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METODI INDIRETTI METODI DIRETTI
1. Peso totale cellulare (umido o 1. Conta al microscopio
secco) 2. Contatore Coulter
2. Analisi chimica di un componente 3. Conta vitale
cellulare
3. Turbidimetria
Descrizione dei principali metodi utilizzati:
Conta al microscopio (diretto)
Il principio è quello di mettere i
microrganismi su un vetrino,
contarli e trovare la loro
concentrazione. Non uso un
vetrino normale, ma delle camere
di conta con dei solchi tracciati a distanze calibrate in modo da disegnare reticoli con delle
aree note. Contando le cellule presenti in uno dei quadrati ad area definita, moltiplicando poi
per un valore tabulato ottengo una concentrazione. Per ottenere valori veritieri devo fare
diverse conte e poi trovare un valore medio. È un metodo di conta veloce, solo che non
distingue le cellule vive da quelle morte.
Se parto da un alimento liquido devo solo miscelare bene il prodotto, prelevarne una quantità
stabilita e fare la conta al microscopio. Ma se tratto un alimento solido devo procedere in modo
diverso per ottenere un dato di concentrazione: per esempio prelevo una quantità stabilita di
formaggio, la metto in un omogeneizzatore con una soluzione fisiologia sterile, miscelo fino a
© Laila Pansera - 29
ottenere una matrice liquida. A questo punto procedo con la conta e riferisco il risultato alla
quantità di formaggio prelevata. Esempio:
Conta vitale (diretto)
Questo è il metodo diretto più importante unico
certificato a livello di normative.
Parte dal presupposto che ogni colonia presente sul
terreno di coltura deriva da una cellula. Quindi se conto le
colonie risalgo al numero di cellule di partenza.
Questo metodo si basa sulla conta delle colonie di
microrganismi visibili ad occhio nudo dopo il periodo di
incubazione. Per evitare che i terreni di coltura siano
troppo affollati e non si distinguano le colonie si procede
con diluizioni seriali (e decimali) del prodotto, ad ogni
passaggio della diluizione si ottiene una diminuzione di
10 volte del numero di cellule. Da ogni provetta che
corrisponde a un passaggio della diluizione viene prelevato un campione (di 1 mL se la semina
è per inglobamento, 0,1 mL se è per spatolamento) che poi verrà inoculato e sottoposto a conta.
Solo i terreni che contengono un numero di colonie compreso tra 30 e 300 vengono presi in
considerazione. Il numero di colonie contate viene poi moltiplicato per il fattore di diluizione,
in modo da ottenere il numero di cellule nel campione originario.
L’unità di misura del calcolo non può essere cellule/mL perché non so effettivamente se le mie
colonie sono originate da una sola cellula oppure da streptococchi, diplococchi, tetradi, sarcine
o stafilococchi. Pertanto parlo di UFC (unità formanti colonia) o CFU (colony forming units).
© Laila Pansera - 30
Se invece ho una bassa concentrazione di microrganismi e devo applicare la conta vitale invece
che diluire devo concentrare. Questo avviene per esempio quando devo procedere alla conta
vitale in prodotti come l’acqua. Un volume noto di prodotto (per esempio 1 L di acqua) viene
filtrato attraverso un filtro a maglia (cutoff) stretta (0,2-0,45 µm), in modo da far passare le
molecole di acqua ma non la componente microbica. Successivamente metto in incubazione in
una piastra il filtro che funge da terreno di coltura e poi conto le colonie formatesi. Posso
analizzare anche l’aria con questo metodo, ne aspiro 1 m , la filtro, incubo e conto.
3
Turbidimetria (indiretto)
È un metodo che valuta la torbidità di una sospensione di cellule. Per fare questo tipo di conta
ho bisogno di terreni liquidi e trasparenti in partenza.
Il principio di questo tipo di conta è far attraversare un recipiente (detto cuvetta) contenente
le mie colonie da un raggio luminoso di lunghezza d’onda nota. Viene così misurata da un
detector posto aldilà della cuvetta l’intensità di luce incidente e trasmessa. Lo strumento
appena descritto è lo spettrofotometro. Quello che trovo è detto unità di assorbanza o
optical density (OD) e a fianco di esso è indicata la lunghezza d’onda utilizzata. Nella formula
esprimo il rapporto tra luce incidente e luce tramessa, per avere una valore che aumenta
all’aumentare della torbidità uso il logaritmo. In altre parole ottengo una OD direttamente
proporzionale alla concentrazione cellulare presente.
Il range di lettura è 0-3 OD.
Un esempio per capire come funziona è il
DNA. Quando esso si trova in soluzione
assorbe la luce a una lunghezza d’onda di
260 nm, quindi se voglio misurare la torbidità dei microrganismi attraverso quella del loro
DNA utilizzo quella lunghezza d’onda. Per le proteine il valore è 280 nm. Quando lavoro con
cellule in sospensione uso raggi a lunghezza d’onda nel visibile.
Se uso un sistema spettrofotometrico traccio bene le fasi vitali di una cellula ma non quelle di
morte. Infatti non tutte le cellule dopo morte subiscono la lisi (disgregazione totale della
cellula), e solo per quelle che la subiscono sono in grado di vedere tutte le fasi. Al contrario la
conta vitale mi dà una visuale intera. Tuttavia con la turbidimetria ho il vantaggio
dell’immediatezza del risultato, senza fare campionamenti, diluizioni etc. Posso unire i due
metodi facendo le misurazioni di uno stesso tipo di microrganismo nello stesso terreno, mi
creo una curva di calibrazione. In essa per ogni punto delle curva di crescita ottengo due valori:
© Laila Pansera - 31
la misurazione in UFC/mL e in OD. Quando poi faccio una delle due misurazioni dalla retta
posso risalire al valore dell’altro tipo di misurazione.
