storico funzionale: si deve stabilire una corrispondenza tra il fatto preso in esame e i bisogni
2- analisi
generali dell’organismo sociale e definire in cosa consiste. La funzione va separata dalla finalità
psicologica perché i fenomeni sociali non sussistono in vista dei risultati positivi che producono. La
società non è un aggregato di motivazioni individuali ma una specifica realtà con caratteristiche
proprie: “non può essere il nostro bisogno delle cose a farle esistere né a conferire ad esse la loro
natura”. Le cause di un fenomeno sociale sono distinte dalla sua funzione nella società. Per Durkheim
si deve prima determinare le cause e poi cercare le funzioni specifiche. Nonostante tutto però esiste
una reciproca relazione tra cause e funzioni: “l’effetto non può esistere senza la propria causa,
questa a sua volta ha bisogno del proprio effetto, dalla causa l’effetto trae la propria forza e in certi
casi gliela restituisce” ad esempio l’esistenza della punizione dipende causalmente dalla prevalenza
di sentimenti collettivi radicati e la funzione della pena è di mantenere tali sentimenti al medesimo
grado di intensità (se non preservati andrebbero persi).
Normalità e patologia
Durkheim rifiuta il dualismo Kantiano tra mezzi e fini i mezzi sono essi stessi dei fini e la
→tutti
dicotomia può essere superata applicando principi simili a quelli che regolano in biologia la
distinzione tra normalità e patologia. Nel campo sociale, per Durkheim, si può individuare ciò che è
normale tramite la caratteristica esterna e visibile dell’universalità, considerando cioè il prevalere di
un fatto sociale nelle società di un dato tipo. Un fatto sociale è quindi normale se si dimostra che
questa generalità si fonda sulle condizioni di funzionamento di quel tipo di società.
7. INDIVIDUALISMO, SOCIALISMO E “GRUPPI PROFESSIONALI”
Il confronto con il socialismo
Già da studente Durkheim aveva iniziato ad avvicinarsi alle dottrine di Saint-Simon e agli scritti di
Marx ma durante la stesura di “La divisione del lavoro” la sua conoscenza della teoria socialista era
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alquanto scarsa. Facendo riferimento alla crisi delle società contemporanee (anche nel suicidio)
Durkheim afferma che non si tratta di crisi con radici economiche pertanto non può risolversi con
provvedimenti economici. Per Durkheim i programmi dei socialisti sono incapaci di cogliere i problemi
più importanti dell’era moderna. Il socialismo è sicuramente una manifestazione del malessere della
società contemporanea ma non è una base sufficiente alla necessaria ricostruzione sociale per
superarla. Per Durkheim le teorie socialiste vanno studiate in rapporto al contesto sociale in cui
sorgono, distingue tra comunismo e socialismo: le idee comuniste si sono presentate in vari periodi
storici (socialismo di un recente passato). Platone, Thomas Moore, Campanella
→prodotto →autori
comunisti le cui opere hanno forma di utopie immaginarie dove causa primaria dei mali della società
è la proprietà privata. La ricchezza materiale è considerata un pericolo morale, inoltre la vita
economica è sempre separata dalla sfera politica influenza.
→no
Il socialismo invece è il risultato dei cambiamenti sociali che hanno trasformato le società europee tra
il XVIII e il XIX secolo: il presupposto è che politica ed economia vanno unificate produzione va
→la
accentrata nelle mani dello stato che ha il compito di dirigere e amministrare l’economia. Inoltre il
socialismo sostiene che la produzione industriale moderna realizza un’abbondanza di beni per tutti i
membri della società. Prevede la regolazione e il controllo della produzione per moralizzarla e
vincolarla allo Stato. Nel comunismo anche si parla di regolazione della produzione per escludere
però lo Stato, perché il consumo è comune la produzione rimane privata.
Durkheim sostiene che il comunismo è un credo politico adatto alle società con un basso sviluppo di
divisione del lavoro (sorge infatti in esse per la prima volta) dove ogni individuo o famiglia è un
produttore universale e non c’è cooperazione nella produzione. Ma ciò che ognuno produce non gli
appartiene, lo consegna alla società e ne fa uso solo quando la società ne fa collettivamente uso.
(vedi Utopia). Il socialismo invece poteva sorgere in società dove la divisione del lavoro è molto
non è parte essenziale dei principi fondamentali del
sviluppata. Secondo Durkheim la lotta di classe
socialismo: i socialisti sostengono che solo abolendo le classi si può abolire il carattere di
sfruttamento della società capitalistica dove la condizione della classe operaia è determinata dal fatto
che la sua attività produttiva è al servizio esclusivo degli interessi dei capitalisti. Ma per Durkheim la
lotta di classe è il solo mezzo storico con cui si devono realizzare finalità più importanti e il
miglioramento delle condizioni dei lavoratori può derivare dal collegamento delle attività economiche
con gli organi direttivi della società.
Il ruolo dello Stato
Durkheim rifiuta l’idea di riorganizzare la società tramite una rivoluzione di classe però prevede la
tendenza verso la scomparsa delle divisioni di classi. Per risolvere la crisi è certo necessaria una
regolazione dell’economia e programmi assistenziali ma non basta perchè si tratta di una crisi più
morale che economica. Socialisti e teorici dell’economia politica sono perciò in errore se pensano che
i provvedimenti economici siano il solo mezzo per superare le attuali difficoltà. Per Durkheim è il
predominio sempre crescente delle relazioni economiche la prima causa dell’anomia della società
contemporanea. Lo stato quindi deve svolgere un ruolo sia morale che economico e si devono
adottare provvedimenti più morali che economici, si devono cioè riconciliare le libertà individuali con
il mantenimento della regolazione morale da cui dipende l’esistenza stessa della società.
è una società formata dall’unione di un minore o maggior numero di
Per Durkheim la società politica
gruppi sociali secondari soggetti ad una stessa autorità che a sua volta non è soggetta a nessun altra
autorità. Il termine Stato va riservato all’apparato di funzionari con cui si organizza
→strumento
l’attività di governo.
Lo Stato non è né superiore né inferiore alla società, esso regola qualcosa di più della semplici
relazioni economiche: esso deve assolvere funzioni morali ma questo non comporta la
subordinazione dell’individuo allo Stato.
Democrazia e gruppi professionali
Durkheim dice che lo Stato tende a crescere d’importanza con il crescere della specializzazione nelle
divisione del lavoro. Nelle società moderne lo Stato è però un’istituzione responsabile in primo luogo
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delle tutela e della difesa dei diritti dell’individuo. L’espansione dello Stato è pertanto legata al
progredire dell’individualismo morale all’aumento della divisione del lavoro. Durkheim ammette la
possibilità che lo Stato diventi un apparato repressivo staccato dagli interessi degli individui quando i
gruppi secondari che agiscono tra individuo e Stato non sono molto sviluppati e saldi da
controbilanciare lo Stato. Per Durkheim è necessario il pluralismo: richiesta di rinascita delle
associazioni professionali (corporazioni) per la sua idea di democrazia. Una società è più o meno
democratica nella misura in cui in essa esiste una comunicazione reciproca tra Stato e gli altri livelli
della società. Dall’esistenza di un sistema democratico deriva che la condotta della vita morale
assume un carattere consapevole. Lo Stato si occupa quindi della vita economica, dell’educazione,
dell’amministrazione della giustizia, dell’organizzazione delle arti e delle scienze. Ruolo dello Stato in
democrazia Stato è l’io sociale, la coscienza sociale, la coscienza collettiva invece è l’anima
→lo
sociale (comprende vari modi di pensare abituali). Lo Stato guida la società spesso dando origine ad
idee innovative ma allo stesso modo è guidato dalla società. La funzione primaria delle associazioni
professionali per Durkheim è rafforzare la regolazione morale nei punti di scambio tra strati con
occupazioni diverse e promuovere così la solidarietà organica. È il loro ruolo sociale, devono essere
sottoposti al controllo giuridico dello Stato e svolgere un ruolo importante direttamente nella sfera
politica oltre ad attività educative e ricreative.
