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ETICA:
- Tradizionalmente è una scienza che indica ciò che l’uomo deve fare per essere buono, cioè
degno della propria umanità.
- Secondo Vanni Rovighi: scienza che indica ciò che l’uomo deve ESSERE, poiché la vita
morale non consiste soltanto nel fare in senso stretto, ma nell’orientare tutta la nostra attività
in un determinato modo, verso un determinato ideale umano.
Chiunque agisce, agisce in vista di un fine (intenzionalità dell’agire umano).
Si presenta come fine ciò che manifesta qualche pregio tale da attrarre i miei desideri (un valore).
Chiamiamo “bene” ciò che viene desiderato e si pone come il fine dell’agire; chiamiamo “male” il
suo contrario.
Il concetto di “bene”
- Concetto analogo, non univoco
- Bene=ciò che corrisponde ad un desiderio, sotto diversi profili:
----- bene utile: mezzo per il raggiungimento di un fine ulteriore
-----bene dilettevole=ciò che procura piacere
-----bene onesto= ciò che è fine in se stesso, è bene in sé, poiché corrisponde alla verità delle
cose e alla dignità della persona umana (è doveroso).
Gerarchia tra i “beni”:
- Ciò che procura diletto è più importante (è bene in senso più forte) del diletto stesso
- Ciò che fine è più importante (è bene in senso più forte) del mezzo per raggiungerlo
- Il “bene” in senso pieno è il bene onesto: viene desiderato per se stesso e non in funzione di
qualcos’altro.
Per quanto riguarda invece il concetto di male si ha una distinzione tra due livelli:
- Il piano dell’essere (livello ontico)
- Il piano dell’agire (livello morale)
A livello ontico ogni cosa, in quanto è, è buona in se stessa (metafisica): male ontico=mancanza,
deficienza, privazione di ordine, di forma, di misura
A livello morale, in relazione alla volontà libera dell’uomo: il male non consiste nel fare un male,
ma nello scegliere male; scegliere un bene inferiore (secondo la gerarchia dei beni) a scapito di un
bene superiore, ossia privilegiare l’utile o il piacevole a danno dell’onesto, poiché il bene
dell’uomo, la vita buona consiste propriamente nella vita onesta di conseguenza, un’azione buona
potrebbe anche comportare un male ontico.
Soltanto gli atti volontari sono atti morali (hanno valenza morale)
Distinzione classica tra:
- Atti dell’uomo (ogni atto compiuto da un soggetto umano)
- Atti umani (ogni atto in cui l’uomo esprime se stesso in quanto uomo (mediante l’esercizio
dell’intelligenza e della volontà).
L’intelligenza fa conoscere il fine dell’agire e i mezzi per conseguirlo: nulla può essere voluto se
prima non è conosciuto (“nil volitum nisi praecognitum”)
La volontà vuole qualcosa in risposta all’intelligenza che conosce questo qualcosa e lo riconosce
come un bene.
“Scienza”= conoscenza dell’atto nella sua consistenza fisica e nel suo fine, ovvero della sua qualità
morale (onestà e disonestà): ad essa si contrappongono l’ignoranza e il dubbio.
“Avvertenza”=consapevolezza di stare compiendo un determinato atto: ad essa si contrappone
l’inavvertenza.
Perché si possa compiere un atto umano è necessaria sia la scienza che l’avvertenza di esso.
Il comportamento volontario:
- Volontario diretto: l’effetto costituisce il vero scopo della volontà o come fine o come
mezzo: esso è voluto.
- Volontario indiretto: la volontà tende direttamente ad un altro fine e si limita a tollerare gli
effetti collaterali dell’azione.
Ogni atto umano è “libero”: proviene da una scelta le cui radici sono intelligenza e volontà.
Tuttavia ogni atto umano può essere più o meno libero: in diretta proporzione alla lucidità
dell’intelligenza e al reale dominio della volontà; la libertà implica “responsabilità”; la
responsabilità di una azione può essere in atto o in causa.
L’interrogativo morale nasce dall’esperienza della Libertà capacità di autodeterminarsi in quanto
persone, mediante scelte coscienti e responsabili. La morale dunque si occupa propriamente e
solamente dell’AGIRE LIBERO DELL’UOMO.
Il dinamismo della libertà umana:
- Idea innata del bene
- Le “radici della libertà: intelligenza (vero), volontà (bene)
- Non solo liberi “da” ma soprattutto liberi “per”
“La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o non agire, di fare questo o
quello, di porre così da se stessi azioni deliberate”. CCC1731
In sintesi una libertà umana “finita”: reale, ma storicamente condizionata; non neutra, ma orientata
al Bene; non assoluta, ma relativa alla Verità.
La massima espressione della libertà coincide con la piena realizzazione della persona umana,
secondo la sua verità oggettiva.
L’agire umano come attività immanente:
- Ogni atto umano non termina nell’oggetto dell’atto, ma “rimbalza” sul soggetto.
