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PEF – FLUSSO DI PICCO ESPIRATORIO
Carmine Gabbi
Il PEF è utile in aggiunta ai parametri clinici, per tentare di predire
• l’evoluzione di un attacco di asma
Il suo ruolo è codificato nelle linee guida GINA come parametro indicatore
• nel valutare la severità dell’attacco di asma, la risposta alla terapia,
l’indicazione al ricovero e quindi, risolta la crisi, alla dimissione
Le linee guida di riferimento consigliano il ricovero in unità di terapia
• intensiva per i pazienti con valori di PEF dopo il trattamento, < 30% del
teorico PATOLOGIE RESPIRATORIE
Ø Identificare i componenti del sistema respiratorio coinvolti
Parenchima polmonare
o Gabbia toracica
o Sistema nervoso centrale
o
Ø Supportare il paziente
Pervietà delle vie aeree
o Adeguato pattern respiratorio
o Mantenimento del circolo
o Verifica dello stato neurologico
o
ATTI DELL’OPERATORE SANITARIO
A. RILEVARE LE SEGUENTI COMPONENTI MACROSCOPICHE
i. Stato di coscienza
ii. Segni di ostruzione delle vie aeree
iii. Stato di ossigenazione
iv. Segni di ipercapnia
v. Segni di fatica muscolare
vi. Modalità di respiro
vii. Segni di scompenso cardiaco
B. PROCEDERE AD UN APPROFONDIMENTO CLINICO ANAMNESTICO D’URGENZA
i. Quale è stata la modalità d’insorgenza della dispnea?
ii. Anamnesi generale
iii. Anamnesi farmacologica e tossicologica
iv. Esame obiettivo approfondito del torace
Ispezione e palpazione
o Percussione
o Auscultazione
o LE PATOLOGIE RESPIRATORIE
EDEMA POLMONARE ACUTO
Gravissima sindrome clinica caratterizzata da un aumento dell’acqua extravascolare del polmone per trasudazione di
liquido sieroematico nell’interstizio, negli alveoli e nei bronchioli polmonari
Fasi Ø Prima fase: aumento passaggio di liquido nell’interstizio a cui sopperisce un incremento del drenaggio
linfatico; non si crea pertanto accumulo d liquidi nei polmoni
Ø Seconda fase o edema interstiziale: superata la possibilità di drenaggio linfatico si crea un accumulo di
liquidi nell’interstizio peribronchiale, venulare e arteriolare, in questa fase è già documentabile un aumento
della distanza tra le giunzioni intercellulari sulla versante endoteliale tale da permettere il passaggio di
macromolecole dal lume capillare all’interstizio
Ø Terza fase o edema alveolare: un ulteriore incremento della pressione endovasale può portare all’apertura
delle giunzioni intercellulari sul versante alveolare, con passaggio di liquido, macromolecole e globuli rossi
negli alveoli stessi.
Carmine Gabbi
EDEMA POLMONARE CARDIOGENO
Le cause più comuni che determinano in modo acuto o più frequentemente cronico lo scompenso del ventriolo sinistro
sono: La cardiopatia ipertensiva e/o ischemica
• La cardiopatia valvolare mitralica e/o aortica
• Le cardiomiopatie
• Le miocarditi
• Le cardiopatie congenite
•
Fattori scatenanti
Fattori scatenanti cardiaci: IMA, crisi ipertensiva, aritmie, pericardite acuta, endocardite batterica subacuta
• Fattori scatenanti extracardiaci: anemia, gravidanza, grave ipertiroidismo, ipocorticosurrenalismo,
• ipossiemia, alterazioni acute dell’equilibrio idro-elettrolitico ed acido-base.