8. RELIGIONE E DISCIPLINA MORALE
Già dalle sue prime opere Durkheim riconosce l’importanza della religione nella società come fonte
originaria di tutte le idee morali filosofiche scientifiche e giuridiche sviluppate in seguito. La
diminuzione progressiva dell’importanza della religione nelle società contemporanee è la
conseguenza di una minore incidenza della solidarietà meccanica.
“le forme elementari della vita religiosa” vi espone una teoria di tipo funzionale cioè si
→Durkheim
occupa del ruolo funzionale della religione nelle società chiarendo la natura della continuità tra le
forme tradizionali di società e quelle moderne. Per comprendere queste nuove forme per Durkheim è
necessario relazionarle alle loro origini religiose.
Il carattere del sacro
Affinché esista una religione, per Durkheim, non è necessaria l’esistenza o la personificazione di
divinità sovrannaturali queste infatti sono del tutto assenti o di secondaria importanza in sistemi di
credenze religiosi (totemismo australiano religione più semplice e più primitiva che conosciamo).
→la
La peculiare caratteristica delle credenze religioso è il fatto di classificare tutte le cose reali e ideali in
due ordini distinti, il mondo cioè è diviso in due classi di oggetti e simboli in assoluta
contrapposizione: il sacro e il profano. Il sacro è circondato da prescrizioni e proibizioni rituali e la
religione non è solo un insieme di credenze ma comprende anche pratiche rituali relative alle cose
sacre stabilite e con una determinata forma istituzionale (chiesa cerimoniale con
→organizzazione
regole precise e un determinato gruppo di credenti, comunità morale).
corrisponde al sistema di organizzazione sociale a clan caratteristico delle società
Il totemismo
australiane. Il totem indica un oggetto materiale che si crede possieda proprietà particolari. Ogni clan
totemico ha il nome di tale oggetto: il totem è la linea di separazione tra il sacro e il profano, è il
prototipo delle cose sacre e anche i membri del clan possiedono caratteri sacri come lo stesso
simbolo totemico (nelle religioni più progredite il credente è invece un essere profano). Tutta la
natura è classificata in un clan sotto un totem per cui non esiste alcuna cosa che non riceva una
connotazione di religiosità. Il loro carattere sacro emana da una fonte di energia sacra che li
comprende tutti. Essa è una presenza diffusa che permea tutte le cose ed è la fonte originaria di
tutte le successive incarnazioni di tale forza generale che nelle religioni più elaborate si manifesta
come divinità, spiriti o demoni. Durkheim si chiede: se il totem è allo stesso tempo simbolo della
divinità e della società non significa che divinità e società sono una cosa sola? Con ciò non vuol dire
che la religione crea la società ma che la religione è la manifestazione dello sviluppo autonomo della
società umana. 18
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Questa forza sacra assume la figura di un totem perché questo è il simbolo del clan ed è ad esso che
si fissano i sentimenti comuni che identificano il gruppo. Che un dato oggetto possa o no diventare
sacro non dipende dalle sue proprietà intrinseche ma dalla forza sacra che scaturisce dalla collettività
riunita (si realizza attraverso gli individui e trascende dalla collettività stessa).
Le categorie della conoscenza
La tesi che Durkheim espone non è una teoria della conoscenza che postula un insieme di
connessioni tra l’organizzazione sociale e le idee collettive, anzi, Durkheim sottolinea che nel
processo di sviluppo sociale un aspetto fondamentale riguarda il cambiamento dei contenuti dei
sistemi di idee che si è verificato nella società contemporanea inoltre dimostra che non vi possono
essere credenze morali collettive che non abbiano un carattere sacro. Pertanto, nonostante il
mutamento di forma e contenuto dell’assetto morale nelle società contemporanee rispetto a quelle
tradizionali, non vi è soluzione di continuità tra le forme moderne di solidarietà e quelle tradizionali.
che per Durkheim è l’aspetto culturale
Nel mondo moderno si sta diffondendo il razionalismo
dell’individualismo morale che esige una moralità razionale. Ma allontanare la morale dalla religione
può portare al rifiuto di tutte le regole morali che possono sopravvivere solo se rispettate e
considerate come inviolabili.
Razionalismo, etica e culto dell’individuo
Ogni uomo nasce come un essere egoistico (non anomico) conosce solo le sue sensazioni e solo i
bisogni corporei determinano le sue azioni. Appena il bambino si socializza, la sua natura egoistica
viene offuscata da quello che impara dalla società, conserva però un lato egoistico nella propria
personalità, ma le esigenze morali della vita in collettività non sono del tutto compatibili con le
tendenze egoistiche. Per Durkheim il nostro vero egoismo è in parte un prodotto della società. Il
cristianesimo, e nello specifico il protestantesimo, sono la fonte diretta del moderno individualismo
morale (ha avuto uno sviluppo incessante attraverso la storia) il mondo moderno vive un vuoto
morale: “ gli antichi dei stanno morendo e i nuovi non sono ancora nati, è la vita che dà origine ad
un culto rigoglioso non un moto passato… ma attualmente non è possibile la vita in condizione di
incertezza e confusa inquietudine”. La tendenza verso un crescente individualismo è irreversibile
perché è il risultato dei profondi cambiamenti della società.
La società è un organizzazione di rapporti sociali, ciò implica la regolazione dei comportamenti
secondo principi stabiliti (regole morali9 solo accettando la regolazione morale l’uomo può ricevere i
vantaggi che gli offre la società.
Le forme della regolazione morale non sono tutte uguali, cioè la regolazione (società) non può essere
semplicemente posta accanto in modo astratto e universale alla mancanza di regolazione (anomia). I
problemi della società moderna, dice Durkheim, non si possono risolvere con un ritorno alla disciplina
autocratica delle società tradizionali ma solo con un consolidamento morale della specializzazione
nella divisione del lavoro che richiede forme di autorità diverse da quelle dei precedenti tipi di
società.
Parte III: MAX WEBER (1864-1920, 56 anni)
9. PROTESTANTESIMO E CAPITALISMO
Contemporaneo di Durkeim ma vissero in una diversa atmosfera intellettuale. Le opere di Simmel
influenzarono la formazione delle concezioni weberiane mentre Durkeim se ne discostò. Gli scritti di
Schmoller e dei socialisti della Cattedra, influenzarono le opere giovanili di Durkeim, Weber invece le
respinse assumendo una posizione polemica. Manca del tutto un’influenza reciproca tra i due. L’opera
di Weber ha le sue radici nella tradizione culturale tedesca, quella di Durkeim francese; le ricerche
giovanili di Durkeim sono di natura abbastanza astratta e filosofica, i primi lavori di Weber sono
invece studi storici concreti da cui parte per allargare l’orizzonte della sua ricerca a questioni teoriche
generali.
