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TRASLOCAZIONE DELLE PROTEINE LISOSOMIALI AL LISOSOMA
Dal trans-Golgi al lisosoma le proteine destinate a lisosoma viaggiano attraverso le vescicole di
clatrina. Il recettore della proteina CARGO riconosce come tratto strutturale di queste proteine la
componente oligosaccaridica, in particolare il mannosio 6-P, questo si forma così: nel cis-Golgi gli
oliosaccaridi N-linked presenti sulla maggior parte degli enzimi lisosomiali subisce una reazione in
2 steps che genera i residui di mannosio 6-P:
1. Una N-acetilglucosammina fosfotrasferasi trasferisce una N-acetilglucosammina fosforilata
su uno o più residui di mannosio (questi residui vengono aggiunti solo agli enzimi
lisosomiali poiché solo essi contengono le sequenze riconosciute da questo enzima)
2. Una fosfodiesterasi rimuove l’N-acetilglucosammina e lascia il mannosio 6 fosfato sulla
proteina
Queste modificazioni avvengono nel golgi e generano questo tratto strutturale che viene
riconosciuto dal suo recettore e viene poi incluso nella vescicola di clatrina che viene indirizzata al
tardo endosoma, il quale si forma a seguito della associazione di vescicole endocitiche che si
fondono tra loro. Il tardo endosoma ha un basso pH: infatti c’è una pompa protonica che acidifica
l’ambiente interno, probabilmente perché è infarcito di enzimi litici (tra cui proteasi) che lavorano
in modo efficiente solo in ambienti acidi. Il pH viene sfruttato però anche per altri scopi come per
esempio per il rilascio di una proteina solubile destinata al lisosoma: nel Golgi, il pH neutro favorisce
l’associazione tra la proteina che deve essere trasportata e il suo recettore, mentre una volta che la
vescicola raggiunge il tardo endosoma, il rilascio è garantito dal basso pH che favorisce la
dissociazione tra la proteina e il suo recettore. Un successivo processo di maturazione porta poi
all’accumulo tutti gli enzimi necessari, a un ulteriore abbassamento del pH e alla formazione del
lisosoma. È possibile che alcune proteine lisosomiali possano essere esocitate in maniera aspecifica,
perciò a livello della membrana avviene poi una endocitosi mediata da recettore in modo che gli
enzimi lisosomiali possano essere catturati e portati al lisosoma.
ESOCITOSI
Tutte le cellule eucariotiche secernono in modo costitutivo certe proteine secrezione costitutiva
Cellule secretorie specializzate immagazzinano alcune proteine in vescicole per secernerle solo
quando spinte a farlo da uno specifico stimolo secrezione regolata
Evidenze morfologiche sembrano indicare che la secrezione regolata sia controllata
dall’aggregazione proteica selettiva le proteine destinate alla secrezione regolata si aggregano
selettivamente prima della loro incorporazione nelle vescicole secretorie regolate
Nelle vescicole secretorie regolate ci sono due proteine: cromogranina e segretogranina e
-3
all’interno delle vescicole si produce un aumento di concentrazione di calcio (10 ) rispetto al calcio
-7
citosolico (10 ). Il risultato è che le proteine che regolano le vescicole precipitano in seguito allo
stimolo insieme agli ormoni o proteine che devono essere secrete. Questo succede nel trans-Golgi
network in cui avviene questa selezione
Non si sa come avviene la secrezione costitutiva! Le proteine non precipitano in modo selettivo, ma
sono contenute in vescicole e poi vanno a fondersi con la membrana.
Quali sono le co-proteins implicate nelle vescicole secretorie? Non si sa
Caratteristiche delle proteine secrete
Una buona parte delle proteine destinate alla secrezione hanno una pro-sequenza che
normalmente sta all’N-term. Non c’entra niente con la sequenza segnale che è già stata eliminata
(si chiamava pre-sequenza). Le proteine infatti fanno tutto il tragitto in forma di PRO-PROTEINE (es.
pro-albumina). Nel caso della pro-insulina la sequenza è interna, mentre nella pro-albunima è
all’estremità. Queste pro-sequenze vengono tolte appena prima di essere secrete.
▪ A cosa servono?
- A promuovere un corretto folding ( perché magari a questo livello non sono ancora
foldate)
- Per tenere insieme il peptide A e B che formano poi la forma matura in modo da dare la
possibilità di fare i ponti di solfuro che nell’insulina tengono insieme le due catene
polipeptidiche
- La pro-sequenza staccata dalla proteina ha la capacità di promuovere il folding per quello
che rimane.
- Enzimi digestivi: la chimiotripsina è prodotta come chimiotripsinogeno. Si distinguono
per la pro-sequenza che viene tagliata all’ultimo momento.
▪ Perché viene tolta? Perché un enzima proteolitico deve essere tagliato, e quindi attivato,
proprio appena prima di essere secreto altrimenti digerirebbe tutto quello che trova (es.
nella pancreatite digestiva si perde questo controllo e c’è il processamento troppo precoce
degli enzimi digestivi che vanno a digerire il pancreas)
▪ Chi processa queste pro-proteine? C’è una batteria di enzimi. Il primo scoperto è Kex-2.
Questi enzimi tagliano a valle di due aa basici che possono essere arginina-arginina o
arginina-lisina, ma non lisina-lisina. Questi enzimi devono essere estremamente specifici
devono tagliare in un unico punto, sul confine tra la pro-sequenza e la proteina matura. Per
essere così specifici riconoscono anche alcuni aa a monte, ma con meccanismi complicati.
