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Esami diagnostici per il tumore al seno
Palpazione
Esame ecotomografico
Mammografia
Esame istologico
Agobiopsia
Immagine mammografica di un nodulo
Immagine ecografica di un nodulo mammario
Immagine mammografica di un nodulo
Valore della mammografia
Dimensione media di un nodulo riscontrato nel corso di autopalpazione occasionale
Dimensione media di un nodulo riscontrato nel corso di autopalpazione sistematica
Dimensione media di un nodulo riscontrato alla prima mammografia
Dimensione media di un nodulo riscontrato ad una mammografia sistematica
Raccomandazioni per lo screening
Mammografia annuale, a partire dai 40 anni
Visita senologica - ogni anno, a partire dai 40 anni - ogni 3 anni nella fascia 20-39 anni
Autopalpazione, ogni mese, a partire dai 20 anni
Stadiazione
La conoscenza della classificazione secondo il TNM è indispensabile per la valutazione terapeutica e prognostica.
T1= tumore < 2 cm di diametro senza interessamento della cute e dei piani profondi (fascia del grande pettorale)
T2= tumore fra 2 e 5 cm
cm di diametro e/o aderente alla cute, con capezzolo retratto, ma non aderente ai piani profondi
T3= tumore superiore ai 5 cm
T4= infiltrazione e ulcerazione cutanea e/o aderente ai piani profondi
N0= linfonodi non palpabili
N1= linfonodi palpabili ma non aderenti
N2= linfonodi palpabili e aderenti
N3= linfonodi anche in altre sedi
M0= non presenza di metastasi viscerali
M1= presenza di metastasi viscerali
Storia naturale
La diffusione della malattia avviene a tre livelli:
LOCALE: interessa progressivamente il parenchima vicino, idotti e le vie linfatiche circostanti (sino alla regione subareolare e ai linfatici della fascia pettorale)
REGIONALE: con coinvolgimento dei linfonodi ascellari e della catena mammaria interna
A DISTANZA: polmone (65%), fegato (60%), ossa (55%) pleura e surrene (35%)
Fattori prognostici negativi
Età > 40 anni Carcinoma duttale o lobulare infiltrante
Tumore > 3 cm Invasione linfatica e/o Sede centrale, QSI, QII venosa peritumorale
Invasione della cute o della Alta
- espressione HER-2 neu;
- parete toracica P53;
- Invasione di > 3 linfonodi;
- Rapida cinetica cellulare;
- Infiltrazione capsula linfonodale;
- Assente recettività ormonale;
- Aneuploidia;
- Terapia:
- CHIRURGICA:
- Mastectomia radicale sec. Halsted (Mastectomia radicale modificata sec. Patey);
- Mastectomia radicale modificata sec. Madden;
- Quadrantectomia + Radioterapia (QUA.RT.) (Adenomammectomia sottocutanea);
- Settoriectomia;
- Tumorectomia;
- Ricostruzione plastica della mammella dopo mastectomia;
- Mastectomia radicale sec. Halsted: Completa asportazione dellamammella, con asportazione dei muscoli grande e piccolo pettorale e svuotamento del cavo ascellare (grasso+linfonodi). Tecnica eseguita raramente. Si adotta questo tipo di intervento quando il tumore ha già infiltrato i muscoli pettorali, spesso in associazione a cicli di chemio-radioterapia adiuvante.
- Mastectomia radicale modificata sec. Patey: Completa asportazione dellamammella, con asportazione del m. piccolo pettorale per permettere un migliore svuotamento del cavo ascellare. Tecnica più comune rispetto alla mastectomia radicale sec. Halsted.
cavoascellare (grasso+linfonodi) e deilinfonodi interpettorali (di Rotter),risparmiando il m. grande pettorale.Tecnica chirurgica non più eseguita,essendosi dimostrato chel’asportazione del m. piccolopettorale non modifica la prognosi.Sostituita dalla mastectomia sec.Madden.Mastectomia radicale modificata sec. MaddenAsportazione, in un unico blocco,della mammella con la cute e lafascia del m. grande pettorale consvuotamento del cavo ascellare.Sono risparmiati i muscoli grandee piccolo pettorale.Indicazioni: Ca. duttali infiltranti ointraduttali plurifocali; recidivelocali dopo chirurgia conservativa;casi non responder dopo tp.neoadiuvante; calcificazionipatologiche plurifocali.
Quadrantectomia + Radioterapia (QUA.RT.)Intervento caratterizzato da un’ampiaescissione di tessuto ghiandolaremammario che comprende lasovrastante porzione di cute edeventualmente in profondità la fasciadel m. grande pettorale, consvuotamento del cavo ascellare.La quadrantectomia
è l’intervento discelta nei carcinomi duttali infiltrantiT1 e T2. Adenomammectomia sottocutanea
L’intervento consiste nell’asportare tutto il tessuto ghiandolaremammario conservando cute, areola, capezzolo, seguito daricostruzione protesica mammaria.
L’intervento è eseguito dai chirurghi plastici nelle mastopatiefibroso-cistiche dolorose e recidive.
Raramente viene eseguito in caso di Ca. duttali in situ o di focolaiplurisettoriali di microcalcificazioni in donne ad alto rischio per ilcancro mammario.
Settoriectomia - Tumorectomia
Rappresentano la punta estrema della terapia chirurgicaconservativa e consistono nell’asportazione della lesione con due oun centimetro di tessuto sano circostante.
Questi interventi dovrebbe essere integrati da Radioterapiapostoperatoria, con dose di rinforzo sulla cicatrice.
Indicazioni non univoche. Alcuni chirurghi eseguono questiinterventi in caso di Ca. duttale in situ.