Le Opere Giovanili 19
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1889: Weber scrive la sua tesi di laurea, essa tratta tecnicamente dei provvedimenti di legge che
regolano la imprese commerciali medioevali dando particolare rilievo alle città mercantili (Genova,
Venezia), evidenziando il tipo di capitalismo commerciale sviluppato determinò un sistema di leggi
che regolavano come rischi e profitti si dovevano suddividere tra i partecipanti all’impresa. Già qui si
nota l’interesse di Weber per l’influenza del diritto romano sullo sviluppo del sistema giuridico
europeo medio e post medioevale. Roma è al centro del secondo lavoro di Weber ancora di natura
tecnica: è un analisi dell’evoluzione della proprietà terriera a Roma, aspetto collegato ai mutamenti
giuridici e politici (Come Marx, anche Weber intravede nell’antica Roma alcuni elementi che
determinarono la formazione del capitalismo moderno). Nonostante la loro relativa importanza questi
scritti manifestano già la preoccupazione di Weber per un problema che diverrà centrale nella sua
opera successiva: natura nell’impresa capitalistica e caratteristiche del capitalismo europeo
occidentale.
In seguito Weber pubblica una ricerca sulla condizione dei contadini all’est dell’Elba e altre sul
capitale finanziario in Germania. Le conclusioni a cui Weber pervenne lo condussero direttamente ai
problemi affrontati in “L’etica protestante”.
Tra il 1894 e il 1897 Weber scrive articoli sulla Borsa e sui suoi rapporti con il finanziamento delle
imprese: per Weber la Borsa non è un mezzo di cospirazione contro la società, con cui solo una
minoranza di capitalisti può arricchirsi ma svolge una funzione di mediazione nell’economia, cioè
l’imprenditore può facilitare l’espansione della sua impresa sulla base di una pianificazione nazionale,
la borsa quindi promuove il comportamento razionale del mercato anche se l’espansione delle
operazioni commerciali ha l’effetto di neutralizzare i vincoli etici necessari al funzionamento delle
transazioni commerciali.
1892: Weber scrive uno studio sul lavoro agricolo nella Germania orientale: il fiume Elba costituisce
una vera e propria linea di demarcazione per quanto riguarda la struttura dell’impresa agricola: ad
ovest i contadini sono per la maggior parte agricoltori indipendenti mentre ad est, si trova ancora
un’organizzazione semi-feudale con gli Junker che conservano grandi proprietà e i contadini legati ai
loro datori di lavoro da contratti annuali (simili ai contadini medioevali) o salariati e pagati
giornalmente (simili al proletariato industriale). Gradualmente i secondi sostituiranno i primi e questo
processo cambierà la struttura complessiva della proprietà perché i giornalieri sono assunti sulla
base di un contratto salariale senza avere alcun rapporto organico con il contesto sociale in cui
vivono i lavoratori tradizionali (non hanno solo un rapporto economico con i datori di lavoro ma
anche precisi diritti e doveri) per cui il loro interesse primario è ottenere il salario più alto possibile.
Ciò determina un maggior conflitto economico fra lavoratori e datori di lavoro ed un peggioramento
delle condizioni di vita dei lavoratori. Nonostante ciò Weber nota la tendenza da parte dei lavoratori
annuali a rinunciare alla propria sicurezza (esistenza incerta del giornaliero) per la ricerca della
dai vincoli di dipendenza di tipo patriarcale e per conservarla saranno disposti a
libertà personale
sopportare le più dure privazioni. Le conclusioni raggiunte da Weber nei suoi studi giovanili lo
spinsero sempre più a contatto con i problemi su cui si era impegnato il pensiero Marxista
(capitalismo, caratteristiche, condizioni di nascita e sviluppo).
Le Origini dello Spirito Capitalistico
1905: Weber pubblica sotto forma di due articoli “L’Etica Protestante” e “Lo Spirito del Capitalismo”
in cui Weber si chiede il perché la proprietà dell’impresa capitalistica, le élites operaie più colte e il
più alto personale tecnico e commerciale delle imprese nell’Europa moderna abbiano tutti un
carattere in prevalenza protestante (questo è un fatto storico poiché anche nel 1500 alcuni dei primi
centri di sviluppo capitalistico erano in prevalenza protestanti). Non si può credere che la causa della
rottura con il tradizionalismo economico derivi dal fatto che con la Riforma si volle sfuggire al
controllo della Chiesa (visto anche il parallelo indebolimento della religione tradizionale) perchè il
passaggio al protestantesimo implicò l’accettazione di vincoli più stretti di quelli richiesti dal
cattolicesimo (es. atteggiamento molto severo verso il lassismo) per spiegare il rapporto tra
protestantesimo e razionalità economica si devono allora analizzare i contenuti delle dottrine
protestanti. Weber rifiuta la tesi di Marx secondo cui il protestantesimo era un riflesso ideologico dei
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mutamenti economici avvenuti con il primo sviluppo del capitalismo. Il capitalismo moderno non è
fondato sulla ricerca amorale di guadagno personale ma sull’obbligo e la disciplina del lavoro
concepito come un dovere. L’avarizia e l’egoismo si trovano in tutte le società ed ancor più in quelle
pre-capitalistiche. Per Weber le caratteristiche dello spirito del capitalismo moderno sono: il
guadagno, considerato come lo scopo della vita dell’uomo tramite un’attività economica legittima e
non è più il mezzo per soddisfare i suoi bisogni materiali (inversione del rapporto naturale), la
professione concepita sia come dovere sia come virtù, i mutamenti tecnologici che hanno
determinato una ristrutturazione razionale della produzione finalizzata alla massimizzazione
dell’efficienza, anche delle piccole imprese ancora gestite con modelli tradizionali. Tali mutamenti
sono il risultato dell’introduzione di un nuovo spirito di iniziativa imprenditoriale (spirito capitalistico)
che si trova in contrasto sia con la vita a giornata del contadino sia con il capitalismo di avventura
(ricerca del guadagno attraverso la pirateria o la conquista militare). Il concetto di vocazione
professionale si è configurato al tempo della Riforma: la vocazione dell’individuo consiste nel
compiere il suo dovere verso Dio mediante una condotta morale nella sua vita quotidiana, da qui
deriva il distacco del Protestantesimo dall’ideale cattolico di vita monastica, con il rifiuto del mondo e
la sua accentuazione degli scopi mondani.
L’influenza del Protestantesimo Ascetico
La Riforma giocò un ruolo essenziale nel rendere la pratica di attività terrene un dovere essenziale
ma il Luteranesimo non deve essere considerati come la fonte principale dello spirito capitalistico.
