Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
μL.
trasparenti e 2 opache. Al loro interno verrà introdotto la soluzione del campione da analizzare.
Le facce trasparenti, devono essere indirizzate verso il raggio proveniente dal monocromatore; il
raggio attraverserà la prima faccia trasparente della cuvette, interagirà con il campione
contenuto in essa, quindi il raggio trasmesso dal campione uscirà dalla cuvette attraversando la
seconda faccia trasparente.
Come il raggio incidente, anche quello trasmesso conterrà un'energia potenziale. A valle
dell'alloggiamento del campione è presente un sistema di rilevazione del raggio trasmesso, che
converte l'intensità luminosa in un segnale elettrico, che viene misurato successivamente da un
apparato di misura (galvanometro). L'energia di un'onda elettromagnetica viene rilevata grazie a
cellule fotoelettriche; l'energia fotonica si rileva perché il fotone viene diretto su una lastra
metallica, la quale viene eccitata rilasciando elettroni dal fotocatodo; questi verranno attratti dal
fotoanodo, dando origine a una corrente elettrica, per cui l'energia potenziale si trasforma in
corrente elettrica. Maggiore sarà l'energia potenziale, maggiore sarà il numero di elettroni
emessi, maggiore sarà l'energia elettrica. Si determina con questo principio sia l'energia
potenziale del raggio incidente che del raggio trasmesso; quindi si può ricavare anche la densità
ottica; maggiore è quest'ultima, maggiore sarà la concentrazione del campione. La
spettrofotometria dà un analisi qualiquantitativa della molecola di nostro interesse.
La densità ottica è un valore puro, che non ha alcun significato se non si usa uno standard di
riferimento con diverse soluzioni a concentrazione diverse e note. Per ogni concentrazione si
valuta la densità ottica e si costruisce una retta di taratura; si valuta quindi la densità ottica della
soluzione a concentrazione incognita e si mette in relazione alla retta costruita. Ciò è possibile
farlo se la densità ottica è minore di 2, perché la misura di densità ottica è più precisa per
soluzioni più diluite, che hanno densità ottica minore di 2; se il valore di densità ottica è uguale
a 2 o superiore, si diluisce la soluzione di 10 volte, facendo attenzione ad inserire poi il fattore di
diluizione.
Questa tecnica si usa per analisi sia analitiche che preparative. L'analisi qualitativa prevede il
riconoscimento della presenza o assenza di un prodotto.
Lo spettrofotometro deve subire una manovra preventiva di taratura, poiché la molecola da
analizzare è presente come soluzione; la presenza del solvente potrebbe interferire per cui si
esegue prima un'analisi solo del solvente, atta a valutare la sua densità ottica, che viene registrata
e di conseguenza nell'analisi successiva sottratta alla misura totale; questo si effettua per lo
spettrofotometro a singolo raggio. Lo spettrofotometro a doppio raggio è costituito da tutte le
parti dello spettrofotometro a singolo raggio; tuttavia il raggio uscente dal monocromatore
viene diviso in 2 parti con l'ausilio di un sistema di specchi, in modo da indirizzare il raggio
anche in una seconda cuvette, che conterrà solo il solvente. Per ogni misura si andrà a valutare la
differenza tra il contributo totale e quello del solvente. Dunque la taratura avviene in parallelo;
questo garantisce una misura migliore, ed ha una lettura ad efficacia maggiore, rappresentando
una correzione di dati il linea di massima perfetta; questa misura simultanea, con l'uso dello
stesso sistema di rilevazione, consente la misura del solvente e della soluzione nelle stesse
identiche condizioni.
Lo spettrofotometro è utilizzato per un'analisi qualitativa delle proteine; i densitometri sono
degli spettrofotometri in cui il raggio non colpisce una cuvette ma una superficie di spessore 0,7
mm di gel trasparente, e scorrendo lungo la lunghezza del gel è in grado di rilevare la differenza
tra il gel trasparente e le bande colorate ottenute durante l'elettroforesi. Si rileva in questo caso
un tracciato di assorbanza delle singole bande rilevate, analizzando la concentrazione delle
proteine ancorate sul supporto solido.
Si usano dei sistemi di riconoscimento anche in soluzione proteiche, senza supporto, ma sono
sistemi colorimetrici; le proteine contenenti aminoacidi aromatici consentono la rilevazione
delle stesse perché questi gruppi hanno picchi di assorbimento particolari; le proteine assorbono
a 280 nm. Gli elettroni dei gruppi aromatici assorbono energia potenziale e si eccitano; si
rileverà un certo raggio trasmesso che rileva la concentrazione complessiva della proteina nel
campione, se conosciamo il coefficiente di estinzione morale, altrimenti si otterrà solo una
misura qualitativa.
Tecniche colorimetriche
L'intensità di colorazione di un cromoforo in presenza di proteine è correlato alla
concentrazione delle proteine stesse. Esistono 3 tecniche colorimetriche.
