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NASCITA DELLA BIOETICA
-Potter, visione naturalisticaTermine coniato da V.R. Potter, un genetista e oncologo olandese che
nel 1970 (mentre venivano scoperti gli enzimi di restrizione) pubblica dapprima l’articolo “Bioethics:
science of survival” e poi “un ponte verso il futuro”, ponte che deve unire medicina e cultura
umanistica.
La definizione di Potter è:
Una nuova disciplina che combini conoscenza biologica con quella del sistema dei valori umani.
La Bioetica è vista come una scienza biologicamente fondata: viene infatti definito un problema
basilare da cui partire, ossia la promozione di un cambiamento ambientale ottimale a cui
conseguirebbe la salvaguardia della vita umana. Questa accezione di bioetica rispecchia una
visione naturalistica, in quanto i valori umani su cui si deve basare la bioetica sono dettati
direttamente dalla natura, depositaria dei principi morali.
-Hellegers, visione maieutica Hellegers era un ostetrico nominato nel 1964 in una commissione
pontificia per il concilio vaticano II, e introduce la bioetica nel mondo della medicina. Egli usa il
paradigma dell’ostetricia per introdurre una metodologia bioetica che promuova il dialogo comune:
così facendo la bioetica entra a far parte della politica e della dimensione sociale come “etica
applicata alla biomedicina”, la cui definizione viene inserita nell’Enciclopedia di Bioetica del 1978:
Bioetica=studio sistematico della condotta umana nell’ambito delle scienze della vita e della salute,
condotta esaminata alla luce dei valori e principi morali.
L’intento è quindi quello di creare una disciplina con la precisione tipica del mondo scientifico, ma
che possa trattare di valori etici e umanistici. Hellegers usa il paragone con il feto per spiegare che
così come abbiamo imparato a vedere esso come indipendente dalla madre, dobbiamo
promuovere uno studio diretto dei problemi biologici per garantire uno sviluppo dell’etica stessa.
QUINDI
potter: collega la conoscenza biologica con i valori morali, trovando nella natura la loro origine e i
loro fini ultimi.
hellegers: nuova metodologia di esame dei problemi etici della biomedicina, alla luce dei problemi
che l’etica ha già. Promuove un suo studio rivitalizzato.
-Callahan fondatore dello Hastings Center, insieme allo psichiatra Gaylin. Studiano la bioetica da
un punto di vista sociale, diffondendola tramite progetti di ricerca sulla popolazione stessa.
-Jahrriconosce alla bioetica il compito di stabilire una buona relazione tra gli uomini e il resto dei
viventi (riprende l’imperativo bioetico kantiano).
Tra il 1927 e il 1934 Jahr definisce 4 linee di argomenti per sostenere l’identità professionale della
bioetica.
.la bioetica è una nuova e necessaria disciplina
.è una attitudine morale necessaria
.rispetta tutte le vite e le relazioni tra i viventi
.ha legittime obbligazioni nei vari contesti professionali, e quindi un risvolto pratico.
IMPERATIVO BIOETICO
L’imperativo bioetico guida le attitudini etiche come anche le responsabilità nelle scienze della vita,
ed è basato su evidenze storiche che dimostrano come la compassione sia un fenomeno empirico
dell’animo umano.
Esso rinforza e completa il riconoscimento del dovere morale verso tutte le forme di vita, perciò
deve riconoscere e custodire un grande sforzo per la vita.
PROBLEMI ETICI
1)sperimentazioni sull’uomo
2)scoperta della genetica
3)trapianti d’organo
4)L’inizio della vita
1) SPERIMENTAZIONI SULL’UOMO: LO STUDIO TUSKEGEE
Studio iniziato in Alabama nel 1932 e scoperto e terminato nel 1972 a Tuskegee, città selezionata
per gli alti tassi di casi di sifilide. Lo studio aveva come obiettivo l’osservazione del decorso
naturale della sifilide nella popolazione di colore. Furono selezionati 600 soggetti, di cui 400 infetti
e 200 sani, a cui fu detto di avere il sangue cattivo ma furono omessi totalmente diagnosi, prognosi
e soprattutto il fatto di poter contagiare gli altri con rapporti sessuali. Quando lo studio iniziò non
esisteva alcuna cura ma solo palliativi sommari, ma nel 1928 Fleming scoprì la penicillina che
venne ufficialmente messa sul mercato nel 1941 e lo studio non la fornì ai soggetti malati, anzi
lasciò che continuassero a trasmettere la malattia. Nel 1972 solo 44 di loro erano ancora vivi.
Lo studio era eticamente scorretto per vari motivi:
-informazioni ingannevoli e omesse
-la sperimentazione stessa era basata su principi xenofobi e razzisti
-procurava un ulteriore danno ai soggetti dello studio
.procurava danno ai partner dei soggetti, che rischiavano di essere contagiati.
2) LA SCOPERTA DELLA GENETICA
All’inizio degli anni 70 a Stanford si scoprì che era possibile la programmazione e l’inserimento del
DNA batterico di E.Coli nel genoma virale SV40, che poteva avere effetti oncogenici.
I ricercatori si resero conto che se fosse sfuggito al controllo del progetto, si rischiava di diffondere
un’epidemia di cancro, e il progetto fu accantonato.
