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TEORIA DELLO SCAMBIO SOCIALE
Introdotta da George Homans nel 1961, la teoria dello scambio sociale (appartenente alla famiglia delle teorie comportamentiste) sostiene che le relazioni umane sono originate da un'analisi, compiuta dalle persone, del rapporto costi-benefici. Ad esempio, quando una persona percepisce i costi di una relazione al di sopra dei benefici ottenuti, l'individuo, secondo questa teoria, lascerà la relazione.
Questa teoria spiega dunque le relazioni interpersonali attraverso concetti economici: il fatto che qualcuno ci piaccia o meno dipende dal rapporto costi-benefici (rapporto costi-benefici = Fondamento della teoria dello scambio sociale secondo cui l'apprezzamento nei confronti dell'altro è determinato dal calcolo di quanto costerà ricevere il suo rinforzo.) → Nel relazionarsi con gli altri l'essere umano cerca quindi di minimizzare i costi e di massimizzare i benefici ("strategia minimax").
Secondo la
La strategia minimax, una relazione è insoddisfacente quando i costi superano i benefici. Gli individui tendono infatti a scambiarsi le risorse tra loro nella speranza di raggiungere un profitto, ovvero una situazione in cui i benefici superano i costi.
Un concetto importante nella teoria dello scambio sociale è costituito dal "livello di confronto" (o CL, comparison level): si tratta di uno standard che si sviluppa nel tempo, facendo giudicare all'individuo se una nuova relazione è o meno conveniente.
I livelli di confronto delle persone sono il prodotto delle loro esperienze passate in scambi simili con altre parti: se il risultato in uno scambio corrente è positivo (ovvero se il profitto è sopra lo standard), la relazione sarà percepita come soddisfacente; se il risultato è, invece, negativo (ovvero se il profitto è inferiore allo standard), la relazione sarà percepita come insoddisfacente.
La teoria dello scambio sociale
ha futuro poiché un tratto distintivo di questa teoria è la sua capacità di adeguarsi alle variazioni nelle relazioni, comprese:
- differenze tra le persone nel modo di percepire i benefici e i costi (es. alcuni possono pensare che il consiglio di un partner sia gratificante, altri no)
- differenze entro la persona basate su CL mutevoli (sia nel tempo, sia in contesti differenti)
TEORIA DELL'EQUITÀ (sviluppata da Adams nel 1965): Caso speciale della teoria dello scambio sociale che definisce una relazione equa quando la proporzione tra contributo fornito e risultati ottenuti è considerata uguale da entrambi i partner.
La teoria dell'equità si concentra dunque sul determinare se la distribuzione delle risorse è equa per entrambi i partner relazionali. L'equità viene misurata confrontando il rapporto tra costi e benefici per ogni persona.
La teoria dell'equità comprende due principali situazioni:
- uno
- relazioni di sfruttamento
- relazioni di aiuto
- relazioni amorose
- era molto più probabile che i pazienti esprimessero i loro pensieri, parlando dell'operazione e delle successive prospetti di recupero, quando il loro compagno di camera era un malato di cuore piuttosto che un paziente di un altro tipo
- questo effetto era più forte quando il compagno era già stato operato
- era più probabile che i pazienti fossero dimessi più velocemente quando assegnati a una camera con altri malati di cuore piuttosto che con altri malati
- i pazienti senza compagni di camera in genere andavano incontro a recuperi più lunghi
scambio reciproco di risorse (es. matrimonio)
uno scambio in cui devono essere distribuite risorse limitate (un giudice che assegna un risarcimento per danni)
Dunque, tale teoria prevede che le persone si aspettino che le risorse siano distribuite in modo corretto, ovvero in proporzione al proprio contributo.
Il principio alla base di questa teoria è quella della giustizia distributiva, un aspetto della giustizia sociale che si riferisce a una norma di correttezza nella ripartizione dei beni tra ciascun membro.
Più le persone vengono trattate in modo iniquo più soffrono e, di conseguenza, più sperimentano iniquità e, dunque, sofferenza, più è probabile che pongano fine alla relazione.
La teoria dell'equità è applicabile a molte aree della vita sociale:
La teoria di Adams, secondo cui le persone preferiscono sempre una norma di equità nella
distribuzione delle risorse, è stata però messa indiscussione da Tyler (1975) → "giustizia procedurale": Diversamente dalla giustizia distributiva, la giustizia procedurale si concentra sulla correttezza e la trasparenza delle procedure che hanno determinato la scelta, ovvero dei processi attraverso i quali vengono prese le decisioni. Secondo Tyler nei gruppi è più importante la giustizia procedurale, rispetto alla giustizia distributiva o comunque all'uguaglianza. Un appunto che può inoltre essere fatto riguardo queste teorie è il ruolo che il genere sessuale gioca in quest'ambito: le donne preferiscono una norma di uguaglianza, gli uomini di equità. ← tale differenza potrebbe essere legata ad un'aspettativa di ruolo legata allo stereotipo di genere, in cui la donna si impegna a perseguire l'armonia e la pace nelle interazioni trattando tutti in modo uguale
ATTACCAMENTO• AFFILIAZIONE
Bisogno di
affiliazione: Impulso a istaurare rapporti e a prendere contatto con altre persone. Il bisogno di affiliazione è forte e pervasivo, e sta alla base del modo in cui formiamo relazioni interpersonali positive e durature.