Sono semmai le successive sette protestanti (che per Weber costituiscono il protestantismo ascetico
) che elaborano ulteriormente il concetto di vocazione: Calvinismo, Metodismo, Pietismo,
Anabattismo. Weber è interessato a quegli apparati dottrinali che riguardano la condotta pratica
dell’individuo nella sua attività economica. Calvinismo: 3 sono i capisaldi che Weber identifica:
1. il mondo è stato creato per magnificare la gloria di Dio e ha significato solo in relazione agli scopi
divini: l’uomo è per Dio
2. gli scopi divini sono imperscrutabili all’uomo
3. predestinazione: solo pochi uomini sono eletti alla vita eterna e le azioni umane non fanno alcuna
differenza
Da tutto ciò secondo Weber deriva una grande solitudine interiore per il credente, nessuno può
intercedere presso Dio per la sua salvezza (differenza con il cattolicesimo) distanza incolmabile tra
l’uomo e Dio. Per Calvino solo un’intensa attività nel mondo era il mezzo per sviluppare e conservare
la necessaria fiducia in sé stessi, la fiducia della propria salvezza. La realizzazione di opere buone
venne considerata così come segno di predestinazione alla salvezza (non un mezzo per ottenerla ma
per eliminare i dubbi in proposito) Richard Baxler (puritano inglese) per esempio nei suoi scritti
ammonisce contro i peccati dell’inattività e dello spreco del tempo. Il calvinista assegna il massimo
del valore etico al lavoro nel mondo materiale: lavorare con devozione è comandamento divino
perchè si deve realizzare la vocazione professionale che Dio ci ha dato. L’accumulazione di ricchezze
viene condannata solo quando costituisce una tentazione ad una vita oziosa, negli altri casi è invece
valutata positivamente da un punto di vista morale (ciò vale anche per il Puritanesimo). Per Weber le
origini dello spirito del capitalismo devono perciò ricercarsi nell’etica religiosa sviluppata dal
calvinismo. E’ il carattere specialistico della divisione del lavoro capitalistica che costringe l’uomo
moderno in uno specifico ruolo professionale a differenza di quanto accade nel caso del puritano
perchè la sua fede religiosa sceglieva deliberatamente un ruolo professionale. Questa è la
conclusione dell’Etica Protestante.
10. I SAGGI METODOLOGICI DI WEBER
Sono un approfondimento della sua posizione critica nei confronti delle interpretazioni materialistiche
ed idealistiche della storia: esse servono poco alla verità storica perchè pretendono di essere la
conclusione dell’indagine e non semplicemente una preparazione ad essa. Gli scritti vanno visti sullo
sfondo del dibattito del tempo, sulle relazioni tra scienze naturali e scienze sociali. Mentre Durkeim si
21
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riallaccia ad una tradizione positivistica, Weber rifiuta la nozione comptiana per la quale le scienze
sociali implicherebbero un’estensione dei metodi delle scienze naturali allo studio dell’uomo.
Soggettività ed Oggettività
Il primo saggio è una critica a Rocher e Knies, Weber ammette che le scienze sociali riguardano
fenomeni spirituali o ideali di natura umana del tutto estranei all’oggetto delle scienze naturali
tra soggetto ed oggetto che però non esclude che le scienze sociali possano essere
→differenziazione
obiettive. In un altro saggio, Weber nota che le scienze sociali hanno avuto origine da problemi
pratici e sono state influenzate dalla volontà umana di realizzare certi mutamenti nella società. E’
impossibile però per una disciplina empirica stabilire in modo scientifico valori che determinano ciò
che dovrebbe essere. Tuttavia, anche se i giudizi di valore (determinano ciò che dovrebbe essere)
non possono essere convalidati da procedure scientifiche non significa che debbano escludersi dalla
sfera della discussione scientifica. Le tesi di Weber sono illustrate facendo riferimento alle aspirazioni
del Socialismo Rivoluzionario: per realizzare una società socialista con i mezzi rivoluzionari si deve
ricorrere alla violenza per ottenere i mutamenti sociali desiderati ma questa implica una qualche
forma di repressione politica dopo la rivoluzione e la costituzione di un’economia socialista, si
formerà inevitabilmente uno stato burocratico che annullerà lo stesso obiettivo per cui è stata
costituita. La scienza sociale, mediante procedure scientifiche, sa determinare l’adeguatezza di un
determinato insieme di mezzi per conseguire un certo fine, sa stabilire quali costi e vantaggi sono
associati ai vari mezzi alternativi per ottenere un fine prefissato, sa infine valutare il fine in sé stesso
cioè la sua concreta possibilità di realizzazione in specifiche circostanze storiche. La scienza empirica
e l’analisi logica ci aiutano a stabilire ciò che è possibile realizzare e quali ne saranno le conseguenze
e a chiarire la natura dei nostri ideali ma non possono stabilire quali decisioni dovremmo prendere,
cioè non esiste alcun ideale che l’analisi scientifica può dimostrare giusto o sbagliato. Non può
pertanto esistere un etica universale.
Per Weber gli ideali e i significati che non possono essere dedotti dalla scienza si costituiscono invece
nelle lotte religiose e politiche.
Analisi della politica: la politica si può condurre in due modi:
1. sulla base dell’Etica della Convinzione secondo cui l’uomo rivolge la sua azione politica al
perseguimento di un ideale senza riguardo al calcolo razionale dei mezzi. Questa condotta ha in
comune con la religione il fatto che in essa l’individuo crede che il suo unico dovere sia far sì che si
conservi la purezza delle sue convinzioni tramite azioni irrazionali;
2. sulla base dell’Etica della Responsabilità: questa comporta una consapevolezza delle conseguenze
probabili della propria condotta. Nell’ambito di quest’etica le applicazioni delle scienze sociali sono
significative mentre sono irrilevanti nell’etica della convinzione.
Weber non considera la realizzabilità come criterio di verità ma è convinto che esista una lacuna
incolmabile tra verità fattuali e verità etiche e che nessuna conoscenza empirica possa convalidare
un sistema etico.
Giudizi di Fatto e Giudizi di Valore
Il sociologo deve essere il più cosciente possibile dei propri valori per non escluderli dal proprio
lavoro. Per Weber l’obiettivo primario delle scienze sociali è la comprensione della caratteristiche
uniche della realtà in cui viviamo (perchè determinati fenomeni storici accadono in un certo modo e
non in un altro) ma non ci potrà mai essere una descrizione scientifica completa della realtà, ogni
forma di ricerca scientifica implica una scelta da parte dello studioso di problemi interessanti e ci si
deve chiedere quali siano i criteri di valore che determinano ciò che vogliamo conoscere. La
formulazione di principi esplicativi generali (è solo strumentale) non è il fine delle scienze sociali ma
è il mezzo che facilita l’analisi di fenomeni particolari che devono essere spiegati, e stabilisce
l’esistenza di relazioni causali tra il generale e il particolare.
Formulazione di Concetti Tipico-Ideali 22
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Il centro di interesse delle scienze sociali è costituito da situazioni storiche uniche ma i concetti
utilizzati dalle scienze sociali non possono desumersi direttamente dalla realtà senza l’intervento di
giudizi di valore perchè anche la scelta stessa dei problemi è governata da scelte di valore. Per
interpretare e spiegare una situazione storica data è necessario usare concetti costituiti per quello
scopo particolare: concetti Tipico-Ideali: il loro scopo è quello di facilitare l’analisi di questioni
empiriche; essi vengono costituiti mediante un’operazione di astrazione e combinazione di elementi
che benché tutti presenti nella realtà si trovano raramente in quella forma specifica presa in esame.
