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POLITICHE DI RISCHIO
Quando parliamo di strategie da parte delle banche, parliamo di una serie di
azioni di medio periodo che riguardano la politica dell’impresa (posizionamento
di mercato, scelte prodotti, ecc.) ma all’interno delle strategie l’impresa bancaria
non può prescindere da una corretta consapevolezza di quali sono i vincoli che
sulle scelte strategiche sono imposti dal frame work di vigilanza. Il management
quindi quando va a definire le strategie dell’impresa definirà una serie di azioni
industriali che favoriscono lo sviluppo e la crescita di valore, ma definirà una
serie di azioni strettamente legate alla gestione del rischio(dettagli di rischi su
cui la banca genera valore). All’interno del piano strategico quindi si troverà una
parte dedicata alle politiche di rischio, sia dal punto di vista organizzativo, sia
per quanto riguarda gli effetti che l’assunzione di rischio può avere sulle scelte
di struttura finanziaria e sulle performance della banca.
Le scelte relative al rischio ovviamente , non sono scelte autonome da parte del
management ma devono tener conto di una serie di vincoli regolamentari sia per
quanto riguarda le scelte che comportano una crescita dei volumi, sia per quanto
riguarda le scelte che comportano il privilegiare un business rispetto ad altre in
quanto comporta un mix di rischi differenti.
Tenere presente i vincoli regolamentari significa tenere presente che qualsiasi
scelta strategica implica un fabbisogno di risorse patrimoniali e qualsiasi scelta
di tipo operativo ha un impatto sulla composizione dell’attivo rischioso e sul
profilo di rischio della banca.
Nel momento in cui si definisce una strategia e si definiscono una serie di azioni
strategiche in differenti ASA , si va ad impattare sulla pluralità di controlli in cui
si ha una serie di interlocutori di vigilanza che richiamano le scelte strategiche
ad una compliance regolamentare.
Una delle grandi aree di sviluppo della regolamentazione è proprio quella della
compliance regolamentare , poiché esiste una domanda crescente di competenze
nell’ambito della regolamentazione (es. nel piano BPER una parte del piano
strategico è dedicata alle iniziative relative alle politiche di rischio).
Nella misurazione corrente delle performance reddituali, le banche utilizzano in
modo diffuso delle tecniche per la valutazione delle performance Risk Adjusted ,
le cosiddette RAPM (risk adjusted performance measures) quindi laddove si
vogliano misurare i risultati di gestione considerando le condizioni di rischio che
queste scelte di gestione determinano si utilizzano tecniche per la valutazione
della redditività corrette per il rischio.
Tra le scelte strategiche che attengono le politiche di rischio, nell’ambito delle
funzioni di risk management, la strategia industriale di un gruppo richiede la
costruzione di un team responsabile di valutare di continuo, la condizione della
composizione dell’attivo rischioso.
Tra le iniziative relative all’applicazione di BASILEA 2 ad esempio ci sono le
evoluzioni delle metodologie per il calcolo del requisito patrimoniale a fronte del
rischio operativo. 57
Poiché in ogni piano strategico vi è un’area collegata alla gestione del rischio, gli
stakeholder a cui viene presentato il piano si aspettano di valutare quali saranno
le scelte strategiche relative al rischio e ai presidi per il rischio.
Tra le scelte relative ai presidi per il rischio ci sono anche le scelte relative
all’evoluzione della dotazione patrimoniale.
L’evoluzione della dotazione patrimoniale possono esser valutate facendo
riferimento Core Tier1 rispetto al Total Capital Ratio sull’orizzonte del piano.
10 11
Chi va ad analizzare la strategia della banca, si aspettata di avere informazione
non soltanto sulle azioni relative al raggiungimento di determinati obiettivi di
performance ma anche sulle scelte di politica del rischio preordinate a garantire
la stabilità di una banca all’interno di una strategia di sviluppo che comunque
comporta assunzione di rischio.
La politica del rischio ha un profilo di :
tipo organizzativo, quali sono i processi messi in atto per l’attualizzazione
§ dei profili di rischio.
tipo finanziario-patrimoniale, quali sono i profili patrimoniali preposti alla
§ gestione del rischio, cioè qual è la politica del capitale di rischio.
Il management quando definisce il piano deve tenere conto del perimetro
regolamentare all’interno del quale si muove la strategia della banca, ecco
perché è importante, ripercorre alcuni temi della regolamentazione ed è
interessante capire come si conciliano le strategie bancarie con la
regolamentazione, in particolare gli assetti della regolamentazione, i vincoli
posti dalla regolamentazione nonché la nuova filosofia imposta della vigilanza
all’interno del quale si muove la strategia(RAF), i nuovi concetti di rischio di
BASILEA 2 (i tre Pilastri), quindi i rischi nuovi e i rischi tradizionali.
TEMI DELLA REGOLAMENTAZIONE :
Con riferimento alle politiche di rischio è importante entrare nel dettaglio e
capire i seguenti concetti :
1. QUAL E’ IL RUOLO DEL PATRIMONIO IN UNA BANCA E QUALI SONO LE
DIFFERENZE TRA PATRIMONIO DI VIGILANZA E CAPITALE ECONOMICO?
