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C ONFRONTO DEL DNA
Quali sono i principali campioni biologici da cui è possibile ricavare DNA? Fondamentalmente qualsiasi
campione che può contenere tracce di cellule, vale a dire sangue, saliva, urine, feci, capelli, peli,
sperma, ossa, denti o in generale tessuti biologici; molto valido come campione è il sangue il cui
prelievo però è leggermente invasivo ed è quindi spesso sostituito dalla saliva, dalla quale si può
comunque ottenere DNA di ottima qualità. Inoltre il DNA è una molecola molto stabile, che si degrada
solo in minima parte nel tempo e questa sua proprietà permette di portare avanti studi anche su reperti
molto antichi come le mummie; in casi come questi la molecola sarà ovviamente frammentata ma è
comunque possibile condurre indagini senza problemi.
Ai fini dell'identificazione non occorre indagare l'intera sequenza ma è sufficiente analizzare un numero
ristretto di marcatori polimorfici, ossia una forma elementare di DNA ripetitivo in cui è caratteristico il
numero di ripetizioni delle corte sequenze, dette STR (Short Tandem Repeats). I marcatori utilizzati
sono 13 loci genici racchiusi nel CODEX (Combined DNA Index System) e approvati dalla comunità
scientifica; queste sequenze si trovano sparse su quasi tutti i cromosomi e sono altamente ipervariabili
e quindi molto identificative.
Il DNA utilizzato per le indagini è detto DNA fingerprint, che consente di confrontare il profilo genetico
di un individuo col campione rinvenuto; l'analisi delle molecole viene usata per determinare l'ampiezza
dei tratti composti dalle sequenze ripetute dei marcatori polimorfici. Il primo passaggio è quello di
purificazione del DNA e in seguito di accertamento della provenienza umana; a tal fine si usa tagliarlo
con l'enzima di restrizione ALUI, che taglia in corrispondenza della sequenza ALU, tipica del genoma
umano. In seguito vengono amplificate le sequenze corrispondenti ai marcatori tramite PCR,
avvalendosi dell'utilizzo di primer complementari alle zone immediatamente adiacenti alle estremità
della sequenza. Il passo seguente è seguire un'elettroforesi in modo da determinare il peso molecolare
dei marcatori e determinare il numero di ripetizioni (conoscendo la lunghezza del marcatore e della
singola unità ripetitiva si tratta di una semplice divisione); viene utilizzata solitamente un'elettroforesi di
tipo capillare, più precisa di quella su gel di agarosio perché i frammenti vengono separati dal
macchinario in base al peso molecolare e un laser permette, grazie a sostanze fluorescenti, di generare
un profilo a picchi. Il profilo ottenuto è la base per il confronto, in quanto è costituito da una serie di
picchi la cui intensità dipende da quanto la sequenza sia stata amplificata, dato in realtà inutili ai fini del
processo; importante è invece la localizzazione in orizzontale dei picchi perché, grazie al confronto con
un marcatore di peso molecolare, permette di stabilire il peso e dunque la lunghezza in basi della
sequenza.
Se per un gene si riscontrano due picchi anziché solamente uno è solo indice di eterozigosi perché le
sequenze hanno peso praticamente identico ma vengono riconosciute come diverse. In seguito a
questa analisi viene stilata una tabella in cui per ogni gene si riportano i numeri di ripetizioni per ogni
allele; questa tabella viene poi confrontata con quella del sospettato per vedere la percentuale di
corrispondenza. Tra i marcatori utilizzati si trova ame, gene per l'ameloglobina, una proteina che si
trova nella polpa dentaria; la particolarità di questo marcatore è quella di non essere un STR ma di
presentare una lunghezza diversa sui cromosomi sessuali e quindi il numero di picchi in
corrispondenza di questo marcatore serve per identificare il sesso.
L'ultima fase del test, dopo il confronto dei profili, è quello del calcolo tramite il teorema di Bayes delle
probabilità che il DNA campione appartenga al sospettato; è a tal fine che sono stati individuati 13
marcatori, in quanto è questo il numero minimo di sequenze necessario per ottenere una sicurezza
maggiore del 97% che le due molecole di DNA provengano dallo stesso individuo. Se ottengo un profilo
parzialmente corrispondente a quello del sospettato una delle possibilità, oltre a quella mai scartabile di
aver commesso errori, è che il campione provenga da un familiare.
Confronto di DNA in caso di stupro. In caso di violenza sessuale, per risalire al DNA dell'assalitore
solitamente si utilizza un tampone vaginale della vittima in modo da poter ottenere lo sperma o tracce
biologiche; la difficoltà in questi casi è costituita dal fatto che il campione conterrà cellule sie del
colpevole sia della vittima. Per vedere se ci sono cellule spermatiche nel tampone si usa un marcatore
che produce immediatamente fluorescenza, il metil-umbelliferil-fosfato. Successivamente si procede ad
un'estrazione selettiva del DNA: con particolari enzimi vengono lisate le cellule epiteliali femminili e il
“mix” viene sottoposto a centrifugazione e successiva eliminazione del sopranatante in modo che
restino solamente le cellule spermatiche sul fondo della provetta. Si parla in casi come questi di
frazione maschile e frazione femminile.
Quantità di DNA. La quantità di DNA ideale per svolgere indagini di confronto si aggira intorno ad 1ng.