Biureto. Il metodo del Biureto è un metodo di determinazione delle sieroproteine di tipo
• chimico; riscaldando l'urea a 180 °C si ottiene la condensazione di due molecole di urea
che formano un composto detto Biureto. Se il Biureto viene posto in una soluzione
alcalina contenente ioni rameici (provenienti ad esempio da solfato rameico), si ha la
formazione di un complesso di colore violetto: questa reazione è indicata come reazione
del Biureto. L'intensità del colore sviluppato è proporzionale al numero di legami
peptidici interessati nella reazione, ed è quindi utilizzabile come metodo particolarmente
rapido e semplice per la determinazione qualitativa delle sieroproteine e delle proteine in
genere. L'intensità del colore violetto viene misurato con uno spettrofotometro, a 520-
550 nm.
Contestualmente alla formazione dei legami di coordinazione, i gruppi -NH- riducono
gli ioni rameici in rameosi; maggiore è la concentrazione delle proteine, maggiore è la
concentrazione degli ioni rameosi; poiché gli ioni rameosi aumentano l'intensità di
colorazione della soluzione, ne consegue che maggiore sarà l'intensità di colorazione,
maggiore sarà la concentrazione delle proteine.
Questa colorazione ha però anche un contributo di colorazione interferente del Biureto
che non ha reagito; si deve perciò sottrarre questo valore, tarando il sistema e misurando
cioè la densità ottica del sistema con il rame non complessato; dunque si effettua la
prima lettura sul reagente libero, e lo spettrofotometro registrerà questa misura per poi
sottrarla all'intensità totale.
Dalla densità ottica si risale alla concentrazione delle proteine tramite l'utilizzo di una
curva di taratura, con l'uso dell'albumina bovina, una proteina pura, a diverse
concentrazioni note, entro un determinato range di concentrazioni.
Lowry. E' molto più sensibile e si usa per un campione ad elevato grado di purezza o in
• tutte le situazioni di misura del contenuto proteico nelle colture cellulari, che è
dell'ordine di 5-10-20 Anche questo metodo si basa sul principio della reazione
μg.
degli ioni rameici con 4 legami peptidici, con formazione di ioni rameosi. Si usa poi una
soluzione di acido fosfotungomolibdinico (reattivo di Folin), che è un forte ossidante,
che viene, per la presenza degli ioni rameosi, ridotto in molibdato e tungstato; la sua
colorazione originale è giallo, ma per riduzione il colore vira al rosso intenso. L'intensità
di colorazione definisce la concentrazione di proteine; il reattivo di Folin viene aggiunto
successivamente al rameico poiché, essendo fortemente ossidante, provocherebbe
ossidazione. Si esegue una prova in bianco per azzerare il sistema di taratura
completamente e successivamente si esegue la lettura.
Acido Bicinconinico. E' sensibile quanto il Lowry nel range di concentrazione di E'
μg.
• utile per semplificare le procedure di analisi. Si aggiunge l'acido in contemporanea con gli
ioni rameici, senza che si provochino interferenza, perché questo interagisce
selettivamente con i prodotti rameosi ottenuti dalla reazione di riduzione tra peptidi e
ioni rameici; la colorazione che si ottiene è rossa. Questa analisi è molto più veloce
rispetto ai tempi di sviluppo delle altre prove.
Fluorimetro
La fluorescenza è un fenomeno spettroscopico che differisce dalla spettrometria di assorbimento
-8
per il tempo di ritorno degli elettroni allo stato fondamentale (10 s). Varia anche l'energia
ceduta come fotoni; parte dell'energia è dissipata, e l'energia restituita sarà più bassa di quella
incidente. Il raggio trasmesso consiste in un fotone di energia più bassa e lunghezza d'onda
maggiore. Tutte le molecole assorbono, ma solo alcune fluorescono. La lunghezza d'onda
incidente sarà inferiore della lunghezza d'onda del raggio emesso. Si parlerà di spettro di
assorbimento e spettro di emissione. Le sostanze fluorescenti hanno entrambi i tipi di spettri. Si
possono avere in questo caso sia informazioni qualitative che quantitative. L'analisi qualitativa
esprime il massimo di assorbimento e il massimo di emissione. Se la molecola che stiamo
cercando ha un certo picco di assorbimento e di emissione, ritrovati nel campione allora quella
molecola è presente. Si devono dimostrare 2 caratteristiche questa volta. L'analisi quantitativa si
effettua per la legge di Stokes che regola la densità ottica della soluzione in confronto alla
concentrazione della molecola nella soluzione. Anche la fluorescenza si valuta come densità
ottica ed è direttamente proporzionale alla concentrazione del composto.
La strumentazione è diversa; si ha sempre un generatore di UV costituito da una lampada al
deuterio; è presente il monocromatore che seleziona la lunghezza d'onda; il raggio selezionato
colpirà la cuvette, sempre di cammino ottico 1 cm, all'interno del quale sarà presente il
campione; il raggio emesso sarà rilevato a 90° e non a 180°.
La molecola emette fotoni, in una miscela contenente diverse molecole, per cui se il raggio
fosse misurato a 180° dovrebbe attraversare tutta la cuvette nel suo spessore e potrebbe essere
assorbito da queste altre molecole; si otterrebbe una sottostima della fluorescenza emessa.
Inoltre a 180° il fotocatodo potrebbe interagire con la luce diffusa dal campione che fluoresce.
L'onda elettromagnetica viene dunque registrata a 90°; viene poi raccolta dal fotocatodo una
quota di onde elettromagnetiche provenienti dalla superficie di contatto diretto con la cuvette
da parte del raggio inc