La gestione del deterioramento del cliente da parte della banca
Nel momento in cui la banca accerta il deterioramento del cliente, interviene riducendo l'accordato sulle linee di credito.
La LGD (Loss Given Default) rappresenta la percentuale dell'esposizione non recuperabile in caso di default. Essa indica il valore atteso del rapporto, in termini percentuali, tra la perdita e l'EAD (Exposure At Default).
Ad esempio, se l'EAD è di 1 milione e la stima di recupero è di 600.000 (60%), la LGD sarà del 40%. La LGD è influenzata dalla presenza di garanzie, come il profilo giuridico del garante e la congruità della garanzia, nonché dal tempo di escussione.
Il ME (Maturity Equivalent) esprime la scadenza residua dell'esposizione. Essa rappresenta la media delle durate residue contrattuali dei pagamenti, ciascuna ponderata per il relativo importo. Il ME tiene conto del rischio di downgrading.
Il concetto di perdita attesa è la quantificazione, effettuata sulla base delle migliori informazioni disponibili, della perdita media che si otterrebbe per crediti con specifiche caratteristiche di rischio. Essa è pari a PD (Probability of Default) * EAD * LGD e rappresenta un costo allocato nel CEE (Credit Enhancement Expense).
Ad esempio, se si ha un portafoglio di 1000 crediti,...
di 10 euro ciascuno, privi di margini non utilizzati(EAD=10). Pd=2%, LGD=50%, non si quantifica M.Qual è la perdita attesa? (PdxLGDxEAD). A fine anno 20 debitori su 1000 saranno inadempienti per un totale di 200; posta la LGD pari a 50%, la perdita attesa=1002/100 X 50/100 X 10000=100 33 La perdita inattesa Misura la possibile variazione della perdita effettiva rispetto alla perdita attesa. A rigore, solo la perdita inattesa è un fattore di rischio; Pertanto, è questa la componente che deve essere coperta dal capitale PMI RETAIL A parità di rischio (PD), le aziende di minori dimensioni richiedono meno capitale per la previsione di diverse funzioni di ponderazione. 34 PD: Rating di controparte 1. Modulo finanziario Verifica, basandosi sui dati di bilancio, la capacità dell'impresa di generare nel tempo flussi di cassa positivi in condizioni di equilibrio patrimoniale, finanziario ed economico. Risultato è lo score di bilancio, quale primo e
predominante tassello del rating finale: scaturisce dal cfr tra il comportamento dell'impresa cliente e quello medio desumibile da campioni storici di imprese sane e non. Limiti: scarso potere informativo del bilancio, visione retrospettiva degli equilibri dell'azienda, ritardata disponibilità delle informazioni.
2. Modulo andamentale
Informazioni interne alla banca: utilizzato su accordato (i più graditi: 25%), entità e durata degli sconfinamenti, crediti scaduti, o movimentazione c/c
Informazioni esterne (Centrale dei Rischi): sofferenze; numero delle banche segnalanti; posizione globale di rischio; variazione dell'accordato totale.
3. Modulo qualitativo
Alcune info:
- Diversificazione operativa (produttiva, commerciale, geografica delle vendite)
- Assetto proprietario
- Flessibilità finanziaria (accesso al mercato dei capitali e del debito)
- Qualità del management e struttura organizzativa (esperienza, visione strategica)
Posizione competitiva (andamento del mercato, posizione strategica, dinamismo aziendale)
Qualità e tempismo nella produzione di documenti informativi (frequenza delle comunicazioni verso l'esterno, ritardo tra la data dei documenti informativi e la data della loro trasmissione)
COMUNICAZIONE FINANZIARIA!
Raccolta delle informazioni mediante questionari elettronici, compilati dal gestore con l'imprenditore o un rappresentante dell'impresa (direttore finanziario).
Le finalità dei questionari sono contribuire alla corretta valutazione del rischio e guidare l'approfondimento della relazione di clientela.
subscore qualitativo e settoriale
Spesso (tendenza all'utilizzo dei tassi di decadimento per settori di attività economica).
Il peso dei moduli:
Alcune possibili variabili:
Cliente della banca (da quanto affidato?)
Dimensione azienda (all'aumentare del fatturato, minor spinta all'automazione)
Esistenza bilancio
36- Probabile riduzione del multiaffidamento
- Investire nel dialogo
- Rating quale stimolo al miglioramento della gestione
- Attenta pianificazione finanziaria (leva finanziaria, gestione circolante e liquidità)
- Uso del rating per ottimizzare i processi di affidamento e di pricing
- Aiutare le imprese a migliorare la percezione del proprio rischio (enfasi sul rating advisory)
- Accompagnare le imprese nello sviluppo e investimento
- Ridisegnare il rapporto bancaimpresa (oggettività di giudizio, minori tempi di istruttoria, completezza di servizio)
Rating: criticità
- Le principali criticità del ricorso ai rating sembrano ricondursi all'insufficiente raccolta e al modesto contributo dei dati qualitativi, extra-contabili e forward-looking delle imprese affidate, al contrario indispensabili per arricchire la stima determinata in automatico dal modello.
- Minore dipendenza da elementi andamentali.