11. CONCETTI FONDAMENTALI DELLA SOCIOLOGIA
La sociologia comprendente
Monumentale opera: Economia e Società l’interesse di Weber si sposta alla sociologia (come
→qui
formulazione di uniformità nelle strutture sociali ed economiche). L’oggetto della sociologia per
Weber è la formulazione di principi generali e di concetti di tipi riferiti all’agire umano sociale; la
storia invece mira all’analisi causale di azioni, di formazioni, di personalità individuali che rivestono
un’importanza culturale; c’è un diverso orientamento nelle scelte tematiche di Weber. Nell’opera egli
sottolinea che la funzione dell’analisi sociologica in essa contenuta è solo preliminare allo studio di
concreti fenomeni storici; è poi la storia che deve formulare una spiegazione causale di queste
caratteristiche particolari. La sociologia deve proporsi di intendere e interpretare l’agire sociale e
spiegarlo casualmente nel suo corso e nei suoi effetti. L’agire sociale è quello in cui il senso
intenzionato dall’agente è riferito ad un altro agente o gruppo di agenti. Non si può affrontare questa
situazione solo con il metodo induttivo ma la sociologia deve basarsi anche su tecniche di
interpretazione che siano ripetibili e controllabili alla luce del metodo scientifico. W distingue due tipi
di comprensione interpretativa del senso dell’agire:
1. Comprensione Diretta senso di un’azione sia razionale sia emotiva (irrazionale) si apprende
→il
mediante l’osservazione diretta;
2. Intendere Esplicativo la specificazione di una motivazione che colleghi il
→comporta
comportamento osservato al senso intenzionato dall’agente. L’intendere un motivo implica una
correlazione tra il comportamento considerato e un quadro di riferimento normativo ampio entro cui
l’individuo colloca i suoi singoli atti.
Come approccio allo studio della vita sociale per Weber il Funzionalismo ha la sua utilità: è uno
strumento di illustrazione pratica e di orientamento provvisorio, l’analisi funzionale permette di
identificare le parti della società (totalità) che sono oggetto della nostra analisi anche se in seguito
l’analogia tra società ed organismo viene meno perchè nell’analisi della società è necessario andare
oltre la determinazione di regole funzionali. Weber ammette che nelle scienze sociali si devono usare
concetti di tipo collettivo (Stato, impresa industriale….) anche se questi sono comunque processi e
connessioni dell’agire specifico di uomini singoli. Per quanto concerne la Psicologia, Weber sostiene
che al sociologo non interessa la struttura psicologica dell’individuo in quanto tale ma l’analisi
interpretativa del suo agire sociale.
Rapporti Sociali e Orientamento del Comportamento Sociale
Il rapporto sociale si stabilisce in relazione alla reciprocità da parte di due o più individui ciascuno dei
quali riferisce le proprie azioni a quelle effettive o solo previste dagli altri. Molti dei rapporti sociali
sono di carattere transitorio, si costituiscono e si dissolvono di continuo; l’esistenza di un rapporto
sociale non presuppone necessariamente una cooperazione da parte di chi vi partecipa (il conflitto
per esempio è la caratteristica anche dei rapporti più stabili). Weber distingue 4 tipi di orientamento
nell’agire sociale:
1. Agire determinato Razionalmente rispetto allo Scopo: l’individuo calcola razionalmente gli esiti
probabili di un’azione in termini di mezzi e fini; valuta cioè l’efficacia di ogni mezzo a disposizione per
raggiungere lo scopo prefissato e valuta le conseguenze di tale raggiungimento.
2. Agire determinato Razionalmente rispetto al Valore: è diretto verso un valore incondizionato
chiaramente formulato che guida le sue azioni (dovere, onore, dedizione ad una causa). 23
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3. Agire Affettivamente: caso limite di agire dotato di senso e si sviluppa sotto l’influenza di qualche
stato emotivo.
4. Agire Tradizionale: è determinato dall’influenza di abitudini (per esempio l’agire quotidiano)
Questa classificazione non è esaustiva dell’agire sociale, si tratta piuttosto di uno schema tipico-
ideale che permette di sviluppare l’analisi dell’agire sociale con l’uso di tipi-ideali razionali rispetto a
cui si possono valutare le deviazioni irrazionali. Ogni relazione sociologica si basa sulla probabilità
che un agente si comporterà in un modo specificato (Weber riconosce pertanto all’agire umano un
margine di casualità). W utilizza il concetto di Probabilità: ogni relazione sociale di carattere
relativamente stabile presuppone regolarità di comportamento: questa è un Uso se la probabilità
della sua sussistenza è data in virtù di una consuetudine di fatto, è un Costume quando si tratta di
un uso consolidato da molto tempo. Sono entrambi modelli di comportamento abituali la cui
osservazione non è imposta da sanzioni ma dipende dal comportamento volontario dell’agente
(costituiscono spesso la fonte delle regole che diventano leggi). Se la regolarità dei comportamenti è
invece basata su interessi personali (imprenditore sul mercato concorrenziale) allora i rapporti sociali
hanno minore stabilità di quelli basati sul costume.
Legittimità, Potere e Autorità
Le forme più stabili di rapporti sociali si hanno quando l’atteggiamento soggettivo degli individui
coinvolti è informato alla credenza di un ordinamento legittimo mediante l’osservanza di norme
dettate da tale ordinamento. L’applicazione delle sanzioni è uno strumento potente per garantire il
rispetto di un ordine costituito. L’esistenza del diritto per Weber non implica però che l’apparato
coercitivo abbia un carattere politico. Un ordinamento legale infatti esiste quando un gruppo
(religioso o parentale) si incarica di applicare le sanzioni alle trasgressioni. Per Weber una società si
definisce politica quando la validità dei suoi ordinamenti è garantita con l’impiego e la minaccia di
una coercizione fisica da parte dell’apparato amministrativo, questa deve però essere usata quando
tutti gli altri strumenti falliscono. Se l’organizzazione politica riesce ad esercitare il monopolio della
coercizione fisica (violenza/forza legittima) allora si parla di Stato. Quando un individuo riesce a
realizzare i suoi obiettivi in una relazione sociale anche in presenza di un’opposizione, allora si parla
di Potenza. Nei casi in cui la potenza si esercita come obbedienza di un agente individuale ad un
comando emesso da un altro, allora si parla di potere. Nessun potere può restare stabile se non si
basa culla convinzione, da parte si chi ne è soggetto, della legittimità della propria subordinazione.
Per Weber i tipi puri di potere legittimo sono tre: tradizionale, carismatico e legale.
Sia quello tradizionale che quello legale sono sistemi amministrativi stabili, la loro funzione è
l’espletamento dei compiti ordinari della vita quotidiana. La legittimità del potere tradizionale si fonda
su antichi ordinamenti, esistenti da sempre e poteri di signoria. Le forme di potere tradizionali sono il
patriarcalismo, la cui base è generalmente costituita dal nucleo familiare, il capofamiglia detiene il
potere e lo trasmette di generazione in generazione. Quando si forma un apparato amministrativo,
subordinato a un signore da legami di fedeltà personale si sviluppa il patrimonialismo (se su vasti
territori decentramento dell’amministrazione e conflitti del signore con i “notabili”). Il potere legale si
caratterizza dal fatto che i detentori del potere lo fanno in virtù di norme impersonali, stabilite
razionalmente in rapporto a valori o scopi. L’obbedienza dovuta non è di tipo personale ad un
superiore ma è dovuta in base ai limiti in cui la sua competenza è chiaramente specificata. La
burocrazia possiede le seguenti caratteristiche: i compiti dell’apparato amministrativo costituiscono
doveri d’ufficio ben determinati; le sfere di competenza dei funzionari sono chiaramente delimitate in
base ad un principio gerarchico; le regole di condotta sono fissate per iscritto; i membri dell’apparato
amministrativo sono reclutati sulla base di una competenza specifica che è accertata tramite esami di
concorso; la carica non è di proprietà del funzionario; egli viene remunerato con uno stipendio fisso e
regolare; la sua posizione professionale gli permette di percorrere una carriera concepita come un
avanzamento progressivo nella gerarchia dell’autorità. Prima del capitalismo esistevano già delle
burocrazie, quella dell’Egitto, della Cina del tardo principato romano e della Chiesa Cattolica
medioevale. Erano soprattutto a carattere patrimoniale e basate sulla ricompensa in natura dei
funzionari. Lo sviluppo della burocratizzazione nel mondo moderno è strettamente collegato
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all’aumento della divisione del lavoro nei diversi settori della vita sociale. Per Weber il fenomeno della
specializzazione professionale non è solamente limitato al campo dell’economia. Lo stato capitalistico
moderno dipende completamente dall’organizzazione burocratica per la sua stessa esistenza, più
esso è grande, più esso è potente e maggiore sarà l’espansione dell’apparato burocratico. Quello
carismatico, invece, è di carattere straordinario: il carisma per Weber è una qualità straordinaria
attribuita ad una persona per cui essa viene considerata come dotata di forze, poteri, proprietà
sovrumane che la pongono al di fuori della norma. Figure carismatiche si trovano in diversi contesti
sociali (religione, politica). Il potere carismatico rivendica la sua legittimità sulla base della
convinzione della validità della sua missione condivisa dal capo e dai suoi seguaci. Per Weber il poter
carismatico è un fenomeno irrazionale perchè poggia solo sul riconoscimento dell’autenticità delle
parole del leader; è anche una forza rivoluzionaria perchè rovescia, entro il proprio ambito, il passato
con una profonda avversione per la pratica quotidiana ed ordinaria e si fa strada attraverso le regole
stabilite sia di tipo tradizionale sia di tipo legale che governano l’ordinamento esistente.
