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Leonardo libera l’intera scena dalla gabbia prospettica, dando forma a uno spazio fluido e vasto, creato dal

moto stesso delle figure e dal diffondersi dell’atmosfera e della luce.

Diversamente dagli altri pittori che si erano occupati dello stesso soggetto, Leonardo colloca la scena

all’aperto: la Vergine, al centro della composizione, è attorniata dai Magi in basso inginocchiati, dai pastori due

gruppi a destra e a sinistra e dagli angeli nella parte posteriore dietro le rocce. La capanna della Natività è in

posizione decentrata, in secondo piano.

Rovine architettoniche in prospettiva occupano la parte sinistra della tavola.

Il secondo piano si conclude con gruppi di fanciulle, cavalieri impegnati in una zuffa, a suggerire il caos del

mondo pagano che non ha ancora ricevuto la Buona Novella.

Anticipando le scelte compositive del Cenacolo milanese, tutte le figure che circondano la Vergine e il Bambino

manifestano meraviglia, incanto, stupore in un movimento vorticoso dovuto alla presenza divina e alla

manifestazione della verità rivelata.

Cartone di Burlington House Sant’Anna, la Vergine, il Bambino e San Giovannino 1508­10 National

Gallery Londra

Appena rientrato a Firenze, espone nel Chiostro dell’Annunziata un cartone per il gruppo di Sant’Anna con la

Vergine, il Bambino e San Giovannino.

Questo disegno è il punto di partenza per il dipinto del Louvre.

Fu eseguito alla fine del soggiorno milanese di Leonardo.

La storia a cui il disegno allude è l’incontro leggendario nel deserto del piccolo Gesù con San Giovanni Battista

fanciullo, incontro che prelude a quello narrato dai Vangeli quando il Cristo si fece battezzare dal Battista nelle

acque del Giordano.

I personaggi raffigurati rappresentano tre generazioni: Sant’Anna la madre di Maria la Vergine il piccolo Gesù

Sant’Anna volge la testa e gli occhi verso la figlia che accoglie in grembo, Maria tiene in braccio il suo bambino

e lo guarda amorevolmente.

Il bambino benedicente fa sollevare la testa al San Giovannino che conclude la concatenazione degli sguardi

invertendone la direzione.

La composizione e la tecnica esecutiva mostrano due dei caratteri fondamentali della poetica figurativa di

Leonardo: il contrapposto e lo sfumato.

Sant’Anna, la Vergine, il bambino (e l’agnellino) 1502­1513 Louvre Parigi

Il dipinto del Louvre mostra il gruppo improntato a un’ulteriore inquietudine dinamica per contrapposizioni

plastiche e per vettori sfuggenti: spicca l’asse discendente da sinistra a destra rappresentato dal doppio

abbraccio della Vergine al Bambino e del Bambino all’agnello.

Il fulcri compostivi del dipinto sono costituiti dalla testa di Sant’Anna e dalla triade di base, formata dal piede

destro della Vergine e dai due piedi di Sant’Anna. Queste astrazioni dinamiche sono espressione corporea del

gioco degli affetti, attraverso la presenza dell’agnello sacrificale dal quale la Vergine tenta di distogliere Gesù.

Il dipinto mostra la sostituzione della figura del San Giovannino con l’agnellino: Leonardo accentua il rapporto

di interdipendenza dei tre personaggi, sulle ginocchia di Sant’Anna siede la Madonna che si sporge con un

ampio gesto per trattenere il piccolo Gesù e tenta di distoglierlo dal gioco con l’agnellino, simbolo del sacrificio

cui è destinato il Salvatore. Dal grembo di Anna nasce Maria, da Maria nasce Gesù e da Gesù rinasce il

mondo alla nuova vita cristiana.

La composizione del gruppo centrale segue uno schema piramidale che ha il vertice nella testa di Sant’Anna.

Leonardo riesce a esprimere la comunicazione emotiva tra i personaggi, il gioco degli affetti dato dal fluire e

dall’allacciarsi dei gesti e degli sguardi.

Nel 1482 lasciando incompiuta l’Adorazione dei Magi Leonardo lasciò Firenze per Milano, i monaci di San

Donato a Scopeto dovettero rivolgersi a Filippino Lippi per sostituire l’opera mai consegnata di Leonardo.

Chiese a pianta centrale 1484­88 Parigi

Appartengono agli anni milanesi i disegni di chiese a pianta centrale, tipologia che aveva avuto i suoi primi

esempi rinascimentali nelle realizzazioni di Brunelleschi con la Rotonda degli Angeli a Firenze, dell’Alberti con

il San Sebastiano a Mantova.

Si tratta di edifici dotati di un nucleo centrale ottagonale, incluso in una struttura a pianta quadrata con cupola

estradossata o protetta da un tiburio. Corpi di minore dimensione a pianta quadrata, semicircolare, trilobata e

ottagonale ­ spesso in collocazione alternata – si dispongono a corona attorno all’ambiente centrale. Essi, con

la loro gerarchia di volumi terminanti a torre, a botte, a cupola e a semicupola, definiscono le architetture

compatte e altamente resistenti, soprattutto quando analogamente al Santo Spirito di Firenze del Brunelleschi,

circondano con una moltitudini di absidi e absidiole semicilindriche il corpo prismatico centrale.

Vergine delle rocce 1483­86 Louvre Parigi

Prima commissione milanese di Leonardo, la tavola era stata richiesta nel 1483 dalla Confraternita

dell’Immacolata Concezione e destinata allo scomparto centrale di un grande polittico per San Francesco

Grande (distrutta). Avrebbe dovuto inserirsi all’interno di un grande altare di legno dorato comprendente anche

una statua della Vergine.

