DIABETE
Il termine diabete (dal greco diabainein, attraversare, a indicate l'eccessiva produzione di urina) si riferisce a una serie di patologie caratterizzate da aumento del glucosio nel sangue e dalla sua comparsa nelle urine, legate, in generale, a una deficiente produzione di insulina da parte del pancreas. Poiché numerosissimi processi come la sintesi lipidica, l'assorbimento del glucosio ed il suo utilizzo metabolico, la glicogenosintesi, l'assorbimento degli amminoacidi e la sintesi proteica sono stimolati dall'insulina mentre altri come la lipolisi e la sintesi di VLDL epatiche sono inibiti da essa, una sua carenza può avere conseguenze anche molto gravi. Esistono diverse tipologie di diabete fra cui diabete di tipo I, diabete di tipo II, diabete MODY, diabete mellito gestazionale, intolleranza al glucosio e diabete secondario. La curva glicemica di individui affetti da diabete è caratterizzata dal fatto di rimanere alta, e calare lentamente.dopo il picco indotto dal pasto. 40BiochimicaPastorelli Giada Corso di laurea in dietisticaDiabete di tipo IIl diabete di tipo I è caratterizzato da una assente o ridotta produzione insulina a causa di una disfunzione delle cellule β del pancreas. Esso è solitamente dovuto ad un meccanismo di autoimmunità, dovuta a infezioni virali pregresse o cause genetiche, che provoca la distruzione di tali cellule; il diabete di tipo I può essere anche provocato dalla produzione di anticorpi contro la stessa insulina. Esso può comparire in un qualunque momento della vita e può essere anche presente in modo silente per poi manifestare sintomi in seguito ad uno stress. Tali sintomi sono caratterizzati dall'iperglicemia, scarse concentrazioni di glucosio intracellulare, eccessiva gluconeogenesi epatica e incontrollata proteolisi del muscolo scheletrico per sostenerla, costante attività lipolitica con conseguente eccessivo rilascio acidi grassi nel sangue,
β-ossidazione degli stessi, rilascio di VLDLepatiche che non sono assorbite dai tessuti e formazione di corpi chetonici che può portare a chetoacidosi in quanto la loro un'ossidazione nel ciclo di Krebs è resa impossibile dalla mancanza di glucosio. Questa condizione porta a sintomi come sete eccessiva, minzione frequente con chetonuria, nausea e vomito, dolore addominale, perdita di appetito, debolezza o stanchezza, mancanza di fiato, respiro con odore alterato e confusione mentale. I principali effetti della carenza di insulina, e dunque del diabete di tipo I, sono: polidipsia, ossia uno stato clinico di sete intensa, polifagia, ossia uno stato clinico di fame eccessiva e costante, la poliuria, ossia uno stato clinico di escrezione intensa di urine, glicosuria, ossia presenza di glucosio nelle urine, perdita di peso improvviso, ipotensione, glicazione delle proteine, vasculopatia, ossia perdita di permeabilità e elasticità di vasi, con conseguente retinopatia,
seconda delle esigenze del paziente, come ad esempio l'insulina a rapida azione, l'insulina a lenta azione e l'insulina mista. L'obiettivo principale del trattamento del diabete di tipo I è mantenere i livelli di zucchero nel sangue il più vicino possibile alla norma. Ciò richiede una combinazione di monitoraggio regolare dei livelli di zucchero nel sangue, una dieta equilibrata e l'assunzione di insulina secondo le indicazioni del medico. È importante sottolineare che il trattamento del diabete di tipo I non può essere trascurato o interrotto, in quanto potrebbe portare a complicazioni gravi e potenzialmente letali. Pertanto, è fondamentale seguire attentamente il piano di trattamento prescritto dal medico e fare regolarmente controlli per monitorare lo stato di salute. In conclusione, il trattamento del diabete di tipo I richiede l'assunzione di insulina esogena e una gestione attenta della dieta e dello stile di vita. Con una corretta gestione, è possibile mantenere i livelli di zucchero nel sangue sotto controllo e prevenire o ridurre al minimo le complicazioni associate a questa malattia.scopo terapeutico, alcune ad azione rapida, altre intermedia, altre a lunga durata. Le più utilizzate sono l'insulina zinco cristallina la quale inizia ad agire dopo 2-4 ore dalla somministrazione, ha un picco d'azione dopo 6-10 ore ed esaurisce il suo effetto dopo 16-30 ore e gli analoghi dell'insulina umana a lunga durata i quali sono somministrati 2 volte al giorno e hanno il vantaggio di ridurre le escursioni in senso iper o ipoglicemico.
Glicemia e salute
Si parla di ipoglicemia quando il valore della concentrazione del glucosio nel sangue raggiunge valori inferiori a 40mg/dl; ciò può avvenire a causa di anomalie nella glicogenolisi, nella gluconeogenesi, per una capacità ridotta di assumere glucosio dagli alimenti introdotti o un eccessivo consumo di questo da parte dell'organismo.