Fattori scatenanti iatrogeni: sovraccarico idrosalino, scadente compliance al trattamento medico,
• intossicazione digitalica, trattamento con betabloccanti, calcioantagonisti, antidepressivi triciclici, ormoni
tiroidei
Sintomatologia
v Dispnea ad insorgenza improvvisa in pz a rischio (angina e IMA pregressi, stenosi mitralica, stenosi aortica,
insufficienza aortica, ipertensione)
v Ortopnea obbligata con FR >30-40 apm
v Dispnea parossistica notturna
v Dolore toracico
v Rantoli crepitanti
v Frequenza cardiaca elevata (se bassa possibile BAV)
v Impegno dei muscoli accessori della respirazione
v Tosse con espettorato rosato schiumoso
v Pallore
v Stato ansioso
v Sudorazione profusa, fredda
v La pressione arteriosa può essere aumentata o abbassata (una pressione arteriosa ridotta è un segno prognostico
sfavorevole, indice di probabile evoluzione in shock cardiogeno)
Trattamento
Si tratta di un’emergenza medica. Il trattamento non deve essere ritardato ma immediat, iniziato anche a casa del paziente
e continuato durante il suo trasporto in ospedale. Procedere immediatamente ad una classificazione emodinamica: EPA
normoteso, EPA iperteso, EPA ipoteso (shock cardiogeno)
Trattamento CASO 1 con pz iperteso o normoteso
v Far sedere il pz per diminuire il ritorno venoso al cuore destro ed aumentare la capcità polmonare totale, la
capacità vitale e il diminuire il lavoro respiratorio
v Applicazione di lacci emostatici alla radice di tre arti per ostacolare il deflusso venoso e ridurre la congestione
polmonare in assenza di altre opzioni terapeutiche. Ogni 15-20’ si sposta il laccio sull’arto libero
v Furosemide 20mg e.v. in bolo; nel pz già in trattamento va somministrata una dose doppia della dose giornaliera
in 1-2 minuti. Se entro 20 minuti non si ha risposta si raddoppia la dose iniziale. Nel pz con insufficienza renale
possono essere necessari dosaggi ancora più elevati (125-250mg) in assenza di risposta diuretica entro 30 minuti
dalla seconda somministrazione
Trattamento 2
v Nitroglicerina 0.4mg s.l. ripetibile se necessario ogni 5 minuti per quattro volte se la PAS >100mmHg in attesa
di allestire una linea di accesso venoso.
v Morfina per dominare in qualche minuto l’intensa dispnea e l’angosciosa sensazione di soffocamento del pz,
1-2mg e.v. (1mg/min) ripetibili ogni 5’ fino ad ottenere l’effetto desiderato (dosaggio massimo totale 10mg) o
5mg nel deltoide se il reperimento dell’accesso venoso sia difficoltoso
v il salasso è un metodo rapido per ridurre la congestione polmonare e può rappresentare un utile trattamento nei
pazienti con alto ematocrito che non rispondano al trattamento diuretico ed eventualmente negli oligo-anurici
affetti da insufficienza renale. In 5’ si estraggono 300ml di sangue venoso. È controindicato nell’ipotensione
arteriosa, nell’anemia, nell’IMA.
v Se possibile posizionare una maschera facciale con sistema Venturi per erogare alte frazioni inspiratorie di
ossigeno e conseguire come minimo una PaO2 > 60mmHg, asportare protesi dentarie mobili
v Aminofillina i.v.: 6mg/kg in 20’ come carico, seguiti da 0.2-0.4mg/kg/h come mantenimento. Uso controverso
per l’effetto cronotropo positivo. Utile in caso di broncospasmo preminente
Carmine Gabbi
ATTENZIONE
in caso di ostruzione all’efflusso ventricolare sx fissa (stenosi aortica) o dinamica (cardiomiopatia ipertrofica
• ostruttiva) non provocare una brusca riduzione del precarico e del postcarico per pericolo di ipotensione
refrattaria, ma adottare un trattamento più conservativo
in caso di stenosi mitralica, se si dimostra una fibrillazione atriale, utile la digossina i.v.