Nel dipinto è raffigurata la leggenda dell’incontro fra il Battista e Gesù entrambi bambini, sfuggiti alla strage

degli Innocenti. Nel dipinto Gesù benedice San Giovannino e profetizza il battesimo. La singolare collocazione

della scena in una grotta può alludere al luogo dell’incontro, il deserto roccioso del Sinai.

L’interesse di Leonardo si concentra sulla rappresentazione dei fenomeni ottici: le figure all’ingresso della

grotta, illuminate di fronte e dai raggi che filtrano dal fondo, emergono dall’ombra con una morbidezza plastica

senza precedenti, mentre l’atmosfera dell’antro si colora di tenui sfumature che conferiscono riflessi

all’immagine, l’impianto è piramidale.

In uno spazio dominato da conformazioni rocciose, oltre il quale si intravedono sprazzi di luci e un paesaggio

di acque e monti lontano, stanno la Vergine, il Bambino e San Giovannino. Contrariamente alla tradizione che

ha sempre raffigurato la Madre con il Bambino contro un cielo azzurro o dorato, Leonardo colloca i sacri

personaggi in un ambiente scuro in modo da costruire i volti e parti del corpo attraverso la luce e tenui trapassi

di ombra. Le varie specie erbose sembrano morbidi giacigli attorno ai corpi nudi del Bambino e di San

Giovannino.

La Vergine è al centro della scena, nella posizione più arretrata.

Il suo braccio destro è teso ad abbracciare il piccolo San Giovannino che è in adorazione di Gesù, l’altro si

protende nello spazio antistante, in audace prospettiva, e la mano si apre in un gesto protettivo sul capo del

Bambino benedicente.

Molto verosimilmente il dipinto non venne mai consegnata la confraternita dell'Immacolata perché forse non

concordava sull’ iconografia e la tavola fu venduta.

Dama con ermellino 1489­1490 Cracovia

Ad eccezione della Vergine delle rocce l'attività artistica di Leonardo a Milano è assorbita dalla corte, da

principio era ricercato dall'ambiente mondano per ritrarre personaggi in vista.

Il dipinto Dama con ermellino è stato eseguito per un'aristocratica dama, amante di Ludovico il Moro.

Il ritratto colpisce per l'incisivo sistema di illuminazione che si può riferire sia agli studi condotti in questi anni

da Leonardo sul digradare continuo della luce sui corpi, sia agli esempi di ritrattistica fiamminga e antonellesca

conosciuti a Milano.

L'impostazione spaziale risulta nuova: l'asse del volto è ruotato verso una spalla che, colta in veduta laterale,

imprime alla figura un moto a spirale. Investiti dal fascio luminoso, viso e braccia si raccordano con la curva

del corpo dell'ermellino, in un impulso dinamico di unificazione compositiva che suggerisce il girare della forma

e la sua tridimensionalità.

Cecilia indossa un abito secondo la moda spagnola e stringe con la sinistra le zampe posteriori di un bianco

ermellino. Anche l'animaletto è volto a destra ed è raffigurato in posizione araldica, con la zampa anteriore

destra appoggiata sul braccio di Cecilia e l'altra sollevata e piegata. La fanciulla ha i capelli stretti da un laccio

e da un velo fermato sotto il mento, gli occhi nocciola, come quelli dell'ermellino e le labbra sottili.

L'ermellino simboleggia la castità, mentre il suo nome in greco galè rinvia per assonanza a Gallerani, il

cognome di Cecilia. Allo stesso tempo allude a Ludovico Sforza, che nel 1488 era stato insignito dell'ordine

dell'ermellino o di San Michele dal re di Napoli, ferrante I d'Aragona.

Il cenacolo 1495­1497 Refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie Milano

In questi anni milanesi la sua opera più impegnativa è la decorazione pittorica di una parete del refettorio del

convento domenicano di Santa Maria delle Grazie. Da tempo Ludovico il Moro aveva avviato nel complesso

dei lavori di costruzione e abbellimento. Dopo aver destinato la chiesa a mausoleo per la propria famiglia, nel

1494 egli commissionò a Leonardo per il refettorio del monastero l'esecuzione di un'ultima Cena o Cenacolo

che venne portata a termine nel 1497. Subito l'opera fu oggetto di grande ammirazione, anche se la sua

esistenza materiale apparve quasi subito compromessa. Nel Seicento Francesco Borromeo ne ordinò una

copia per preservare la memoria dell'affresco.

La particolare fragilità del Cenacolo di Leonardo era dovuta al fatto che l'opera era stata dipinta con una

preparazione molto complessa a due strati. Il secondo strato, in gran parte di gesso, si rivelò sensibile ai

movimenti fisici della superficie e all'umidità, date le cattive condizioni igrometriche dell'ambiente e del muro di

supporto.

L'affresco costituisce il vertice della ricerca artistica di Leonardo, in esso convergono studi anatomici, funzione

espressiva dei moti del corpo e dei tratti fisionomici, rapporto tra luce e illusione spaziale e prospettica,

sperimentazione tecnica e materiale.

Il tema dell'ultima cena di Cristo con gli apostoli a Gerusalemme era stato trattato più volte nel corso del

Quattrocento, ma nessun artista ne aveva mai mutato l'iconografia. In questi dipinti Cristo è rappresentato

nell'atto di istituire il sacramento dell'eucarestia benedice infatti il vino e pane.

Confronto con l'ultima cena di Ghirlandaio: si notano le figura di Giuda, solo su un lato del tavolo e di

Giovanni al centro appoggiato al petto di Gesù che appare simile agli altri personaggi, tranne che nel capo

circonfuso di luce. Ghirlandaio si era compiaciuto di arricchire la scena di particolari esor

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Publisher
A.A. 2014-2015
10 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elora09 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Cavicchioli Sonia.