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ANGIOSPERME
Angiosperme = piante a fiore che rappresentano il gruppo più ricco di piante viventi.
Costituiscono il phylum Anthophyta, il più ricco di organismi fotosintetici, e sono un gruppo di piante a
seme con particolari caratteristiche quali fiori, frutti, che derivano da un singolo antenato comune:
comprendono varie linee evolutive, alcune con pochi membri e due più ampie, le monocotiledoni e le
eudicotiledoni. Le monocotiledoni includono alcune piante molto comuni come le graminacee, i gigli, iris,
orchidee, palme, riso, banani, mentre le eudicotiledoni sono più diversificate e comprendono tutti gli alberi
e arbusti più comuni e la maggior parte delle piante erbacee.
In termini di nutrizione, quasi tutte le angiosperme sono autotrofe, sebbene ne esistano specie parassite o
saprofite: le angiosperme parassite producono organi assorbenti specializzati detti austori che penetrano
nei tessuti degli ospiti.
Le piante micoeterotrofe, prive di clorofilla e quindi non fotosintetiche, hanno relazioni obbligate con funghi
micorrizici associati anche ad una seconda pianta che è un’angiosperma fotosintetica: il fungo forma una
connessione che trasferisce carboidrati alla pianta fotosintetica (autotrofa) a quella micoeterotrofa.
IL FIORE:
il fiore è un germoglio ad accrescimento definito che porta gli sporofilli, cioè foglie modificate che a loro
volta portano gli sporangi. Il carpello contiene gli ovuli che dopo la fecondazione si trasformano in semi,
mentre il carpello diventa la parete del frutto.
I fiori possono essere raggruppati in vari modi in aggregati detti infiorescenze: lo stelo di un’infiorescenza
si chiama peduncolo, mentre lo stelo di un singolo fiore in infiorescenza è detto pedicello. La parte
somitale dello stelo sulla quale si inseriscono i pezzi fiorali è detta ricettacolo. Inserite sul ricettacolo ci
sono delle parti sterili dette sepali e petali, e delle parti fertili dette stami e carpelli. I sepali si inseriscono al
di sotto dei petali, e gli stami al di sotto dei carpelli. Nel loro insieme, i sepali formano il calice e i petali
formano la corolla: sepali e petali hanno una struttura simile ad una foglia, e in genere i sepali sono verdi e
spessi, mentre i petali hanno colori vivaci e sono più sottili. Nell’insieme, calice e corolla formano il
perianzio.
Gli stami (pezzi fiorali che producono il polline) sono microsporilli, e in quasi tutte le angiosperme viventi,
lo stame è formato da un sottile peduncolo detto filamento che porta un’antera bilobata contenente quattro
microsporangi (sacche polliniche), disposti in due coppi.
I carpelli (pezzi fiorali che portano gli ovuli) sono megasporilli ripiegati nel senso della lunghezza, che
racchiudono uno o più ovuli. Un fiore può contenere uno o più carpelli, che possono essere separati
oppure fusi tra loro in parte o completamente. A volte il singolo carpello o l’insieme dei carpelli fusi prende
il nome di pistillo.
Nella maggior parte dei fiori, i singoli carpelli o i gruppi di carpelli fusi insieme, si differenziano in tre parti:
una parte basale (ovario) che racchiude gli ovuli, una parte intermedia (stilo) attraverso il quale si sviluppa
un tubetto pollinico, e una parte superiore (stimma) che riceve il polline. Alcuni fiori sono privi di uno stilo
evidente: se i carpelli sono fusi vi può essere uno stilo unico, oppure ogni carpello ha il suo. L’ovario
costituito da più carpelli fusi insieme è suddiviso in due o più loculi, camere dell’ovario che contengono gli
ovuli, e il numero dei loculi è in genere correlato al numero di carpelli.
Gli ovuli sono connessi all’ovario tramite una placenta tramite placentazione, e conseguentemente la
disposizione degli ovuli, variano nei diversi gruppi di angiosperme.
In alcuni fiori la placentazione è parietale, cioè gli ovuli si trovano sulla parete dell’ovario o sulle sue
estensioni, mentre in altri è assile, in cui gli ovuli sono disposti su una colonna centrale di tessuto in un
ovario suddiviso in tanti loculi quanti sono i carpelli. In altri casi ancora la placentazione è centrale libera, e
gli ovuli sono disposti su una colonna centrale di tessuto non collegato lateralmente alle pareti dell’ovario.
Infine, in alcuni fiori, un singolo ovulo è inserito alla base o all’apice di un ovario uniloculare.
Struttura dei fiori: la maggior parte dei fiori possiede sia gli stami che i carpelli (fiori perfetti), ma se invece
gli stami o i carpelli mancano, il fiore si dice imperfetto, e a seconda dei pezzi che mancano viene detto
staminifero o pistillifero. Se sono presenti sia fiori staminiferi che pistilliferi sulla stessa pianta, la specie
viene definita monoica, mentre se i fiori staminiferi e pistilliferi si trovano su due piante diverse, la specie
viene definita dioica.
Uno o più verticilli florali (sepali, petali, stami, carpelli) può essere assente: i fiori che posseggono tutti i
verticilli fiorali sono detti completi, mentre se ne mancano uno o più sono detti incompleti.