Possono tagliare anche in più di un solo punto, ma comunque rimangono pochi
ENDOCITOSI MEDIATA DA RECETTORI
È il meccanismo con cui tutte le cellule sono in grado di internalizzare in modo selettivo sostanze
che vengono dall’esterno. (non è l’unico modo di internalizzazione dal momento che c’è anche la
fagocitosi e la pinocitosi).
A livello della plasmamembrana ci sono molti recettori che interagiscono con diversi ligandi: hanno
un dominio extra e intra. Quello intra è predisposto per interagire con certe proteine adattatrici e
quando il ligando attracca il recettore dal lato extracellulare, rapidamente si innesca il processo di
formazione della vescicola. La vescicola si introflette e viene strozzata dalla dinamina e va a
fondersi al tardo endosoma. Tutte le cellule fanno endocitosi mediata da recettori perché tutte
necessitano di internalizzare composti che stanno al di fuori della cellula. un numero infinito di
proteine o complessi vengono internalizzati. È un processo estremamente attivo: il 2% della
superficie della cellula è occupato da recettori che sono destinati all’endocitosi. Essi sono spesso
raggruppati e a volte anche prima dell’arrivo del ligando sono direttamente già in contatto con la
clatrina.
Come fa il legame del ligando a innescare la formazione della vescicola? Nei casi di endocitosi, il
tratto transmembrana non può essere modificata, perciò il recettore non può cambiare di
conformazione per mandare il segnale dal lato extra a quello intra. Quello che succede è che il
dominio extracellulare si modifica in modo da diventare più affine a un altro dominio extra. Si
forma perciò un raggruppamento tra i vari recettori nella loro porzione extra
I due casi principali sono:
1) Endocitosi delle LDL
Le LDL sono uno dei molti complessi che trasportano colesterolo nel circolo sanguigno. Una
particella LDL ha un rivestimento fosfolipidico esterno contenente una singola molecola di
una proteina chiamata Apo100. Molte cellule di mammifero producono recettori di
superficie che legano ApoB100 ed enternalizzano LDL attraverso endocitosi mediata da
recettore. Questi recttori sono glicoproteine con un singolo segmento trasmembrana, un
segmento citosolico piuttosto breve ed un lungo N-terminale extracitoplasmatico che
contiene il dominio di legame per le LDL. Dopo l’endocitosi, LDL è trasportata ai lisosomi
attraverso il pathway endocitico e degradata dalle idrolasi lisosomali. I recettori delle LDL
invece si dissociano nel tardo endosoma dai loro ligandi, infatti il ph 5 porta ad un
cambiamento conformazionale del recettore che rilascia così l’LDL, questi recettori poi
vengono riciclati in superficie dove il ph neutro fa ritornare i recettori nella loro
conformazione ottimale per legare LDL.
2) Endocitosi della transferrina
Questo tipo di endocitosi è un’eccezione all’idea generale della dissociazione ligando
recettore nel tardo endosoma. La transferrina è una proteina che lega e distribuisce il Fe3+
a tutte le cellule. Può raggiungere tutte le cellule, può passare anche la barriera
questo
ematoencefalica dimostra che ha un ruolo essenziale. Il recettore infatti è
ubiquitario. Lo schema dell’endocitosi è una variazione sul tema generale: a pH acido (circa
5) non si stacca la transferrina complessata al ferro dal recettore, ma solo il Fe, perché la
transferrina perde affinità per il ferro. In questo modo la transferrina resta associata al suo
recettore, e viene riciclata in membrana insieme al suo il recettore. La variazione di pH
(circa 7) fa in modo che la transferrina viene rilasciata nell’ambiente extra perché è poco
affine al suo recettore.
Altri esempi
3) Ormoni peptidici
Attivano una cascata di eventi a valle e sono internalizzati in modo che lo stimolo viene
down regolato, cioè annullato in tempi brevi
4) Smistamento delle proteine sul lato apicale da quello basale
Una volta che viene sintetizzata una nuova proteina di membrana, questa deve essere
indirizzata nel dominio corretto. I meccanismi non sono ancora chiari, ma si sa che sono
necessari sistemi di riconoscimento che decidano se una proteina deve andare da un lato o
da un altro. Il risultato di questo sorting e della restrizione del movimento delle proteine
all’interno della plasmamembrana dovuto alle giunzioni strette è la formazione di distinti set
di proteine per i due domini della membrana. Generalmente GPI è un segnale che indica che
deve essere posto sul lato apicale. Ci sono molti segnali diversi.
Questo sorting basolaterale-apicale è stato investigato in colture i cellule MDCK ( ovvero
cellule canine di reni) una linea di cellule epiteliali polarizzate .
Nelle cellule infettate con il virus dell’influenza le particelle virali gemmano soltanto dalla
membrana apicale, mentre nelle cellule infettate con il virus della stomatite vescicolare le
particelle virali gemmano solo dalla membrana basolaterale.
Questo si verifica poiché particolari glicoproteine del virus dell’influenza (emoglutina) sono
trasportate dall’apparato di Golgi esclusivamente dalla membrana basolaterale a quella
apicale.
Il segnale di sorting risiede nella glicoproteina stessa e questo è stato dimostrato attraverso
tecniche di DNA ricombinante che prevedevano l’inserimento del gene che codifica per la
glicoproteina in cellule non infettate con virus.
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