• in caso di insufficienza renale con volume intravascolare fisso i farmaci di elezione sono nitrati e morfina
•
tutti i pazienti affetti da EPA devono essere ospedalizzati. Quando si profili un repentino deterioramento o refrattarietà
alla terapia, va considerata la necessità della intubazione tracheale e ventilazione meccanica, altrimenti se disponibili
ricorrere a mezzi di ventilazione non invasiva.
TAMPONAMENTO CARDIACO
È la diminuzione del riempimento ventricolare per incremento della pressione intra pericardica con conseguente
diminuzione della portata cardiaca polmonare e sistemica e quindi dell’apporto di ossigeno
Cause pericardite di qualunque origine
• emopericardio
•
Quadro clinico
Dispnea con reperto polmonare spesso negativo, polso paradosso, ipotensione o normotensione, tachicardia, turgore
giugulare con eventuale mancato collasso inspiratorio, parafonia dei toni cardiaci, itto non palpabile, segni scompenso
destro nelle forme subacute.
Sospettare il tamponamento in base al reperto clinico (dispnea con reperto polmonare negativo) e all’anamnesi.
Trattamento
infusione rapida di liquidi ed eventuali inotropi
• O2 ad alto flusso
• Non diuretici
• Immediata ospedalizzazione per approfondimento diagnostico e pericardiocentesi
•
EDEMA POLMONARE ACUTO NON CARDIOGENO (ARDS)
Forma acuta e grave di insufficienza respiratoria caratterizzata da un esteso processo flogistico a livello polmonare,
danno diffuso della membrana alveolo-capillare con distruzione dell’endotelio e aumento della permeabilità vascolare
con conseguente edema interstiziale e successivamente alveolare.
Fattori di rischio
Danno polmonare diretto
Aspirazione di contenuto gastrico
• Traumi del torace
• Inalazione di gas tossici
• Gravi infezioni polmonari
• Semiannegamento
•
Danno polmonare indiretto
Setticemia
• Traumi con fratture multiple
• Trasfusioni multiple
• Shock ipovolemico
• Overdose
• Trapianto polmonare e/o cardiaco
• Ustioni estese
•
QUADRO CLINICO
Ø Prima fase: contrassegnato da sintomi e segni relativi alla patologia di base ed è ancora caratterizzato da
un buon compenso cardiorespiratorio
Ø Seconda fase: iniziano ad essere evidenti se non predominanti, i sintomi respiratori rappresentati dalla
dispnea e dalla tachipnea; l’esame emogasanalitico mostra moderata ipossiemia e, a causa di
iperventilazione, ipocapnia con alcalosi respiratoria. Nell’arco di alcune ore l’Rx torace mostra la comparsa
di infiltrati polmonari bilaterale diffusi che tendono a confluire ed ad estendersi
Ø Terza fase: la dispnea diviene particolarmente intensa; si può osservare nella respirazione, la retrazione dei
muscoli intercostali e l’impiego dei muscoli accessori della respirazione. L’emogasanalisi è contrassegnata
da grave ipossiemia. Il pz si presenta agitato e ansioso
Carmine Gabbi
Ø Quarta fase: ulteriore aggravamento della dispnea, ipossiemia gravissima e grave acidosi respiratorio
conseguente alla ritenzione di CO2; in questa fase il paziente si trova spesso in una fase di sopore o
ottundimento del sensorio.
TERAPIA
Il sospetto di trovarsi di fronte ad un paziente con edema polmonare non cardiogeno deve indurre al ricovero
immediato, essendo la prognosi migliore se la terapia è precoce
Il trattamento si basa su due elementi: terapia specifica e quella non specifica
Il trattamento specifico comporta il riconoscimento e la terapia della causa determinante
Presidi terapeutici non specifici:
Farmaci corticosteroidei
o Controllo del volume vascolare
o Antibiotici
o Farmaci vaso e cardio-attivi: Nitropressiato, d