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TERPENOIDI

Sono la classe più numerosa di metaboliti secondari delle piante. Sono in genere prodotti in seguito a traumi o in risposta all’infezione della pianta (basti pensare alle resine prodotte in seguito a incisioni del tronco di molte conifere). Sono costituiti da unità di isoprene (a 5 atomi di carbonio) e classificati in base al numero di subunità che contengono (i monoterpeni ne contengono 2, i sesquiterpeni 3, i diterpeni 4 e così via).

OLI ESSENZIALI

Miscugli di sostanze lipofile aromatiche derivate da terpeni sintetizzati dalla via metabolica dell’acido mevalonico e aventi, perciò, come unità fondamentale l’isoprene. Contengono idrocarburi aromatici, insaturi mono e biciclici e loro derivati (sintetizzati invece dalla via metabolica dell’acido shikimico) e sono caratterizzati da una miscela organica volatile con densità inferiore a quelladell’acqua.

Gli oli essenziali si trovano di strutture secretorie interne ed esterne dellapianta, quali peli ghiandolari, vescicole peduncolari, tasche lisigene e schizogene. Essisvolgono una funzione di difesa contro l'azione distruttiva degli insetti, impedendo lorodi deporre uova, ma attirando al contempo gli insetti impollinatori. Difendono inoltre lapianta dall'attacco di virus, funghi e batteri e nell'uomo svolgono una funzioneantibatterica e sedativa. Gli oli essenziali possono, tuttavia, rappresentare una fonte ditossicità nell'uomo che dipende da tre fattori: - Tossicità intrinseca - Numero di persone esposte - Grado di esposizione (concentrazione dell'olio e tempo di esposizione) L'avvelenamento per assunzione orale di oli essenziali non diluiti si manifestaattraverso differenti tipi di reazioni cutanee: - Fotosensibilità - Dermatite da contatto - Reazioni avverse orali. Attraverso la gas-cromatografia è possibile portare adEbollizione un olio essenziale, analizzarlo e delinearne il finger-printing attraverso la descrizione di tanti picchi - Quante sono le sostanze che esso contiene. Inoltre, attraverso lo spettrometro di massa è possibile studiare la massa servendosi di una library. Gli oli essenziali vengono estratti da materiale vegetale attraverso diverse tecniche:
  1. Spremitura: La spremitura a freddo permette di ottenere gli Oli Essenziali dagli epicarpi (parte colorata) delle bucce dei frutti del genere Citrus. Negli agrumi, gli Oli Essenziali sono racchiusi all'interno di strutture, chiamate vescicole oleifere, che si trovano nella parte colorata della buccia (epicarpo o flavedo). Per ottenerli quindi si opera eliminando dalla buccia la parte bianca (albedo) attraverso macchinari detti pelatrici e sottoponendo a pressione, mediante torchiatura in altri macchinari detti sfumatrici, il flavedo. Ciò permette agli Oli Essenziali di fuoriuscire dalle vescicole, assieme all'acqua ed ai
succhidi spremitura. Una volta ottenuta la frazione liquida, sarà necessario separare per decantazione la frazione acquosa dall'Olio Essenziale, che essendo meno denso dell'acqua, si separerà stratificandosi sulla superficie. 2. Distillazione in corrente di vapore: La più utilizzata tecnica di estrazione degli Oli Essenziali è la distillazione in corrente di vapore. Il materiale vegetale di partenza potrà essere fresco oppure essiccato, a seconda della specie di pianta utilizzata, intero (come nel caso delle foglie degli arbusti) o sminuzzato (come nel caso dei legni o delle cortecce degli alberi). Pura avendo dimensioni e forme differenti, la struttura di questi strumenti si compone sempre di tre parti principali: 1) un generatore di vapore (può essere una caldaia, una pentola a pressione modificata o un generatore di vapore vero e proprio), che produce vapore acqueo a 100 gradi C e a pressione ambiente; 2) una camerachiamata tradizionalmente "alambicco", che contiene il materiale vegetale da distillare; 3) un condensatore con camicia di raffreddamento. Brevemente, il vapore prodotto dal generatore viene convogliato all'interno dell'alambicco contenente la pianta, dove svolge tre funzioni principali: 1) macera i tessuti vegetali, favorendo il rilascio degli Oli Essenziali da parte della pianta; 2) Il vapore porta a temperatura di circa 100 gradi C il materiale contenuto nell'alambicco, permettendo a tutte le molecole con temperatura di ebollizione inferiore ai 100 gradi °C di diventare gassose; 3) trascina, esattamente come una corrente, queste molecole dal basso verso l'alto, incanalandole verso il condensatore refrigerato. All'interno del condensatore, questo flusso gassoso (costituito da acqua e terpeni) incontra una temperatura più fredda e ricondensa in forma liquida. All'uscita del condensatore normalmente viene posizionato un recipiente di.raccolta (ad es. un "vaso fiorentino"), nel quale si raccoglieranno sia le acque aromatiche (o idrolati, acque demineralizzate utilizzate in cosmesi come detergenti e strutturanti densi dell'acqua) che l'Olio Essenziale, il quale, essendo costituito da molecole lipofile e non miscibili con l'acqua, si separerà sulla superficie dell'acqua e potrà essere da questa separato mediante l'utilizzo di un imbuto separatore. 3. Estrazione con solventi volatili: Questo metodo è adatto per i fiori con aromi molto volatili e termolabili. Il solvente utilizzato può essere esano o etere che viene versato sui fiori raccolti. Una volta evaporato il solvente, rimane un residuo molto spesso e colloso conosciuto come "concreta". La concreta può essere diluita in alcool che, dopo esser evaporato, l'olio essenziale che rimane viene chiamato "assoluta". Questo metodo è quello preferito dai profumieri perché,