L’influenza dei Rapporti di Mercato: Ceti e Classi
Secondo Weber classi, ceti e partiti sono tre diverse dimensioni della stratificazione sociale, ciascuna
distinta concettualmente dall’altra. Come Marx, Weber non esclude un’analisi approfondita del
concetto di classe e questo prende avvio dalla sua analisi più generale dell’agire economico
all’interno di un mercato. L’agire economico è per Weber un comportamento che cerca di ottenere,
con mezzi pacifici, il controllo di beni e servizi. Il mercato comporta un agire economico speculativo,
orientato alla ricerca di un profitto tramite lo scambio competitivo. Se già esiste un tale tipo di
mercato (che presuppone la nascita di un’economia monetaria), si formano le classi. Il denaro
consente di stimare i valori scambiati non su una base soggettiva ma su una base numerica fissata
con un criterio oggettivo da qui che iniziano le lotte di classe. Coloro che condividono la stessa
→è
situazione di mercato o di classe si trovano in una condizione economica simile. Una classe è un
insieme di individui che condividono la medesima condizione. E’ il possesso e la mancanza di
possesso il fondamento della divisione di classe in un mercato concorrenziale (simile a Marx). Tra i
possidenti, Weber distingue una classe di redditieri (la loro fonte di reddito è data dalla proprietà
delle terre, miniere…) che rappresentano la classe possidente privilegiata in senso positivo e una
classe di imprenditori o classe acquisitiva (imprenditori industriali che vendono beni sul mercato e
imprenditori bancari che partecipano al finanziamento di tali operazioni).
- possidenti in senso positivo: redditieri
- possidenti in senso negativo: coloro che non hanno né possesso né servizi da offrire (proletari
romani declassati)
- classe acquisitiva in senso positivo: imprenditori
- classe acquisitiva in senso negativo: lavoratori salariati
Tra i gruppi privilegiati in senso positivo e quelli in senso negativo stanno le classi medie (piccola
borghesia dotata di piccola proprietà, funzionari amministrativi dotati di competenze vendibili sul
mercato come servizi). Weber distingue anche le classi sociali costituite da individui che possono
liberamente muovesi entro un insieme comune di situazioni di classe.
La situazione di ceto di un individuo, invece, è la valutazione che altri danno di lui o della sua
posizione sociale attribuendogli una qualche forma di prestigio o stima sociale. A differenza delle
classi, i ceti (più individui che condividono la medesima situazione), sono sempre consapevoli della
loro condizione comune. Si distinguono gli uni dagli altri aderendo ad un particolare stile di vita e
selezionando i propri rapporti sociali. Essi possono influire direttamente sul funzionamento del
mercato per cui possono avere un’influenza causale sui rapporti di classe. I partiti sono associazioni
volontarie con lo scopo di garantirsi il controllo di un dato organismo per attuarvi un certo
programma. Hanno origini diverse ma non devono necessariamente essere puri partiti di classe o di
ceto. Con lo sviluppo dello stato moderno si sono formati partiti politici di massa con politici di
professione fonte principale di reddito è la loro attività politica per cui si dice che vivono di
→la
politica; chi invece si impegna nella politica a tempo pieno senza però trarne il suo reddito, vive per
la politica, questi ultimi sono in genere possidenti (redditieri più che imprenditori). 25
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12. RAZIONALIZZAZIONE, LE RELIGIONI DEL MONDO E LO SPIRITO DEL CAPITALISMO
L’etica economica delle religioni del mondo: opera in cui Weber raccoglie i suoi studi sull’Ebraismo e
sulle religioni di India e Cina. Questi studi non costituiscono una tipologia sistematica delle religioni
né un lavoro puramente storico, ciò a cui Weber è interessato è l’influenza dell’etica religiosa
sull’organizzazione economica. Il termine etica religiosa non implica che le religioni esaminate
contengano un esplicito riferimento al tipo di attività economica consentito. Weber è interessato
piuttosto alle conseguenze sociali e psicologiche che un etica religiosa ha sull’agire individuale. Le
credenze religiose possono essere un fattore che influenza la formazione di un’etica economica ma
quest’ultima non è solo una funzione di una data forma di organizzazione economica e la stessa
religione è influenzata da altri fenomeni sociali, politici, economici.
Religione e Magia
Si parla di religione quando gli uomini si rivolgono alla divinità con preghiere, atti di culto e
venerazione. La differenza con la Magia consiste nel fatto che le forze magiche non sono oggetto di
venerazione ma sono usate per soddisfare certi desideri tramite incantesimi o formule magiche. La
distinzione tra religione e magia coincide con una differenza di ceto e di potenza tra clero e stregoni.
Il clero è formato da un gruppo stabile di funzionari con il permanente incarico di svolgere le
funzioni di un culto. Il profeta invece è il portatore di un carisma personale che annuncia una dottrina
religiosa o un comando divino. Per Weber la missione profetica costituisce l’origine storica delle
dottrine che trasformano le istituzioni religiose e costituisce l’unico mezzo per spezzare il potere della
magia, per poter sviluppare un atteggiamento razionale verso il mondo e creare i presupposti di
scienza e tecnologia moderna. La profezia può essere etica (il profeta insegna attraverso la
predicazione di una missione affidata da Dio; l’obbedienza a un comando o a una norma è un dovere
morale, più comune in medio oriente→ebraismo) o esemplare (il profeta indica la via per la salvezza
con il suo esempio; più comune in India).