- Si aggiungano i ritardi nelle revisioni dei rating segnalati come non più attuali dai meccanismi interni di monitoraggio o scaduti per decorrenza del termine di validità. Uno studio condotto dalla Banca d'Italia nei primi mesi del 2009 su circa 400 intermediari ha rilevato che quasi il 40% delle banche più grandi e più del 60% di quelle piccole non hanno effettuato attività straordinaria di revisione del portafoglio prestiti a partire da ottobre 2008. Per gli intermediari che invece
Revisioni 2017 (implementazione nel 2022)
La maggior parte delle banche in tutto il mondo utilizza l'approccio standardizzato (SA) per il rischio di credito. In base a questo approccio, i supervisori stabiliscono i pesi del rischio che le banche applicano alle loro esposizioni per determinare gli attivi ponderati per il rischio (RWAs). Ciò significa che le banche non utilizzano i loro modelli interni per calcolare gli attivi ponderati per il rischio.
Le principali modifiche all'approccio standardizzato per il rischio di credito saranno:
- Migliorare la sensibilità al rischio mantenendo l'approccio standardizzato per il rischio di credito sufficientemente semplice.
- Fornire un approccio più dettagliato alla ponderazione del rischio invece di un peso del rischio uniforme, in particolare per l'immobiliare residenziale e commerciale.
- Ridurre la dipendenza dalle valutazioni di credito esterne.
- Richiedere alle banche di condurre una sufficiente due diligence quando utilizzano valutazioni esterne.
- Avere un approccio non basato sulle valutazioni sufficientemente dettagliato per le giurisdizioni che non possono o non desiderano fare affidamento su valutazioni di credito esterne.
The main changes to the IRB approach for credit risk will:
- Remove the option to use the A-IRB approach for exposures to financial institutions and large corporates (SA or F-IRB)
- No IRB approach can be used for equity exposures (only SA)
Large corporates: Corporates belonging to groups with total consolidated revenues exceeding EUR 500m.
The revised output floor limits the amount of capital benefit a bank can obtain from its use of internal models, relative to using the standardised approaches.
Banks' calculations of RWAs generated by internal models cannot, in aggregate, fall below 72.5% of the risk-weighted assets computed by the standardised approaches. This limits the benefit a bank can gain from using internal models to 27.5%.
BASILEA 3, CRD: AMBITI DI INTERVENTO, CAPITALE/CENNI LCR ENSFRB3 trasposta nell'ordinamento:
Entrate in vigore 1° gennaio 2014.
Con la pubblicazione della Circolare 285/13 "Disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche" della
Banca d'Italia, sono state recepite nella regolamentazione nazionale le norme della CRD IV e indicate le modalità attuative della disciplina contenuta nel CRR.
Prevede tre Pilastri:
1° Pilastro
Il Primo Pilastro (Disciplina dei requisiti patrimoniali) attribuisce rilevanza alla misurazione dei rischi e del patrimonio, prevedendo il rispetto di requisiti patrimoniali per fronteggiare le principali tipologie di rischio dell'attività bancaria e finanziaria (di credito, di controparte, di mercato e operativo).
Sono inoltre previsti:
- l'obbligo di detenere riserve patrimoniali addizionali in funzione di conservazione del capitale e in funzione anticiclica nonché per le istituzioni a rilevanza sistemica;
- nuovi requisiti e sistemi di supervisione del rischio di liquidità, sia in termini di liquidità a breve termine (Liquidity Coverage Ratio - LCR) sia di regola di equilibrio strutturale a più lungo termine (Net Stable Funding Ratio).
– NSFR);un coefficiente di “leva finanziaria” (“leverage ratio”), che consiste nel rapportoo percentuale tra il patrimonio costituito dal capitale di classe 1 e l’ammontare totaledelle esposizioni non ponderate per cassa e fuori bilancio.
Il Secondo Pilastro (Processo di controllo prudenziale) richiede agli intermediari di dotarsidi una strategia e di un processo di controllo dell’adeguatezza patrimoniale (cd. ICAAP -Internal Capital Adequacy Assessment Process), in via attuale e prospettica ed in ipotesi di“stress”, a fronte di tutti i rischi rilevanti per l’attività bancaria e di un robusto sistemaorganizzativo, di governo societario e dei controlli interni.
L’ICAAP deve essere coordinato, rispondente e coerente con il sistema degli obiettivi dirischio (RAF - Risk Appetite Framework).
All’Organo di Vigilanza è rimessa la supervisione sulle condizioni di stabilità.
efficienza, sana e prudente gestione delle banche e la verifica dell'affidabilità e della coerenza dei risultati delle loro valutazioni interne (cd. SREP - Supervisory Review and Evaluation Process), al fine di adottare, ove la situazione lo richieda, le opportune misure correttive.
Ci fu l'introduzione dell'ILAAP: Processo di valutazione dell'adeguatezza della liquidità interna, con riferimento ai processi di individuazione, misurazione, gestione e monitoraggio della liquidità interna attuati dall'ente ai sensi dell'articolo 86 della Direttiva 2013/36/UE. Contiene pertanto tutte le informazioni qualitative e quantitative necessarie ad avallare la propensione al rischio dell'ente, ivi inclusa la descrizione dei sistemi, dei processi e della metodologia di misurazione e gestione dei rischi di liquidità e di provvista.
3° pillar
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