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Governi e indipendenza delle Banche Centrali
La tendenza degli ultimi decenni è quella di un approccio di crescente indipendenza dal potere esecutivo per quanto riguarda le manovre politiche economiche e monetarie. Su questo da tempo si è acceso un dibattito.
Le Banche Centrali, essendo enti privati a tutti gli effetti, hanno una totale indipendenza, scelta che si discosta dalla concezione democratica di Paesi come gli Stati Uniti e quelli dell'EuroZona, poiché i cittadini non avrebbero una rappresentanza diretta al loro interno.
Tuttavia, le tesi a favore di un'autonomia sono molteplici. Infatti, gli studi mostrano che nella maggior parte dei casi una posizione di indipendenza delle Banche Centrali si accompagna a un contenuto tasso di inflazione e, al tempo stesso, non crea distorsioni nei confronti delle macrovariabili reali (disoccupazione, livello del reddito ecc.).
Come riportato nel grafico, possiamo notare la relazione inversa che esiste tra tasso di inflazione e...
L'indice d'indipendenza della Banca Centrale (periodo di riferimento 1962-1990); quindi possiamo evidenziare prendendo in considerazione, ad esempio, le due situazioni più estreme come in Germania, l'indice di indipendenza di circa 13 corrisponde a una media tassi di inflazione pari a quasi il 4%, mentre in Portogallo l'indice di indipendenza nettamente più basso (circa 3) fa corrispondere una media dei tassi di inflazione molto più alta pari al 14%.
La strada verso l'indipendenza è quindi determinata dal fatto che le istituzioni in questione (Banche Centrali e Governi) rincorrono obiettivi diversi con scadenze non coordinate, per cui ad esempio se ci trovassimo in periodo di campagna elettorale qualsiasi Governo, essendo per definizione dipendente dalle elezioni, avrebbe l'intuizione e il desiderio di espandere la produzione quindi creare nuova offerta di lavoro e così aumentare i redditi per ricevere e trarre a sé voti.
elettorali agendo quindi per interessi di un'elità; questo creerebbe pressioni sulla Banca Centrale da parte del governo come ad esempio diminuire i tassi d'interesse o aumentare la base monetaria e quindi l'offerta di moneta che porterebbe però a una spinta inflazionistica dannosa per l'economia. Proprio da quest'esempio si deduce che il Governo agisce nel breve-medio periodo molto spesso per rendiconto personale e con azioni che hanno poco a che vedere con il benessere sociale, mentre le Banche Centrali percorrono uno o più obiettivi macroeconomici di lungo periodo ad esempio come il contenimento dell'inflazione. La BCE (Banca Centrale Europea) in particolare è considerata attualmente tra le banche centrali più indipendenti al mondo e proprio grazie a questa posizione acquisita ha consentito di accrescere la sua reputazione a livello mondiale e la sua fiducia nei confronti di qualsiasi operatore economico fino al punto cheeconomica utilizzati dalla BCE è il tasso di interesse. La BCE può aumentare o diminuire il tasso di interesse al fine di influenzare l'attività economica e controllare l'inflazione. Inoltre, la BCE ha il compito di supervisionare le banche dell'Eurozona al fine di garantire la stabilità del sistema finanziario. La BCE è composta da un Consiglio direttivo, composto dai governatori delle banche centrali nazionali dei paesi dell'Eurozona, e da un Consiglio generale, composto dai governatori di tutte le banche centrali nazionali dell'Unione Europea. Il Presidente della BCE è nominato dal Consiglio europeo e ha un mandato di otto anni. La BCE svolge un ruolo fondamentale nella gestione dell'euro e nella stabilità finanziaria dell'Unione Europea. La sua indipendenza e la sua responsabilità verso i cittadini europei sono elementi chiave per garantire la fiducia nel sistema finanziario e la stabilità economica.monetaria adottato dalla BCE per la stabilità dei prezzi è il controllo dello stock di moneta, ovvero della base monetaria. Ciò perché l'inflazione è un fenomeno esclusivamente monetario, come pensano i monetaristi e sostenitori di Friedman. Infatti, noi sappiamo che MV=PY, cioè il prodotto tra lo stock di moneta e la velocità di circolazione di moneta è uguale al prodotto del reddito per i prezzi. Se consideriamo la velocità di circolazione come una costante, possiamo eliminare la variabile V dall'equazione e ricaviamo che M=PY, ovvero la base monetaria è uguale al reddito nominale. Sapendo che nel lungo periodo il reddito di equilibrio è fisso e non varia, deduciamo che una variazione dello stock di moneta nel lungo periodo è determinata da una variazione esclusivamente del livello dei prezzi e quindi ogni Banca Centrale controlla l'andamento dei prezzi con lo strumento di politica monetaria M, stock.Di moneta. Altri strumenti di politica monetaria sono:
- Le operazioni di mercato aperto: compravendite di titoli di Stato che influenzano il valore della base monetaria; ovviamente se la Banca Centrale acquista titoli sul mercato è come se immettesse moneta, quindi M aumenta; se vende titoli M diminuisce.
- Vincoli sulle riserve: La Banca Centrale può imporre una riserva minima obbligatoria (attualmente scarsamente utilizzato).
- Prestiti alle banche: la Banca Centrale assume il ruolo di "prestatore di ultima istanza" (adottato dalla "Federal Reserve", non è consentito alla Banca Centrale Europea).