La disposizione dei pezzi fiorali può essere a spirale su un ricettacolo più o meno allungato, oppure pezzi
simili possono essere disposti in un verticillo. I singoli pezzi fiorali possono essere uniti con altri pezzi dello
stesso verticillo (connati) o con pezzi di altri verticilli (adnati). Anche il livello di inserzione di sepali, petali e
stami sull’asse fiorale varia in relazione all’ovaio: se sepali, petali e stami sono connessi al ricettacolo al di
sotto dell’ovario, esso è detto supero, mentre in altri fiori i sepali, petali e stami appaiono inseriti nei pressi
dell’estremità superiore dell’ovaio, che viene detto infero.
A seconda del punto di inserzione degli stami e del perianzio, vi sono tre possibilità: nei fiori ipogini,
perianzio e stami si trovano sul ricettacolo al di sotto dell’ovario, senza punti di contatto con questo e con il
calice, mentre nei fiori epigini il perianzio e gli stami si originano dalla parte superiore dell’ovario. Nei fiori
perigini, gli stami e i petali sono adnati al calice formando così una sorta di corto tubo che si origina alla
base dell’ovario come nei fiori di ciliegio.
Infine, in termini di simmetria della struttura fiorale, vi sono due tipi di fiori: nei fiori a simmetria raggiata, i
verticilli sono composti da pezzi simili che si irradiano dal centro del fiore e sono equidistanti, e tali fiori
venfono detti regolari o attinomorfi, mentre nei fiori a simmetria bilaterale uno o più membri di almeno un
verticillo sono diversi dagli altri membri dello stesso verticillo, e questi fiori sono detti irregolari o zigomorfi.
Ciclo riproduttivo delle angiosperme:
i gametofiti delle angiosperme hanno dimensioni molto ridotte, e i microgametofito maturo è formato da
sole tre cellule, mentre il megagametofito maturo, trattenuto per tutta la sua esistenza all’interno dei
tessuti dello sporofito, è di norma formato soltanto da sole sette cellule.
Anteridi e archegoni sono assenti, e l’impollinazione è indiretta, cioè il polline viene depositato sullo
stimma, e dal granulo del polline si sviluppa poi un tubetto pollinico che cresce attraverso i tessuti del
carpello e trasferisce due nuclei spermatici immobili al gametofito femminile. Dopo la fecondazione, l’ovulo
si sviluppa in un seme contenuto nell’ovario, mentre l’ovario si trasforma in un frutto.
- Microsporogenesi e microgametogenesi: la microsporogenesi è la formazione di microspore all’interno
dei microsporangi, mentre la microgametogenesi è lo sviluppo successivo del microgametofito fino
allo stadio di tre cellule. All’inizio dello sviluppo, l’antera è formata da una massa uniforme di cellule
circondate da un’epidermide solo parzialmente differenziata, mentre al termine dello sviluppo si
distinguono nell’antera quattro colonne di cellule fertili (sporigene), e ogni colonna è circondata da vari
strati di cellule sterili che si sviluppano nella parete della sacca pollinica. Lo strato più esterno
successivamente innescherà l’apertura dell’antera, mentre quello più interno formerà il tappeto, che
aggiunge un rivestimento ricco di lipidi allo strato superficiale dei granuli di polline. Le cellule
sporigene si trasformano in microsporociti che si dividono per meiosi, e ogni microsporocito diploide
produce una tetrade di microspore aploidi. La microsporogenesi si conclude con la formazione di
microspore unicellulari, i singoli granuli di polline.
I granuli pollinici sviluppano una resistente parete esterna, l’esina, e una parete interna detta intina: la
superficie dell’esina può essere liscia ed è spesso interrotta da pori o aperture lineari, che sono i siti
preferenziali per l’emissione del tubetto pollinico. I granuli di polline privi di aperture emettono i budelli
pollinici da aree dell’esina che sono più sottili. La contrazione delle aperture può essere
accompagnata da un ripiegamento o da deformazioni del granulo pollinico che riducono ulteriormente
la perdita d’acqua. L’esina è composta da sporopollenina, una sostanza molto resistente che sembra
prevalentemente sintetizzata dal tappeto, e questo polimero composto da carotenoidi, è presente nella
parete delle spore di tutte le piante e fornisce al microgametofito una resistente barriera protettiva
contro la radiazione uv, la disidratazione e l’attacco dei patogeni.
L’intina, composta da cellulosa e pectine, viene prodotta dal protoplasto della microspora. Il
rivestimento esterno del polline delle angiosperme è profumato, pigmentato e ricco di enzimi, e viene
secreto sull’esina dal tappeto ed è presente in quasi tutte le angiosperme.
La microgametogenesi nelle angiosperme è un processo uniforme che inizia con la microspora che si
divide per mitosi e con la formazione di due cellule all’interno della parete cellulare originaria: la mitosi
produce una grande cellula vegetativa (del tubetto pollinico) e una cellula generativa più piccola che si
spinge verso l’interno del granulo pollinico, e questo granulo pollinico binucleato è un microgametofito
immaturo. Generalmente, il granulo pollinico viene liberato dalle anterie in uno stadio detto binucleato,
ma a volte anche in uno stadio a tre nuclei.
I granuli pollinici maturi possono essere ricchi di amido o di oli, a seconda del taxon, e hanno
dimensioni e forme molto variabili. Differiscono anche per il numero e la disposizione delle aperture,
che possono essere allungate in un avvallamento o rotonde, oppure una combinazione delle due
condizioni.
I granuli pollinici vanno incontro a mitosi prima del rilascio, e hanno infatti due o tre nuclei al momento
della dispersione.
- Megasporogenesi e megagametogenesi: la megasporogenesi richiede una meiosi e la sua
conseguenza è la formazione di megaspore nella nucel