Esperimento antesignani nel campo: il partecipante Byrd si offrì volontario per trascorrere 6 mesi da solo presso una stazione meteorologica dell'Antartico a osservare e misurare il tempo. Inizialmente voleva stare con se stesso per un po' per "assaporare la pace e il silenzio abbastanza a lungo da scoprire quanto siano belli". Alla quarta settimana scrisse di sentirsi solo, perso e confuso: inizio dunque a tentare di ravvivare la propria esperienza immaginando di essere tra persone familiari. Dopo nove settimane iniziò a farsi assorbire da questioni religiose. Dopo tre mesi entrò in una grave depressione, divenne apatico e fu assalito da allucinazioni e idee bizzarre.
Mc Dougall (1908) suggerì che proprio
come gli animali che vivono in branchi o colonie, gli umani sono motivati in modo congenito a stare insieme e a essere parte di un gruppo. La teoria giudicata semplicistica dal comportamentista John Watson (1913), il quale sostenne che spiegare il comportamento del branco chiamandolo istinto del branco era un'argomentazione troppo debole. Interpretazioni biologiche successive sul comportamento sociale furono molto più sofisticate. L'affiliazione fu oggetto di numerosi studi. Per quanto riguarda la ricerca moderna, Stanley Schachter, nella sua opera "Psychology of Affiliation" (1959) sostenne l'esistenza della relazione tra isolamento sociale e ansia: La solitudine può invogliare le persone a stare con gli altri, persino con sconosciuti. Lo studioso suppose che la compagnia servisse a ridurre l'ansia, probabilmente a causa di due fattori: - altra persona rappresenterebbe una distrazione dalla situazione preoccupante - altra persona costituirebbe unaparametro di confronto sociale (Confronto dei nostri comportamenti e delle nostre opinioni con quelle di altri, per stabilire il modo corretto o socialmente approvato di pensare e di comportarsi)
esperimento di Kulik (1996): studiati (attraverso registrazione verbale) gli effetti della condivisione di una camera prima di un intervento
risultati:
DEPRIVAZIONE
SOCIALE → Lo psicoanalista Spitz si occupò di studiare gli effetti della deprivazione sociale nell'infanzia. Spitz nel 1945 condusse uno studio sui bambini che vivevano da due anni in un'istituto sovraffolato, lasciati lì da madri incapaci di prendersene cura: essi venivano nutriti, ma raramente ci si occupava di loro ed erano per lo più confinati nei loro lettini → paragonati ad altri bambini messi in istituto che avevano ricevuto un'attenzione adeguata → i primi si dimostravano mentalmente e socialmente più ritardati e il loro tasso di mortalità era estremamente alto → Spitz, per descrivere questa situazione, coniò il termine “Ospedalismo” (= Stato di apatia e depressione osservato nei bambini che vivono in istituto, privi del conforto intimo di una persona che li accudisca). La deprivazione sociale a lungo termine nei bambini piccoli è psicologicamente traumatica, in particolare se riguarda un caregiver.
Al lungo termine (normalmente la madre). → Bowbly e colleghi nel 1969 si concentrarono sul comportamento di attaccamento dei bambini rispetto alle proprie madri → riscontrata un'innata pulsione all'affiliziazione, ma l'attaccamento implica un passaggio ulteriore: una relazione intima, vissuta in periodo particolare e con poche persone (o forse addirittura con una sola); l'attaccamento, per Bowbly, non limita al rapporto madre-bambino, ma può essere osservato attraverso l'intero ciclo della vita ("dalla culla alla tomba") → Un altro studio venne condotto da Harlow e colleghi, i quali studiarono gli effetti devastanti dell'isolamento sociale sulle scimmie neonate: queste sperimentavano la deprivazione del contatto con le loro madri → in seguito a lunghi periodi di isolamento i cuccioli di scimmia si ranicchiavano in un angolo, e/o si dondolavano ripetutamente avanti e indietro, si morsicavano, ecc. Inoltre, quando venivano fatti entrare in
contatto con coetanei normali, essi non erano capaci di difendersi e non entravano nei giochi turbolenti con gli altri; da adulte erano sessualmente incompetenti. STILI DI ATTACCAMENTO Gli stili di attaccamento possono essere definiti come la descrizione della natura delle relazioni intime tra le persone, che si ritiene determinata nell'infanzia. È importante ricordare che l'attaccamento non costituisce una semplice caratteristica dell'infanzia, bensì si tratta di un processo nel corso di tutta la vita piuttosto. Mary Feeney e Patt Noller (1990) sostengono infatti che gli stili di attaccamento sviluppati nell'infanzia proseguono nel tempo e influenzano il modo in cui, in seguito, si formano le relazioni sentimentali. Riscontrarono, per esempio, che individui con uno stile di attaccamento sicuro