- L’agire morale è la realizzazione del proprio essere umano, non solo il “comportarsi verso
degli oggetti”
- Agire bene fa dell’agente un uomo buono
- Con l’agire morale trasformiamo innanzitutto noi stessi
- Ogni atto umano lascia in noi una “traccia”: una certa modificazione delle nostre tendenze,
della volontà, del pensiero, del nostro organismo (talvolta); atto>significato>memoria --<
riflusso sulle facoltà coinvolte nella ripetizione di un certo atto.
Tali modificazioni sono inevitabili, ma anche indispensabili per realizzare in pienezza la nostra
esistenza: allenamento come acquisizione della “abitudine di una “stabile disposizione” del soggetto
(delle sue facoltà)
1) La struttura oggettiva (oggetto) dell’atto: cosa faccio?
Finis operis: insufficienza di una descrizione impersonale dell’azione (solo elementi ontici) e
necessità di individuare la intenzionalità costitutiva, di base
- Azioni umane, mezzi ordinati al raggiungimento di un fine (movente)
2) Il movente (intenzione): perché lo faccio?
Finis operantis: motivazioni personali che portano il soggetto a compiere una determinata
azione; esso si aggiunge all’intenzionalità di base (oggetto), consentendo di qualificare
l’azione come “mezzo” per ottenere qualcosa. I moventi possono essere buoni (se tendono al
conseguimento del fine dell’uomo, cioè la vita onesta) o cattivi (se subordinano l’onesto
all’utile o al dilettevole.
3) Le circostanze (come, dove, quando ecc.)
Circum-stantia (che sta intorno) precisano e specificano l’azione, modificando il grado di
merito o colpevolezza morale dell’agente.
Perché un’azione sia buona, oggetto, intenzioni e circostanze devono essere “buoni”. Se una delle
tre componenti non è buona, l’azione sarà moralmente “cattiva”.
L’embrione umano: scienza, antropologia ed etica a confronto.
Quando comincia la vita umana? È una domanda insufficiente perché l’espressione “vita umana”
può riferirsi anche a cellule, tessuti, organi e via dicendo, è necessario completarla con l’aggettivo
“individuale”. L’organismo è la misura individuale della vita umana. Ogni essere vivente è un
organismo distinto, singolare.
L’organismo umano individuale: entità biologica, con patrimonio genetico umano, caratterizzata da
una propria identità (formale, non materiale), che ha un suo metabolismo ed è in grado di
conservare la propria costituzione, di reintegrarla e di riprodursi.
Ha una identità “diacronica” che si mantiene nel tempo: il vivente rimane uguale a se stesso pur
attraverso un processo di sviluppo e differenziazione. (riproduzione, sviluppo, organismo adulto
(omeostasi), senescenza, morte.
- Inizio-concepimento: costituzione dell’unità funzionale organica individuale (processo della
fertilizzazione)
- Fine-morte: perdita totale ed irreversibile dell’unità funzionale organica individuale
(parametri clinici)
Lo statuto dell’embrione umano:
La fecondazione: spermatozoo e ovocita: derivazione delle cellule germinative primordiali
(gametogenesi); patrimonio genetico aploide (23 cromosomi), in seguito ad un speciale processo di
divisione nucleare (meiosi) successiva maturazione morfologica.
Il processo di fecondazione si sviluppa in tre tappe:
- Reazione acrosomiale (lo spermatozoo attraversa gli strati che circondano l’ovulo e si lega
alla zona pellucida)
- La fusione dei gameti o singamia (attivazione del metabolismo dell’ovulo fecondato e inizio
dello sviluppo embrionale; reazione corticale)
- Formazione dei pronuclei maschile e femminile e inizio del primo processo mitotico di
segmentazione.
Il nuovo genoma contiene l’informazione essenziale e permanente per la graduale e autonoma
realizzazione dello sviluppo morfogenetico; tutte le fasi della morfogenesi dipendono dalla
espressione dei geni propri dell’embrione (interazione con l’ambiente cellulare ed extracellulare);
regola e dirige il processo di sviluppo grazie all’espressione coordinata e gerarchicamente ordinata
di migliaia di geni determina l’appartenenza dello zigote alla specie umana e la singolarità
individuale o identità.
Fino al V giorno dalla fecondazione si ha la segmentazione con la Morula (8-32 cellule) e la
Blastocisti (64-128 cellule); poi ha inizio il processo di impianto e dal 14 giorno la stria
primitiva(disegno generale del corpo); dalla 4 settimana l’organogenesi e circolazione sanguigna,
entro la 7 settimana la forma del corpo completa e dalla 9 settimana in poi solo maturazione e
crescita.
L’interazione tra due sistemi cellulari differentemente e teleologicamete programmati da origine a
un nuovo sistema: non somma dei due sottosistemi ma sistema combinato che opera come una
nuova unità, intrinsecamente determinata a raggiungere la sua specifica forma terminale; un nuovo
genoma, che è centro biologico e struttura coordinante della nuova unità.
La legge ontogenetica: comune a tutte le specie con riproduzione gamica è valida anche per l’uomo:
- Formazione graduale di un soggetto a partire dallo zigote. Stretta dipendenza delle singole
parti tra loro ( cellule con cellule, tessuti con tessuti, organi con organi), unità nella totalità.
Ciascun