La teodicea indiana e cinese
Nella Cina tradizionale, il profetismo entrò in crisi assai presto, in India sorse una religione della
redenzione. L’induismo è una religione tollerante perchè la fede in esso non impedisce di accettare
dottrine che caratterizzano esclusivamente il cristianesimo. Include però dogmi e verità che non
possono essere negate, la trasmigrazione delle anime e la remunerazione etica (karma) strettamente
collegate all’ordinamento sociale basato sul sistema di caste→gli Indù appartenenti alla casta più
bassa hanno un mondo da guadagnare: mediante incarnazioni successive possono aspirare
realisticamente a raggiungere i livelli più alti per diventare divini. La dottrina del Karma era
indiscutibile per cui l’ortodossia Indù opponeva ostacoli insuperabili a qualunque tipo di critica
dell’ordinamento sociale esistente (inconcepibili idee rivoluzionarie o sforzi per il progresso). La
comparsa del sistema di caste e l’ascesa del clero bramino impedirono che lo sviluppo economico
raggiunto si evolvesse ulteriormente come in Europa. Nell’attività economica, il sistema di caste si
limitò a dare una base rituale stabile alla struttura occupazionale: ogni individuo deve restare nel
proprio ruolo professionale altrimenti si riduce per lui la possibilità di ottenere una migliore
reincarnazione nella sua vita successiva (determinerebbe cioè una degradazione spirituale). Su tali
basi sarebbe impossibile il sorgere del capitalismo industriale.
Nella Cina tradizionale invece Weber identifica importanti sviluppi verso una razionalizzazione
dell’economia: formazione di città, corporazioni, un sistema monetario, un sistema giuridico,
un’integrazione politica nell’ambito di uno stato patrimoniale. Nonostante ciò. Nessuno di questi
aspetti raggiunse mai livelli che invece si raggiunsero in Europa (basso livello di autonomia politica e
indipendenza giuridica della città; basso livello del volume del commercio interno; l’imperatore aveva
sia la supremazia politica sia quella religiosa, burocrazia statale legata sia all’imperatore sia allo
stato) e quindi soltanto una rivoluzione violenta dall’alto o dal basso avrebbe potuto cambiare la
situazione. Lo sviluppo del capitalismo razionale per Weber venne bloccato dalla mancanza di una
particolare mentalità (→costituitasi in Europa con la formazione del capitalismo ascetico) per il
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confucianesimo, infatti, il bene supremo è l’uomo colto che si comporta sempre con dignità e
correttezza e che deve trovare l’armonia sia con sé stesso sia con il mondo esterno→è un
adattamento armonioso dell’individuo ad un ordine necessario.
La diffusione del Razionalismo Laico
Lo sviluppo storico europeo è caratterizzato dalla forma specifica dello Stato e dall’esistenza di un
razionale sistema giuridico. Nell’ambito del successivo sviluppo economico e sociale e nella
formazione dello Stato moderno dell’Europa, Weber dà molta importanza all’eredità del Diritto
Romano. Il capitalismo moderno si sviluppò prima in Inghilterra che in altri paesi, nonostante che
essa fosse stata influenzata dal Diritto Romano. Lo sviluppo dello Stato e quello di un ordinamento
economico-capitalistico sono intimamente connessi. Per Weber una caratteristica essenziale della
moderna impresa capitalistica è il calcolo del capitale (calcolo razionale in termini monetari di profitti
e perdite) che distingue il capitale moderno da altre attività capitalistiche (usura e capitalismo
d’avventura) perchè sia possibile il calcolo del capitale deve esistere:
1. una larga massa di lavoratori salariati costretti a vendere la loro forza lavoro sul mercato per
guadagnarsi la vita.
2. assenza di restrizioni allo scambio economico sul mercato.
3. l’applicazione di una tecnologia razionale (meccanizzazione).
4. separazione dell’impresa produttiva dall’economia domestica. Tutte queste condizioni si poterono
formare solo in un apparato amministrativo razionale tipico del moderno stato di diritto.
Avvento del socialismo: secondo Weber esso implicherebbe molte degenerazioni sia nell’industria sia
nello Stato e ciò ridurrebbe ulteriormente l’autonomia politica della massa della popolazione. La
moderna burocrazia, con una specializzazione di funzioni molto elevata , è molto resistente ad ogni
tentativo di liberare la società dal suo dominio e rende sempre più impossibile una rivoluzione
(creazione violenta di formazioni di potere del tutto nuove).
Concetto di Razionalizzazione Weber lo utilizza in vari campi, nella religione per esempio dove indica
il progressivo disincanto del mondo cioè l’eliminazione dei modi di pensare e di agire magici sostituiti
da sistemi di credenze coerenti.
Distinzione tra Razionalità Formale e Materiale (di primaria importanza per l’analisi sociologica). La
razionalità formale dell’agire riguarda il grado in cui il comportamento è strutturato in base al calcolo
razionale. Quella materiale riguarda l’applicazione del calcolo razionale per la realizzazione di scopi e
valori concreti. Valutando il capitalismo moderno in base a criteri di efficienza e di produttività allora
esso è il miglior sistema economico mai sviluppato dall’uomo ma esso ha prodotto una
razionalizzazione anche della vita sociale che ha contraddetto i valori più tipici della cultura
occidentale (creatività, autonomia dell’individuo) per cui la vita è diventata una prigione in cui gli
uomini sono sempre più confinati Insolubile.
→Contraddizione
Parte IV: CAPITALISMO,SOCIALISMO E TEORIA SOCIALE
13. L’INFLUENZA DI MARX
Il rapporto tra gli scritti di Marx e quelli di Durkheim e Weber si può analizzare solo tenendo presente
i mutamenti sociali e politici avvenuti tra il primo e i secondi. Durkheim e Weber a loro modo furono
dei critici di Marx, il marxismo e il socialismo rivoluzionario costituirono un elemento importante
nell’orizzonte culturale sia di Durkheim che di Weber. Marx concepì le sue opere come strumenti per
dare un fondamento teorico alla realizzazione di una prassi determinata e non come studi accademici
sulla società. Anche Durkheim e Weber rivolsero i propri scritti alla soluzione dei problemi sociali e
politici più urgenti dell’uomo contemporaneo ma da una prospettiva alternativa rispetto a quella di
Marx. 27
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Società e politica in Germania: la prospettiva di Marx
Le prime opere di Marx furono scritte in previsione di una rivoluzione in Germania, proprio la
consapevolezza di Marx per l’arretratezza delle strutture economiche e sociali della Germania sta alla
base della sua concezione originaria del ruolo del proletariato nella storia. Alla fine del 1800 la
Germania è composta da 39 principati in lotta tra loro. La rivalità dei due Stati guida (Austria e
Prussia) era uno dei fattori che impediva l’unificazione. Lo sviluppo del paese fu ostacolato
maggiormente dalle sue caratteristiche della struttura sociale ed economica essendo ancora ad uno
stadio quasi medioevale mentre in Prussia i proprietari terrieri (Junker) conservavano una posizione
di dominio sia nell’economia che nel governo. Per Marx, dato il basso sviluppo di strutture sociali ed
economiche, sarebbe stata impossibile una progressiva emancipazione, l’unica soluzione di
avanzamento era una rivoluzione radicale realizzata dal proletariato rivoluzionario. Ma siccome
quest’ultimo alla metà del 1800 esisteva appena Marx era sicuro che si sarebbe trattato prima di una
rivoluzione borghese e poi di quella proletaria. Le rivoluzioni del 1848 fallirono, non produssero
alcuna riforma radicale anche molti dei liberali accettarono un compromesso con le forze al potere
che favorì solo divisioni nelle loro file. Marx sceglie l’esilio in Inghilterra e riconosce l’importanza di
dimostrare in dettaglio le leggi di movimento del capitalismo in quanto sistema economico.