NON CHIRURGICA
Radioterapia Chemioterapia
(polichemioterapia) Endocrinoterapia Terapie neoadiuvanti Radioterapia
E' indicata nelle localizzazioni tumorali mediali e centrali; dopo quadrantectomia; dopo exeresi di grossi pacchi linfonodali ascellari.
La radioterapia può ostacolare un eventuale intervento successivo di ricostruzione mammaria per la distrofia cutanea residua.
In 10-20% dei casi può insorgere il "braccio grosso postmastectomia", causato da linfedema, che può evolvere in elefantiasi.
Chemioterapia (polichemioterapia)
E' diretta alla distruzione di eventuali micrometastasi a distanza.
Il dosaggio deve essere personalizzato per la tossicità dei farmaci (es. 5-fluorouracile, Adriamicina, ecc...).
Molti sono i casi responsivi e spesso è possibile una exeresi a finalità radicale di tumori inizialmente non operabili.
Endocrinoterapia
Può essere chirurgica (ablativa) o medica (additiva).
L'endocrinoterapia profilattica chirurgica (ovaricectomia)
è sostenuta da pochi chirurghi perché causa danni metabolici e psichici. La terapia farmacologica si basa soprattutto sull’utilizzo di antagonisti degli estrogeni (es. Tamoxifene), anche se possono aumentare il rischio di Ca. endometriale.
Terapie neoadiuvanti
Trovano indicazione in alcuni tumori localmente avanzati (es. mastite carcinomatosa) in cui è controindicata la mastectomia. L’intento è quello di ottenere una parziale remissione del tumore (sottostadiazione). Nei casi responsivi ed in assenza di metastasi a distanza, si può procedere a mastectomia radicale sec. Halsted (in precedenza non giustificata).
Sopravvivenza a 10 anni
Stadio I (T1-2, N0, M0) 60%
Stadio II (T1-2, N1, M0) 40%
Stadio III (T3-4, N2-3, M0) 20%
Stadio IV (ogni T, ogni N, M1) 5%
Linfonodo sentinella
• Dopo 5 anni dall’operazione, le pazienti trattate con questa tecnica presentano una percentuale di guarigione del 98%, analoga o addirittura migliore rispetto a quella delle
Donne sottoposte a rimozione dei linfonodi
TUMORI DELLA MAMMELLA NEL MASCHIO
0.2% di tutti i tumori del sesso maschile
1% di tutti i carcinomi mammari
CANCRO DELLA MAMMELLA
Test di autovalutazione
Quali lesioni della mammella possono andare incontro a degenerazione neoplastica?
In quali categorie e fasce di età è più frequente il cancro mammario?
Come si esegue la palpazione mammaria?
Quali informazioni fornisce la palpazione?
Quali sono gli esami strumentali da proporre in caso di neoformazione mammaria?
In cosa differiscono le mastectomie radicali modificate di Patey e Madden dalla mastectomia radicale sec. Halstead?
Quali sono le indicazioni alla QUART?
Quali sono le indicazioni alla tumorectomia ed alla settoriectomia?
Quali sono le indicazioni alla terapia chirurgica in una neoplasia di stadio IV?
Indicazioni alla tecnica di biopsia dell'infonodo sentinella:
Neoplasie T1-T2 (diametro uguale o inferiore a 3 cm)
Linfonodi ascellari clinicamente negativi, nel dubbio eseguire esame
citologico su agoaspirato. Esiti chirurgici dell'alinfoadenectomia: - Lesione o ischemia dei nervi periferici (n.intercosto-brachiale, n. toracico lungo, nn. toracici anteriori, n.toraco-dorsale) - Dolore - Infezioni della ferita - Emorragia e/o ematoma - Limitazione ai movimenti della spalla - Sieroma - Linfosclerosi - Disturbi della sensibilità - Fibrosclerosi - Disturbi della forza muscolare all'arto superiore. - Linfedema Esiti chirurgici dopo biopsia del linfonodo sentinella: studi a confronto La maggior parte degli studi presenti in letteratura hanno considerato come variabili di esito: - Linfedema - Disturbi della sensibilità - Dolore - R.O.M. attivo/passivo della spalla - Forza muscolare - Qualità di vita e A.D.L I risultati concordano su una riduzione di esiti funzionali dopo biopsia del linfonodo sentinella. SCOPO DELLO STUDIO Confrontare le conseguenze funzionali, anche a lungo termine, della biopsia del linfonodo sentinella rispetto alla dissezione ascellare. METODI (1) Arruolamento: - PazientiConsecutivamente sottoposte ad intervento chirurgico per neoplasia mammaria presso la Breast Unit, D.A.I. Oncologia, AOU Careggi:
- Ottobre 2001 - luglio 2002, quindi 2004: Chirurgia scelta autonoma del chirurgo
- Quadrantectomia e biopsia del linfonodo sentinella (Q+BLS)
- Quadrantectomia e linfoadenectomia (Q+LAA)
- Mastectomia e linfoadenectomia (M+LAA)
METODI (2)
Criteri di inclusione:
- Primo intervento chirurgico senologico
- Non radioterapia o chemioterapia pregresse
- Assenza di metastasi a distanza al momento dell'intervento chirurgico
- Anamnesi negativa per patologie del complesso articolare della spalla (pregresse fratture, blocchi scapolo-omerali, artrosi)
- Non gravidanza o allattamento
- Nel caso di linfoadenectomia, questa doveva essere immediata e non differita.
METODI (3)
Valutazione fisioterapica:
- Mobilità attiva della spalla
- R.O.M. passivo della spalla (deficit goniometrico)
- Antropometria arto superiore (linfedema)
- Valutazione della sensibilità