Non usando calore, pressione o spremitura meccanica, il profumo dei fiori non viene alterato. Invece, per l'aromaterapia è il sistema meno adatto e gli oli prodotti in questo modo non vengono mai prescritti per uso interno, perché nell'olio essenziale rimane sempre una piccola frazione dell'idrocarburo usato come solvente che può essere dannoso per il sistema immunitario umano e causare reazioni nelle persone sensibili.

Estrazione con fluidi supercritici:

Questo tipo di estrazione utilizza CO2 pura alla pressione di circa 22 atmosfere (la stessa pressione che si trova ad una profondità subacquea di circa duecento metri). A alta pressione la CO2 diventa liquida e può estrarre gli oli essenziali dalla pianta. Il liquido viene poi fatto defluire e depressurizzato, a questo punto la CO2 diventa un gas innocuo e quel che rimane sul fondo del recipiente è olio essenziale puro.

IRIDOIDI: sono una classe di metaboliti secondari che si

Iridoidi sono composti chimici che si trovano in una grande varietà di piante e in alcuni animali. Sono monoterpeni biosintetizzati a partire dall'isoprene e sono spesso intermedi nella biosintesi di alcaloidi. Chimicamente gli iridoidi di solito consistono in un anello ciclopentano fuso ad un anello esatomico eterociclico contenente ossigeno. La rottura di un legame sull'anello ciclopentano dà luogo a una sottoclasse nota come secoiridoidi, classe cui appartengono l'oleuropeina e l'amarogentina. Gli iridoidi sono tipicamente presenti nelle piante come glicosidi, il più delle volte legati a glucosio, caratterizzati da media polarità e quindi solubili in acqua e in alcol. Sono sostanze amare derivate dal geraniolo e considerate marcatori chemotassonomici nelle dicotiledoni tubulifere. Si parla, infatti, di specie evolute che sono il risultato di una speciazione (modificazione e specializzazione) deputata alla difesa e resistenza di una specie, che raggiunge quindi il successo competitivo.

PIANTE ADATTOGENE

Si definisce pianta adattogena un rimedio vegetale non destinato ad un singolo organo bersaglio o alla cura di una singola patologia, ma che presenta un effetto generalizzato sull'organismo. A questa categoria appartiene il genere Panax, che contiene 11 piante perenni comunemente note come ginseng. Il termine "panacea" nell'antichità indicava un rimedio a tutti i mali (era anche la figlia di Epione ed Esculapio nella mitologia greca).

Nel 1947 Il farmacologo russo Nicolai Lazarev, che cercò di definire il tipo di azione di alcune piante come il ginseng, creò così il concetto di "adattogeno" che caratterizza "una sostanza farmacologica capace di indurre in un corpo uno stato di maggiore resistenza non specifica che contrastava i segnali di stress e si adattava ad uno sforzo eccezionale". Proprio pochi anni prima (1936), infatti, Hans Selye, portando avanti degli studi su alcuni topi da laboratorio aveva

fattori di stress).

obblighi o richieste dell'ambiente sociale). L'evoluzione di tale sindrome avviene in 3 fasi:

  • Fase di allarme: in cui l'organismo percepisce il fattore di stress, attiva l'asse ipotalamo-ipofisi-corticosurrene, con secrezione di corticosteroidi quali adrenalina e noradrenalina.
  • Fase di resistenza: l'organismo fronteggia lo stress continuando l'iperproduzione di cortisolo.
  • Fase di esaurimento: l'organismo riesce a superare lo stress o ne è sopraffatto.

Nei primi anni '60, il lavoro di N. Lazarev fu continuato dal suo ex studente, capo del dipartimento di fisiologia e farmacologia dell'adattamento, Israel Brekhman, in particolare sull'Eleuterococco. Già nel 1968, Brekhman definì tre criteri per caratterizzare un adattogeno, affermando che questo:

  1. Aumenta la resistenza del corpo contro aggressori di diversa natura (fisici, chimici o biologici) in modo non specifico;
  2. Presenta un'influenza normalizzante,
  3. indipendentemente dai cambiamenti delle norme fisiologiche

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
8 pagine
1 download
SSD Scienze biologiche BIO/15 Biologia farmaceutica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lellamela99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Botanica farmaceutica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Serafini Mauro.