Rapporto di Marx con Lassalle del movimento socialdemocratico, ambivalenza con le
→fondatore
dottrine di Marx che alimentò una continua divisione all’interno del partito. Lassalle infatti sul piano
pratico agiva spesso in modo opposto alla concezione di Marx. contrasto ad esempio con
→in
l’opinione di Marx secondo cui la classe operaia doveva unirsi alla borghesia per garantire la
rivoluzione borghese e per porre le condizioni per la presa del potere da parte del proletariato
guida la classe operaia allontanandola dalla collaborazione coi liberali, questo preparò il
→Lassalle
terreno all’unificazione della Germania ad opera di Bismark, avvenne grazie ad una line di realpolitk e
di nazionalismo fondato sull’uso spregiudicato del potere politico dall’alto entro un sistema sociale
con la struttura tradizionale. Il decollo dell’industrializzazione si compì diversamente dal processo di
sviluppo inglese. Marx è convinto che il potere economico sia ovunque la base del potere politico e
considera l’Inghilterra il paese fornitore del modello della sua teoria di sviluppo capitalistico. Ma nella
Germania di fine 1800 né socialisti né liberali avevano un adeguato modello storico a cui fare
riferimento (solo l’esperienza inglese di fine 1700 inizio 1800).
Il rapporto di Weber con il marxismo e con Marx
L’atteggiamento di Weber nei confronti della politica è caratterizzato dall’importanza del potere
politico in quanto distinto da quello economico (per Marx invece il potere economico è la base per
quello politico), come aveva fatto Bismark quando realizzò l’unificazione interna e lo sviluppo della
Germania. Così Weber aderì al nazionalismo e pose sempre l’accento sul primato dello Stato tedesco.
Allo stesso tempo però, Weber aderì risolutamente ai valori classici del liberalismo europeo.
1895 Weber tiene alla conferenza di Friburgo un discorso inaugurale che esprime una difesa degli
→
interessi imperialistici dello Stato nazionale analizzando la posizione delle principali classi della
società tedesca dal punto di vista della loro capacità di fornire la direzione politica necessaria a
conservare l’integrità tedesca di fronte alle pressioni internazionali. Secondo Weber questo lavoro
sociale ha lo scopo di creare l’unificazione sociale della nazione, la stessa che ha spronato
l’evoluzione economica moderna.
La speranza principale di direzione politica deve esser riposta nella borghesia anche se non ancora
preparata ai compiti politici che deve assumere perché la sua crescita è stata ostacolata dal domino
di Bismark. Non si può considerare la rivoluzione radicale l’unico mezzo per l’avanzamento
economico della classe operaia e per al sua emancipazione politica perché queste sono possibili
all’interno del capitalismo stesso in quanto sono nell’interesse della borghesia. Se quest’ultima viene
rafforzata ne deriva lo sviluppo di un sistema di governo basato su un reale potere politico del
parlamento e un serbatoio di veri dirigenti politici. In Germania per Weber maggior problema politico
è sfuggire alla rete di dominio arbitrario della burocrazia. caso in cui si instaurasse un governo
→nel
socialista e un’economia pianificata si avrebbe un espansione della repressione burocratica. Nei
confronti del partito socialdemocratico tedesco Weber disse che esso giungerà ad un compromesso
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con le strutture politiche dominanti piuttosto che fornire un’alternativa realisticamente rivoluzionaria
ad esso.
La maggior parte dell’opera di Weber su capitalismo e religione non è riconducibile direttamente ad
una semplice risposta teorica alle opere di Marx perché altre influenze furono certo più importanti.
Weber di sicuro riconosce che Marx ha dato contributi fondamentali all’analisi storica e sociologica ma
la sua concezione dello sviluppo può essere considerata solo come un insieme di spunti illuminati o di
concetti tipico-ideali applicabili all’interpretazione di particolari periodi storici. Per Weber e illegittimo
alla storia un senso globale razionale (vedi Marx) e rifiuta la formulazione di schemi deterministici
fondati su teorie generali dello sviluppo. Weber non crede nella concezione secondo cui i rapporti
economici sono la base dello sviluppo storico. L’importanza dell’economico, essendo variabile, va
valutata attraverso lo studio empirico delle situazioni particolari. I fattori economici per Weber non
spiegano scientificamente il corso della storia, teoria che non ha più valore. In nessuna sua opera,
Marx, definisce in modo preciso come si distingue la sfera economica dalle altre sfere sociali, Weber
invece colma questa lacuna con la distinzione tra:
a) fenomeni economici b) economicamente rilevanti c) economicamente condizionanti
Quelli economicamente rilevanti sono forme dell’agire umano (es. pratiche religiose) che, sebbene
prive di carattere economico, hanno incidenza sull’azione economica perché influenzano i modi con
cui gli uomini cercano di ottenere beni e farne uso.
Quelli economicamente condizionanti sono azioni non economiche ma influenzate in modo casuale da
fattori economici perché l’ambito dei fattori economici è mobile e non delimitabile in maniera precisa.
Inoltre Marx nei suoi scritti non riesce a distinguere chiaramente l’aspetto economico da quello
tecnologico: per Weber non si può affermare che il mulino a braccia darà la società col signore
feudale e quello a vapore la società col capitalista industriale perché un dato tipo di tecnologia può
accompagnarsi a forme diverse di organizzazione sociale (il socialismo comporta la stessa base
tecnologica del capitalismo ma per Marx dovrebbe costituire una forma di società diversa).
Importanza dei conflitti di classe nella storia: Weber la riconosce ma il loro ruolo non è così rilevante
come per Marx. Possesso e mancanza di possesso costituiscono il fattore più importante delle
divisioni in classi ma per Weber la definizione di interessi conflittuali non può essere limitata agli
interessi economici ma deve allargarsi alle altre sfere della vita sociale (per es. conflitti tra ceti o tra
gruppi politici e Stati nazionali)
L’opera di Marx implica l’adesione all’etica scientifica della convinzione che comporta l’accettazione di
una concezione totale della storia. Per Weber, invece (vedi ruolo che svolge il concetto di carisma
nella sua opera), è impossibile interpretare lo sviluppo storico sulla base di uno schema razionale che
indica ciò che è valido sul piano normativo.
La Francia nel XIX secolo: Marx e lo sviluppo del marxismo
Nonostante un periodo di studi in Germania, la prospettiva culturale di Durkheim rimase quasi del
tutto francese anche se elaborò la sua sociologia in un contesto socio-politico paragonabile a quello
che influenzò Weber.
Elaborò in un periodo in cui due contrastanti correnti di pensiero e politica minacciavano i principi
liberali della rivoluzione francese: socialismo radicale e nazionalismo conservatore (da ognuno si a
Durkheim che Weber accolsero alcuni elementi all’interno delle loro teorie socio-politiche). Ma
Durkheim e Weber vennero a conclusioni in parte diverse, ciò dovuto anche alla diversa situazione di
sviluppo di Francia e Germania nella seconda parte dell’ottocento. Tra il 1840 e il 1850 Marx
guardava la Francia come un paese in cui il livello di maturazione politica era superiore nei confronti
della Germania per il fatto che già da tempo aveva operato una decisiva rottura con il passato
feudale e criticava la maggior parte dei socialisti tedeschi che importavano le idee dalla Francia senza
tener conto della diversità della condizione materiale dei due paesi.
Dopo le insurrezioni di Parigi (1848-49) però fu chiaro che la borghesia aveva raggiunto un’influenza
politica a livello governativo abbastanza limitata: di certo il proletariato vi aveva svolto un ruolo di
primo piano ma la vittoria fu di fatto della borghesia. Marx analizza tale situazione in due ricerche: “
Le lotte di classe in Francia” e “Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte”. In Marx manca una concezione
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