3) TRAPIANTI D’ORGANO
Il trapianto presenta numerosi problemi etici:
.prima della scoperta degli immunosoppressori c’era un altissimo tasso di rigetto, il che lo rendeva
rischioso
.richiede elevatissime risorse per pochi pazienti, perciò sono necessarie liste di priorità
.quando e come chiedere e dare il consenso alla donazione
.l’accertamento della morte del donatore in caso di trapianto di cuore (Harvard istituì un comitato
1968)
.I primi esperimenti di xenotrapianti nel 1964, ancora problematici in alcuni caso es. ebrei
4) L’INIZIO DELLA VITA
.la pillola contraccettiva inventata da Pinkus
.fecondazione extracorporea, proposto per la prima volta da Edwards,1965
.L’enciclica Humanae vitae, 1968 scritta da Paolo VI
.le controversie riguardo la “meraviglia della vita prenatale”, ossia le foto di Nisson con la
fetoscopia, 1967
.La sentenza della corte suprema americana del 1973 per il caso Roe Vs. Wade, di una donna
violentata che sosteneva il suo diritto all’aborto che fu accordato. Da quel momento iniziò la
rivoluzione pro aborto, fino alla legge 194 nel 1978 in italia.
NBnegli anni 90 si è aperto un nuovo dibattito sulla bioetica a causa dell’insorgenza di nuovi
problemi, l’esigenza di più autonomia e il contesto sempre più pluralistico della società, che
richiede un sempre maggiore dialogo. Si sviluppa quindi un nuovo metodo e tentativo di coniugare
queste necessità ossia il principlismo.
PRINCIPLISMO
Paradigma di tutta la bioetica che per vent’anni ha dominato la visione di essa in nordamerica,
introdotto da Beauchamp e Childress. E’ una proposta di linguaggio comune per adeguarsi alla
società pluralista, caratterizzata da teorie diverse riguardo ad un unico argomento: poiché trovare
un compromesso risulta impossibile, bisogna accordarsi in base ai principi a cui esse si ispirano,
tramite precisione di linguaggio e scientificità.
-Giudizi morali (decisioni o conclusioni riguardo a una determinata azione es. rifiutarsi di fare
sperimentazione se soggetto non è del tutto informato)
-Regola pratica (generalizzazione su ciò che deve/non deve essere fatto in uno specifico contesto
per uno scopo limitato es. è moralmente sbagliato negare info necessaria der decidere
consciamente)
-Principio morale (criteri generali che giustificano le regole es. principio di autonomia X
-Teorie etiche ( orientano scelte nel caso di conflitto tra i principi es.teorie deontologiche,
teleologiche ecc)
L’ultimo passaggio viene cancellato dal principlismo per evitare di incappare nel problema
rappresentato dalla varietà delle teorie. La verità non è oggettiva, ma scaturisce dall’essere tutti
d’accordo su essa.
CRITICA AL PRINCIPLISMO
Regole e principi non inscritti in una teoria etica ma formanti una teoria etica composita che
permette a ciascun principio basilare di avere un certo peso ma senza una priorità
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
rispetto di opzioni personali, preferenze e libertà di scelta, contrapposto al paternalismo.
Requisiti: intenzione, conoscenza/informazione, azione coerente.
Applicazioni: segreto, consenso informato,, verità, rifiuto di cure ecc.
Conflitto: peso morale dei criteri medici vs. peso reale soggettivo del paziente su oneri e benefici
per sé
Limitazione: salute pubblica (diritto alla cura), costi elevati, incapacità fisica o legale, autonomia di
medico e altri
PRINCIPIO DI BENEFICITA’ e NON MALEFICENZA
Il medico ha come obiettivo ultimo ed essenziale il miglior interesse del paziente. Dunque è
autorizzato a trattare il paziente:
anche senza consenso o info
tacendo o manipolando verità
Giustificato dalla realtà della malattia e dall’opacamento dell’autonomia del malato che non è
lucido in quanto tale
Rischio: degenerazione del paternalismo
Conflitti: prelievo di organi da vivente(donazione di rene), sperimentazione non terapeutica,
interventi su donne gravide per il feto, eutanasia
PRINCIPIO DI GIUSTIZIA
Equità sociale e solidarietà interumana nella ripartizione degli oneri
Casi simi vanno trattati in modo siili
Limiti: diritto a quali cure e con che discriminante
I PRINCIPI NELLA STORIA BIOETICA
.Epoca premoderna => principio di beneficità e non maleficenza: etica medica
.Epoca moderna=>principio di autonomia : bioetica
.Epoca postmoderna=>principio di giustizia: etica dell’organizzazione: Tale organizzazione
comprende anche l’utilizzo equilibrato delle risorse e la loro ottimizzazione.
DOVERI
Tutti questi principi richiamano dei doveri che Beauchamp & childress chiamarono doveri “prima
facie”, cioè vincolanti in tutte le occasioni, a meno che essi non siano in conflitto con un dovere più
forte. Il pensare a un dovere prioritario rispetto all’altro implica una visione gerarchica.
”doveri attuali” sono quei doveri da assolvere nella situazione concreta, i quali si vengono a
determinare dall’esaminare quali doveri sono prima facie e quali no nel tale momento: non sono
quindi doveri assoluti, ma variano.
LIMITI BIOETICA NORD AMERICANA
-ingannano sia dal punto di vista teorico che pratico
-non guidano l’azione ma sono semplici congetture morali
-mancano di sistemazione sistematica e spesso sono in conflitto
CRITICA
Le regole e i principi non solo iscritti in un’unica teoria ma formano una teoria composta che
inevitabilmente scade nel relativismo, senza un valore assoluto di riferimento.
CASO ARTHUR
UK, 1981
Dott. Arthur prescrive a un neonato con sindrome di down diidrocoteina e solo cure
infermieristiche