Sensibilità dei due metodi: la conta vitale ha una sensibilità elevatissima, ovvero riesce a
visualizzare anche solo una cellula, invece la turbidimetria ha una sensibilità di 10 UFC/mL.
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Non è un valore alto, ma la crescita microbica in ambito alimentare arriva fino a 10 -10
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UFC/mL.
Coulter counter o citometro di flusso (diretto)
È un sistema particolare che parte dal principio che sfrutta il flusso delle cellule in sospensione
acquosa. La prima parte dello strumento consiste in due tubi concentrici, in quello esterno
scorre del liquido di trascinamento, mentre in quello interno scorre il mio campione di cellule.
Per un principio idrodinamico, se i due liquidi vanno a velocità diverse quando si uniscono
rimangono separati e le cellule del mio campione si dispongono una dietro l’altra. Qui entra in
gioco un sistema di conta, costituito da laser e detectors. Le cellule attraversano la luce dei
laser che cambia di intensità e queste variazioni vengono rilevate dai detectors. In questo
punto (FSC) ho già una prima classificazione in base alle dimensioni. Poi le cellule passano
attraverso altri step che rilevano la fluorescenza a determinate lunghezze d’onda per
determinare altre caratteristiche delle cellule. Alla fine del percorso (SSC) viene misurata
anche la luce deviata dalle cellule, ulteriore informazione. Dopo questa misurazione ottengo 6
valori numerici per ciascuna cellula. Questo macchinario non mi fornisce solo una conoscenza
numerica delle cellule presenti nel campione, ma anche qualitativa. Alla fine della misurazione i
miei dati vengono raccolti in grafici composti da nuvole. Ciascuna nuvola è costituita da tanti
punti quanti sono i microrganismi di quel tipo. In linea teorica questa misurazione scende
anche a una sensibilità di 1 cellula/mL e posso raccogliere 90.000 eventi per ogni misurazione.
Questo metodo è nato in ambito medico per analizzare il sangue, poi è stato portato in
microbiologia ed è molto utilizzato per valutare la qualità delle acque e per monitorare gli
acquedotti. © Laila Pansera - 32
Ciclo cellulare della Saccharomyces cerevisiae
Saccharomyces cerevisiae è un lievito, quindi un eucariote. È un organismo diploide, con 16
cromosomi in coppia. Per questo motivo può andare incontro a riproduzione vegetativa, ma
anche a riproduzione sessuata.
Gemmazione
La divisione cellulare di tipo vegetativo del Saccharomyces cerevisiae prende il nome di
gemmazione e avviene attraverso una serie di fasi:
• Fase G1, pre-sintetica;
• Fase di sintesi del DNA (fase S);
• Fase mitotica, di separazione vera e propria.
La cellula figlia che si genera è in uno stato fisiologico diverso rispetto alla cellula madre,
ovvero non presenta le condizioni adeguate per dividersi. Per cui esiste una fase cellulare
affinché la figlia possa entrare nella fase G1. Questa sfalsatura temporale rende non corretta
l’equazione per calcolare il tempo di generazione di queste cellule. Ciò nonostante la curva di
crescita di queste cellule è molto simile a una curva di crescita microbica tradizionale. Non tutti
i lieviti si dividono per gemmazione.
Questo tipo di riproduzione avviene quando la cellula si trova in condizioni favorevoli.
Riproduzione sessuale
Quando la cellula si trova in una situazione di stress nutrizionale o ambientale, per esempio
non può usare i nutrienti, oppure è circondata da molecole come l’etanolo che limitano il suo
metabolismo, essa dà origine a delle spore. Quindi da una cellula di lievito diploide si generano
4 spore aploidi avvolte da un asco (sono infatti definite ascospore, ascosacchetto), 2 a e 2 α.
Esse possono venire separate e dare origine a linee cellulari aploidi stabili. In condizioni
particolari cellule di tipo sessuale opposto (1 a e 1 α) possono andare incontro a coniugazione:
vengono in contatto e si fondono per dare origine a una cellula diploide. Questo fenomeno è
molto utile perché fa in modo che ci sia un rimescolamento genetico. Durante la coniugazione
le spore a riconoscono le α a livello molecolare: infatti le due spore secernono peptidi con due
© Laila Pansera - 33
sequenze ben precise ma diverse, e sulle superfici delle due spore ci sono dei ricettori che
permettono di riconoscere i peptidi prodotti dall’altra spora, per cui se le due cellule sono a
contatto e i ricettori riconoscono i feromoni peptidici, avviene la fusione.
N.B.: spore e coniugazione esistono anche nei batteri, ma hanno significati diversi.
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Metabolismo energetico
L’evento chiave nell’evoluzione degli organismi è stata la capacità di stabilire una separazione
di cariche o potenziale elettrochimico attraverso la membrana citoplasmatica.
La separazione di cariche viene attuata da organizzazioni subcellulari strutturate sulla
membrana: possono essere le catene di trasporto degli elettroni ma anche un enzima, l’ATP-
sintasi.
La separazione di cariche può essere considerata la forza trainante nella generazione di ATP,
ed è quindi il