Il capitale economico è legata alle risorse di capitale finalizzata alla copertura di
rischi principali (primo pilastro) oppure di secondo pilastro che in realtà
richiedono una copertura attraverso una dotazione di capitale superiore al
patrimonio di vigilanza che è appunto il capitale economico.
Con Tier 1 capital (o Core Tier 1) si intende la componente primaria del capitale di una
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banca composta dal capitale azionario e riserve di bilancio provenienti da utili non distribuiti
al netto delle imposte
TCR, rapporto tra il patrimonio di vigilanza della banca e i crediti che l’istituto ha concesso
11
ai clienti, ponderati per il loro rischio(in media il valore è tra 17 e 18, più alto significa che o il
patrimonio della banca è troppo grande rispetto alle attività che svolge, oppure che il gruppo
investe poco o presta denaro solo a soggetti molto sicuri, a scapito del rendimento 58
2. COS’E’ IL RAF (RISK APPETITE FRAMEWORK) E QUAL E’ IL SUO RUOLO
NELL’ORIENTARE LE POLITICHE DI RISCHIO DELLA BANCA?
Oggi al management di una banca è richiesto di esplicitare ex ante una certa
propensione al rischio (appetito al rischio) e quindi di definire il frame work,
cioè la griglia dei rischi all’interno del quale la strategia intende muoversi.
La regolamentazione è un insieme di disposizioni legislative che ha una
traduzione operativa nei controlli di vigilanza. I controlli appartengono a due
grandi categorie :
Stabilità ed efficienza: sono quelli riferiti all’intermediazione creditizia.
§ Trasparenza e correttezza: sono riferiti all’attività di mercato e
§ tendenzialmente alle imprese d’investimento
Risk appetite framerwork o “RAF” (sistema degli obiettivi di rischio): il
quadro di riferimento che definisce – in coerenza con il massimo rischio
assumibile, il business model e il piano strategico – la propensione al rischio,
le soglie di tolleranza, i limiti di rischio, le politiche di governo dei rischi, i
processi di riferimento necessari per definirli e attuarli (cfr. Allegato C). Si
forniscono, di seguito, le definizioni dei concetti rilevanti ai fini del RAF:
risk capacity (massimo rischio assumibile): il livello massimo di rischio che
una banca è tecnicamente in grado di assumere senza violare i requisiti
regolamentari o gli altri vincoli imposti dagli azionisti o dall’autorità di
vigilanza;
risk appetite (obiettivo di rischio o propensione al rischio): il livello di rischio
(complessivo e per tipologia) che la banca intende assumere per il
perseguimento dei suoi obiettivi strategici;
risk tolerance (soglia di tolleranza): la devianza massima dal risk appetite
consentita; la soglia di tolleranza è fissata in modo da assicurare in ogni caso
alla banca margini sufficienti per operare, anche in condizioni di stress, entro
il massimo rischio assumibile. Nel caso in cui sia consentita l’assunzione di
rischio oltre l’obiettivo di rischio fissato, fermo restando il rispetto della
soglia di tolleranza, 59
Concorrenza
Stabilità Ef•icenza
CONTROLLI STABILITA’ ED EFFICIENZA
La stabilità può esser intesa come stabilità di natura microeconomica, riferita
alle singole istituzioni e da questo punto di vista una serie di norme riguardano
la verifica delle condizioni di stabilità aziendali, oppure la stabilità può esser
riferita al sistema e si parla di stabilità macroeconomica.
In entrambi i casi, le norme di vigilanza si pongono un obiettivo di stabilità per
garantire la tutela di investitori e risparmiatori.
Ovviamente tale argomento si pone fino ad un certo punto, poiché si scontra con
le politiche di gestione delle crisi poiché non tutti i risparmiatori e investitori
sono uguali rispetto ad una situazione di crisi e quindi tutelati rispetto ad
un’esigenza di stabilità microeconomia o di tipo sistemico.
La regolamentazione ha anche degli obiettivi di efficienza poiché le condizioni di
efficienza, sono un presupposto per garantire la stabilità della banca.
L’efficienza dell’intermediario può avere differenti definizioni, ma quella che ci
interessa riguarda l’efficienza di natura operativa, cioè la capacità di ridurre i
costi o di generare un dato volume di attività minimizzando la struttura di costi,
oppure l’efficienza dell’allocazione delle risorse.
L’efficienza operativa è di interesse manageriale ed è un presupposto per
favorire la concorrenza tra intermediari, poiché la logica della vigilanza è stata
una logica che tendeva ad contemperare questi tre obiettivi.
L’autorità di vigilanza voleva intermediari stabili ma allo stesso tempo efficienti.
perché gli intermediari fossero stabili ai fini della tutela dell’interesse generale
ed efficienti in termini di capacità di creare valore o di non distruggere valore.
La leva per garantire ed contemperare questi due elementi era il grado
concorrenza, la troppa concorrenza genera instabilità, poca concorrenza tende a
generare inefficienza.
Quindi l’autorità di vigilanza ha teso a governare il grado di concorrenza
dell’industria cercando di contemperare l’obiettivo di stabilità all’obiettivo
efficienza.
L’obiettiva di maggiore concorrenza era subordinato all’equilibrio tra i primi
due obiettivi. Ragionevole stabilità