L'ipoglicemia può manifestarsi a digiuno oppure in risposta ad uno stimolo come stress, assunzione di farmaci o alcol, ipoglicemia reattiva. Si parla,
Al contrario, di iperglicemia quando il valore della concentrazione del glucosio nel sangue raggiunge valori superiori a 126-140mg/dl. L'ingestione di pasti abbondanti e molto ricchi di glucosio induce una massiccia produzione di insulina che rapidamente porta allo smaltimento del glucosio nel sangue fino a portarlo a valori sotto la norma, ipoglicemia post-prandiale. Questo fenomeno che se di lieve entità risulta fisiologico può risultare tanto importante da indurre la secrezione di elevate quantità di glucagone per riportare la glicemia nei limiti, tuttavia, gli effetti dell'azione del glucagone gluconeogenesi e sensazione di fame che inducono l'ingestione di altri glucidi e l'instaurarsi di un circolo vizioso in cui il glucosio, sia introdotto in quantità eccessive sia sintetizzato dall'organismo, viene trasformato in grasso. Una produzione tanto intensa di insulina, inoltre, porta ad un iperfunzionalità delle cellule β.
del pancreas che a lungo andare può alterare la loro capacità di funzionamento (diabete di tipo I). I valori che vengono monitorati negli individui con glicemia alta per individuare uno stato di prediabete sono la glicemia a digiuno la quale viene valutata a digiuno da almeno otto ore e viene considerata anomala (IFG, acronimo di Impaired Fasting Glucose) se eccede il limite di 126mg/dl, e la glicemia postprandiale che viene valutata dopo somministrazione di glucosio e viene considerata sintomo di diabete (IGT , Impaired Glucose Tolerance) se superiore a 200 mg/dL. Condizioni che comportano iperglicemia e, dunque, predisposizione all'insulino-resistenza sono endocrinopatie, malattie pancreatiche, insufficienza renale, epatopatia cronica. Il metabolismo a riposo (RMR) è dato dal lavoro metabolico basale, calcolato a digiuno al mattino in condizioni termiche neutre (BMR) sommato alla produzione di calore.nellestesse condizioni (DIT). Il disaccoppiamento mitocondriale via UCP, aumenta il DIT e in individui sani può variare tra 0% e 30% del metabolismo a riposo. Un basso RMR, dovuto a uno stile di vita sedentario, è associato al rischio di obesità e diabete dunque l’esposizione al freddo e il moto, incrementando la produzione di UCP, aumentano l’RMR e quindi combattono l’obesità ed il diabete. È salutare tenere bassa la quantità di insulina prodotta consumando alimenti a basso indice glicemico in quanto essa provoca vasodilatazione, inspessimento e irrigidimento dei vasi e disfunzione endoteliale, induce la lipogenesi mentre inibisce la lipolisi, provoca la ritenzione del sodio con conseguente ipertensione, promuove la produzione nel fegato di LDL piccole, dense ed eterogene, induce la sintesi di prostaglandine infiammatorie e l’infiammazione a sua volta stimola la produzione di insulina. L’eccesso di glucosio nel sangue, inoltre,
provoca la glicazione delle proteine delle pareti vasali e del sangue stesso, in primo luogo dell'emoglobina (vedi diabete di tipo II). Il GH, somatotropina o ormone dell'acrescita, aumenta la sintesi proteica e diminuisce la loro degradazione, induce la lipolisi per utilizzare i lipidi come fonte energetica anziché le proteine e stimola la produzione di insulina, ormone delle biosintesi. Per quest'ultima ragione una produzione eccessiva di GH o l'assunzione esogena dello stesso può provocare insulino-resistenza ed essere dunque diabetogena. Diabete di tipo III: il diabete di tipo II è associato nel 90% dei casi ad un deficit di sensibilità all'insulina dovuto al fatto che i recettori per tale ormone, presenti negli organi bersaglio, diminuiscono la loro espressione o la loro capacità di trasdurre il segnale a causa della costante esposizione a concentrazioni molto elevate della stessa; in senso metaforico i recettori diventano incapaci.di "sentire" l'insulina se vengono "bombardati" da essa. Le cause sono dunque l'iperglicemia e l'iperinsulinemia, anche se è stato provato che nel 50% dei casi vi è una predisposizione genetica. Fattori scatenanti del diabete di tipo II possono essere infiammazioni croniche ed esso si può manifestare nell'adulto come nell'infanzia. Il quadro metabolico vede iperglicemia, gluconeogenesi, proteolisi, lipogenesi, produzione di LDL epatiche, ipertriacilglicerolemia e assenza di chetogenesi. Lipogenesi e gluconeogenesi sono normalmente processi che avvengono in condizioni opposte, ma nell'individuo diabetico di tipo II la disfunzionalità metabolica è tale che il glucosio prodotto in gluconeogenesi va a sostenere la lipogenesi; ciò ed è dovuto al fatto che l'insulina non è assente, come nel diabete di tipo I, bensì presente in eccesso e per la stessa ragione non si ha
né formazione di corpi chetonici né β ossidazione. Non esiste alcuna cura al diabete di tipo II anche se è possibile indurre una riespressione dei recettori dell’insulina tramite una rigida dieta ipoglicemica ed esercizio fisico negli individui ai primi stadi della malattiva. Ci sono, inoltre, alcuni farmaci che in certi casi hanno effetti benefici, tra questi vi sono la metformina che riduce gluconeogenesi epatica inducendo autofagia e la sulfonilurea che aumenta rilascio insulina da parte del pancreas. L’infiammazione è implicata nell’insulinoresistenza poiché essa interferisce con il meccanismo di trasduzione del segnale mediato dai recettori per l’insulina. Nel più dell’80% degli individui diabetici si ha un aumento della massa adiposa viscerale che rappresenta la principale causa di insulinoresistenza specifica, iperglicemia, aumento di acidi grassi liberi e stress endoplasmico il quale determina uno stato
proinfiammatori con conseguenti alterazioni microvascolari e problemi di coagulazione. Una diminuzione della permeabilità e dell'elasticità dei capillari provoca un aumento della pressione al loro interno con eventuale formazione di edemi, rottura dei vasi.Scarica il documento per vederlo tutto.
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