Una quantità di DNA molto inferiore può essere indice di una frammentazione della molecola, che può
compromettere i loci e portare a profili alterati. Viceversa un DNA troppo abbondante può determinare
picchi doppi e sfasati.
I
NDAGINI DI PARENTELA
Marcatore del cromosoma Y. I geni presenti sul cromosoma Y sono in realtà piuttosto pochi, poco
ricombinanti (ad eccezione di una piccola regione distale che ricombina con l'X) e dunque con un
potere discriminativo minore del 13%. Possono essere utilizzati per determinare il sesso o, dato che
sono identici tra padre e figlio, determinare legami di questo tipo; bisogna sempre tenere presente il
fatto che in caso di più figli non permettono discriminazione. Vengono usate in caso di persone
scomparse per l'identificazione tramite il DNA paterno o per stilare linee genealogiche maschili.
Marcatori XSTR. I cromosomi X vengono ereditati in doppia copia dalle figlie femmine e in copia singola
dai maschi. Confronti di sequenze STR su questi cromosomi sono utilizzati per determinare parentela
presunto padre/figlia ma soprattutto madre/figlio.
DNA mitocondriale. Il DNA mitocondriale viene ereditato sempre dalla madre e risulta più abbondante di
quello nucleare (basti pensare al numero di mitocondri in una cellula). E' circolare a doppia elica e
presenta due sequenze, HV1 e HV2, che variano molto ma che essendo non ripetitive sono
mediamente identificative. Il DNA mitocondriale è utilizzato solo in casi particolari in quanto si può
verificare un'eteroplasmia, ossia la presenza
all'interno della stessa cellula di mitocondri
con DNA leggermente diverso e la
proporzione con cui le diverse sequenze sono
presenti non è ereditata in modo costante da
madre a figlio.
Test di paternità. Si confrontano i profili
genetici del figlio e del presunto padre.
Considerando che il padre fornisce il 50% del
DNA ci deve essere una corrispondenza del
50% tra il genoma del padre e quello del figlio;
se non sono riscontrate incompatibilità si può
procedere ad un test probabilistico. Si ottiene
così una certezza fino al 99,9%.
B ANCHE DATI PER I PROFILI GENETICI
Le banche dati dei profili genetici sono database in cui sono contenuti tutti i profili dei DNA analizzati
per qualsiasi motivo; contengono quindi tutti gli indagati per qualche reato, oppure, come avviene negli
USA, tutti gli individui della nazione. In Italia una banca dati non è presente per problemi ovviamente
economici e di privacy; si ha infatti il timore che questi campioni vengano utilizzati non solo a scopo
criminalistico ma anche da agenzie assicurative e datori di lavoro. In realtà vengono conservati nella
banca dati solamente i profili contenenti quindi informazioni riguardanti sequenze non codificanti,
mentre il resto della molecola non viene tenuta. E' stata di recente firmata l'approvazione per la
costituzione di una banca dati in molti paesi europei, compresa l'Italia; il paese è però indietro sul
progetto.
Negli USA esiste l'Innocence Project, che si pone come obiettivo quello di rintracciare tracce
biologiche a distanza di tempo in modo da scagionare i condannati a morte che si sono sempre
dichiarati innocenti; in questo modo sono stati salvati quasi 300 individui.
SNP COME MARCATORI
Utilizzare SNP al posto di STR permette di codificare sequenze più brevi e usare dunque anche DNA
più degradato; il problema degli SNP è che sono molto meno identificativi rispetto agli STR perché
spesso sono presenti solamente due varianti che peraltro sono molto più stabili da generazione a
generazione. Un altro svantaggio è costituito dal fatto che fino ad oggi le banche dati sono state
compilate utilizzando STR e non SNP. E' comunque possibile, grazie a studi recenti, dedurre alcuni
tratti fenotipici in base al profilo ottenuto con gli SNP: sono presenti ad esempio kit che con 6 SNP in 6
geni diversi permettono di stabilire con buona sicurezza il colore degli occhi e con 13 SNP quello dei
capelli.
I ' '
NCIDENZA DELL AMBIENTE SUI GENI E RICERCHE SULL AGGRESSIVITÀ
Negli ultimi anni sono state riscontrate evidenze di collegamenti tra il patrimonio genetico degli individui
e il loro comportamento. Ad esempio esistono due alleli possibili per il gene della serotonina, un
neurotrasmettitore correlato anche alla depressione, uno “s” (short) e uno “l” (long); nel 2003 una
ricerca ha dimostrato che a parità di quantità di eventi negativi nell'arco di un'esistenza le persone che
presentano l'allele s hanno una tasso di incidenza della depressione molto maggiore rispetto a quelle
che presentano l'allele l. Quando è stato cercato il motivo di questa differenza è stato visto che l'allele s
comporta un maggiore livello di attivazione dell'amigdala in presenza di stimoli di paura.
Un altro esempio è costituito dal gene MAOA, che codifica per le monoammino ossidasi. Un caso
eclatante su una famiglia olandese in cui tutti gli individui maschi presentarono episodi di violenza
anche gravi; fu trovata poi una mutazione di stop nella sequenza che causava un enzima tronco e non
funzionante. Solo i maschi presentarono questo problema perché la sequenza si trovava sul
cromosoma X, dominante sull'Y. Sul gene MAOA è stata trovata anche una mutazione VNTR; il numero
di ripetizioni della s