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Blaise Pascal; sintesi concettuale del pensiero del filosofo; analisi; filosofia teoretica; "Pensieri" del 1670 Pag. 1
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possibilità di mostrare la plausibilità della fede, ad esempio sostenendo la razionalità delle sue

prove storiche: non è la via di affermazione della fede, ma una delle possibili vie di cui si serve la

Grazia per disporre l'uomo alla fede in Dio.

Tuttavia emerge qui un paradosso: vi è un qualche rapporto fra finito ed infinito, rapporto

che non può non essere riconosciuto, ma che non può essere pensato. Da una parte si ha una ragione

che tende costantemente all'infinito, ma dall'altra anche una certa impotenza del cuore: la ragione

infatti non si accontenta dei primi principi della geometria, matematica presentati dal cuore, bensì

cerca di giustificarli razionalmente. In più la ragione tenta di arrivare all'infinito da sola: cerca di

conoscere Dio con le sue proprie forze, fallendo, come nel caso delle prove dell'esistenza di Dio. In

tal senso, Pascal ritiene che ogni prova razionale che sia stata offerta dell'esistenza di Dio sia una

prova complessa ed, in ogni caso, il dio la cui esistenza viene ad essere giustificata da parte della

ragione è ben diverso da Dio delle Scritture: inoltre la medesima dimostrazione può essere oggetto

di dubbio.

La ragione è secondo Pascal una facoltà formale: il che significa che essa può

potenzialmente dimostrare qualunque tesi: ed essa è in un rapporto di scissione con il cuore.

Perché? Il cuore, pur essendo l'organo dei primi principi, della rivelazione dell'infinito, è lontano

dall'adesione tout-court, con l'infinito stesso; il cuore conserva traccia di quella presenza primigenia

della Verità in lui (Dio) che però ha perso a causa del peccato originale. Allontanandosi dalla verità,

il cuore ha perduto la possibilità di mediazione fra finito ed infinito ed a causa del peccato originale

si è venuta a creare una scissione fra cuore e ragione, che solo l'intervento della Grazia può

superare, anche se ciò significa che la scissione fra di essa non possa venire superata. Riorientare il

cuore alla verità è possibile pertanto solo grazie alla riconquista (e non al ritorno) del rapporto con

la Verità, riconquista che si dà solo negativamente: il primo passo da compiere è infatti di spogliarsi

della pretesa di cogliere positivamente l'infinito, ossia dalla pretesa di una conoscenza diretta,

pretesa che è peculiare del razionalismo dogmatico, così come dello scetticismo, che ritiene non

esista verità alcuna (pensando che quest'affermazione sia la verità e quindi ammettendo

implicitamente la possibilità di affermazione positiva dell'infinito stesso).

Nell'uomo vi è un duplice aspetto, che rende la sua condizione così particolare: l'uomo reca

in sé traccia di Dio, ma d'altro canto, egli è scisso dalla verità, in una condizione di misera distanza.

Solo la consapevolezza della sua miseria, testimonia della grandezza dell'uomo; l'uomo può tornare

ad un qualche rapporto con la verità nella misura in cui la sua ragione nega a se stessa la possibilità

di giungere affermativamente a Dio. Solo nell'autonegazione delle pretese razionali è insita la

possibilità del ritorno alla Verità. La ragione può tornare alla Verità (di cui ha qualche residuo ideale

a partire dal cuore) solo negando le proprie pretese di affermazione e giustificazione razionali: solo

se, ergo, la ragione scommette sull'esistenza di Dio e di una vita ultraterrena.

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Publisher
A.A. 2014-2015
3 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/01 Filosofia teoretica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giuliasiviero di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia teoretica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Ciancio Claudio.